106 'R..IVlSTA POPOLARE Dl POLITICA LHTTERE E SCIENZE SOCIALI aver fatto l'Italia. Intanto ecco il larghissimo sunto dello studio delle Science sociale. Il problema della colonizzazione e dell'assimilazione delle razze indigene è stato studiato in un 11 bro interessante da Leopoldo de Saussnre (Psychologie de la colonisation francaise da11sses rapports avec les societésindigàtes. Paris. Alcan. 1899). Egli dice che le abitudini assolute di ragionamento rettilineo dei francesi, la loro mentalità di logica astratta li confannavano fatalmente ad intraprendere l'assimilazione degli indigeni, nel quale compito dovevano fallire, per l'ostacolo insormontabile presentato dalla diversa me1dalità delle razze indigene, che dovevano essere assimilate. Per mentalità di una razza deve intendersi il suo modo d'intendere certi rap, orti sociali, l'autorità, la libertà, la giustizia, l'ordine, la convenienza ecc. Questo insieme di credenze e di convinzioni noi lo chiamiamo formazione sociale·; con quest'altra differenza: alla mentalità del de Saussure è annesso il car..ttere essenziale di essere ereditario ; il carattere principale della formazio11e è di essere dipendente dall'educazione e dall'ambiente. Ora perchè la mentalità delle razze cosidette inferiori costituisce un ostacolo insormontabile all'assimilazione dalle razze superiori? Questo ostacolo non dipende dall'ereditarietà la quale è modificabile e dà soltanto delle disposizioni che si devono sviluppare coll' educazione ; ma pachè questa agisca occorre un ambiente omogenw dove, dai vecchi ai fanciulli, passando pff le ttà intermedie, certe maniere di vedere o di agire siano ammesse senza discussione, dove uoa certa educazione sia stata data a molte generaz'oni consecutive; e siccome, raramente, queste condizioni si riscontrano riunite non si può riconoscere agevolmente ciò che viene dall'eredità coltivata dall'educazione o dall'educazione confermata dall'eredità. t Nelle colonie francesi volendosi procedere all'assimilazione ddle razze conquistate si sono trascurate tali indicazioni e stoltamente si è creduto che si poteva raggiungere lo scopo ,.togliendo vigore a tutte le istituzioni locali e traJizioDali - ta• lora migliori, e più adatte delle fran;t:si - per sostituirle artificiosamente, di un colpo, colle istituzioni europee, generando conflitti ed inconvenienti di ogni genere, che dovevano necessariamente impedire l'assimilaz·ont:. Si demoliva senza riedificare. Perciò, ha ragione de Saussaore proclamando che le istituzioni ..... sole non hanno la potenza assimilatrice che molti loro suppongono, e che è ingenuità credere all'efficacia ddl'applicazione assoluta e in ogni circostanza degli immortali principi della rivoluzione. Ciò che occorre per riuscire è l'educazione, la quale può intendersi in senso stretto e in senso largo. La prima è quella che si fa in collegio; e si sbagh di grosso quando si afferma che un giovane o una ragazza usciti dal collegio hanno fatto la loro educazione. In vece è da farsi. L'educazione in senso largo comincia nella culla e finisce nella tomba; cessa colla vita; e si vive rrnlmente sino a tanto che c'è desiderio di cultura intellettuale, di elevazione morale, e si ha l'abitudine del lavoro. La vita è una educazione che si persegue attraverso a circostanze diverse: nella giovinezza per isviluppare armonicamente le forze nascenti; nell'età matura per assicurarne l'uso migliore; nella vecchiaia per conservare ciò che resta di forze fisiche al servizio di una volontà fortificata della pratica del bene, illuminata dall'e,perienza. Tale educazione non è unicamente fatta su libri, dipende strettamente dall'ambiente in cui si svolge, L dalle condizioni che offre tale ambiente per ciascuno di quelli che vi vivono. E differente nella stessa famiglia pel col~ivatore, pel marinaio, pel commerciante, pel militare ecc. E differente pel celibatario e pel coniugato; pel padre di famiglia e per l'uomo senza figli; per colui che ha menato una vita dolce, e per chi è passato attraverso alle avversità ecc. Quando si vuol discorrere dell'azione dell'educazione bisogna. conoscere in quale senso la si prende. L'educazione ridotta al collegio fallisce, non assimila gl'individui usciti da razze differenti e che vivono in ambienti diversi. Il D. Gustavo Le Bon, ch'è vissuto lungamente nell'India, afferma che l'Inghilterra colle quattro università, che vi ha stabilito, coi collegi all'inglese, colle 127.000 scuole, coi tre milioni di scolari che le frequentano, non è riuscita coll'educazione ad assimilare metJomamente gl'indigeni. Monier Williams che conosce gl'indiani, dice anzi che quelli educati nei collegi inglesi sono molto inferiori ·moralmente agli altri. E ciò perchè l'educazione della scuola è impotente senza quella larga dell'ambiente. Un Parso, che occupa a Bomb.,y una situazione importante, Beramji M. Malabari, nel suo curioso racconto del viaggio in Europa (The Indian Eye on Englis/J !ife: Il punto di vista indiano sulla vita inglese) dà le ragioni per cui fallisce l'educa1;ione sçola~tica all'inglese de~li indiani. « Sorrrende il fatto, - egli dice - che molti giovani indiani ritornano dall'Inghill terra esasperati e disgustati dopo avervi passato alcuni anni a collegio. La ragione n' è semplic<.