Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 6 - 30 settembre 1899

'R._IP'ISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI Que&te parole vibranti di entusiasmo per il potere civile della repubblica - e non della migliore delle monarchie - che vengono dal pulpito della Tribuna ci d spensano da 0gni ulteriore commento. Concludendo, perciò, ci limitiamo a constatare che in Italia ci sono ancora dei malcontenti del!' esito del proces<,o Dreyfus; e lo sono per nobilissimi moventi : essi avrebbero voluto il trionfo della giustizia con grande pompa e con musica a tutto pasto e fuo.:hi di gioia e pubbliche luminarie; l'avrebbero voluto preceduto da tutti gli emozionantl incidenti di una nuova sentenza di revisione e di un nuovo processo a porte aperte, con relativi attentati contro Labori e con una farsa riveduta e migliorata ed ioaffiata con un pò di sangui! in qualsiasi Via Chabrol..: Tra questi malcontenti pochi, forse, sono in buona ,fede; sono i romantici della politica, che amano il gest0, la posa e a tutto la preferiscono : anche a-I trionfo effettivo del diritto ed alla pubblica pace. Ma i piu sono ipocriti delle peggiore specie, sono nemici ddla Francia, che hanno anche il coraggio di cainuflarsi da sostenitori dèlla civiltà e della giustizia, .che speravano incendi, barricate e guerra civile a Parigi per potere gridue ai quattro venti, ebbri di gioia: finis Galliae ! finis reipubblice ! Compiangiamoli questi disgraziati: hanno ben ragione di essere desolati. Essi speravano di prendere due galline con una fava, e quel mostro di Loubet li ha fatti rimanere a mani vuotè col suo atto di giustizia! E torniamo ptr un momento in Italia dopo constatato il trionfo d, I potere civile sull' at.bietto militari~mo nella vicina repubblica. In Italia il potere civile e il potere militare si fondono e confondono armonicamen,te ne11e persone del generale Pdloux ... il più ignorante di tutti i caporali, che hanno ammorbato le caserme! Nor. L'ultimo nostro articolo: In Frcncia c'è una Corte di Cassazione !... seppe di forte agrume a molti italiani non esclusi alcuni amici nostri, che non hanno chiara la visione della realtà; perciò sentiamo il dovere di dare qualche spiegazione opportuna. La forma, certamente, poteva essere più moderata ; ma noi non riusciamo a scrivere diversamente di come pensiamo e la indignazione eh' e nel nostro cuore la esprimiamo brutalmente qual'è. In questi tempi di gesuiterie, questo forse non è male. Si aggiunga che la forma riesce più ruje spesso, perchè non siamo in con• d·zioni di rileggere neppure sulle bozze di stampa ciò c~e scriviamo e gli amici tipografi ci mettono aochr dell'impegno nel peggiorarla.... In quanto alla sostanza è ùn altro paio di maniche. Gli avvenimenti ci hanno dato ragione completa. A dimostrarlo basterebbe il brano della Tribuna sopra riportato. Aggiungiamo che anche alcuni giornali monarchici, si espressero in termini identici, in tondo, ai nostri. Ad esempio nella Lombardia di Milano d potè leggere: « Attraverso il martirio di Dreyfus, - il militarismo (il nemico d'ogni migliore avvenire sociale) è stato oggi profondamente scosso in Francia. E ciò si deve al regime di LiberLà che vige - malgrado innegabili pregiudizi - in quel religioso paese. In un paese di nostra conoscenza, dove si inLentano processi per apologia di reato conLro coloro che osano criLica1·e senLenze di tribunali miliLari pronunciate conti-o cilladini non milit&ri; in un Paese di nostra crrnoscenza, dove si possono coprire scandali senza confine che avrei.ibero LraYolLo ben altrn che il militarismo n?.lla 1·ovina di fal,;e banche e di falsi mo1·alisti governanti - la grande baLLaglia per la causa vera e giusLa di D,·eyfus, come l'hanno combaLlula e la contrnuano a cornhnttere gli spiriLi eletti di Francia, non sarebbe stata possibile: e l'opportunismo, l'uLiliLarisrno, il ronservaLo1·ismo, si sarebbero accordati per soffocarla magari