Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 6 - 30 settembre 1899

II2 'l{_lVIST A POPOLARE DI 'l'OLlTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl Scrittodreicadenstin·ùdiiecaduti Mario Morasso nel libro superumanamen1e aggressiv0, scritto in odio a coloro che non hanno e non sanno, tra gli argomenti escogitati contro quelli che egli chiama con venusta frase il ragno democratico, trova meda d'inserire anche questo, che, cioè, la democrazia, in quanto t.ende ad innovare tutto, caldeggiando l'adozione in sempre più vasta scala degli esercizi fiski, nellé scuolt>, e lo svecchiamento, la liberazione delle medesime dalla mora delle lingue classiche - mira a soppiantare in definitiva il latino ed il greco con la ginnastica e lo sport. · Il che proprio non è vero, prima di tutto perchè l'immenso ragno ingrassato il quale viceversa è assai magro, ha altro di molto più vitale ed urgente da fare, mentre lo si assale con vigliacca tenacia da tutte le parti; e poi; perchè nessuno ha mai pensato dei più feroci abolizionisti al falò di tutti i libri latini o greci ( 1) in omaggio, poniamo, al regno della forza di pochi cantelmi. Vero è che tutto quanto è sano e giovane nel campo letterario, si ribe Ila oramai ali' a~ione deprimente della tradizionale impalcatura classica che l'inerzia psichica e il misoneismo infliggono ancora alle scuole odierne. Vero è pure che una parte degli abolizionisti ha espresso il dubbio malignetto, non sia proprio la lamentata azione deprimenie delle astruse lingue morte che le raccomandi ai superuomini, militanti nel campo fortun~to di quelli che hanno e sanno(?!). Infatti, datemi che i giovani - scambio di studiarsi per otto lunghi anno a continua,.. mente giocare i professori di latino e di greco con i tradotti durante il corso e con le raccomandazioni nel periodo febbrile degli esami - attendano invece a fortificarsi davvero nello studio liberatore e temuto delle scienze ed a formarsi la cosci_enza della . propria forza così morale ed intellettuale come fisica, con esercizi che li preservino da tutta la caterva delle malattie che fanno di loro, ora, in ogni caso, dei deboli e degl'infelici senza dirittura di spina dorsale __:. ed allora i terribili superuomini si rimpiatteranno tremebondi sotto la t.raballante baracca, poichè non più i giovani si accomoderanno al servilismo, pur di vivacchiare il meno peggio nel quarto d'ora che volge. !;o studio delle lingue classiche, non ritenuto necessario dai giovani e battuto in breccia, a quattr'occhi, spesso dagli stessi professori, non può non imprendersi e continuarsi a malincuore. È un terribile pedaggio che fa accapponare la pelle così a coloro che ne sono in corso di pagamento come a quelli che, meno infelici, usciti fuor dtl pelago, si trovano ad avere eluso o saldato il debito, ed han raggiunto intontiti l'Università. Questa convinzione e questa insanabile avversione - giustificate o no, poco importa - creano colla loro esistenza le condizioni volute per l'inquinamento del carattere nei giovani - i quali, di quello studio che vorrebbe essere strumento di educazione estetica, di perfezionamento e di coordinamento intelletuale ...... e morale, si fanno un campo di schermaglie ingegnose che costituiranno poi il tema inesauribile delle gustose reminiscenze tra compagni, mentre costituiscono già una pratica pericolosa, conducente, come avverte il Lombroso, all'abitudine nefasta della ipocrisia e della simulazione, Educazione classica nobilitante! Già. E intanto, alle prese con le declinazioni, i giovani perdono il tempo e la testa, giustificando, quando postuma.mente l'autodidattica non li redima, le severe parole dell'accademico francese Lemaitre : « Io dico che un baccelliere nelle lettere è mediocre, vale a dire che è un buon giovane che non sa il latino nè il greco, ma che in compenso, non sa meglio le lingue viventi, :iè la geografia, µè le scienze naturali; è un mostro, un prodigio di nullità 1>: .