Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 8 - 30 ottobre 1899

RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il I 5 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un nuni.ero ~parato s Oent. ~ AnnoV. - N. 8. Abbonamento-postale Roma30 Ottobre1899. So1u111a1.•io On. Dr. NAPOLEONCEoLAJANNI:La ragione di essere e il programma della Sinistra. On. ROBERTOMIRABELLIL: a rivendicazione del diritto alla scheda. Il Transwaal. LA RIVISTA: Il lupo e l'agnello. (Il principio della decadenza). Nor: Ndla peggiore delle repubbliche... AGOSTINODE B1ASI: I moti napoletani del 1820. GIUSEPPEPARATOR:ESignora Sole. (Frau Sonne). Sperimentalismo Sociale. 'l(_ivista delle Riviste. - 'l{ecensioni. LA RAGIONE DI ESSERE E ILPROGRAMMA DELL"A SINISTRA ,, ------- Agli avversari eà agli amici L'articolo pubblicato nella Rivista del 30 Settembre sulla Sinistra mi ha procurato l'onore di molte lodi e di molti attacchi. Ringrazio i giornali, che, pur dissentendo in qualche particolare, trovarono giusto ed onesto il pensiero informatore del mio scritto - non nuovo nel contenuto ed a cui i ltmpi dettero per necessità una intonazione che spiacque a dei carissimi amici - e rispondo agli attacchi d'indole diversa che mi sono venuti da avversari e da amici politici. Ri-• sponda senza ira, cercando di smorzare l'abituale mia vivacità e non tenendo altro obbiettivo che la verità, o quella che a me pare tale. Per la verità ho un culto, e ritengo che il venir meno ad esso, anche per motivi nobilissimi, -riesca sempre dannoso. La verità, poi, ritengo che sia il tonico ricostituente più indicato per i popoli fiacchi e senza carattere. Le critiche mi vennero da diverse parti d'Italia e tipicamente si raggruppano in quattro tendenze diverse rappresentate dalla Stampa di ·Torino, dal Don Marzio di Napoli, dalla Rivis.'a e dall'Italia di Roma. * -** · Mi riesce facile e graqito rispondere agli avversari e ho ancora minore difficoltà nella difesa contro le ingiuste accuse che mi vennero dall'Italia; ma confesso che provo un sentimento penoso nel giustificare il pes- · simismo mio, che dette ai nervi dell'organo ufficiale del partito repubblicano, che dell' ufficialismr•, per necessità di cose, ha tutti i difetti. Chi sa? forse sostanzialmente rinunzierò a rilevare le dimenticanze, le superfluità - i truisn i direbbero gl'inglesi e i francesi _:__ e la non conoscenza della realtà di cui l'Italia ha ingemmato la severa lezione che volle darmi. Intanto ad essa, per ora, serenamente posso dare atto di due affermazioni, che rispondono alla verità. Infatti non mi offendo se mi nega lo spirito profetico; e molto meno mi ho a male se ritiene che io scriva esclusivamente in nome mio, perchè non mi sono mai, mai arrogato il diritto di parlare e scrivere in nome altrui. Pochissime volte ciò ho fatto, ma costrettovi dagli altri, e per assumermi non piacevoli responsabilità, che, del resto, non mi spettavano .. In quanto allo spirito profetico, se il collaboratore straordinario, cui attribuisco l'eccezionale ramanzina datami dall' Jlatia, conoscesse lu.mia modesta opera scientifica saprebbe già che in sociologia circoscrivo in un campo ristrettissimo la possibilità di previa.ioni, per non dire che la nego addirittura - almeno a lunga scadenza. In quanto alla politica .... ahime ! il fallimento di. molte profezie mi ha reso ancor più scettico. Sono quarant'anni, ad esempio, che sento profetizzare ad una certa monarchia la fine della monarchia orleanista.... ed ancora niente ! (1) . . . • • , • e • I I I • I I I I • t I I I t f I f . . . . . . . . . . . . Pure gli avvenimenti di quest'ultimo decennio - dei quali non sono stato semplice spettatore, e che certa - mente non erano presenti alla mente del collaboratore straordinario mentre scriveva - mi potrebbero fare inorgoglire sino al punto da credermi autorizzato a farla .. da profeta, pur augurando sempre a me stesso ed al paese di fallire nelle mie previsioni e di poter essere berteggiato all'occorrenza. Per darmi la baia, però, si dovrebbero attendere i fatti che mi smentiscano, e sino al giorno in cui questi sovraggiungano i critici dovrebbero lavorare a tutt'uomo per prepararli I Utinaml Convinto che l'ottimo collaboratore dell'organo ufficiale repubblicano non mi conosca, nè conosca gli avvenimenti cui mi riferisco, mi permetto di ricordar-. glieli, senza nemmeno ripagarlo di quel tono di maestro altezzoso che assume rivolgendosi a me. Ascolti un poco l'amico egregio. · In Sicilia, parecchi anni or sono, ci fu una vera ubbriacatura socialista, - soèialista, per modo di dire - alla quale non si sottrassero i miei più cari ed intimi amici. Scrissi e parlai, protestai e scongiurai per mettere le cose a posto; e profetizzai guai seri. La profezia mi valse l'accusa stolta di rinnegato. Ma i guai vennero; e in quale misura I e gli accusatori, pur non accordandomi la soddisfazione di riconoscere che mi ero bene apposto, confessarono implicitamente che la ragione sta va dalla parte mia. Sfido io ! Cogli accusatori tornai più amico di prima; ed amico mi avrà il collaboratore dell'Italia, perchè sono un buon (i) Ad evitare che l'importante polemica si possa risolvere in un tète à tètc coll'egregio rappresentante del R. Fisco e mancandoci di più il tempo necessario per mandare le bozze' al nostro Direttore perché facesse le necessarie modificazioni, siamo costretti a soppri1~e~e q~~sto ed altri due brani dell'articolo, a nostro pa• rere mcr1mmafah. (N. d. R.)

