Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 7 - 15 ottobre 1899

RIVIST.1 'POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI servire, anche senza volerlo, i conati bonapartisti, orleanisti, socialisti e magari anarchici, mira a inoculare nella mente di tutti i semi-analfabeti, di tutti i facili eroi, di tutti gli ignoranti che non sanno virgola degli avvenimenti svoltisi nel mondo in questi ultimi cento anni, quell'istessa repulsione, fatta di timore, che i sacerdoti della legittimità, -:!ellareazione, dell'oscurantismo, del feudalismo, delle disuguaglianze sociali e dell'oppressione cercarono d'infondere nell'animo dei popoli europei colle sette colleganze contro la Rivoluzione e contro Napoleone, col cong!"esso di Vienna, colla guerra a morte del 18 I 5, colla Santa Alleanza, coi congressi di Troppau e di Vezona, coll'onda di repressione feroce e inesorabile che affogò nel sangue di Murat e di Ney, nei duecento giustiziati durante il regno di Luigi XVIII, nelle fucilazioni e nelle appiccagioni del 182 r a Napoli, in Piemonte e in Ispagna, nelle ordinanze di luglio I 8 30 di Carlo X, quei principi di libertà e di eguaglianza che la Rivoluzione aveva proclamato, che Napoleone, genio coronato della Rivoluzione, aveva diffuso nel mondo colla spada. · Senonchè, mentre gli sforzi, durati quarant'anni dalla diplomazia dei vecchi reg.mi, muovevano da interessi dinastici e avevano lo scopo di soffocare ogni tentativo per conquistare ]a libertà, la campagna che copertamente e palesemente viene condotta da trent'anni contro la Francia e che adesso è nel periodo acuto è combattuta - in prima linea - da molti che si vantano amici del popolo, c?.mpioni di liberalismo, nemici del potere assoluto, e anche radicali e repubblicani. Ora, che il pubblico grosso e inconsapevolenon capiscale origini, la portata e i pericoli di questa guerra alla Francia, combattuta co11un'insolente ingere11z.aclie neppure il principato di Monaco potrebbetollerare, si spiega ; rna che uomini intelligenti e colti la conducanoo v'insistano senz.acalcolarnele consegu_enz.e, è uno dei fenomeni più strani fra i fatti stranissimi chevediamo svolgersi in questafine di secolo. . • • • E questafine di secoloassiste allo spettacolodi quella clie pzuJ chiamani la frenesia del sentimento monarchico. Atlorchè, invocando una politica interna reazionaria, uno dei più focosi deputati di destra alla Camera francese della Restaurazione, riassunse questa morbosità di loyalisme nel famoso grido : Vive le Roi quand méme, non vi fu monarchico convtnto di senno, non antico emigrato di mente aperta, non ministro fedele ma prudente, non cortigiano avveduto, neppure lo stesso re, che non rivelasse l'assurdità e il pericolo di una sentenza cosi esagerata e cosi feticista, pronunciata da un reazionario per imporre al Ministero e a Luigi XVIII, che le respingevano, le proscrizioni in massa e le vendette partigiane. E ai nostri giorni, invece, noi abbiamo veduto in Italia coloro che si vantano di essere i più fedeli campioni della monarchia e, in pari tempo, i liberali più puri, più genuini, più progressisti incoraggiare le pazze imprese coloniali e lo sperpero di centinaia di milioni e di migliaia di vite, difendere le sopraffazioni del potere esecutivo e le violazioni dello Statuto incoraggiare le dtgenerate giustizie, palliare e magari glorificare le dilapidazioni e gli scandali bancari, glorificare l'affarismo politico, proteggere la finanza più dissennata e più ::mtidemocratica, propugnare gli armamenti sproporzionati e la profusione inutile di miliardi per spese militari, proporre e fabbricare leggi repressive contro gli scritti e contro il pensiero, vagheggi;ire la sospensione dello Statuto e il regime assoluto, sempre in nome delle Istituzioni, sempre colla scusa di voler " assicurare l'ordine pubbJico » ripetendo così persino la formula e gli atti adoperati per tanti secoli dal dispotismo ~ello scopo di coonestare e giustificare ogni nuovo bavaglio messo alla libertà e al progresso, ogni nuovo martire sacrificato alla sete di reazione. È appunto un morboso sentimento monarchico quello che spinge tanta g~nte a partecipare a questa lunga insistente campagna contro la Francia. È appunto lo stolto timore di vedere i battaglioni francesi esportare pel mondo la repubblica e piantare alberi della libertà come la Rivoluzione !ece un secolo indietro. E oggi come allora i pseudo-liberali, i finti democratici, le anime ingenue e quelle bollenti non capiscono che in in ciascuno Stato le istituzioni che lo reggono possono sicuramente resistere a ogni minaccia e a ogni attacco solamente quando sono fondate su principi di giustizia e di morale e sono applicate per fare il bene del paese. L'Europa monarchica della fine del secolo scorso non comprese che la migliore barriera alla Rivoluzione avrebbe consistito nel dare a