>. Lo studente indiano non può mischiarsi ai suoi compagni inglesi sopra un piede di eguaglianza. Egli vi è male preparato dalla sua anteriore vita di famiglia. Per qualche tempo egli è pr?tetto e guidato da qual• che collega benevolo; ma questo fimsce collo stancarsene, e l'indiano finisce col trovarsi isolato; in molti casi finisce col far lega cogli elementi peggiori del collegio. Temo che sarà così per molto tempo sino a tanto che durerà la differenza tra . la vita familiare delle due nazioni ». L'osservazione sui risultati ottenuti dagli ioglesi nell'India si può estendere ai Negri ed a tutte le razze inferiori. Non è l'eredità. mentale, che li rende disadatti all'assimilazione colle razze superiori ed al progresso; ma l'educazione semplicemente scolastica per mez::o della quale la si vuole ottenere: l'edu::azione staccata dall'azione dell'ambi ente generale. Per i Negri, si aggiunga che c'è un altra ragione preponderante che neutralizza qualunque buona influenza ddla e:iucazione scolastica e marca la diversità dell'ambiente: ed è il cole.re della pelle. Questo li isoh e li ricaccia nel solo ambiente originario: nell'ambiente negro. L'educazione diviene verament<! assimilatrice, quand0 le circostanze perme.tono che degli individui di origine emica di{- fc:rc:nte, ma riuniti nello stesso luogo e sottoposti alk stE'sse influeoze,si c Jnfondono in guisa da maritarsi formalment,;: tra loro. Vediamo ciò che ci insegna l'tsperimento degli S:ati Uniti. Gli Stati Uniti S'Jno il più grande campo di assimil-azione sociale che oggi vi sia nel mondo. L'assimilazione è il problema che domina tuète le quesfrmi americrne. L'avvenire dell'America dipende principalmente dal successo che essa otterrà nell'assimilazione degli immigranti. Ciò ch'è curioso è l'accordo incosciente degli Americani nel risolvere il problema per mezzo dell'educazione intesa nel senso largo. In ogni momento e in ogni occasione il motto educativo-vien fuori nelle loro conversazioni; e lo sco?0 educativo lo scorgono e lo vogliono in tut:e le loro in!raprese; un MusP.o che si fon.ia, una chiesa da costruire, uca campagna di conferenze contro l'alcoolismo, una società di storia locale ecc. devono avere uno scopo educativo. . La stessa preoccupazione si scorge in quella moltitudine di Istituti, scuole profess·onali, di cucina ecc. sì riccamente dot1ti dai milionari Americani e sì liberamente aperti a tutti. I fondatori di questi stabilimenti, come la loro generosità e le loro risorse, consentono al desiderio generale di elevare la razzJ, di rialzare ad un livello superiore tutti gli èlementi informi che l'immigrazione dà continuamente agli Stati Uniti. I risultati sono positivi, eccellenti: l' assimilazione si verifica per mezzo dell'educazione. Chiacchierate con dei fanciulli di Chicago, di New- York, di Cincinnati, essi vi diranno che la loro madre era irlandese o belg,, il loro padre tedesco, ma che essi sono Americani. E la loro 111entalitti è precisamente americana. Perciò gli Stati Uniti sono una nazione, e non una semplice accozzaglia di persone di origine di versa. Negli Stati Uniti si distinguono a prima vista i cittadini americani che vi sono arrivati adulti, da quelli che vi arrivarono nella fanciullezza; e la distinzione è possibile nella stt:ssa famiglia e in tutte le classi sociali. Dei preti cattolici francesi, tedeschi, irlandesi venuti in America come missionari vi restano sempre quasi come stranieri, anche quando vi soggiornano da lungo tempo. Intanto il piu americano dei prelati cattolici, Monsi?;nor lreland, è nato in Irlanda d~ irlandesi, ma arrivato negli Stati Uniti nell'età di sei mesi. E americano nella mentalità, benchè la su1 educazione scolasti~a sia stata fatta in Francia nella diocesi di Bdley. Il superiore del suo seminario è un francese di Lione, Monsignor Ca1llet, anche lui arrivato in America giovaniss; mo; e dirige un seminario che h~ lo scopo assimilatore di dare preti di ogni origine, ma di mentalità americana. Intanto, l' operazione non riesce sempre. Alcuni imm:gr ..ti non vengono assimilati. Gli ostacoli all' ~ ssimilazione sono diversi. Il primo risiede nella volontà degli immigrati. I Chinesi, gli Ungheresi, i Ruteni, i Polacchi, i Siciliani vanno in· America per raccogliervi uo peculio; non vogliono divenire Americani, ma ritornare nei loro pat si appena raggiunto lo scopo. Non si assimilano gl'individui che si aggruppano secondo la loro nazionalità, vivono separati dal resto, parlano la loro lingua e si maritano tra loro. C' è u.1 gruppo di Polacchi a PJttsburgh, che sono in America da quarant'anni, ma non sono divenuti americani. Avviene lo stesso di alcuui tedes, hi del Sud in alcune grandi città. Infine perchè vi sia possibilità di assimilazione, bisogna che ci sia attitudine allo ~te$S0 lavoro1 e al lavoro in generale, Gli
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