RIVISTA POPOLAREDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIÀLl minchione che dimentica colla massi!l.,a facilità. Più tardi nella Revue Socialiste, in Die Ztil preannunziai i moti di maggio 98. Ma la cosa era tanto facile che arrivarono a predirli in Gennaio anche .... i Prefetti del Regno d'Italia. Però, con orgoglio, ricordo che parecchi anni prima di quei moti, alla Camera, procu • randomi gli affettuosi rimproveri di Cavallotti e d' I mbriani, dissi rivolto agli amici dell' Estrema: preoccupiamoci del paese eh' è peg~ioredi Ci-ispi ; e Crispi passa ed il paese resta I Più tardi volto alla Camera, tutta infatuata nelle spese militari, ricordai: che poteva arrivare un giorno in cui le orde del Cardinale 'R._,ujfpvotevano ripresentarsi alle porte delle città d'Italia I La lingua mi bruciava pronunziando quelle parole; ma i fatti non mi hanno dato torto, sebbene non si siano presentate nella loro interezza le circostanze che m' inducevano a quella amarissima previsione! ·· Delle previsioni dolorosamente realizza tesi, del resto non m'inorgoglisco: c'era poco merito nel farle, perchè bastava studiare gli uomini, le cose, il paese, sul vivo e non sui libri o nelle sale di qualche caffè di grande città per potere assurgere con molta facilità a profeta non smentito dai fatti. .. * * E vengo agli avversari, nella speranza che tra lapubblicazione di questo all'altro numero della Rivista l'amico Socci abbia modo o tempo di rileggere le polemiche tutte che Alberto Mario, amico e maèstro ad entrambi carissimo, sostenne coi mazziniani intransigenti di una volta, ch'egli chiamava bramini. Comincio dalla vecchia Ga~z..ettapiemontese, cui era indirizzato l'articolo mio che ha sollevato tante discus1sioni. Essa, con abilità polemica, cerca giovarsi della dichiarazione replicatamente da me fatta sul non sentito bisogno d.i dichiararmi repubblicano ... in Inghilterra. Ma la ,?la1J1,pa che ha riprodotto integralmente lunghi brani à.el mio articolo ha soppresso - vedi caso ! - quelli che espongono le ragioni che mi consiglierebbero a non insistere sulla forma del governo in Inghilterra. Queste ragioni si poss0no riassumere così : al di là della Manica c'è la libertà politica nonostantela monarchia, perchè alla monarchia furono tagliate le zanne e gli unghioni da due rivoluzioni, fatte in tempi nei quali il sentimento monarchico era generalmente radicato. Ecco un dato di fatto, che non può e non deve dimenticarsi. La Stamf)a che in quanto ai rapporti tra i diversi gruppi della Sinistra fece ritroso calle nell'articolo che provocò la mia prima risrosta, mette, come suol dirsi, i punti sugli i, ed espone i motivi pei quali non consente in un alleanza coi partiti popolari se non a COD;- dizione che essi cessino di essere quello che sono. E chiaro che. accettando la proposta non si avrebbe un allean:za; ma una fusione a base di diserzione da parte dei repubblicani e dei socialisti. Chiamai sbalorditoria la proposta, e la Stampa accortasi ch'essa era realmente tale fa comprendere ai propri lettori che proposta uguale da .me sia stata fatta ai monarchici. Ciò che non è; e. la sfido a citare un sol rigo da cui trapeli qualche éosa di ciò che gratuitamente mi attribuisce. Il ricordo evocato da me dell'alleanza dei repubblicani colla monarchia nel p1 riodo eroico del risor:1,1mento non la convince. Essa ba ragione e confesso lo svarione : fu Garibaldi che sollevò la bandiera Italia e Vit - torio Emanuele con impegno unilaterale. (1) Ma se anche vera allPanza ci f0sse stata tra monarq~ici e repubblicani nel periodo eroico del risorgimeut •, (1) Vedi nota precedente. lascia intendere chiaramente il giornale di Torino, che l'alto obbiettivo di allora non c'è adesso. Come! Il mantenimento della Costituzione non le sembra un obbiettivo altissimo? E qui soccorre la parola di un temperatissimo ex min~stro, l'on. Branca, il quale esplicitamente dichiarò in piena Camera, discutendo il Decreto-legge, che se venisse meno il rispetto allo Statuto cesserebbe la ragione di essere dell'Unità d'Italia! Questo misconoscimento della gravità eccezionale del momento attuale, - ed era meno grave la situazione quando tutta la sinistra col Rudinì di destra si riunì con tanto entusiasmo nella Sala 'R.._ossa nel Dicembre del 1894 ! - del resto, è uno degli indici migliori delle tendenze della Stampa, cui preme soprattutto la dinastia. Lo nega essa esplicitamente affermando che considera la monarchia come mezz.o al benessere ed alla libertà; ma le denegazioni valgono poco dinanzi ai fatti ! La Gazzella pwnontese largheggia, a parole, in concessioni; ammette l'accordo, l'unione in Parlamento per conseguire determinati fini j ma alleanza elettorale, mai! Furba, per Dio! Essa, memore dell'abnegazione, confinante colla dabbenaggine, della Estrema, che nella C~- mera appoggiò tutti i ministeri promettitori di bene; vuole continuare a sfruttarla escludendo la base onesta, semplicemente umana, del do ut des. Essa potrebbe essere più sincera dicendo ai repubblicani e ai socialisti: penetrate a Montecitorio, se vi fidate, contro le nostre forze e contro le nostre buone arti; dateci voti quanti ce ne abbisognano, e noi ve ne ripagheremo con delle buone pedate, colle ammonizioni, colllt. prigione e con qualche altro po' di ben - non di Dio -, ma del Diavolo! L'errore logico qui è lampante. Se i fini da raggiungere a Montecitorio sono buoni, e si possono e devono conseguire coll'accordo, coll'unione di tutta la jinist, a, perchè non continuare l'accordo e l'unione sul terreno elettorale? Non sarebbe questo il mezzo più sicuro per raggiungere quei fini? Non c'è Cristi che tengano : la Stampa lasciando intendere che nelle elezioni, posta nel bivio di scegliere tra un repubblicano che voterebbe pei fini buoni ed uno staffiere di Pelloux che li combat • tesse, darebbe il suo appoggio a quest'ultimo, ribadisce ciò che affermai: gli uomini suoi sono prima dina· stici, poi monarchici ed in ultimo liberali ! Questa gradazione di sentimenti è confermata quando dichiara che certe cose si possono comprendere e permettere in Inghilterra, perchè ivi le istituzioni sono salde ; ma in Italia .. Alla buon ora, ecco una confessione. (1) •. . . , . N è la graduatoria dei sentimenti da me attribuiti all'avversario è di mia privativa. Una rivista ~utorevolissima, ch'è prima liberale _e dopo monarchica, riferendosi a quella che a ine parve proposta sbalorditoria ha scritto: « La giolittiana Stampa dice ai partiti po- « pola1i: « vi potremmo anche. aiutare purchè fossimo « sicuri della vostra fedeltà alle istituzioni » • Questo è, « circolo v:zioso. La poca fedeltà alle istituzioni deriva « in massima parte dall'oppressione economica e politi- « ca del governo. La questione è se l'on. Giolitti è sin- " ceramente liberale o se il suo liberalismo s'abbatte al « veto dei superiori». ( Cronaca del Giornale dreli Econcmiçti. Ottobre. p. 376.) E se si paragona il linguaggio odierno della Stampa con quello tenuto altra volta c'è da sospettare che il veto dei superiori sia già venuto. anche pel liberalismo ... in fieri.· . E chiudo pregando la Stampa di additarmi le differenze tra radicali italiani - anche Sacchi a mare? - e ,-adicali inglesi, che le consigliano prudentemente di (1) Vedi nota precedente.

