.. 'R..[VISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALl II3 siologo che parla - e la irrequietezza sono la voce della natura che grida e si ribella allo strettoio del pedagogo, il quale spreme invano il cervello esaurito. Guai se la valvola della disattenzione non funzionasse in modo irresistibil.! ! - Nessun Ministro dell'Istruzione potrà mai chiudere il congegno automatico della d'strazione, ed è per questo che hanno potuto applicarsi e mantenersi dei programmi contrari alle leggi fisiologica ». Parole impagabili che vorremmo fossero incise a lettere di oro sul frontone della Minerva e di ogni edifizio scolastico, come monito salutare a ministri ed educatori di soverchio esigenti. Concludiamo l'articolo con una constatazione dolorosa che il Mantegazza consegnava nella sua Igiene del :Movimento, dopo avere discorso dell'educazione _presso i Greci. e Allora il Ginnasio era un luogo dove s1 davano molti pugni e si guadagnava molta salute al contrario dei Ginnasi odierni che guastano spesso la salute e storpiano anche molti cervelli ». Oh torni pure per merito del r.igoo demccratico il Ginnasio antico co' suoi giuochi salutari ed avvenga pure, che, per tanto, i giovani, invece di perpetrare articoli e canzonieri tt:rn bilmente superumani e supersgrammaticati si addestrino al pugilato. Tutt'al più, in tal caso, qualche pugno potrebbe tocca1e, et pour cause, al Morasso sdegnosatnente protestanti .... Ebbene, giust'appunto per questo che s'affretti a tornare. CAMILLO VACCARO. SIG~OR..A SOLE (Frau Sonne) Un atto di Paolo Remer PREFAZIONE DEL TRADUTTORE Per te, sorellina mia, ho tradotto questo breve lavoro che un mio presuntuoso amico giudicherà subico sciocco, ed una tua buona amica dirà romantico. Non ti preoccupi il giudizio di gente, che solo all'acre esposizione del male si- muove, e solo nella patologia sa trovare la verità della vita. L'arte ha una funzione, una sola: rendere sopportabile l'esistenza. Codesta funzione, dimenticano la maggior parte degli odierni scrittori, fra i quali ora troverai un medico collettivista, ora un artefice della parola, mai un artista. Il fine non può essere negato in nessuna delle forme della umana attività, e l'arte per l'arte resta una formula vuota. La Grecia nei suoi marmi e nei suoi poemi preparò la subordinazione della natura cieca e della forza brutale - i Captivi di Plauto inaugurarono il moto di Spartaco - la letteratura patriottica è stata più efficace di una battaglia vinta. Dovremmo dunqt1e tornare ai monumenti di Niniva, e Blbylon , alle manifestazioni pompose ed immorali dell' arte orientale? Perchè? in nome di che? In nome dei fatti, della realtà, della vita - hanno risposto. Oh come volentieri domanderei a questi pseudo-artisti che cosa essi intendano per fatti, per realtà! Come volentieri dimostrerei - se non temessi di cadere in argomenti, i qu1li sono a te, per fortuna, ignoti sorellina mia - che tutta codesta roba ha un valore completamente subiettivo, che i fatti, dopo tutto, sono le stesse idee nostre. L'odierna letteratura, alla stregua di simili teorie, però, si è trasformata in una rappresentazione delle peggiori infermità sociali. Dell'atelier si è fatto un laboratorio, alla penna, al pennello si è sostituito un coltello anatomico, e lo studio dell'artista, dove una eterna primavera dovrebbe sorridere, si confonde con una di quelle fredde sale, cosparse di freddi tavoli, su i quali giacciono freddi cadaveri, che aspettano la fredda mano dello studioso, il quale alla morte vuole strappare il segreto della vita. Manca forse, a gente cui piacciano simili spettacoli, simili ambienti, l'occasione di visitare ospedali, prigioni, manicomi, tribunali? Perchè, io non nego la possibilità di simili avvenimenti, di simili caratteri. Ma sono_, perciò, naturali? Non sono certo, e meglio, d.:!generazioni