manu militari/ ... » Non c'è qui intero e pn:ciso il pensiero nostro? Ed a nostra maggiore solJisfazione proprio mentre pubblicavasi il nostro arti.;olo, in quel Giornale di Sicilia contro i cui giudizi ingiusti ci eravamo leYati abbiamo potuto leggere nel leader del 2 r-22 Settembre questo brano edificante dovuto alla penna del brillante S.iragat: L'Italia in questo momento è presa dalla pieta pe1· le ingiustizie che si commetLono negli allri r-,aesi e nel dolore pe1: le sventure di_Dreyfus e delle , iLLime del processo di Belgrado lancia per· mezzo dei suoi giornali un grido d'indignazione e di protesta contro i tribunali di guerra cl1iarnandoli strumenLi ciechi dei parLiti di reazione. SanLo e nobile sdegno ! Ecl e un vero peccato che un, tale scler;no non abbia ùwaso ,qli spil'iti onesti clei ,nilte profrstcuiti d'oggi nel pCl'ioclo doloroso in cui i tl'ibunalt di guel'ra italiani, non meno ingiusti di quC'llo di RPtitil'S, non m,('11,0 cll'aconiani di qaelto cli Belgmclo, jlagellar,ano la bella Italia con le loro sentenze scritte sut twnbm·o - pro,wn~iate in base ad incli.::ivaghi come q,wUi clie servil'ono di base allct condanna cli Dre,1;/as. E si noti che maggiori emno allora le 1·agioni di p1·0testa in Italia, perchè il ca::;ocli quelle ::;entenze era ben più grave che non sia quello di Dl'e!Jfus. Per costui dopù tuLto si tratta\'a di un militare imputalo di un reaLo d'indole politica, colpito gal codice militare, normalmente giudicato dal Tribunale militare da cui dipenòeva mentre per i no:;tri condannati si LratLava di ben altro: Di cittadini che da un decreto istituente lo i:;tato d'assedio erano stati ad un Lralto tolti ai loro giudici naLurali ecl affidali a Tribunali di guerra che eccezionalmente giudicavano di 1·eaLi di competenza dei tribunali comuni. Giudicavano come in caso di gue1·ra non con la serenità del giudice che giudica spassionatamanLe, ma èon l'animosità di chi c1·ede suo compito di conLinuare sotto la vesLe del giudice la ba tlaglia impegnata il giorno prima sotto la veste del soldato. Ecco la prova migliore della nostra equanimità. Ce l'hanno sommini1>trata eloquentissima gli avversari. Li ringraziamo :li tutto cuore. ANCORA DELLA SINISTRA Antico discepolo ed amico di Alberto Mario, ogni giorno più mi co:ivinco della bontà del metodo evolutivo da lui sostenuto contro i rivoluzionari sistematici e .... melodrammatici. Pèr coloro che ne conoscono le brillanti polemiche sare'::,be inutile aggiungere qualche chiarimento sul modo in cui il Cavaliere della democrazia intendeva la evoluzione; ma egli è morto da sedici anni e i giovani che non hanno letto una sola . pagine dei suoi libri, nè la Rivista repubblicana nè la Lega delta democrazia, a-1che tra i buoni, pur troppo, sono a migliaia. Perciò giova aggiungere che per Alberto Mario evoluzione non significava quietismo, buddistica attesa degli avvenimenti colle mani in mano, assenza d'idealità ; ma, nella politica innestando il concetto scientifico spenceriano, egli credeva che evoluzione doveva essere preparazione cosciente per conseguire un dato fine; che l'evoluzione doveva essere integrata dall'azione, che, a data ora, doveva divenire esplosione, rivoluzione. E in Alberto Mario la teoria sposandosi bella mente alla pratica ci dette un uomo di studi sinceramente evoluzionista, che sapeva menar le mani - e come! - a tempo debito: egli dal 1848 al 1866 prese parte a tut~i i tentativi rivoluzionari eà a tutte le batta ~lie combattute per la libertà e per la indipendenza d'Italia, che dovevano riuscire alla unità accentra·.rice, da lui tanto osteggiata. Gli antichi amici e discepoli suoi ricordano con quanto en'lusiasmo, con quanta esatta percezione delle condizioni storiche, il valoroso direttore della Lega della democrazia, constatava i risultati differenti della lenta e pacifica evoluzione in Inghilterra dal I 688 e della tu-

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