'l{JY'JSTAPOPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 143. non accogliere i raffronti miei tra la condotta di un Gladstone e quella dei nostri sinistri uomini politici verso i sovversivi. Differenza nel programma sociale? Molti radicali inglesi vanno più innanzi dei repubblicani italiani. Differenze politiche? I radicali inglesi, vogliono l' Home rule per l'Irlanda - che i repubblicani non domandono per la Sa.rdegna e per la Sicilia; Roseberry è federalista addirittura; egli con Forster ed altri domanda l'abolizione della Camera dei lords. E la Stampa trovi in Italia tra radicali, repubblicani e socialisti un deputato che abbia consacrato alla vita privata di .Margherita di Savoia un libro irriverente come quello dedicato dal Baronetto Dilke, ex ministro della monarchia, alla regina Vittoria .... ,,_ * * E vengo al DJn Marzio, che non nega la convenienza dell'alieanza in sè tra i vari elementi della Sinistra, ma pretende che la parte e /re,ma non la meriti perchè .... ne ha abusato. Il Don :Man..i.o nell'articolo : La successione di Cavallo/ti (N. 282). infatti sostiene che la sinistra~ ed anche la destra, hanno steso ambo le mani all'estrema per agire di c.onserva sul terreno legale, evolutivo, pel bene e pel miglioramento d'Italia ; ma che se l'alleanza non è stata duratura e feconda di buoni risultati ciò avvenne non per colpa d i partiti costitu,ionalt.... La colpa è stata dei partiti estremi. Già l E la prova di questa fenomenale asserzione? Don Marzio la dà .... L'attentato Passanante nel 1878 ; i tumulti di maggio nel 1898.... Non voglio negare la buona fede del giornale napoletano; ma non posso fare a meno di esclamare che certe cose si possono scrivere e possono essere tollerate soltanto in Italia dove impera sovrano l'analfabe• tismo del.le masse e quello.... dei laureatj. In quanto a Passanante il suo stato mentale - che solamente giurati e magistrati italiani poterono misconoscere - spiega. la natura dell' attentato. Complici non ce n'erano; non si tentò neppure d'imbastire un qualsiasi proceiso Acciarilu ! Tutti gli Angelelli d' ltalia - e sono legione - non poterono strappare una qualsiasi dichiarazione al povero cuoco... 1wjphe dire dei tumulti di Maggio 1898? Sanno anche le pietre eh' essi furono il prodotto esclusivo della fame e del malcontento profondo, generale. Di complotti, di_ azione politica non si potè scoprire traccia nel napoletano, e neppure a Milano .... il Don Marzio ha forse lenti più potenti di quelle dei Tribunali di guerra di Bavosa memoria ? · Dei tumulti di maggio 1898 i soli, veri responsabili sono i governanti e le classi dirigenti d'Italia .... Ho documentato questa conclusione in un libro che una rivista autorevole di Roma considerò come una terribile requisitoria, e che nessuno ha osato o potuto contraddire e confutare in un solo dettaglio. S'imponga la penitenza di leggerlo il Don Mar-zio, e vi troverà anche qualche suo giudizio, che contraddice a quello· emesso ora . .Vuol saperla la verità vera qual' è, secondo il mio modesto avviso? Eccola. Nei tumulti di Maggio i partiti !;:lstremi,che all'evoluzione preferiscono la rivoluzione - se in Italia ce ne sono - commisero un grave errore; anzi una colpa: quella di non avere colta la palla al balzo. Carlo Cattaneo sino al 17 Marzo 1847 era alieno della violenza e non p~nsava alla rivoluzione; ma quando la bufera scoppiò si mise alla testa del movimento e fu l'anima delle Cinquegiornate. Dunque: i governanti e le classi dirigenti furono colpevoli per avere preparato e resi fatali i tumulti; i partiti estremi, se mai, non ebbero che una sola colpa: quella di non averne saputo pro- ' fi.ttare. Nè si scandalizzi il DJn M.ir-zir, di questo mio linguaggio, che non dovrà giudicare insolitamente rivoluzionario. Ho pensato, parlato, scritto• sempre in questo modo· perchè sono convinto evoluzionista e riWngo necessaria una buona preparazione educativa; ma non dimentichi il Don Marzio che tra evoluzione e rivoluzione non c'è la menoma contraddizione sia che si voglia rimanere con Spencer nel campo scientifico, sia che si voglia seguire Alberto Mario sul terreno politico.• * * * L'ultima parola alla Rivista di Roma (15 Ottobre).- che1anch'essa si è occupata con calma e con cortesia dell'articolo mio. Essa comincia col prendersela calda coll'on. Sacchi, che vuole la ricostituzione della Sin ·stra e si chiede : « si può dire che cotesta sinistra abbia ragion d'essere? « Se i nomi non sono più delle cose, se le astrazioni « non valgono più della realtà, la risposta è semplice: e no>. " Dalla vecchia Sinistra non avanzano che triste ro- « vine; di una nuova manca il contenuto specifico. Pe1·- « ciò i gruppi perso1Lalhi anno sostituito i partiti ». Credo che raramente si sia trovato un. pubblicista che sia venuto ad una conclusione così contraria alla storia ed alla realtà come lo scrittore della Rivista di Roma. E' vero che degli 1u1mini della vecchia sinistra non. avanzano che triste rovine, tra le quali mi pare che solo Zanardelli voglia risorgere ; ma in quanto al suo contenulùsf)ecifico è un altro paio di maniche. Il proRramma antico della sinistra si può dire che rimanga, tutto intero. I collaboratori della Rivista di Rima dovrebbero conoscere il programma della Sini(tra esposto nella Riforma del 1867 colla firma di Crispi, De Boni, Cairoli, Oarcassi, Bertani ecc., ma giacchè in questa occasione l'hanno dimenticato voglio ricordarne loro i punti seguenti, quali mi vengono ora alla memoria, e quali li ho ricordati anche nel Sewla. Dunque quel programma voleva: la riforma dello Statuto, il Senato elettivo, i deputati eletti a suffragio· universale, l'indennità ai deputati) la nazione armata sostituita all'esercito permanente, il decentramento, la libertà d'insegnamento, di riunione, di associazione, di stampa, la riduzione dell'armata burocratica con impiegati meglio pagati e senza diritto a pensione, l'im., posta unica e progressiva, la tutela delle classi agricole, i provvedimenti intesi ad aumentare i piccoli proprietari ecc. ecc... Ma non è questo un contenuto vasto, interessante, urgente? E' forse antiquato? No; risponde ad indicazioni attuali; attorno a tutti questi punti si combatte, per tradurli in leggi, non solo ip, Italia; ma in gran parte di Europa. Su questo programma non si possono dividere le parti politiche, per dare a ciascuna il contenuto specifico? Si