'R...IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 107 Indiani isolati nelle loro riserve, educati alla caccia non possono assimilarsi ad un popolo di lavoratori. Concludo col di.:hiarare che non mi sembra necessario ricor-rere alla ereditarittà delle mentalità per spiegart: certi fenomenl sociali, dei quali l' educazione, intesa in senso stretto o largo, dà la suffì;iente spiegazione. PAUL DE RousrnRs Biblioteca della Rivista Popolare EMILIO VANDERVELDE LE CITTÀ"PIOVRE,, Questo importantissimo studio del deputato socialista belga, già pubblicato in vari numeri della Rivista Popolare, e ora raccolto in opuscolo, è posto in vendita al prezzo di centesimi venti Dirigere ordinazioni, acco:rnpagnate dal relativo i:rnporto, all'0n. l'\1apoleone Colajanni Oastrogiovanni '-../ '-./ '-J ~ "../'-../ I DEMANI COMUNALI ( 1 ) La qmst1one dei demani comunali si agita da un secolo circa in Italia e principalmente nel Mezzogiorno e in Sicilia ed attende ancora la soluzione equa. Se n'è parlato spesso in Parlamento, in molti libri e in molte riviste, ma con poco risultato pratico. Quando se n' è avuto qualcuno, anzi, in seguito a tumulti clamorosi e sanguinosi, è stato pessimo perchè venne rappresentato dalla quotizz1zione tra i contadini di qualche magro feudo: quotizzazione deplorevole perchè ha impoverito qualche comune ed ha illuso i pochi lavoratori, che per qualche anno ebbero l'Hlusione di essere divenuti proprietari, e che in ultimo è terminata colla costituzione di latifondi a beneficio di antichi o nuovi feudatari ( 2 ). .Antonio Rmaldi, il giurista eminente ed onesto, per un momento era riuscito a richiamare l'attenzione del Paese e del Parlamento sui demani con un hbro e con un disegno di legge d'iniziativa parlamentare. Il libro : Le terre pubblichee la quistione sociale e il disegno di legge: La comunanza agrar.ia certamente presentavano delle lacune e dei difetti di vario ordine; ma c'era tanta dottrina, tanto buon senso, tanto sentimento di giustizia, tanto amore alle classi lavoratrici derditte che gli stessi avve1sari più decisi gli furono larghissimi di lode. Tra i quali mi piace ricordare il Prof. Riccardo della Volta, che ne fece una critica acuta in una comunicazione alla R. Accademia dei Georgiofili di Firenze ( Terre pubbliche e quislione sociale. Firenze 1897). Ma rapito iaunaturamc!nte il Rinaldi al paese ed al Parlamento pare allontanato il giorno in cui la quistioni trovi una soluzione equa e abba:.tanza radicale. Augurando che a Montecitoiio altri prenda in mano la causa valorosamente sostenuta dal valoroso deputato di Chiaramente, benchè con un poco di ritardo, sento il do\:ere di occuparmi degli studi coscenziosi di alcuni solitari. E ne>presento due ai lettori della 'l{ivista: Emilio Loscalza che i lettori conoscono per un articolo pubblicato in questa stessa Rivista nel suo primo anno di vita e Gaetano Pasqualino· Pasqualino che altro interessante articolo aveva mandato, ma che non potè vedere (1) Avv. Emiddio Loscalzo: Il yocerno elci demani comunali e lei quistione agrarici nel ,nc~.:;ogiorno cl' Italia Presso l'A. in Accettura. - GaeLano Pasqualino Pasqualino: Il cliritto nella ::;loria. Riesi, '1899. Presso l'Auto1·e. (2) L ·on. Colajauui, nel Gennaio 1803, svolgendo la sua iuLerpellanza sul massacro cli Caltavuturo stigmaLia6 vivamenLe la quotizzazione dei demani ed ebbe iI plauso non solo dei socialisti, ma anche di persone competentissime che militavano e miliLano in altri partiti, tra i quali basta 11Qmiuare Antonio Riuallli e (;iuE;tino Fortunato. · la luce subito e che ora è divenuto inutile, perchè ci ha regalato un libro; che vale certamente di più. Dallo studio del Loscalzo, interessante sotto tutti i punti di vista, mi permetto di dare un largo riassunto. E' diviso in nove