Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 6 - 30 settembre 1899

108 RlVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI eando il governo che non riversando le sue più speciali attenzioni all'agricoltura mancherà la potenzialità contributiva eù i bilanci saranno sempre industria di ragioneria non realtà. La conclusione, letterariamente bella, è la più chiara manifestazione dell'animo conciliante dtll'A. che desidera il bene senza guardare da chi venga. Gli altri titoli rapresentano i progetti del Governo e dell'on. Rinaldi. Più modesto e circoscritto è il compito che si propone il Pasqualino: quello di rivendicare al suo comune natio, Riesi, alcuni feudi, che sono stati usurpati coll'ac• quiescenza dei governi che si sono succeduti in Italia. Queste faccenda delle usurpazioni, moreanglico, e stataripetutamente stigmatizzata da vari scrittori siciliani - più di recente dal Battaglia e dal nostro Loncao ; ma sinora inutilmente. I ladri delle terre pubbliche continuano a godersele perchè sono potenti , i poveri che si arrischiano a protestare, talora colle vie di fatto, viste inutili le proteste a parole, vi guadagnano galera e piombo - come a Caltavuturo. E i ladri non solo si godono le terre rubate; ma il governo tiene il sacco perchè non consente che. dei furti - come si fa in lnghilt~rra, e come si faceva sino a poco tempo fa in Italia - si parli e si s;riva liberamente, e fa invocare ed applicare il famoso articolo 247 del C. P. sull'eccitamento all'odio di classe. Il Pasqualino suffraga la sua buona tesi con documenti originali importantissimi e insiste opportunamente sul carattere di sfacciata spogliazione ch'eb'Jero in Sicilia le leggi del I 8 I 2 e del r 8 r 6 delle quali per tanti anni si fece bella l'aristocrazia siciliana dandole le parvenze di liberalismo e di spontanea generosità. Con quelle leggi degne d'illustri e blasonati briganti « i mali economici, dice il nostro A, si aggravarono dippiù in rap· porto all'agricoltura, in quanto proclamatbi gli tx baroni proprietari assoluti delle terre demaniali feudali e sdegnando essi l'esercizio dell'arte geoponica concessero gli ex feudi io fitto a grandi speculatori; i quali hanno il solo interesse di sfruttare sino all'esaurimento lo strato coltivabile della terra ed il lavoro dei miseri contadini. E mentre con l'antico metodo i prodotti del suolo andavano divisi tra l'ex barone e i vassalli colti vatori, abolita la feudalità ed introdotto l'uso dei grandi ~ffitti, nella divisione entrò un intruso, il quale ne prende la massima parte. La terra dunque che prima doveva nutrire due persone dovette in prosieguo sopportarne tre ; e mentre il povero lavoratore dei campi anteriormente doveva mantenere un solo parassita, fu poi costretto a sopportarne due » (p. 67 e 68). O' :iccordo, egregio Pasqualino. Consentitemi, però che io esprima il mio dissenso nel giudizio troppo sommario, che da_te in ultimo sulla politica. « Noi tutti, « scrivete, abbiamo fatto troppa politica a danno nostro, « abbiamo tralasciato gl'interessi veri del paese per in- « seguire un fantas_ma inutile, e ci siamo accapigliati « senza costrutto. E tempo di abbandonare questa mala « femmina che con moine sguaiate, con atteggiamenti « indecorosi ha stornato l'attenzione nostra e quella del « paese dalla locale questione economi.:a ». No! la verità è divas3, ed è questa: di politica vera in Sicilia e nel mezzogiorno non se n'è fatta abbastanza; quella che si è fatta è stata cattiva. Pessima poi quella dei paesi da cui scrive il Pasqualino; dove davvero si segue da anni una mala femmina, che prese le sembianze della politica eJ è affarismo e servilismo laidamente impast.ito coll'ignoranza e coll'egoismo. Oh! di grazia, ai mali efficacemente denunziati come si potrà porre rimedio senza l'opera di una politica sana e democratica? SICULO. Dr. Napoleone Colajanni: Per la Raz.z.aMaledetta, . L. 0,50 Id. : Mouvements sociaux en Italie » 1,- lç\, : La gra11debattatlia del lavoro » 0,75 Lamiseria, le oitazioni operaie, l'alcoolismo (r) (Dedicato alte