possono dividere tanto, che in Italia, e fuori, su ciascuno di quei punti progressisti e conservatori si sono divisi .... Forse i conservatori lombardi vogliono anch'essi il decentramento eh' è nelle tradizioni dei loro maggiori uomini - da Cattaneo, Ferrari, Rosa a Stefano J acini - e nell'interesse della loro regione; ma non è così pel resto dei conservatori italiani. Aggiungerò, anche che molti liberali inversamente nel mezzogiorno sono accentratori. Ma fatta eccezione su questo punto pel rimanente del programma della Sinistra si può vivere sicuri che esso: 1°separane~ cessariamente le parti politiche; 2° dà loro un conte~ nuto di attualità, e rispondente ai bisogni reali de~ paese; forma il campo di azione politica-parlamentare sul quale repubblicani, socialisti e radicali possono manovrare utilmente e dignitosamente di accordo colla Sinistra. E se i gruppi personali hanno sostituito i partiti ciò si deve non all'eEaurimento del programma della sini - stra, ma all'opera nefasta del trasfùrmÌJmo, che quel programma volle obbliare e calpestare. Ed è questo· il pensiero dell'on. Fortis che nell'oblio del programma ha la sua parte grave di responsabilità, ma che sem-, bra sulla via del ravvedimento. Si dimenticò e si calpestò non solo il programm~ della Riforma del 1867; ma quando si volle escogit~rp.l:)

144 RIVISTA POPOLA1{E DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI uno nuovo, che fosse diverso da quello abbietto e nagativo del trasformismo, si rico:rse ad una infausta imiJ tazione dell'imperialismo inglese contrario alle origini ed alle tradizioni italiche, antagonistico alle vedute ed alle aspirazioni della democrazia, e sopratutto ridicolo e disastroso ad un tempo, perchè sproporzionato coi mezzi economici di cui poteva disporre il paese. Epperò non io mi trovo in contraddizione colla logica e coll'esperienza; non io mi erigo a sostenitore dei mezzi violenti; ma gli uomini della Rivista di Roma, che hanno adoperato la violenza contro la libertà. Con• vengo - ma se sono sotto accusa dei repubblicani del1' Italia per questo! - che, pel momento, « il programma e liberale sulla lenta e continua evoluzione, è il solo verae mente utile al paese» come dice la Rivista di Roma. Ma il suo imperialismo è la negazione del programma liberale e costituisce l'ostacolo maggiore alla continua e lenta evoluzione. E questo maledetto imperialismo lo conosciamo dai frutti: ci ha dato i dodici corpi di armata, l'esaurimento economie,, il primato nella delinqumza e nell'analfabetismo, ed Abba Carima con un poco di amara salsa cbinese .... Con questo imperialismo soccombe il programma liberale, ed alla lenta i continua evoluzione se non si sostituisce la rivoluzione sana e vittoriosa, certamente si preparano le rivolte e le convulsioni sociali. Castrogiovanni 27 Ottobre. Dott. NAPOLEONE CoLAJA?-ÌNl. Deputato al Parlamento .. Annunziamo con vivissimo piacere che l'illustre Pro· fessore Giuseppe Sanarelli, che tanto onore hafatto alla scienza ed al nome italiano nell'America Latina, tratterà nella Rivista Popolare della Importanza sociale della tubercolosi. Sin da ora crediamo d'interpetrare il pensiero di tutti i lettori della Rivista ringra~iando calorosamente l'eminente professore dell'Ateneo bolognese. LA REDAZIONE. LARIVENDICAZIONE DELDIRITTO ALLA SCHEDA Mentre tornavo da Pisa - ove i partiti popolari avevano innalzato un grido generoso contro la grande vergogna della legislazione italiana, che è il domicilio coatto - un amico mi mostrò il n. 274 del Corriere della Sera, in cui lessi una vera requisitoria del collega Torraca contro il Comitato Centrale del partito republicano, per la crociata nella sua prima adunanza t andita in pro del suffragio universale. Davvero io non so che voglia mai concludere l'on. Torraca, ricordando ad un diario repubblicano - il quale ha definito intelligente l'iniziativa del Comitato Centrale - ch"', secondo Condillac, ics plus intelligcnts sont les plus capabtesde se /romper, e ripiantando il quesito di A. France nel suo Pierre Noz..iere: se l'intelligenza abbia contribuito alla felicità umana. L'on. Torraca vuol intonare le sue deduzioni politiche al motivo scettico del Canto Notturno leopardiano? Se è cosi, si potrebbe dimostrare che contro tali deduzioni insorge tutta quanta la storia della civiltà umana, la dinamica intellettuale del mondo moderno. Ma sarebbe una disputa oziosa. Io dico invece che il collega Torraca, non ostante il suo acume e la sua coltura, impernia male il problema dell'elettorato. Perchè non vale obiettare che il suffragio universale s'è prestato, nella storia, alle forme svariate del dominio oligarchico, cesareo, ecc. Il suffragio universale rispecchia la Nazione com' è: monarchica, se monarchica; repubblicana, se repubblicana; e magari legittima o paolotta. E nessuno può contestare razionalmente cotesto diritto ad una nazione moderna. L'Italia non è il fidecommesso, nè de partiti estremi, nè de' Sabaudi: l'Italia è degli italiani - e la Nazione non riconosce autorità superiore a se stessa. * ,. * Nè vale contrapporre che due fatti innegabili risultano dalla storia elettorale dell'ultimo decennio : 1 ° che la corruzione elettorale sia estesa; 00 che il potere elettorale si sia andato ancor più concei..."ando nel grande macchinario governativo. Non vale : però che nell'ultimo decennio il suffragio si è invece, per le livragazioni delle liste elettorali, ristretto: onde, per corollario logico, il secondo fatto si ritorce contro la tesi dell'on. Torraca. Il quale in un punto sentenzia: - e Proclamando la « Repul,blica o dando, almeno, il suffragio universale, « saranno omnia nova ! Ma niente di tutto ciò si veri- « fica. Forza e materia di popolo, difetti e virtù ri- « mangono tali e quali, perchè son cose soggette alla « suprema ed inviolabile legge universale della lentis- « sima evoluzione > • Tali e quali! Ma niente affatto! Già, questa atarassia dinanzi alle forme ed alle riforme politiche condurrebbe, logicamente, ad affermare che; come il regime republicano, nemmeno il monarchico vale un bel cappio. Ma il vero è che non devesi considerare la legge della evoluzione come relegata ne' campi iperuranici di Platone: e la scienza dice, anche quella positiva, sperimentale, che le forme e le riforme politiche hanno un'influenza più che limitata sulla vita nazionale. Giorgio Lewis, illustra mirabilmente questa