titoli. Nel primo, l'introduzione, constata lo stato di fatto delle provincie meridionali ed assegna le due principali ragioni dell'improduttività del suolo dovute al mal governo dt i demani ed alla mancanza assoluta di un criterio razionale di co!ti vazlone, e si chiude con un'aspirazione al- miglioramento agrario. Nel secondo tesse la storia del sorgere della proprietà demaniale, assegnandola con nuove prove storiche al periodo preistorico, ed indi ne mostra l'indole con profos;: citazioni della dottrina napoletana la quale tanto imperio ha tenuto nel foro e nt lla scuola. La disamina è accurata e precisa, e l' A. rivela in essa studi profondi e fine acume giuridico per aver disotterrate dottrine antiche non alla portata di tutti, anzi di qua_lcuno solo ndle provincie del mezzogiorno. Nel terzo fa l't:segesi delle diverse denominazioni dei demani e termini feudali, con chiarezza d'iJee e con forma accessibile alle menti di tutti, riassumendo in concisi perioji uno studio profondo su gli antichi autori, che scrissero su la materia. Di tratto in tratto si accapiglia in polemiche scientifiche con l'on. Rinaldi, dal quale dissente sul diritto dei comuni su i demani, che ritiene di esclusivo dominio dei cittadini meno nella parte del feudo largita per necessità d'incolato t per ragione politica. Nella disputa l'A. con la forma inappuntabile addimostra per l'on. Rinaldi ammirazione e rispetto, cosa che fa piacere, e rivela quanto sia modesto e studioso, Ntl quarto riunisce in sintesi tutte le pubblicate leggi demaniali dal 18c6 al progetto Guicciardini osservandone le lacune e proponendone gli emendamenti. Si rivela in questo capitolo competente e nutrito di studi sociologici, anzi tali studi pigliano spesso il sopravvento sul giurista. · Nel quinto tratta dell'autorità tutoria e della magistratura speciale esponendo con coraggio e franchezza tutto il marasma dei tempi, ed incisivo ed acuto imprime con l'esempio di scrittori scelti nella parte ìiberale. conservatrice non lievi strali al baratto che si fa di ogni costituzionalità. Propugna calorosamente l.1 responsa bi1 tà completa degli amministratori tanto civilmente che penalmente, e, non a caso, per dimostrarne la necessità, riporta brani di molti uomini parlamentari di governo, fra i quali cita l'on. Lacava, a cui rivolge un interrogativo, che esprime tutto il suo animo fìèente nell'avvenire, ma scorato del presente. Nel sesto discorre delle dispute moderne sulle principali forme della proprietà e ne disamina i maggiori scrittori e poi parla dei diversi progttti presentati al parlamento discutendoli tutti e rilevando in ciascuno i pregi e difetti. E entusiasta della istituzione della ccmunanz._a agricola, ma dissente dall'on. Riualdi nei mezzi. L'A. la vuole formata dal canone, che pagano gli stessi quotisti, e si mc stra poco fidente dei soccorsi di altre banche, perche, lui dice, queste hrnno buttata la rovma, il disonore e la gelida miseria nelle famiglie, che vi hanno avuto contatto. Nd settimo si espongono le questioni agrarie, e l'A., dopo aver scolpite le condizicni g~nerali, ha fatto una diligentissima e giudiziosa raccolta dei migliori e più recenti ritrova ti della scienza agraria tanto rapporto alla natura del suolo che ai lavori preparatori ed ai diversi sistemi di concimazione. Dimostra la necessità agricola e sociale del rimboschimento. Questo capitolo può dirsi un brevissimo, ma completo traltatino di agraria capace di sodJisfare alle prime e più necessarie nozioni per la coltura intensiva alla quale l'A. mira con ttnacia di propositi e con la fantasia di r;n trovatore sotto i balconi dell'amante, perchè la reputa l'unica che possa e debba rfaolvere il problema delle miserie meridionali, avvi·
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