Leghe antialcooliche) Ciò che si vede: gli ubriaconi. , Ciò che non si vede: perché vi sono degli ubriaconi. Ah! io non deploro la giornata· passata al Depositai Essa mi ha permesso di vedere della miseria che non spuò uemmeno sospettare al di fuori. Ho visto dei pJveri fanciulli di sei, otto e dieci anni, chiusi in anditi stret, ti, oscuri, puzzolenti con degli arnesi più vecchi e difèttosi; h::>visto delle miserie sordide, degli esseri coperti di stracci, pallidi, scarni - veri cada veri ambulanti, spettri che mettono i brividi, usciti chi sa da quali inferni!.... Quando una società chiuJe in una tale promiscuità di debosce dei fanciulli di sei anni con dc-gli adolescenti già corrotti, ha essa il diritto di lamentarsi se, più tardi, non raccoglie che dei mendicanti, dei ladri, dei sodomisti e degli assassini ? Ha essa sopr. ttutto il diritto di pu. nirli? A Parigi, i filosofi dell'ottimismo omicida non vedono la miseri.i .... Non solo non la vedono: essi la negano ... - Noi abbiamo decretato l'abbondanza generale, di- ~ono essi; la felicità fa parte della nostra costituzione ... E iscritto sui nostri monumenti e fiorisce gaiamente alle nostre finestre, come insegna nazionale... Non vi sono altri poveri che quelli che vogliono esserlo, se non quelli che, malgrado noi, si ostinano ad esserlo.... Sono testardi !.... · Per conseguenza ci lascino tranquilli. - E come potrebbero essi vedere la miseria? .. Parigi la nasconde sotto il suo lusso bugiardo, come una donna nasconde sotto il velluto e i merletti del sùo vest:to il cancro che le rode il seno. Per non sentire i griJi, che si levano dagli infc:rni sociali, Parigi copre il lamento della miseria nell'orchestra dei suoi piaceri. - Nessuna voce di povero diavolo non traversa, non può traversare il rumore continuo delle feste e il movimento di oro degli affari... E come vedrebbero essi la miseria?... Sanno essi forse che esistono, ammucchiati in abitazioni troppo strette e malsane, delle migliaia e migliaia di esseri umani per i quali ogni atto respiratorio equivale ad un sorso di veleno, e che muoiono di ciò di cui vivono gli altri? Il triste poeta alla mia sinistra, intanto dormiva profondamente .... Alla mia destra un uomo, magro, dalla tinta plumbea, coperto con un camiciotto da lavoro; tossiva con sforzi penosi. Gli domandai perchè era lì e qual'era il suo delitto .... - Ieri era giorno di paga, rispose egli con una vece fischiante ... Mi sono ubbriacato come è giusto ... E credo bene che ho scambiato delle parole con un agente di polizia, che mi spingeva ... Mi sembra che io l'abbia chiamato: vacca I (i) A questo articolo, tolto primitivamente dal Journal des Tribunaux~ la rivista di Lione, Les Archives de l' Anthropologie crimi'},elle ecc._ (15 Lt~glio '18_99) aggiunse la nota seguente: « Questo Y1vace art1r<;>I?d1 Ottavio i\I1rbeau mos_tra come si può f~re o. pr~p~rare del Dmlto ~enza s~perlo. L'ammirevole scrittore dice d1 pm m queste poche llllee pittoresche che venti discorsi sull' u~riache_w1. I più col_pe~oli in questa i:nateria sono spesso gli oratori stessi, collaboralor1 d1 uno stato sociale oppressivo e sfrut- ~atore, nel quale l'alcoolismo ha dovuto nascere come le muffe sul legno fracido, e sul quale persisterà, malgrado tutte le misure legislalive, sino a tanto che le condizioni del lavoro e il Sltf'me1uu,e non saranno modificati». Noi_associand~ci. pienamenle -~ qu~ste oneste parole aggiungiamo che Slll dal 188, I on. Dr. ColaJanu1 nel libro: L'alcoolismo Slte coni;euaen:;enw1'ali e sue cnw;e aveva luminosamente dimostrato la connessione tra alcoolii'>mOe miseria. La dimoslrazioue fu tale che il Lombroso, contro il quale era stato scrillo non gli lesinò le lodi - da 0 ·alantuomo qual' è - nell"ultima edi1:ione del- !' Uomo delinqu<'nle. A scuol<•rr la fiducia in tale conclusione vrnne uu'nchiesla ull'alroolismo 110IBrla:io del nostt"o Vaud01·welde· ma a lui rispose efficaccnwute Chat'les Albel"l nei Te,npi;Nouvcaux (Supplèment 1 • 15. 1899). N. d. R.

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