Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 7 - 15 ottobre 1899

122 'R..IJrI~TAPOPOLARE DI POLITICA LE1TERE E SCIENZE SOCIALl l'ha richiamato alla vostra memoria intrattenendosi ex professo della crisi socùile, che attraversa la Francia. L'acutezza del male, che travaglia la vicina repubblica è grande ed ha potuto perturbare la mente ddl' osservatore, che non vide giusto nell'assegnare i rimedi ; ma il guaio si è che le conchsioni tratte dagli avvenimenti di Francia si vogliono applicare a tutta l'umanità, elevandole a postulato della filosofia della storia, in favore della monarchi1 e delle dinastie nazionali. Ben diversi, intanto, sono gl'insegoa'Ilenti della Storia, e non dell'antica soltanto, ma di quella mo:ierna e co.1temporanea. s~ in Inghilterra 11 monarchia non costituisce un oJtacolo al progresso, ciò si deve, come venne dimostrato nel numero precedente della Rivista, alle due rivoluzioni che ridu~sero la monarchia ad un dvgatoereditario ( Disraeli), ad una repubblicacnronata ( Tennyson ), nella quale al Re è lasciata la p.ute teatrale p~r ill 1d-;!re ed imporre:····· agli imbecilli ('Bageì1ot). In q 1anto ad impedire la sopraffazionedi determinaleclassi ed interessi a danno di tutti gli elementi che compongonola nazione, la monarchia in Inghilterra fa tanto bene il suo compito che ha creato l'ulcera irlandese e, adessJ, compie una grande iniquità nell'Africa australe, che vale bene il processoDreyfus - sono gli stessi inglesi che lo ricono,cono: William Stead alla testa -_; e ciò per soddisfare la più turpe ingordigia degli affaristi e dei b.mchied, che hanno la coscienza nello stomaco. Dopo l'Inghilterra - la monarchia tipica per,. le b:10ne qualità - si deve citare il B :lgio. I vi non s~ppia mo se 70 anni siano b1stati a rendere nazionale la dinastia ; sappiamo, però, che il suo augusto capo, come esempio delle virtù regali al popolo, somministra la sua p1ssione sf enata per le cocottes, e le cure volte un po' al Congo e un po' alla organizzazione di una bisca tipo Montecarlo. L'insieme del regime monopolizzato dai gesuiti - altro che impedimento alla sopraffazione di una classe! - ha creato una situazione pericolosissima, che, forse, avrà l'epilogo nella rivoluzione. L1 dinastia nazionale e la monarchia - nella forma migliore - non sono quindi, efficaci rimedi o preventivi ai mali sociali che allarmano e addolorano. · Che dire dei reattoli? Le gesta di quella perla di M:- lan Obrenovitch sono recenti-,sìme. E la Spagna nu1la. insegna ? Ah !... la sopraffazione non vi è possibile perchè la monarchia è pervenuta a sopprimervi tutte le classi e tutti gl'interessi in conflitto: non vi sono sopr.:1v:ssuti se non quelle dei preti, dei militari e di qualche lrande reso molto piccolo dai vizi e dalla degenerazi:me ird media bile. Del colosso russo non ci occupiamo: ivi il regime è ancora orientale e certamente non costituisce l'ideale dello scrittore delle Nuova .Antologia che non -può cercarlo in uno Stato che vive !! l di fuori della sfera di azione della cosidetta ci viltà occidentale. * * * . Rimane un esempio, che diverrà classico tra non molto; di dinastia nazionale, che opera in grande: quello degli Hohenzollero. Ci vorrebbe un libro per analizzare i risultati dell'impero in Germania e per vedere se e come la monarchia impedisce la sopraflazlone delle classi e degli interessi. Per ora basta rammentare che se le cla8si lavoratrici non sono state del tutto sopraffatte dalle leggi bismarkiane; se esse più da recente, colla legge dei lavori forzati, non sono state sacrificate interamente ai conandi ed. agli interessi degll S :umm e dei baroni <lell'mdustda e della Banca, certamente questo non è stato merito della dinastia nazionale e de! suo capo audace. Ma, trattandosi della Germania giova meglio rammentare un episodio giudiziario sconosciuto interamente in Italia e che solamente dalla Rivista altra volta venne rammentato. Infatti, noi solamente, nell'o.:cuparci degli antagonismi tra Settentrionali e Meridionali abbiamo fatto menzione del caso Diest-Dab ~r e del libro dal melesimo pubblicato nel 1897 (Bismarli und 'Bleichrol~r. Murich~n. Ver1ag des Deutschen Volksblattes ). Giova adesso ritornare su questo caso tra noi sconosciuto, e assai peggiore di quello Dreyfus, e lo