Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 6 - 30 settembre 1899

Ril'lSTA POPOLARE 'DI POLITICA LET'f ERE E SCIENZE SOClALl multuoria e rivoluzionaria. esistenza della Francia dal 1789 in poi. E come la repubblica militarista e accentrata sorta dalla catastrofe del 1870 si presta a confermare luminosamente le sue vedute! .... Ad Alberto Mario, però, non isfuggi va che per la evoluzione lenta .e pacifica occorrono certe conJizioni indispensabili, create in Inghilterra dalla rivoluzione del r 647 tt rminata colla decapitazione di Carlo J, e consolidate da quella del 1688 iniziata colla espulsione di Giacomo IL Dove quelle condizioni non esistoao ; dove viene -soppress t ogni 1:- bertà di critici e di diKussione e di propaganda è naturale che non può farsi altra eyoluzione, se non qu·:lla delle cosp'r.1zioni e delle sommJsse. A queste fu costretto dalla fata 1ità storica Giuseppe Mazzini; perciò sull'opera rna grandiosa, oggi, cessano le calur:nie e comincia la glorificazione. * * * In nome -:!i questi principi non metafisici, no:1 astratti,. ma sperimentali - nt:l senso in cui può parlarsi di sperimentalismo nelle scienze politico so.:iali - ho sempre ritenuto utile l'azione dei partiti più avanzati nel Parlamento e la convenienza della loro alleanza, per conseguire determinati fini comuni, con altri partiti di3· senzienti rn altri punti del programma dèmocratico-sociale. L' avere sinceramente e apertamente propugnato questa tattica mi procacciò le derisioni, ora sc:o.:che, ora velenose, degli intransigenti e dei sett.iri. Gli avvenimenti hanno fatto mettere giudizio a molti - a quanti erano sinceri nella stessa intransigenza; ed ora avviene che pue::chi si fanno belli di quel metodo e di quei criteri ch'erano messi :illa berlina quando veniva1n da me propllgnati; e molti pcmgono uno studio davvero diligente nel dimenticarmi non potendo più canzonarmi o calllnniarmi. Ciò può amareggiare l'uomo, ma è sempre un guadagno per le cose. Colla direttiva di tali criteri, nel momento storico che attraver~iamo, tui il primo a sostenere che tutta la Estrema sin"istra dovesse stringl!re i suoi legami colla Sinistra ed agire di conserva con essa nella difesa delL1 libertà e del rcglme rappresentativo, ch'è qualche cosa di più della torma monarchica o repubblicana, e che, sinceramente applicato ed esplicato, può avvicinare di mo:to una monarchia ad una repubblica. Consigliai questa condotta puchè sembravami che la mancauza di un partito liberale co3titozlonale creasse una situazione scabrosissima essenzialmente Jivoluzionaria, che avrebbe imped.to in modo assoluto il retto funzionamento del regime rappresent;itirn. E come potrebbe utilmente fon zionare un Parlamento in cui si trovassero di fronti! i reazionari monarchici da una parte e tutte Je gradazioni dell'Estrema sinistra dall'altra? .La proposta da me formulata nel Secolo pas~ò inos• servata; altri più fortunati solleYÒ attorno ad essa una viva discussione, procurandosi dai residui dell'intransi · genza quelli amari rimproveri che un tempo andavano esclusivamente al mio indirizzo. Oh! certamente Filippo Turati non se li attendeva appena app;na venuto fuori dal reclusorio di Pallanza .... Ettore Sacchi l'ha ripresa e con articoli e con discorsi ~ bellissimo, ed a cui aderisco quasi incondizionatamente, quello di Genova sul io settern bre - l'ha svolta, precisamente con quella intonazione che poteva venire dalla parte politica in cui milita, e che perc:ò poteva renderla discutibile ed accettabile dai monarchici liberali. Ma questi apatici, fiacchi, sctttici, scoraggiati non hanno dato alla proposta la importanza che avrebbe meritato in ogni tempo, e cl e ne aveva una eccezionale nei tristissimi momenti attuali. Nel giornalismo, oltre il Tempo di Milano che rispecchia le tendenze politiche dell'Jn. Sacchi, la Stampa di Torino è stata tra i più autorevoli periodici che se n'è occupata più volte, ed un suo recente articolo mi da agio a ritornare sull'argomento. Il giornale di Torino - cui rendo grazie per essersi ricordato, come se ne ricorèò l'amico S1cchi, che l'inizlativa è mia - trattando dei partiti democratici tratta dell'alleanza tra l'Estrema e la