opinione: e il Bain, uno de' più autorevoli positivisti inglesi, vede nella quistione delle diverse forme:di•governo e nello studio delle loro ten. denze il problemafondamentale della scienza sociale. *** Ma il punto fondamentale del dibattito deve essere altro. In Italia il problema dell'elettorato è duplice: è problema storico e problema scientifico. Il suffragio universale costituisce il fondamento della nuova vita pubblica italiana. Tutti, nel '60, scelsero il capo e la forma politica dello Stato. E allora non si sputava su la caterva dei li analfabetiI Ma badino co - loro, i quali oggi combattono il suffragio universale: eglino, senza accorgersene, attentano alle basi stesse della monarchia sabauda costituzionale. Onde, nel 1881, conservatori illuminati lo propugnarono - e il Lanza non voleva escludere nemmeno le donne. Nè si può oggi negare al popolo italiano il discernimento necessario al sillogismo elettorale: perchè non sa leggere e seri vere. Gli fu riconosciuto allora: e Vittorio Emanuele lo consacrò, quando nel Proclama del 9 ottobre, accennando agli italiani del Centro, parlò del dovere, che egli avea, di sostenere e difendere in loro il diritto di leg'llmente e liberamer.temanifestare i i,•otiloro, e q_uando dichiarò di aver accettato dal diritto popolare quelle province; - come dichiarò, per tacere di altri atti, nel Proclama del 7 novembre, di avere accettato anche un altro decreto tiella volonta nazionale - it suffragio universalf', che gli dava la sovrana potesta del mezzogiorno d' I tali a. E' chiaro ? Del resto, Carlo Magno non sapeva scrivere: e nella distribuz,i.mede' P,radie delle digmta -· disse il Macchiavelli, tenendo l'occhio alla Republica romana ed a' Comuni italici - il popolo non s' inganna; e se s' inganna jia si raro, che s' inganneranno più volte i pocbi uomini che av,ssero a fare simili distribuzioni. Il suffragio universale deve essere in Italia una grande rivendicazione: la rivendicazione di un di-

'R.,IPISTAPOPOLARE'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl 145 ritto fondamentale - che promana dalle origini storiche del risorgimento nazionale. * * * Ma il problema è anche scientifico : però che risponde - non solo al nostro diritto storico - ma ad un principio elementare di giustizia ed allo spirito razionale del sistema rappresentativo. Se fu l'intero popolo italiano, che votò pe-r l'unità della patria e la dinastia sabauda, non è giusto che tutti - giacchè il Parlamento deve essere la fotografia e l'epitome della società - sieno rappresentati? Nella giusta rappresentanza di tutti consiste la sincerità del regime parlamentare moderno, la verità e la dignità sua: il che si riverbera, com' è intuitivo, su la finanza pubblica e l'economia nazionale. Un parlamento, a base di voto ristretto, non può essere che colpevole di strappi continui a' principii della giustizia e dell'equità - di una legislazione parziale, come quella che « ha elevato (sono parole testuali del suo « amico Sonnino, on. Torraca, nel 1881) ad interesse e generale l'interesse di una classe, ed ha attuato un e sistema tributario, che grava sproporz_ionafamentesul e lavoro e sulle classi più povere. - > E sono questi i frutti della legislazione elettorale ristretta! O forse non hanno niente che vedere con la giustizia, la mo - ralità e la libertà, il lavoro e il proletariato italiano? *** Ma ripeto che il collega Torraca impernia male il problema dell'elettorato - quando crede che in uno Stato moderno un'autorità superiore possa concedere o negare al popolo il diritto di partecipare al governo di sè medesimo. Nessuno ha questa autorità : lo Stato non può negare o concedere - riconosce. Il cittadino ha diritto alla scheda ·- perchè ha la capacità morale, naturalmente presumibile in chiunque non sia pazzo, infame. idiota o minorenne : ha la ca· pacità morale, come ha la capacità giuridica di alienare, permutare, transigere, contrattare. Egli ha l' imperativo categorico di pagare le imposte e difendere ·col suo sangue la patria: per conseguenza, ha - come corrispettivo - il diritto di poter eleggere chi dispone della pecunia e della vita sua. Il diritto al voto è - scientificamente - implicito nell'obbligo di con• tribuire alla vita dello Stato e morire per il proprio paese. Questa è anche la dottrina di H. Taine. Il che spiega. come il suffragio universale abbia radice nelle costituzioni piu progredite del mondo. Hanno il suffragio uni versale la Francia, la Germania, la Spagna, la Grecia, la Danimarca, la Svizzera, le Republiche dell'America centrale e -meridionale, parecchie Colonie inglesi a costituzione parlamentare, ed altri Stati. Perfino !'.Inghilterra - malgrado l'interna sua costituzione sociale, che ritrae dal vecchio mondo mooioevale - cerca di conquistare per tutti la scheda: e il Gladstone, contrario al principio anglo-sassone del ratin~ sujfrage, sostenne, nelle epi• stole su' problemi costituzionali, che era scoccata, anche per il suo paese, l'ora del monood suffrage. Non si capisce, dunque, come nell'Italia contemporanea - fondata su' plebisciti, che sono il documento storico e giuridico della sovranità popolare, che si epiloga nel suffragio universale e nel diritto costituente - debba la vera saviezza liberale, come dice il collega Torraca, contrastare l'agitazione deliberata dal Comitato Centrale del Partito republicano. *** In un sol punto io posso essere e sono anzi d'accordo con lui: che non basta, cioè, all'elettorato la base universale del suffragio - senza una norma giusta di rappresentanza sicura per tutti i grandi interessi, che costituiscono gli organismi della vita nazionale. Io ho sempre creduto e sostenuto che una legislazione elettorale - la. quale rispecchi intera la sovranità - debba conformarsi al responso dell'antico giureconsulto romano: riverberando nella rappresentanza le grandi voci dello Stato - tutti i bisogni, le opinioni e le aspirazioni, che si contendono il dominio delle società umane. Questo problema dell'unicuique suum nella rappresentanza - intraveduto in Italia dal Rosmini, ed illustrato dalla dottrina di pubblicisti stranieri insigni, come l' Rare ed il Mill, il Bluntschli ed il Mohl, il Naville ed il Forster, il Vernes, l'Aubry-Vitet ed altri - non è soltanto un gran problema politico, ma un problema altamente etico e 0ivile. Discutiamolo: e sia pure il grido audace e sapiente di una grande battaglia