'R..IVISTA POPOLA.REDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI regio. Il dotto e coraggioso storico napolitano Pietro Giannone, di cui tanto si debbono onorare Napoli e l'Italia, costretto a fuggire dalla sua patria per le persecuzioni della curia romana, a cui pur troppo e con dann3bile debolezza si mostrava ossequente il re Carlo di Napoli, se ne viveva tranquilli giorni in Ginevra. L'odio dei curialisti seguitollo in quel lontano secesso, non potendo e3si perdonargli che egli nella sua immortale opera della storia civile di Napoli con tanta dottrina aves3e sostenute contro di loro le ragioni del principato. Il re di Sardegna per arrivare all'aggiustamento delle sue differenze con Roma, pensò di farsela bene.vola con secondare il loro furore contro lo storico Giannone, condotto nel 1736, per insidia di un perfido amico, in un villaggio della Savoia per farvi là sua pasqua, ivi fu arrestato per ordine del re, e serrato in carcere, prima nel castello di Miolan, poscia nel forte di Ceva, finalmente nella cittadella di Torino. Quando si trattava l'accordo con Roma, il misero prigioniero, credendo di aver a fare con gente esorabile, compose uno scritto in favore dei diritti regii, ed al re mandollo. Dicono che il re lo scritto gradisse, m:i. pure dalle carceri non fu l'autore sciolto, anzi trovassi con maggiore strettezza guardato. Tanto rigore anzi fu contro di lui usato, che gli venne insino negata la presenza del suo figliuolo: che nell'orrido carcere il voleva consolare. Scrivono che pei conforti del padre Prever abbia abiurato le opinioni dannate dai canonisti romani nella sua storia; ma nemmeno questo gli valse: gli aspri e rugginosi chiavistelli sempre stavano inforcati cont~o di lui. per forma che. mar\, dopo di essere stato sostenuto dodici anni in carcere, correndo dell'età sua il settuagesimo secondo. Eppure favori, e non ferri dovevano i re a Gian none I ne il re Carlo Emanuele era obbligato a farsi stromento dei risentimenti di Roma, ma l'infelice storico servì di vittima placa:o·ia. Strana ventura, e da nis~nno, non che da credersi, da immaginarsi, che tra San Benigno di Fruttuaria, e Giannone vi fosse connessione! Leggo in un recente e dotto libro del conte Ferdinando Dalpozzo, che Giannone prigioniero di Stato a Torino godeva, per quanto i tempi permettevano, della protezione della corte di Savoia; singolare spe;ie di protezione! Ma forse egli s'intende per protezione il non averlo dato agli sbirri dell'inquisizione » ( 1). Qai finisce il periofo, che compendia la lunga sventura del Gian'lone, causata dal tornaconto e dal tradimento di Carlo Emanuele III; e il Botta, serenamente, dovendo ragionare d'altro nelle sue sto:ie. comincia il nuovo periodo con le parole: Torniamo al bene. L'autorità giudiziaria di altri tempi non incriminò il Botta, nè furono incriminati gli editori diversi delle storie di lui; oggi, invece, l'autorità giudiziaria, spiegando quell_o zelo che muove il riso, jncrimina un opuscolo che e parte della ristampa delle lezioni pronunziate da Giuseppe Ferrari nel 1863, impresse, come è detto di sopra nel 1868. Scoperte ora dall'accorta autorità le offese alla sacra reale maestà di Carlo Emanuele, restiamo assai sorpresi che nel 1852, pubblicandosi le opere inedite del Giannone, sotto gli auspici di Pasquale Stanislao Mancini, l'autorità fiscale passò sopra a queste sincere parole di ricordo terribile: Nella dedica al re Carlo E manuele (conessa l'infeliceprigionierosperavaforse pietà per la nequiziadell'attoconsumato), l'autore dice essere mosso da due potentissime cagioni a scrivere quest'opera e a dedicarla alla maestà sua: « La prima per lasciare al mondo un perenne monumento della mia gratitudine ed un profondo ossequio per gli obblighi infiniti che doveva protestare alla beneficenza di V. M. per avermi sottratto da gravi danni, e ritolto al furore di fortuna, e quasi naufrago scampato da pericolosi scogli e profonde acque, nelle quali ero per sommergere ; e che, me peregrino errante, con pietoso sdegno tratto da lunghi errori, abbia finalmente riposto in sicura strada di salute. Ma so- (i) Storia d'Italia dal 1534 cl 1789, vol. VII, pagg, 65, 66; To:rino, Da.li~ Società l'1Jnione. Ti:p-Editrice, 1872. pratutto per avermi impetrato quel perdono del quale per le mie precedute colpe mi reputavo immeritevole, e fattomi per proprio esperimento conoscere che la nostra benigna e santa Madre Chiesa ha si pietose braccia che volentieri accoglie e perdona chi si rivolge a lei ». « Le quali parole - soggiungono gli editori de La Società Editrice - ci paiono piene di mordace ironia quando rammentiamo che qudl'illmtre scrittore, non potendo più vivere nella sua terra natale, erasi ricoverato a Ginevra; e come con iniqua perfidia fu condotto a celebrare la Pasqua in un villaggio della Savoia, e quivi pres0, e di là trascinato in catene nel castello di Miolan, e poi in quello di Ceva, dove scrisse l'opera che vi vede la luce, (Discorsi sopra gli .Annali di Tito Livio), e la dedicatoria a quel principe, che doveva lasciarlo morire in prigione » (I). Ed ora, dopo quanto con indelebili caratteri sancì la storia di più che un secolo e mezzo, è pure un reato per l'autorità fiscale l'annotare i delitti di Carlo Emanuele III, dei quali se nel 1736 si ha memoria del mercato di P.etro Giannone, per l'ambizione sfrenata di allargare il domini<', come ricorJa lo stesso Botta (voi. VI, ediz cfr. pag. 192), facendJ cessare le discordie col papa, nel r73 I in piu orrendo caso c'imbattiamr., rammentando l'avere rinchiuso fo, un castello il padre, l'averlo fatto maltrattare bestialmente più che crudelmente dalle sue lance spezzate, dai ministri di Ormea e Perosa, nei cui petti si annidava ogni ferocia. E per costoro Carlo Emanuele free rinchiudere r.el castello di Rivoli il padre:-, sì da fare esclamare· più tardi, dagli storici di casa piemontese: In che miserostatoera caduto colui cbe aveva vinto Francia a Torino! Ma nulla di tutto questo, importò meglio a Carlo Emanuele che il prigioniero padre fosse tenuto a Rivoli con le sbarre alle torte, con le ferrate alle finestre, in arido carcereinvece di casa di delizia. Ed esecutore com:mdante in capo le forze, spargitore degli spaventi fu l'Ormea, quello stesso che operò, per gli ordini di Carlo Emanuele lii, il misfatto di Pietro Giannone ! E qui ci fermiamo, per tener dit:tro ad una considerazione. L'autorità fiscale non permette nella Italia, che i monarchici dicono rigenerata, che dopo 16 3 anni sia notato un grande e terribile avvenimento; e nol permette, perché l'autore del delitto è un lontanissimo congiunto del monarca reggente. Cmi, facendo plauso al success'.)re, diviene· l'autorità giudiziaria arbitra della storia, calpest.rndo la verità, e facendo credere che la vita del Giannone e i narratori di essa abbiano romanzeggiato, e voluto calunnfare un re. Non sarendo come e con quali termini dobbiamo giudicare un tal contegno, non ci rimane che un'altra volta, dopo il tanto dir chiaro, recare le nostre meraviglie sul modo di insegnare e di studiare le nostre storie. Nella scuola l'abbondanza delle menzogne, contraria ad educare il cuore e a nutrire di sane cc se l'intelletto, si accresce vieppiù, e dagli scolaretti delle elementari ai giovani delle Università, la storia è divenuta un esercizio di menzogne, in cui viene esagerato il bene ed il male. Intanto inutile riesce lo scopi imento .de' documenti per rintracciare il vero; di essi i maestrelli e i maestri aspiranti a commende, si avvalgono solo per denigrare le vecchie cadute monarchie, che non cadute adulerebbero del pari che ad~lano la presente. Skchè ogni lavoro affannoso non ha alcuno scopo per la sincerità; chè non e più facile sradicare le male abbarbicate piante delle menzogne: non è più facile che in Italia si rigeneri la coscienza, e con essa l'uomo; non più facile, poichè da quarant'anni si devono magnificare gli errori, i delitti, si devono le sconfitte volgere in vittorie Ed inutili riescono le dimostrazio.ni oneste; vane perchè l'autorità fiscale ti strozza la voce, e il popolo, servo per istinti, avverso a rifarsi, se vuoi (i) Opere inedite cli Pietro Giannone scritte nella sua lunga prigionia in Piemonte rfoedutc ccl ordinate clal cav. Pasquale Stanislao Mancini; voi. I, pag. II, l'oriuo, Unione Tipogra(lca-Editrice, i859,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==