(1) Che-lo.studio delle l~gue qlassiche sia inutile ·nessuno s'è sognato cli sostenere. Si tratta solo di stabilire se a tutti sia in - dispensabile studiarle, · ' Altra ·volta si è fatta quistione .sulla energia educatrice comparativa tra le scienze e le lingue e si veniva. dai classicisti, per via di certe argomentazioni sottili, all'inferenza che l'abolizione dell'insegnamento delle lingue morte sarebbe disastrosa alla gioventù, mentre dagli abolizionisti si veniva dimostrando l'opposto. Allo stato degli atti, possiamo permttterci il lusso di semplificare la quistione, ad2giandola sul terreno pratico• che non permette sottigliezze. Le lingue classièhe, sia pur grande e benefica la loro influenza, non si stu.dianopiù. Questa è verità da tutti accettata. Trovate dunque, signori classicisti, il modo di riaffezionare i giovani a tale studio, e vi concederemo tutto il resto, chè anche il dimostrato attaccamento allo studio di una materia implica per noi la dimostrazione della sua necessità. Ma se questo non riuscite ad ottenere, allora perchè ingannarvi ed ingannare noi? - Via gli equivoci; mod1ticate, sia pure' sospirando, i programmi, e la storia vi sarà cortese per la sincerità con cui avrete finalmente interpretati i bisogni del tempo. Avrete cosl contribuito alla formazione di quel tipo di uomo schietto e forte e sincero che si va rendendo ognora più raro tra noi, la cui vita scolastica pof gia su tutta una serie di' equivoci perniciosi allo sbocciare dei. caratteri. *** Ben vengano la ginnastica libera e lo sport a dar aria e moto alle nostre scuole anchilosate ! Contro un Mo-• rasso protestante ben varrà la redenzione fisica di una gemrazione. Abbiamo sul tavolo l'articolo stupendo cheil Mosso pubblicava nella Nuova Antologia del 1° Novembre 1891 su « L'Educazione fisica e i giuochi nelle scuole », e, rileggendolo, ci avviene di meravigliarci come da noi si osi bestemmiare la ginnastica, mentre la fisiologia la raccomanda e mentre lo studio comparatodegli effetti dei diversi sistemi di educazione ci mostra l'Inghilterra, nella quale la pianta uomo è indubbiamen-- te meglio coltivata, fare appunto dei giuochi nelle scuole la sua massima preoccupazione. Quella gente seria,.. per cui il tempò è moneta, consacra, diciassette giorni del mese di Giugno p. es., nel collegi, ai giuochi : al cricket, al foot-ball, al law-tennis, al canottaggio ecc. - mentre da noi, tra scuola e studio, tutto lavoro di tavolino, ogni alunno si strapazza il cervello per una decina di ore al giorno. . << Sul continente - conclude il · Mosso - abbiamo, confuso la facoltà del digerire con la facoltà del deglutire; e ingozziamo i ragazzi tutto il giorno di un alimento del quale non possono nutrirsi, e rubiamo loro• un tempo prezioso per lo sviluppo dell'organismo e per il riposo del cervello. Si rammentino i colonnelli che dirigono i collegi militarizzati (e con più di ragione gli altri direttori) il detto celebre di Wellington, che, ritornando a visitare, coperto di gloria, il suo vecchio collegio di Eton, nell'attraversare un cortile, esclamava:. · « E' qui che giocando si è vinta la battaglia di Waterloo». « Mentre vediamo che gli operai si preparano alla rivoluz~one per le otto ore di lavoro, noi obblighiamo i nostri figli nella età loro più debole, a star curvi sullo scrittoio e pei banchi della scuola per dieci ore al giorno». Naturalmente la gioventù, violenta, si vendica a modo. suo diminuendo tali dieci ore di lavoro con la distrazione e la chiacchierina non proprio igieniche come i giuochi reintegranti, ed intanto l'equivoco permane e l'intento, che col prolungato studio si perseguiva,sfugge e svanisce. · Colpa dei giovani? - Per ogni organismo esiste uo tanto di lavoro che è fisiologico e benefico, per ottenere il quale basta una leggera spinta iniziale; ma esiste anche provvidenzialmente nell'economia degli organismi la disposizione alla disattenzione ·che il Mosso nel libro La· Riforma deU'Educazione chiama « val vola di sicurezza che salva il cervello dai danni di un lavoro eccessivo ». I fatti « La distrazione - è sempre il grande fi-

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