parlamentare. Ma, itn.tanto, costituiamo lo stato civile dell'eletto• rato - restituendo, legislativamente, la sovranità elettorale all'imperio suo: un imperio geloso e superiore, ove non accedono quelle inframmettenze illecite, nella giustizia e nell'amministrazione, del politicastri - che costituiscono il carcinoma delle società democra~ tiche moderne ! ROBERTO M1RABELLI, Deputato al Parlamento IL TRANSW AAL< 1 ) Un po' di st01•ia re7rospettiva (1652-1877). Da più di un secolo i Boeri non cessano di difendere la loro libertà, la 101·0 indipendenza, il suolo stesso che hanno bonificato malgrado i colpi di forza e le astuzie dell' Inghilterra. Il primo stabilimento europeo fu quello della Coml?agnia olandese delle Indie che, nel 1652, vi mandò Van Riebeck a fondare una stazione di rifornimento delle navi olandesi. La colonia, dapprincipio, comprendeva la famiglia di Van Riebeck e un centinaio di soldati; ma, a poco a poco, aumentò cogli orfani mandati dalla città di Amsterdam insieme a dei soldaLi e dei marinai che avevano finita la loro ferma. Nel 1680 vi erano 600 Europei. Fu allora che i protestanti francesi, perseguitati, domandarono r·ij'ugio alla Compagnia clie l'accordò inviandoli al Capo. E così che si formò la razza boera mista di olandesi e di francesi. Essa si trovò di fronte ad autoctoni di diverse specie: Cafri e Zulù al Nord e ali' Est, Ottentotti all'Ovest, tutti forti e guerrieri; e, infine, i Boscimani, che erano dei negri inferiori. I coloni comprarono delle terre; poi sentendosi numerosi, praticarono la confisca pura_e semplice e, misero anche i nativi in schiavitù. Durante tutto il secolo XVIII i Boeri che certo non praticavano i precetti maltusiani, si estesero nel paese degli Ottentotti e dei Cafri, dinanzi ai quali ultimi però si arrestarono avendo trovato una razza più resisten,te e pitì agguerrita della loro. · Senza accampare il minimo pretesto, il Gabinetto di Londra mandò una flottiglia coll'ordine d'impadronirsi del Capo: ma gl' inglesi furono battuti al Capo Verde dalla squadra francese alleata all'olandese. Nel 1795 i francesi avendo occupata l'Olanda, i Boeri, profittavano dell'occ1sione per proclamare la loro indipendenza ; ma l'Inghilterra, presa da un grande zelo per la casa olandese di Orange, sotto pretesto di conservarle la sua colonia del Capo se ne impadronì senza troppe difficoltà. In principio assai dolce, la dominazione in°-lese si fece tosto duramente sentire. Nel 1815 l'obbligo deil'uso esclusivo della lingua inglese provocò una rivolta che fu annegata nel sangue. Nel 1834, stanca di un oppressione sempre più intollerabile, una parte della popolazione boera andò verso l'Est e il Nord e costituì un nuovo stato tra il fiume Orange e il Vlaal, che prese il nome I (i) Sicuri di far cosa grata ai nostri lettori diamo uno studio più completo sul Transwa~l che riassumiamo nella massima parte di quello che Edgardo Roels ha pubblicato nel numero del iO ottobre dell'ottima Hamanité noiwelle.

RIP''ISTAPOPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl di repubblica libera di Orange. Nel 1837 i Boeri passarono il Waal, e si urtarono coi Ma-Tabele, ma per quanto .riporLassero gravissime perdite, pure, a forza di coraggio e di tenacia riuscirono a mantenersi nel terreno conquis~ato. Nel 184-8 l'Inghilterra proclamò la sua sovranità sui paesi al Nord dell'Orange, e i Boeri, ribelli, furono vinL1 alla battaglia di Bloomplats. La più parte, però, dei vinti non volendo subire la tirannia inglese, abbandonò le fattorie guadagnate a prezzo di sangue, e insieme alle donne e ai bambini su dei pesanti carri da buoi, andò a ritrovare i fratelli che avevano già passato il Waal. La repubblica del Transwaal data da allora. L'Inghilterra avendo messo la taglia sul loro capo, Pretorius, i Boeri risposero eleggendolo presidente della ·giovane repubblica. Rinunciando a sotLomettere quelli uomini intrepidi, il Governo di Londra, riconobbe nel 1852, col trattato di Sand River, l'indipendenza del Transwaal. Dopo la scoperta dell'oro. La guerra d' indipendenza. Fino al 1877, la storia dei Boeri si riassunse in sanguinosi e perpetui combattimenti coi Cafri delle differenLi Lribù; ma in quell'anno essendosi scoperti dei giacimenti auriferi, il rappresenLante della Sua Graziosa Maeslà Maria Vittoria, senz'altro avviso, ac.:!ompagnato da uomini armati proclamava la sovranità dell' Inghilterra conformata l'anno seguente da lord Wolseley. I Boeri deliberarono resisLere. Pieni di fede nella santità della loro causa essi proclamarono la guerra d' indipendenza, e Paolo Kruger, Joubert e Pretorius, il figlio del primo presidente, ne furono i ca pi. In tre scontri le truppe inglesi furono vinte., e nella battaglia del 28 febbraio 1881, sulle colline di Majuba, il generale Joubert le schiacciò completamente. La hatta~lia di Majuha-llill. E poiché della bat- ·taglia di MaJuba-Hill si é più volte parlato in questi ·giorni, ricordiamola sommariamente. I boeri saputo che il generale inglese Giorgio Colley ,veniva alla testa delle truppe per domare la rivolta, mossero subito incontro al nemico e, agli ordini del generale Joubert, occuparono l'altipiano di Laing's Neck, un punto del territorio del Natal da cui dominavano la posizione. Gli 1 inglesi, agli ordini di Colley, erano a quattro miglia al Sud. Il generale Gioro-io Colley. ignorando il valore dei boeri, osò attaccarli di fronte. Le Lruppe, decimate, dovettero battere in ritirata senza nemmeno vedere il nemico che eseguiva dei tiri mirabili. Due scacchi dovettero subire gli inglesi nel gennaio e nel febbraio del 1888, subendo gravi perdite di uomini. Infine, il 25 febbraio, sir Giorgio Colley, giudicando inespugnabile la posizione di Laing's Neck, decise di girarla abilmente. La vicina amba d1 Majuba, 500 metri più alta di Laing's Neck, dominava a meraviglia il campo boero. Colley decise di occuparla. Partiti gl'inglesi la sera del 27 dal loro accampamento, si accinsero all'audacissimo tentativo. Verso l'alba, soltanto seicento soldati, dei mille di cui _era composto il corpo d'operazione, erano arrivati àlla sommità di Majuba-Hill; gli altri erano rimasti affranti lungo la via o periti nei burroni che circondano l'amba. · Quando fu giorno chiaro, i boeri rimasero sorpresi di ;vedere al di sopra delle loro Leste una linea di « giacchette rosse». Credendosi circonda ti e vedendosi in con- _.pizione di