Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 7 - 15 ottobre 1899

'R..1PISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 135 Carl. . s~, da cinque anni. Egli è stato a Zurigo, a Parigi, nel Sud America: avrà molto a raccontare. Oscar. Sai, Carlotta, ciò che più mi meraviglia? Carl. Ebbene? Oscar. Che entrambi, tu ed Ugo... (presto correggendosi) il signor Baumann, non abbiate avuto l'idea di sposarvi ... Carl. (ridendo) No, Oscar, non ci pensammo mai. Oscar. Veramente? Carl. (sempre ridendo) Veramente no I Ugo ed io innamorati? No, Oscar. Sei strano tu, oggi .... (improvvisamente seria) Eppure, è vero ... Come mai due idealisti di quella nostra fatta ... Oscar. (irrequieto - agitandosi sulla sedia) Sai, una amicizia simile io non l'intendo Carl. (poggiandogli le mani sulle spalle) La capirai, aspetta. Oscar. Beh ... (vuol bere un ·sorso di caffè). Carl. Ma, Oscar, è•da un pezzo che la tua tazza è vuota, e bevi sempre, tu. Oscar. (meravigliato guarda il fondo della tazza\ Carl. (scuotendo la testa) Osca:i;.. Oscar ... (prendendo la caffettiera) C'è ancora caffè, se ne vuoi. Oscar No, no, grazie. Devo andar via ; è tempo. ( si alza, va verso il corridoio, torna col cappello ed il bastone) Dì, Carlotta ... Carl. Eh? Oscar. Una questione di coscienza. Carl. Che è successo? Oscar. (con angoscia) Df, Carlotta, m1 vuoi bene'? Carl. Ma. lo sai, Oscar. Oscar. A me solo? Carl. A te solo. Oscar. Grazie I (la bacia) Addio, Carlotta. Carl. Addio, 0.;car. (Oscar via da destra. Carlotta gli corre dietro, e gli grida): Non dimenticare di essere puntual '. Abbiamo un ospite, ricordalo. Oscar. No, no, sta senza pensiero. Grnv AN:KI, fratello di Carlotta. Vrntito elegantemente a nero. Entra da r-inistra. Sui venticinqne anni. Figura slanciata, delicata ed elegante, da buon zerbinotto. Entra, infilando i guanti. Giov. (a mo' di stu lente) Buongiorno, angio1o. Carl. (voltando~i) Ab, Giovanni. Vai alla stazione? Giov. Non ne ho il tempo. Carl. Come? Ma, eon tanti anni che non vi vedete ... Giov. Fa lo stesso. . tra noi poeti... Dì ad Ugo, che · mi incontrerà alle undici sotto i tigli. Carl. Solo? Giov. (si stringe nelle spalle). · Carl. Anche questo? Sento un odore... Ah, sei di nuovo tornato al mio profumo? Giov. (ride). Carl~ 1 (~ir;iac jandolo col dito) Giovannj, Giovanni, Eempre ·lo stesso I , • • Giov. Questa volta, poi no, vedi Se sapessi... dov; esti vederla! Carl. (ridend<?)Lo dici sempre. Giov. No, sul serio. (con calore\ Una fì gura cele3te, un paio d' occhi, una chioma dorata... Se vedessi I Carl. Un mese fa erano degli occhi neri. una chioma nera ... (imitandolo) Oh, questi occhi di fuoco, questi capelli d'ebano e neri come la notte! Giov. (in tuono patetico) Mi so·:o ingannato. Carl. Ovvero, ella ti la inganoato. Giov. Sul serio, fu una momentanea aberrazione. Carl. Dì, dun'}_ue, quante di codeste aberrazioni hai già avuto? Giov. Eh, dico, cn.di che io voglia far conti? Io non sono un uomo d'affari Carl. Sì, sì, per disgrazia. Giov. In fondo, poi, ne amo una, io. Carl. Tu? Una? Giov. ( con passione) Sì, la donna nella sua essenza universale, la donna nella sua bellezza, nella sua magnificenza, la donna come io nei miei sogni, l'ho creata. Ma la realtà non ha completato il mio sogno. (in tuono scherzoso) Che fare? Per restar fedele ad una, bisogna essere infedele con tutte le altre. Oarl. (ride) Ah! Ahi Giov. (continua) E son condannato a cercare ed a formare il tutto con parti qua e là raccolte. Qui trovo una bocca, e lì... un braccio, qui un piede, e li... Oarl·. t turandosi le orecchie) Basta, te ne prego. Giov. Dico sul serio, sai. . · Oarl. Don Giovanni l Giov. (inchinandosi) Grazie pel titolo. Ma io non apparterrò mai a quella lunga schiera di poveri di spirito e di cuore, i quali si contentano di sposarne una, creando una dozzina di marmocc~ ... Oarl. ( cambiando argomento) Eppure, tu non saresti capace di nutrire una semplice affezione per una donna. Giov. Perchè no? In certe condizioni - per esempio, se questa signora fosse sufficientemente brutta e avesse raggiunto una certa età .. Oarl. E se invece fosse giovane e non molto brutta? Giov. (con rassegnazione comica) Non sarebbe corn per me codesta amicizia. Oarl. Non lo trovi bello un simile legame tra me ed Ugo? Giov. Ma il caso è diverso. Carl. ( con angoscia) Sai, ho spesso il sentimento che l'amici ,ia sia qualche cosa più alta dello stesso amore. Giov. Ehm! Carl. Mi sembra più pura, più ideale. La materialità non ci ha che vedere. Giov. (tossisce). Oarl. ( con un po' d' amarezza) Tu non credi, già, alla amicizia tra uomo e donna. Lo sapevo! Ma è pos• sibile. Ugo ed io l'abbiamo provato. Giov. (abbracciandola) Sì, Carlotta, se un'altra donna come te esistesse. Carl Oh, adulatore! Non si può parlar seriamente con te. Giov. (dopo una piccola pausa) Carlotta, ora che ci penso, Ugo alloggerà da noi? Carl. Non abbiamo posto. Giov. Nella mia camera ci son due letti: staremo insieme. Carl. Oh, è vero! Giov. Ugo ed io dobbiamo lavorare, in collaborazione. Eppoi, non durerà molto. Carl. Splendido I Ed io che non ci avevo sin ad ora pensato. Aspetta, lo dico subito ad Ernestina. (sucna). Giov. E che ne penserà Oscar? Carl. Che avrà a dire? Oh, la bella idea! ERNESTINA, da sinistra. Carl. Er~estina, portate via la caffettiera. (a Giovanni) Tu l'hai già bevuto il caffè. E poi, Ernestina accomodate l'altro letto nella stanza del signor dottor~: sarà occupato da un ospite. Ern. Si, signora. Giov. E non dimenticare d'ora innanzi, Ernestina, di porre da lato due bottiglie di vino, per sera .. Ern. Sì, signor dottore. (via da sinistra). Giov. Io non mi posso addormentare senza la mia bottiglia di vino. Carl. E credi c·he anche Ugo ... Giov. Oh, ci si abituerà subito (g11ardando 1 orologio) Dio I ( <.on comica fretta nei movimenti e nel linguaggio) Dunque, addio. Saluta Ugo. Alle undici sotto i tigli. Signora ... (le bacia scherzando la mano). Ca1·l. (gli dà uno scappellotto con la mano baciata) Eh, dico, ti vuoi esercitare con me? Giov. (le manda un bacio dalla soglia della porta). Carl. (lo segue - scuotendo la testa) Un poetai

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