faremo colle parole di un tt:desco di Berlino, il von Gerlach, che scrive un articolo in una rivista di V~enJa (Di~ Zàt. 2 3 Settembre). L'J scrittore prussiano prende occasione della pubblicazione di un nuovo libro del Diest-Daber per scrivei e un articolo sopra un Junkerprussiano, chedistrugge le le,tgendedi 'Bismark. Lasciamogli la parola. « Vi sono ancora molte persone, dice voti Serlach, non più moltissime certamente, le quali n 10 si vogliono convincere che la leggè SUi)remapolitica insegna : esserela forza superiore al diritto. A questa categori1 app1rtieoe von Diest-Daber, il 'Don Chisciotlt dell.1.'B,ma Pomerania come lo chiama Fcanz Mehring. Il signor vo::i Diest è il tipo del Iu11ktr prussiano nel miglior s"!nso ddla parola. Nulla ho con lui di cJmune in politica a ciò nonostante non poss:> sottrarmi ad una f 1rte simpatie per lui. Egli possiede cora 6 gio ed onestà in una straordinaria misura. Gran parte dei s•Joi ottant'anni li ha spesi nella loaa pel diritto. E in que~t1 lotta egli incontrò il più grande op-. positore che poteva incontrare in Germania, il Prindpe di Bismarck. Questo fatto t!evò il caso giuridico all'altezza di un avvenimento politico. L'origine di questa lotta tra il diritto e la forza sta nella onnipotenza accordata nell'amministrazione economica dello Stato dal Principe di Bismar~k al banchierr ebreo BleichroJer; il quale in contraccambio fece partecipare il Principe in molti affari ut-li. In questa compartecipazione c'era corruzione, c'era anche· pericolo per la patria; e Diest•Daber la denunziò. Bismarck lo querelò; e ciò che ne avv"enne (.OStttui;ceuna macchiad'infami a ndla Storia della giusti{ia tedesca (I). La prova della verità gli fu imped ta. Tutte le form1li prescrizioni giuridiche vennero semplicemente disprezzate. E il giudizio fu d..to in base ad uno scritto anonimo, che il Procuratore dello Stato abbandonò e ch'era pieno zeppo di falsità. ll nome del .promotore dello s :andalo nonostante tutti gli scritti proce,suali rimas~ oscuro; e von D1est non ostante la sua posizione elevata (Landrath e "l(eitmeister) iovette fare i suoi tre mesi di prigione. Egli ctopo cercò dare querela contro Bismarck per il docum:n:o anonimo adoperato contro di lui; ma dal 1877 sino alla morte di Bismarck non si trovò un tribunale in Germ mia, che l'abbia voluto accettare I 'N.,ei tribunali civili, a 'Bismarck bastav..1,semplicementela sua patente di Generale di Cavalleria,chegli assicuraval'impu11itd. La dommda di von Diest per la costituzione di un tribunale militare rimase sempre senza risposta. In breve gli fu rifiutata ogni giustizia. Egli dovette sottostare alle conseguenze della querela di Bismarck; m1 Bismarck doveva rimanere immune dalle conseguenze di una qu ~rela di Diest. Egli stava sopra la legge. Il fenomeno è stato spiegato colle note parole del generale von Hahnke : tntto cid avviene per comando dell'Imperatore Guglielmo I; il quale ordinò che non se ne occupinoi tribunali militari, mentr~ non se ne possono occuparei tribunali civili perchè Bismarck è militare I Tutto il libro di Diest mira alla distruzione delle leggende bismarkiane. Distrugge la leggenda· dell'amore delle verità nella politica; distrugge la leggenda della grandezza morale; distrugge la leggenda del disinteresse ..• cc Che il carattere di Bismarck, non fosse all'altezz 1 del sµo genio, potè essere negato dagli ignoranti e dai prèvenuti. Democratici soc·ali e liberali, ultramontani e particolaristi lo avevano abbastanza ripetuto ed anche dimostrato. L'importanza del libro di Diest sta in questo: che questa dimostrazione sia venuta dalla classe intimamente legata al Principe di Bismarck, dai conservatori, e che sia stata conf..::rmata da nuove prove ; e più pre.::isamente da un uomo, la cui intera vita è tutta una testimonianza di amore per la verità e del1' ioflessibile giustizia. Per certi tedeschi dell'Austria il Principe di Bismarck non solamente per l'opera politica sua, ma anche per il suo carattere è un semidio ; la lettura del libro di Diest sarà per loro salutare. » Qu 1le la conclusione legittima di questa losca storia che costituisce una macchia d'infamia per la giustizia tedesca? (i) Non se ne accorsero mai i dreyfusardi italiani I

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