Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 6 - 30 settembre 1899

104 RIVISTA 'POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI nanza di azione tra la Estrema e la Sinistra storica ; poichè non è seria la proposta del suicidio a partiti vivi per iniettare sangue rutilante in uno moribondo ! Se, com'è probabilissimo, i monarchici liberali la pensano corno l' on. senatore Roux ( 1), reazionari e rivoluzionari possono cantare vittoria, e socialisti e repubblicani, preveggenti e sinceri, passeranno per ingenui, dei quali qualunque avversario può prendersi giuoco. L'insistere su questa tattica riescemi penoso oltre ogni dire, perché le conseguenze le prevedo gravi e non liete. Se la Sinistra, come temo, per non dire come son sicuro, la seguirà avrà consumato il proprio suicidio ; e mentre da un lato potrà gloriarsi di avere dato un nuovo pegno di fedeltà al capo dello Stato, dall'altro avrà :;omministrato la prova che per essa gl'interessi supremi del paese rimangono subordinati al feticismo, più che al bigottismo monarchico. In questa tattica, infatti, non c'è nemmeno l'espressione sincera, la quintessenza della famosa formula del beneinseparabiledel re e della patria: il bene del Re prepondera, assorbe l'altro termine; il benessere econouico, la libertà del paese divengono accessori trascurabili. Si arrivano, infatti, a comprendere quei monarchici - e ce ne sono in buona fede - i quali credono che la monarchia in Italia è simbolo, è pegno di unità, e che con l'unità soltanto si può assicurare l'indipendenza, la libertà e la prosperità della nazione; ma questi tali non ebbero mai scrupoli nel periodo eroico del risorgimento di allearsi coi piu sinceri repubblicani - Garibaldi, Bertanj, Mario, ecc. ecc. - senza pretendere mai da loro una abdicazione. I monarchici liberali di oggi sentono forse - e le confessioni della Stampa sulle presenti nostre condizioni materiali e morali lo lasciano intendere - che inspirandosi agli antichi criteri, di fronte al fallimento delle· istituzioni, logicamente dovrebbero passare nel nostro campo; perciò invertono i termini, e la monarchia, che doveva essere mezzo per raggiungere gli alti obbiettivi delle passate generazioni, la prendono come fine in sè e per sè, cui si subordinano i primi. Con ciò essi mostrano di non comprendere e di non volere imitare le gloriose tradizioni del partito liberale monarchico inglese. Questo, specialmente nell' ultima fase impersonata in Gladstone, non chiese mai a coloro, che cooperavano a far trionfare riforme e ad uscire da certe situazioni, la rinunzia ai propri convincimenti; e i ministeri componeva, non seguendo le indicazioni e le simpatie della Corte, ma prendendo norma della situazione parlamentare, e tenendo conto delle singole forze dei gruppi, che compontvano la maggioranza. Gladstone, quindi, non solo si affidò ai radicali come Morley, Forster, Asquith, Mundella, Bright ecc. ecc.; ma non esitò ad affidare portafogli importanti a repubblicani convinti come Stansfield, Dilke, Chamberlain. Si alleò intimamente agli homerulers- che tante antipatie e tanti odi suscitavano al di_qoà dello stretto di S. Giorgio - anche quando essi erano sospettati di complicità nell'assassinio del -vicerèd'Irlanda e del suo segretario in Phaenix Park. Se nella costituzione del suo ultimo ministero il great old man non tenne conto delle forze parlamentari rappresentate da Labouchère egli è che il ministro, già invecchiato, si credette in dovere di usare qualche riguardo personale verso la regina vecchia. Non glie ne aveva usati in altri tempi quando prescelse come segretario agli interni il baronetto Dilke, che la sua prima popolarità aveva acquistato con un libro irriverente sulla vita privata di Vittoria. E come dimenticare che anche i conservatori, a data (1) Non puo cadere dubbio alcuno sul pensiero della Stanipci; ma e ce ne fo sero tracce in qualche amico