RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ITALIA : anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nu:rn.ero separato s Oent. ~ AnnoV. - N. 6. Abbonamento postale Roma30 Settembre 1899. SoD1mario N01: Nella peggiore delle Repubbliche .... On. Dr. NAPOLEONECoLAJANNI:Ancora della Sinistra. LA RIVISTA: La Politica di sangue. (Inghilterra e Transvaal). PAUL DE Rous1ERS: Eredità ed educazione. (P.:r l'assimiliazione delle razze inferiori). SICULO: I demani comunali. OTTAVIOMIRBEAU:La miseria, le abitazioni operaie, l'alcoolismo. Oo. Dr. NAPOLEONECoLAJANNI:La questione m<!ridionale. CAMlLLOVACCARO:Scrittori decadenti e studii decaduti. G:usEPPE PARATORE:Signora Sole. (Frau Sonne). Sperimentalismo Sociale. 'l{ivista delle Riviste. - 'l{ecensioni. NELLPAEGGIODREELLREEPUBBLICHE .... Ripetiamolo per la centesima volta: non sentiamo alcuna tenerezza per la repubblica francese; non ci piace la sua origine, perchè dalla disfatta e dall'avvilimento della p.1tria nulla può nascere di sano e di bello; non ci piace la repubblica francese, perchè lasciò immutato l'accentramento mastodontico t: spadroneggiante il militarismo scellerato. E rimasero queste due gigantesche palle di piombJ attac~ate ai piedi della repubblica, perché questa non fu il prodotto genuino di una evoluzione co3cit:nte maturatasi negli animi dei cittadini, ma venne imposta dalla .necessità, dalla imp'.)tenza dei partiti monarchici, che avevano corr0tto la Francia e l' avevan consegnata ai gesuiti ed ai generali per educarla e condurla a Sedan. Ma nella peggiore delle repubblich~ si sta infinitamente meglio che nelle migliori monarchie, - eccettuato il Belgio; e ciò rer la mancanza di un vero militarismo - nelle migliori monarchie, rip~tiamo, paragonabili alla prima per le generali condiztoni di civiltà. La superiorità dell'una sulle altre scaturisce da un solo elemento differenziale: nella repubblica c' è Il. libertà, la libertà piena ed intera, che manca nella monarchia. E la libertà opera miracoli; e potrà anche operare quello di rigenerare la Francia e dt rendere effettive le istituzioni repubblicane, che attualmente sono nominali, decorative. La libertà operò il miracolo di far percorrere ad un sepolto vivo il luogo cammino che c'è dall'Isola del Dia-, volo a Rennes, att• averso al processo Zola ed alla sentenza della Cassazione; la libertà consente ai monarchici di chiamare traditore il capo dello Stato senza che a loro venga torto un capello; ma al capo dello Stato impone - dato che la sua coscienza vi ripugnasse - di fare la grazia a Dreyfus suscitando il furore di tutto il canagliume monarchico e forcaiolo, che ha per sè l'appoggio incondizionato e sfacciato dei generali e del milita• rismo intero. +. * * Non ci eravamo menomamente ingannati quando, nell'ultimo numero della "R..ivista, chiudevamo il nostro articolo sulla sentenza infame di Rennes sperando nel paese, nella Camera, nel Ministero e nella Suprema Corte di Cassazioae per la difesa della giustizia.... al di là delle Alpi. A quindici giorni di distanza possiamo, esultanti, constatare che è bastata l'opera del Ministero per vedere soddisfatti i nostri piu ardenti desided, che uano quelli di tutto il mondo civile. L'iniziativa dello atto di giustizia, e non di grazia, pro Dreyfus ha questo di buono: ha provato, come osservò Le Siecle, che non c'è alcuna solidarietà tra i giudici di Rennes e il governo della repubblica francese. E con ciò rimane anche dimostrato che al di là delle Alpi il-guasto è assai, è infinitamente minore di quello che imperversa .... nell'allegorica Danimarca. Giustizia fu resa a Dreyfus senza che intervenissero la Camera e il paese; forse interverrà piu tardi la suprema Corte di Cassazione per dare al fatto la vernice di legalità, che alcuni scrupolosi adoratori delle forme - che in casi simili non sono affatto superflue - ritengono utili, se non indispensabili; utili soprattutto all'io• di viduo per gli effetti giuridici. Ciò affermiamo perchè non ci può essere alcun dubbio sul valore morale della liberazione di Dreyfus avvenuta p :chi giorni dopo la co 1da ma di Rennes. f;e ce ne fosse un briciolo basterebbe il fu •ore del Petit J<Jurnal, dell' I ntransigeant, dell' Ecbo de Paris, di j udet, di Rochefort, di Beaurepaire ... per dileguarlo interamente. Quale sia que3tO significato, per bocca di Rastignac lasciamolo dire alla Tribuna ch'è tanto gelosa della giustizia... in Francia. Essa nel N. 261 commentando enfaticamente i telegrammi di Parigi conclude: « La grazia del Presidente « della Repubblica sconsacra e sconfessa sotto tutti gli « aspetti la sentenza di Rennes. È il potere civile nella « sua piu alta rappresentanza che annulla il pronunziato « della giustizia militare. È il potere civile che annullando « quel pronunziato, non dopo un anno, ma appena dopo « otto giorni, ne rivela al mondo tutta la falsità e tutta « l'infamia. E il poterecivile che, nel sommo eserciziodella « sua funzione moderatrice, debella con un suo atto im- « mediato l'opera del prete e l'opera del soldato, ricon- « giunte ancora una volta, come nel Medio Evo, a danno « della civiltà e della giustizia. Gli alleati du sabre et du « gupillon sanno ora che la Repubblica può disfare le « loro trame - e con un pò di coraggio, anche le loro « alleanze. La Repubblica dà soddisfazione al sentimento « del mondo civile. Mandiamo intanto all'innocente un «saluto; alla repubblica l'augurio di aver coraggio ».