assoluta inferiorità, si disposero sulle prime ad una prudente ritirata. Ma sir Giorgio Colley non aveva potuto condurre con sé l'artiglieria, poiché o-Jimancavano i mezzi per trasportare anche dei piccofi cannoni fin sulla cima di Majuba-Hill, e i boeri avendo ·compreso subito che non sarebbero stati attaccati dal _cannone ripresero coraggio, tanto più quando si avvidero che i nemici avevano in loro potere la sola posizione _di Majuba. Joubert, il forte condottiero dei boeri tenne ai capi delle sue truppe questo breve discorso : - Io dico che bisogna salire a Majuba e scacciare il nemico. Occorre sacrificare anche cento uomini, non monta; bisogna tentare il colpo, perché sarà decisivo per la libertà del Transwaal. Approvate voi~ Un si energico fu la risposta dei boeri, e senza aspettare l'attacco degli inglesi si spinsero sotto l'amba e aprirono il fuoco. Mentre una parte tentava la dura e faticosa ascensione del colle 1 sotto i colpi del nemico, un'altra faceva fuoco contro le giacchette rosse che apparivano sull'orlo della fortezza naturale di Majuba. li combattimento fu eroico, da ambo le parti. I boeri procedevano imperterriti sotto il grandinar delle palle, e gli inglesi, non pro~etli da trincee, esposti interamente ai Liri precisi e sicuri dei più provetti soldati del Transwaal, cadevano al loro posto, non cedendo di un passo. Finalmente, dopo Lre ore, la fortuna arrise ai boeri che conquistavano al grido di: Vioa la libertà! la cima di Majuba. li generale Colley, alla testa di un pugno d'uomini, comandò una carica alla baionetta; ma in quell'istante una pallk lo colpì in mezzo alla fronte, fulminandolo. Allora i pochi inglesi rimasti si dispersero o si arresero. Cento e più di essi erano morti; duecentocinquanta erano feriLi o agonizzanLi, una sessantina vennero presi prigionieri, e gli altri si erano messi in salvo. L'impressione a Londra fu enorme e, dopo poco, il governo inglese, allora nelle mani di Gladstone, riconosceva la libera repubblica del Transwaal. L' Inghillerra dovetle trattare e ci volle tutta l'accortezza inglese per potere conservare la Convenzione del 1881 che ammetteva il protettorato. Naturalmente i Boeri subito protestarono, e il trattato del 1884, in seo-uito a lunghe negoziazioni a Londra fatte dal presidente i(ruger a capo della delegazione boera, non contenne altro elle il diritto di veto dell' Inghilterra sui tra ltati, sei mesi dopo la loro redazione. che il Transwaal concludesse con altri SLati oltre la Repubblica di Orange. Questa storia dell'occupazione inglese dell'Africa australe spiega meravigliosamente la rivalità che si constata dappertutto, tra i discendenti dei primi coloni olandesi e ugonotli, veri pionieri della civiltà europea, e gl' inglesi spoglia tori, unicamente occupati da più di un secolo a toglier loro il frutto legittimo degli sforzi cosi persistenti, e delle vittorie cosi a caro prezzo oLtenute. Superficie. Latitudine e Longitudine. Il Transwall occupa un territorio di 310,000 chilometri quadrati di superficie, situato al Nord dello Stato Libero di Orange e della Colonia del Capo, tra il 22° e il 28° di latitudine Sud ed il 21° e 30° di longitudine Est dal meridiano di Parigi. Il Paese, Il paese si divide in tre zone: Hooge Veld paese superiore; Blauken Veld, paese delle colline, e Bush Veld, paese delle boscaglie. Si compone di 19 distretLi amministrali da dei landdroststs o baillis. I diciannove distreLti si chiamano: Bloemhoj,Ermelo, Heidelburg, Krngersdor;f, Lichtemburg, Lydenbourg, Middelboul'g, Piet-Rietief, Potschefstroom, Pretorid Rustemberg, Standerton, Utrecht, Vregheid, Wookkerstrem, che hanno per capitale le citLà che portano il medesimo nome, e infine Marico cl. Leerunst, Waterberg cl. Nylstroam, Witwatersrand cl Johannesburg, Zoutpausberg cl. Pieterburg. Confini. La repubblica sud-africana confina al Sud con un affluente del W aal stesso che la separa dalla Repubblica Libera dell'Orange, al Nord e al Nord-Ovest dal corso del Limpopo , infine le montagne di Libombo, di cui il versante marittimo appartiene al Portogallo, la cingono all'Est, e il corso superiore del Buffalo-River la separa dalla colonia del Natal. Popolazione. Il Transwaal ha una popolazione bianca di 288,000 abitanti - 125,000 Boeri e 163.000 coloni - e da 700 a 800,000 neri o indigeni, quasi tutti cafri. Vi sono poi gli Afrikanders che sono nati al Transwaal da famiglie venute dall'Europa. · Gl'immigranti sono numerosissimi: olandesi, inglesi, tedeschi, ed israeliti di nazionalità diverse. La popolazione nera é quasi intieramente composta di Cafri. I Boeri meritano veramente il loro nome per la solidità delle loro spalle e la pesantezza della loro andatura. Lavoratori, ordinati, economi, perseveranti essi amano anzitutto la loro indipendenza. Vissuti in uno stato di emigrazione continua, costreLti ad aver sempre il fucile alla mano si comprende come siano diffidenti per quanto buoni ed ospitalieri. Governo. Nella Repubblka. Sud-Africana le principali cariche sono elettive. Il Presidente é eleLto, come i deputati, a suffragio universale. 1l segreLario di Stato e gli altri alti funzionari sono scelti dal Parlamento

'R.,.JPISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 147 La costituzione eminentemente democratica del paese dà la direzione degli affari ad un consiglio esecutivo presieduto del Presidente della Repubblica. Le funzioni legislative appartengono a due Camere. La situazione finanziaria. La situazione finanziaria della Repubblica del Transwaal, per quanto si dica il contrario, è assai prospera. Al 31 dicembre 1896 il totale dell'avanzo era di 1,~26,550 lire stel'line. I principali titoli d'entrata sono le contribuzioni direlle, l' imposla fondiaria, le patenti, i dil'ilti d' impo1'Lazione ecc. Il debito pubblico, compreso l'ultimo imprestito Rothschild, era nel 1895 di 2.690,==rn) lire stc1·line di cui 156,652 dovute all'lnghillerra. I demani dello Stato hanno una superficie di 25 milioni di arpenti inglesi, e cioè pel valo1·e di pal'ecclii milioni di slei-line. Presenlemenle,le disponil.iilità della Repubblica, in depositi presso diverse banche e in valori immediatamente negoziabili, sono supe1·iori a 7 milioni di lire sterline. I servizi anuninistrathri. I servizi amministrativi sono confidati a 3958 funzionari che gravano il bilancio con una spesa complessiva di 25 milioni di franchi, compreso l'assegno del