pietoso a cancellarle basta il trafiletto che il giornale <li Torino consacra al Popolo Romano, che si vantava di averlo fallo ricredere sui p1·og:ettidi alleanza. In quel trafileUo la Stampa riconferma che l'unione la intende sulla base della rinunzia dei repubblicani e dei socialisti al proprio programma, ora, co::1 Pitt all'epoca dell:t pazzia di Giorgio 3° per la designazione del reggente; con Peel nella quistione della Casa della Regina, con Palmerston - sebbene questi non sia stato un conservatore tipico - nell'altra della politica estera, si mostrarono teneri delle prerogative popolari anziché delle prerogative regie? Ma questo contegno ordinario dei liberali eccezionalmente seguito dai coi.1servatori inglesi è riuscito non a scalzare le basi della monarchia, ma a renJerla popolare. E Thiers, che se ne intendeva e cbe non era un rompicollo, ammoniva i ministri del 2° Impero che il solo modo di far vivere la monarchia nel continente europeo era quello di renderla sinceramente parlamentare. (r) Con questi criteri larghi e davvero liberali in Inghilterra si è riusciti, se non a fare scomparire i repubblicani, certamente a renderli innocui; ad indurli al massimo rispetto delle leggi dello Stato; a non far loro sentire il bisogno impellente di un mutamento nella forma del governo. Conscio di questi risultati che la tattica liberale inglese ha dato, e dei vantaggi che all'Inghilterra ha assicurato il metodo evolutivo, non esitai a dire in Parlamento e fuori - sollevando un certo scandalo tra amiei ed avversa, i - che in Inghilterra non sentirei il bisogno di dichiararmi repubblicano. Lo sento in Italia perchè trovo tanto diversi e tanto peggiori i monarchiciliberali e pseudo conservatori. Aggiungo ancora che, a mio avviso, mancano sino a questo m,mento quelle condizioni che la storia ha creato in Inghilterra e che sono indispensabili per la evoluzione lenta e pacifica politica e sociale. L'azione cosciente e intelligente, ferma e coraggiosa dei monarchici liberali avrebbe potuto creare tali condizioni; le vicende del nostro risorgimento, l'origine plebiscitaria della monarchia avrebbero potuto e dovuto facilitare tale compito altissimo. Ma disgraziatamente, i nostri monarchici, pel passato non si mostrarono nè liberali, nè intelligenti, nè preveggenti; quando vollero esserlo, mancarono di energia, e finirono sempre col chiarirsi infetti dalla tabe maledetta del servilismo che li trascinò alla costante ed esclusiva preoccupazione degli interessi della dinastia. C'è da rammaricarsene vivamente; e me ne dolgo profondamente io, repubblicano, perchè temo che la follia reazionaria, l'inettitudine o l'incoscienza dei cosidetti liberali condurranno il paese ad una situazione catastrofica. Ora la catastrofe rivoluzionaria non mi seduce, anche ammetttndo la migliore delle soluzioni: il trionfo delle idee repubblicane. Non mi seduce affatto perchè ho la profonda convinzione che la repubblica in Italia, oggi come oggi, riuscirebbe assai peggiore di quella francese; non sarebbe duratura e preparerebbe una reazione sfrenata. Tutto questo più volte ho detto e scritto; e più volte ancora temo che sarò costretto a ripetere, poiché la fiacca tempra degli italiani e la loro smemorataggine insuperabile rende assolutamente indispensabile la ripetizione frequente, sino alla noia, di ciò che si crede giusto ed utile. Dott. NAPOLEONECoLAJ A~Nl. Deputato al Parlamento (i) Egli dimostro in un discorso famoso che gli Orleans non erano stati sinceramente devoti allo spirito della Co~tituzione e che percio caddero. Sebbeneda parecchi numeri la Rivista sia composta con caratteri pitì piccoli degli ordinariJ anche questa volta dobbiamo rimandare degli articoli già preannunziati, nonché uno che ci ha inviato da Parigi Panl Louis, il valoroso redattore della Revue Socialiste e della Petite Republique. t!

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==