della stessa natura? Appartengono al1' arte o alla medicina ? Ad una letteratura, il cui obietto sia questa morbosa rappresent:izione, manca l'idealità e l'anima. * * * Duplice è la via per giungere ad una concezione delJa vita: la via del cervello e la via della ragione, la via del cuore, e del1' anima. ·- La prima è via piana, lenta e sicura, la seconda è cospars:i di roveti qui, di precipizi là : la prima è la logica inesorabile delle cose, l'altra è l'anarchia ribelle ad ogni legge, disconoscitrice di ogni intervallo, di ogni spazio. Due nette divisioni: scienza ed arte. Dovrà l'arte scegliere la ,via del. cervello? dovrà l'arte ridursi ad una scienza psicologica, sociale, magari filologica? 1 cosidetti naturalisti hanno già deciso ed i loro proseliti sono così numerosi da giustificare la dottrina, se il numero dei sacerdoti potesse giustificare un culto. Gli è, invece, che il successo di tale dolorosa tendenza va spiegato con le .:ondizioni del secolo agonizzante, la cui let• teratura è un sintomo non trascurabile per colui, il quale voglia studiare la odierna crisi. Oramai non si dovrebbe più discutere - come qualcuno ancora tenta- se il bello debba coincidere col buono, o col divino, come diceva un certo antico filosofo, se lo scopo delle artes iligenuas sia il quod deceant dei latini. Il certo è questo: nell'arte la realtà delle cose è soggetta all'anima, che mojifica, plasma senza controllo - nella scienza è l'anima, e il sentimento che si piegano sotto il processo inesorabile della ragione. E prop~io questo concetto, o mi sb:iglio, affermano Schelliog, Wagmr, Hartrnann, col proclamare liberamente, che senza mistero, non vi ha arte. Il mistero è la fantasia, l'anima, il sentimento. Dice: Emerson il grande: « l'artista cerca nell'arte un rifugio, dalle brutture del mondo ». E più in là: « la prosa della vita non· può essere obbietto dell'arte ». Dovrà dunque codesto rifugio proprio, esser pieno delle sozzure del mondo. Newton, l'apoteo~i dell'umano cervello, innanzi a delle stastue, chiede che cosa significhino quei fantocci di marmo. La domanda non è strana, osserva ancora Emerson, giacchè la sta tua è fredda, la scultura, la pittura sono la celebrazione della forma. Se infine, l'arte avesse solo la funzione di riprodurre il vero, nella sua complt ta realtà, la fotografia colorata, ucciderebbe la pittura. E 1 invece, non sarà. *** Non basta. Vi sono delle frasi, delle sentenze, che non os· amo ripetere solo perchè l'ud amo pronunziare da gente volgare. Si vuole affermare che i cattivi libri avvelenano il lettore. Questo io non so : ma io ho visto dei giovani cui veniva a mancare la fiducia nella vita, in sè stessi sollevarsi ad un tratto, e rip:endere lentamente prima, securi subito il cammino, dopo la lettura di un libro buono. La vita ha le sue leggi inesorabili, fatali. La natura non conosce fini umanitari: non ode i lamenti degli uomini. Ogni progresso porta seco la necessità ddlt: vittime, dei caduti. Ed ogni giorno vieppiù diventa prepotente il bisogno di gettarsi giù nella mischia disperatamente. Le illusioni cadono, giù come le fogli<", ad una, ad uua, prime, a tre, a quattro, a manciate per ogni soffio di vento, fin r.he l'albero non resti nudo, con i suoi magri rami, che si spingono in alto in una miseria disperata, in alto verso un cielo autunnale, oscuro, scialbo, pieno di immensa tristezza. Da queste lotte quotidiane si es;:e affranti; vincitori, senza la forza per una nuova vittoria, vinti senza il coraggio per una nuova prova. Vi sono delle anime, penserai tu, buone, che possono incitare con la voce, col consiglio, con l'affetto. Ma certi do-· lori, certe disfatte non si confessano che alle mute pareti della propria stanza. Allora, una letteratura, che ti rievoca la lotta ingiusta,
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