Presidente - il signor Kruger - che prende 175000 franclli annui, e quello del Segretario - alLualrnente il signor Reitz, antico presidente delloStalo di Orange - il quale ne prende 60.00 ', li governo boero ha saputo trasformare il paese, in meno di 10 anni, al punto da eguàgliare le colonie in- . glesi vicine. Pretoria, la ca pi tale, è oggi una bella città con 12000 abitanti con lut.to il confortable moderno, e con tulti i servizi pubbli~i perfettamenle organizzati. Una rete di 1200 Km. collega i principali punti del T1·answaal tra loro, oltr~ le altre strade carrozzabili più o meno buone ma sempre migliorale. Le spese per lavori pubblici per quest'anno sono di 18 milioni; quelle per l'istruzione 6 milioni; per la giustizia 1.250.000; per le poste e telegrafi 4,300.000. Le spese militari. Le spese militari pel 1899 erano · slanziaLe in L. 6.632.450, spesa considerevole ma necessaria per la difesa dell'Indipendenza. Sono stati costruiti dei fo1-ti a Preto1·ia a Johannesburg, e fucili con munizioni rigurgitano negli arsena!i govei-nativi. La forte~za di Pretoria rivaleggia con quelle europee. I cinque forti che difendono la piazza sone costruiti secondo le 1·egole sl1'ategiclte più mode1·ne, e sono annali di cannoni K1'upp e Creuzot ultimo modello. Vi sono anche cannoni da 25 a 28 cenlimelri, capaci di sbarazza1·e la campagna per un raggio di 10 miglia. Artiglieria. I Boeri hanno un g,·an numero di piccoli cannoni a tiro rapido da 5,7 centimt:tr-i a 5,9, di fabbrica Krupp, che possono tirar 00 colpi al minuto. Nei rangl1i dell'artiglieria boe1·a vi sono molli ufficiali tedesclii. ll fucile Mauser di cui sono armali i Boeri è, a dire dei conoscitori, superiore a quello Lee Meltord Enfreld degli inglesi, di cui l'eiettore spesso non funziona dopo 30 colpi. L'armata permanente è costituita dai 600 uomini del reggimento d'artiglieri:i a Pretoria, perfettamente organizzata, e dai 2000 del corpo di Polizia. I Boeri sono obbligati al servizio dai 16 ai 60 anni, ma non sono chiamati che in caso di guerra. Il Transwaal e lo Stato libero d'Orange, alleati slrellissimi se non federati, possono mobilizzare 45.000 di questi tiratol'i emeriti, coraggiosissimi ed eccellenti soldati. Il clima. li clima dell'Africa del Sud è poco differente da quello dell'Europa; vi si possono coltivare le stes• se piante e far crescere i medesimi animali. L'Europa può qutndi conservarvi le stesse abitudini di vita. E una delle regioni più salubri del mondo, non soltanto per gl'indigeni, ma anche per gl' immigranti europei; l'acclimatazione si fa spesso con vantaggio; anche nei distretti interni, ove i calori dell'estate sono lalvolla cosi fo1·li, gli Europei possqno lavorare duranle il giorno come nella loro patria. E ral'o clic sieno scoppiale delle epidemie, e mai poi sono state come in Europa e negli Stati Unili: il cholera e la febbre gialla vi sono sconosciute. La flora. La flora che s'è sviluppala sotto questo clima felice, è una delle più ricche della lerra, e comprende 12000 specie, ossia due o lre volte di più di quella dell'Europa nell'insieme delle sue aree di vegetazione. Di tutte le regioni Sud Africane, la Repubblica del Transwaal è una delle più favorite, ed essa diventerà, prima o poi, un paese di grande produzione. Il suolo fertile si presta alla produzione dei cereali ovunque l'aratro fa un solco, e i prodotti sono sempre di qualità superiore. Benché una piccola parte del suolo sia coltivata, i raccolti bastano alla consumazione locale e contribuiscono alle importazioni nello Stato del Nata!. litabacco è d'eccellente qualità é molto ricercato in tutta l'Africa australe. Benché il clima tropicale convenga più agli aranci ed ai limoni, ìe mele e le pere sono molto buone nello stato di Pretoria. !\'liniere. È sopraltulto però alle sue ricchezze minerali che il Transwaal deve la sua notorietà e il suo avvenire. Il Transwaal è oggi il principale luogo di produzione del mondo; e non vi sono miniere in cui non ve ne siano dei giacimenti. Anche il nickel giallo vi é mol• to abbondante, nonché altri minerali. Sino ad ora l'industria mineraria si è limitata all'oro, al carbon fossile e ai diamanti. La più recente scoperta di nuovi minerali è stai.a quella dello stagno, in quantiLà minima nel Swazieland. Cam,;>i d'oro, La Repubblica Sud-Africana ha seLte campi doro principali e alcuni punti proclamali campi d'oro pubblic1. 1 ° Ca~o d'oro di Witwatersrand produzione 370 milioni, il tl3 °[0 della totale. 2° Campo d'oro di Schoonsprid: L. 7,500,000• 3° Campo d'oro di Heidelberg: L. 2,000,000. 4° Campo d'oro di Kaap: L. 12,500,000. 5° Campo d'oro di Pet:rrimrust: L. 4.500,000. 6° Camp, d'oro di Zoutpansberq: produzione insignificante perché necessari grandi iavori pubblici. 7° Campo d'oro di Scheerpoort in vicmanza di Pre• toria : produzione minima. Le miniere di carbone. Le miniere di carbon fossile sono situale nei distretti di Bocksburg (13) Heidelberg (8) Middelburg (18) Leydenburg (2) Schons~ruit (1) e Pretoria (1). L~ pMduzione totale nel 1897 fu d1 5,510,000 ton nella te. Il Capitale sociale nelle miniere. Il capitale sociale nelle miniere ammmon La a 1750 milioni di va lor nominale, e quello già investito nelle miniere a 612,550,005. Le spes(J co1·renti ammontano a 300 milioni annui rappresentanti una percentuale del 31,H 01 0 per sqlari agli impiegali e operaib.ianchi 27,03 °r 0 salari e nutrimento agli ope1·ai neri. 1_0,91°r 0 Esplosivi. 8,98 °r 0 Combustibile. 7,26 0 1°Materiali. 2,55 °r 0 Prodotti chimici. 12,13 °1 0 Spese generali. 200,900 °1. Il nwnero degli impiegati e degli operai bianchi è di ii,000 circa, con un salario medio d1 L. 7,500; il numero degli operai neri è di 80,000 che ricevono ciascuno circa L. 930 oltre il vitto. La super/icie to~ale det terreni minerari, concessi a titoli diversi, era nell'ultimo esercizio di 125,262 Ettari. La <ptantità d'oro estratto. La quantità d'oro estrallo è stata la seguente: 1884 252,400 1~5 150~50 1886 867,750 1887 4,235,025 1888 i4,185,400 1889 37,264,200 1890 46,741,125 1891 7:-!,107,625 1892 113,526,775 1893 137,012,450 1894 191,678,800 l 805 2t4,238,875 1896 215,095,525 1897 291,343,125 1898 406,015,750 I dh,idendi. Pel 1898 nell'industria mineraria e stato dichiarato un dividendo di 131.477.700 franc·hi, di cui 22.293.150 pe1· le miniere dette di deep-leoel, e di 1.225.000

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