tempo ai popoli la libertà e l'eguaglianza, e che vano era opporle eserciti quando si empivano le galere e si dava lavoro· ai carnefici per soffocare le aspirazioni più sacrosante ; i monarchici morbosi di oggi non capiscono che la saldezza delle nostre Istituzioni non deriva già dal denigrare e dal vituperare quelle altrui, ma dal condursi in modo ch'esse corrisponpano, come potrebbero e come dovrebbero, ai bisogni e agli interessi del popolo. • • • Nonostante ia dichiarazione solenne dei dreyfusardi non francesi di sottometter,;i alla decisione del nuovo consiglio di guerra qualunque essa fosse, la pubblicaxiooe della sentenza ha dato luogo nei nostri giornali più patriottici e più obbiettivi a una tale valanga di villanie e di vituperi contro i giudici, contro gli accusatori, contro i testimoni, contro l'esercito francese, contro la Francia in genere,che appma si capirebbese un centinaio d'italiani fossero stati linciati dai nostri vi~ini d'oltre Alpe, o st i nostri rappresentanti diplomatici fossero stati insitltati o percossi, o se un'avanguardia francese fosse appana improvvisamente sul Cenisio o sul :Monginevra. 'N.,essun giornale repubblica110o socialista, nessun deputato della Estrema Sinistra ha mai detto contro i nostri tribunali militari che conda1t1taro110 tnif!l-iaiadi cittadini la ventesima parte delle ingiurie che i giornali nostri i quali si dichiaranopiù liberaliscagliano adessocontro la Francia perc/JèDreyfus é stato nuovamente co11dan11ato I E non dico nirnte del tentativo che qualcuno ha iniziato per impedire (!) alla Francia di tenere nell'anno prossimo l'Esposizione mondiale, e punirla, così, di aver creduto di poter levare io casa propria son linge sale e di poter dichiarare iiuovamente colpevole il presunto martire 1 * Non è possibile che la gente srna di cervello non capisca che queste sono aberrazioni strane e funeste. Non è possibile che tutti i veri liberali non ricordino che se la proclamazione del principio in!ernazionale del non i1ltervento permise alle v:arie nazioni di costituirsi e ai vari popoli di conquistare ]a libertà e l'uguaglianza, questo principio dev'essere sacrosanto e come tale dev'essere rispettato religiosamente in tutto quanto si attiene al governo e alla vita interna delle nazioni. Non è possibile che tutte le menti equilibrate non riconoscano che l'esempio attuale è pericoloso e che il contagio sarebbe fatale poichè, data la stura a questo malinteso cosmopolitismo, non vi sarebbe faccenda interna nostra nella quale i francesi, se volessero imitarci, non si potrebbero credere in diritto di intervenire. Non p1rlo dei nostri moti rivoluzionari, dei nostri stati di assedio, delle condanne inflitte dai tribunali militari, dei ·nostri scandali bancari impuc.iti, della nostra corruzione· politica dilagante e trionfante, della nostra malferma finanza, delle nostre alleanze adoperate da certi liberali e da certi patrioti come una continua e spavalda minaccia ; ma mi fermo soltanto alla questione Vaticana. • • Ma, ~ da S?erarlo, il rinsavimento non può essere lontano. ·Quando si arriva al punto da stampare i vituperi di cui ingemmano la propria prosa i nostri fogli che si dicono più liberali, quando si è inviperiti al punto da, levare a cielo come dimostr.lzioni a favore di Dreyfus gli urli suscitati· da un ubbriaco, quando la pazzia raggiunse il suo colmo col proporre di mettere la Francia al bando delle nazioni e coll'esternare il progetto d'impedirle di tenere l'Esposizione, quando la campagna internazionale rivela le bout de l'oreille di alcuni campioni di altre fedi a di altre razze nel ~uovere guerra aspra e gratuita alla religione cattolica profl!ssa:ta da trentun milioni e mezzo d'italiaoi, e quando la odierna crociata smaschera il proposito recondito di alcuni dottrinari o rivoluzionari di denigrare o vituperare le istituzioni militari di ogni· paese per affidare la disciplina degli eserciti ai tribunali e ai giudici civili - e a certi tribunali e a certi giudici I -, quando il parossismo della frenesia raggiunge questi limiti ii ravvedim_ento del pubblico, anche grosso, anche incosciente, non può essere lontano. Non è da oggi che, per fini poco beo precisati e per moventi pcco facili a spiegare ma facili a capirsi, si cerca persuadere il popolo italiano che la Francia è la nostra nemica, che essa insidia la nostra unità e la nostra monarchia, che è .dovere di patriota detestarla, che il farle la guerra sarebbe un opera santa e - oh 1 illusioni di tutti gli ignoranti più presuntuosi che pregustavano il bombardamento di New-York da parte degli spagnuoli - una facile impresa. • • • Questa furibonda crociata - sarebbe delitto il nasconderlo agli illusi - può condurre il nostro Paese a passi assai difficili. Non abbiamo nulla da gu1dagnare dalla inimicizia in tem-

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