Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 7 - 15 ottobre 1899

134 RIVISTA 'POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI che stia lungi dall'onore e dal~'~nganno ti lancia l'accusa di pane,; e cosi salva la serv1htà del suo carattere. E n'è lieto! Palermo, 26 agosto 1899. FRANCESCO GUARDIONE, SIGNOR..A SOLE (Frau Sonne) Un atto di Paolo Remer Personaggi OSCAR SCHWARZ CARLOTTA, sua moglie GIOVANNI, fratello di Carlotta UGO BAUMANN ERNESTINA, cameriera ) poeti ,Luogo dell'azione: Berlino Epoca presente I' (In casa Schwarz) Stanza da pranzo severa, ma arredata con gusto. In mezzo una grande tavola, circondata da sedie. A destra un alto buffet con vasi, bottiglie e bicchieri. A sinistra un divano. Dirimpetto il salone, tra le portiere del quale sl scorge un pianoforte a coda ed altra roba. A sinistra ed a destra altre due porte: quella conduce nel corrid~io,.questa nell'appartamento. ,. Mattino. Sulla tavola già apparecchiata, risalta un vaso di splendidi fiori. La coppia Schwarz fa la colazione mattutina. Oscar (sulla quarantina: una simpatica figura) è vestHo per uscire. Carlotta (sulla fine dei venti anni: figura slanciata, testa alta, superba circondata da una. bionda corona di capelli) è in veste da camera. Ella vuol versare del caffè al marito. O~car. (allontanandole dolcemente con la mano la caffettiera) No, grazie ! Carl. Ma, Osoar, se ne hai bevuto sempre due tazze! Oscar. Eh, ne ho già una .. (si lascia versare la bevanda) Carl. Mangi sempre un panino, ed oggi sei già al terzo ... Oscar. Al terzo! (posa spaventato il pane - tra sè) Al diavolo, oggi non so nemmeno contare ... Carl. Sei preoccupato: gli affari? Oscar. No. Carl. Qualche altro dispiacere? Oscar. No, no. Carl. Ma che hai, dunque? Guarda: invece di tre, ne hai messo quattro, pezzetti di zucchero, nel caffè. Oscar. Quattro? ... Toh!... (ne toglie uno Golcucchiaio). Carl. (ridendo) Oscar, Oscar, non me la dai ad intendere. (seria) Hai qualche cosa sul cuore ! Oscar. Niente! Ho dormito male - ecco tutto. (cambiando discorso) I bimbi ... non sono ancora levati? Carl. No, non li ho svegliati. Se avessi visto, dormivano cosi bene, abbracciati, guancia a guancia. Sarebbe stato un peccato! Oscar. (guardando l'orologio) Allora devo andar via senza baciarli? Carl. Vuoi già uscire? Oscar. Si, manca poco alle nove, gli ~ffari mi chiamano. Carl. Quando tornerai ? Oscar. Al solito ; verso mezzodì (come se volesse essere tranquillo, rimescolando col cucchiaio il caffè) Eppoi, dì, Carlotta, quando dovrebbe arrivare il signor ... il signor .. com~ si chiama .. il tuo amico? Carl. Ugo Baumann. E vero! Il treno deve essere già arrivato, e tra poco Ugo sarà qui. Aspettalo, dunque, Oscar. . Qsçu.r. (rapidamente) E impossibile. Carl. Beh, fa lo stesso: lo vedrai a tavola. Oscar. Lo trattieni a pranzo? Carl. Naturalmente! Un vecchio e caro amico! Abbiamo molto a dirci. Oscar. Certo, certo. (un sorso di caffè) Eppoi, non trovi tu, Carlotta ... Carl. Che cosa? Oscar. È un poco .. come dire? ... è un po' sconveniente venir così presto ... Carl. Non capisco... Oscar. (impaziente) Non è· .o~a da far visite:.. .· Carl. (ridendo) Oscar, quali idee!.. Ugo ed 10 c1 conosciamo e ci trattiamo da fratello e sorella ... Oscar. Beh ... Ma è tempo che ti ve,ta. Carl. Io? Sono già vestita. . Oscar. Dico, è tempo che tu faccia toeletta. Carl. Toeletta? E perchè ? Oscar. Se il signor ... sig°:or Bau~ann vien ~osi presto!~. Carl. Ah, si ! (come se 1mprovv1samente ricordasse) E presto fatto! (prende nna rosa ~ossa d_almaz~o di fior e se la pone in petto con civetteria graziosa) Ecco la mia toeletta I Oscar. Bene! (un sorso di caffé -- dopo, una piccola pausa) Volevo dire non è 1ui.... Tu lo racconti spesso: egli ti chiamava sempre il suo Sole... · Carl. Sì, Sole, o, meglio, signorina Sole.. Oscar. E perchè? Carl. Una ragione cosi poetica ... Diceva che io portavo luce nella sua vita. (allegra) Ora1 però ... Oscar1 di, ora, dovrà chiamarmi Signora Sola... Osca1·. Signora Sole? Carl. Non lo trovi bello ? Oscar. Sicuro! Carl. (sognando) Era un bel tempo quello! Ci ritorno con la mente. E specialmente quei due mesi, durante i quali, non avendo posto, abitai nella casa di mio fratello Giovanni. Una splendida vita quella che vi vevano in tre. Osca1·. Il signor ... il sio-nor Baumann abitava con voi? Carl. Porta a porta co~ Giovanni. Alle sette d~l ma~- tìno io gli gridavo dal buco della toppa 11 mio buongiorno. Oscar. Dal buco della toppa ? Carl. Già! Ed alle dieci andavo da lui: egli doveva leggermi ciò che aveva scritto al mattino. Allora seri veva un poema - Sa'tana - che voleva dedicarmi e che non è stato più finito. Oscar. Grazie a Dio! Carl. Barbaro! C'erano dei bei punti. Mi ricordo il principio. Un tramonto: il sole fa la sua toelet_ta di notte e viene spiato dalla luna che guarda bieca, in occidente, sull'orizzonte ... Oscar. Poco pudica codesta vostra luna! Carl. (minacciandolo con la mano) Oscar!. .. Oscar. E quanto dirò questa comunanza? Carl. Te l'ho già detto: due mesi. Dopo, quando io ebbi di nuovo un posto, ci vedemmo raramente: solo le domeniche. Nell'intervallo, però, c1 seri ve• vamo. Osca1·. Lettere? Carl. Naturale: lettere! Le hai viste? Le ho tutte conservate. (scherzando) Forse il _nostro. carte_ggi~ sarà un giorno stampato, e potrai glorificarti di avere una moglie celebre. Oscar. Anche questo ! Carl. Perché? Lo sai: io ero un po', come dicevi tu, esaltata, quando mi conoscesti Allora avevo la fisima di divenir scrittrice. Oscar. Ce n'è voluto per mettere a posto questa testolina. Carl. Vedi, era un altro modo quello donde mi hai tolto. Oh, mi rallegra molto il solo pensiero che, tra poco, potrò rievocarne qualche momento. Oscar. Davvero! (un sorso di caffè) E non vi siete più rivisti da cinque anni?

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