Sinistra ed a quest'ultima dà ammonimenti severi, che mi permisi darle in Parlamento e fuori. e che non potevano riuscire graditi per il colore politico della persona, che li dava, però, nell'interc:sse soltanto dd paese. Mi auguro che incontrino sorte divena ora che vengono dall'organo di un temperatissimo uomo qual'è il senatore Roux. Infatti la Stampa (n. 258) avverte: « Il popolo, nella lunga altesa, va stancandosi; anzi ormai è sLanco; e molli non vedendo arriva1·e il proprio miglioramenlo da quelli che pure hanno dato le maggioei libeetà, abbandonano a poco a poco cosLoro per. seguire quelli alLri che in buona o mala fede gli promettono, olLr·e alla liberLù, anche i beni maleriali e la pa1'tecipazione alla felicilà capilalislica. « In quesLo frangente, se la Sinistra liberale non si 1·isveglia con energia e non assume energicamente l'effetluazione del prog1·amma economico, che pur·e fu pt'Ogramma suo, se la Sinislra non afferra arditamente e non risolve prontamente almeno parte della queslione sociale, allora questa Sinislra è destinata a peril'e e a scomparire per mancanza di soldati e di seguaci. « Il mondo cammina, le idee nuoYe s'avanzano; chi non sa afferra1·e quesLe e guidarle e sceverade, chi non sa camminare col mondo, ma si arresLa, quegli !-ara sopraffatto e sarà votato a finire senza rimpianti. <e Tale può essere il de~l.ino della Sinist1·a liberale. « E la scomparsa della Sinislra può significare anche il pericolo o la l'Ovina delle islituzioni. << Pe1·occhè le popolazioni dopo quindici o venti anni vedono elle quesLe isLituzioni, se hanno giovato alle loro libe1·Là, non sanno più giovare al loro benesse1·e rnaLe1·iale, allora si disarno1·ano di esse, si convincono a po' pc1· vo!La che quesle istituzioni sono incomp11tibili col ·1oro rnigliol'nrnenLo economico o sono incapaci di p1·0cu1·a1·lo, e volgono lo sguai-do e le aspi1·azioni o nuovi ideali, a nuovi 01·izzonLi lonLani e fuo1·i delle isLiLuzioni p1·escnLi - si volgono, a Lol'lo o n ragione, al socialismo. << F1·a il socialismo che ingrossa e i Governi o i parLiLiche 1·iconono alla reazione illiberale, la SillisLra liberale, se non si scuole, è desLinala a scinder.si e sparire; i suoi ir,embri, pe1· ragione di esisLenza, saranno costrelti a scindersi; ulla pal'Le dovrà schiera1·si coi reazionari, l'all1·a ad associarsi ai socialisti. Sarà proprio il caso di dire propter vitam vioencliperclere causas. << La lotta e la iaLtui-a che verranno all'ILalia da quesLo nuovo sl.aLo di cose lasciamo a lulLi il prevedere. e< Mn la Sinislra può ancora avere un grande e nobile ufficio; riprendere la sua energia, pensarn alla redellzione el:onomica del popolo, che è ancora gran parle del suo pl'og1'amma; assumere il meglio e .il possibile del p1·ogramma socialisLa, e dimostrare che anche le isLituzioni pre,:enti consenLono il miglioramento delle plebi e il bene degli umili. << Così facendo può ridonar fiducia al popolo italiano e rendere un g1•ande servizio alla Monarchia, alle istiluziom e all'ILalia: potrà ancora riguadagnare il terreno perduLo, afferrare gli sbandati o gli erranti e rendersi benemerita nella Sloria. » Sin qui non ci sa·ebbe da ridire sui giudizi e sui consigli del giornale di Torino : sono quelli stessi, che da cinque anni in qua viene esponendo - predicando al _deserto - la Rivista popolare> che dall'amico Sacchi nel discorso di Genova vennero riassunti in questo dilemma : per la sinistra questo è un moment0 storico : o diventare rappresentante degli interessi comuni ai citta• dini, o morire ! Ma dal brano su riportato non si rileva come la pensa sulla questione speciale e tipica dell'azione comune della Estrema e della Sinistra. Ebbene, con dolore devo constatare che su questo - il punctum sa~ liens del quarto d'ora - la Stampa fa una proposta davvero sbalorditoia; essa plaude caloros 1mente all'all~anza, ma ad un patto : a patto che i repubblicani e i socialis'.i cessino di essere .... repubblicani e socialisti !... E c:oè a qllesti si propone una dedizione pura e semplice. Questa proposta è più che un fin de non recevoir : equivale ne più ne meno al rigetto di qualunque comu•

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