'R._IP'ISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI Que&te parole vibranti di entusiasmo per il potere civile della repubblica - e non della migliore delle monarchie - che vengono dal pulpito della Tribuna ci d spensano da 0gni ulteriore commento. Concludendo, perciò, ci limitiamo a constatare che in Italia ci sono ancora dei malcontenti del!' esito del proces<,o Dreyfus; e lo sono per nobilissimi moventi : essi avrebbero voluto il trionfo della giustizia con grande pompa e con musica a tutto pasto e fuo.:hi di gioia e pubbliche luminarie; l'avrebbero voluto preceduto da tutti gli emozionantl incidenti di una nuova sentenza di revisione e di un nuovo processo a porte aperte, con relativi attentati contro Labori e con una farsa riveduta e migliorata ed ioaffiata con un pò di sangui! in qualsiasi Via Chabrol..: Tra questi malcontenti pochi, forse, sono in buona ,fede; sono i romantici della politica, che amano il gest0, la posa e a tutto la preferiscono : anche a-I trionfo effettivo del diritto ed alla pubblica pace. Ma i piu sono ipocriti delle peggiore specie, sono nemici ddla Francia, che hanno anche il coraggio di cainuflarsi da sostenitori dèlla civiltà e della giustizia, .che speravano incendi, barricate e guerra civile a Parigi per potere gridue ai quattro venti, ebbri di gioia: finis Galliae ! finis reipubblice ! Compiangiamoli questi disgraziati: hanno ben ragione di essere desolati. Essi speravano di prendere due galline con una fava, e quel mostro di Loubet li ha fatti rimanere a mani vuotè col suo atto di giustizia! E torniamo ptr un momento in Italia dopo constatato il trionfo d, I potere civile sull' at.bietto militari~mo nella vicina repubblica. In Italia il potere civile e il potere militare si fondono e confondono armonicamen,te ne11e persone del generale Pdloux ... il più ignorante di tutti i caporali, che hanno ammorbato le caserme! Nor. L'ultimo nostro articolo: In Frcncia c'è una Corte di Cassazione !... seppe di forte agrume a molti italiani non esclusi alcuni amici nostri, che non hanno chiara la visione della realtà; perciò sentiamo il dovere di dare qualche spiegazione opportuna. La forma, certamente, poteva essere più moderata ; ma noi non riusciamo a scrivere diversamente di come pensiamo e la indignazione eh' e nel nostro cuore la esprimiamo brutalmente qual'è. In questi tempi di gesuiterie, questo forse non è male. Si aggiunga che la forma riesce più ruje spesso, perchè non siamo in con• d·zioni di rileggere neppure sulle bozze di stampa ciò c~e scriviamo e gli amici tipografi ci mettono aochr dell'impegno nel peggiorarla.... In quanto alla sostanza è ùn altro paio di maniche. Gli avvenimenti ci hanno dato ragione completa. A dimostrarlo basterebbe il brano della Tribuna sopra riportato. Aggiungiamo che anche alcuni giornali monarchici, si espressero in termini identici, in tondo, ai nostri. Ad esempio nella Lombardia di Milano d potè leggere: « Attraverso il martirio di Dreyfus, - il militarismo (il nemico d'ogni migliore avvenire sociale) è stato oggi profondamente scosso in Francia. E ciò si deve al regime di LiberLà che vige - malgrado innegabili pregiudizi - in quel religioso paese. In un paese di nostra conoscenza, dove si inLentano processi per apologia di reato conLro coloro che osano criLica1·e senLenze di tribunali miliLari pronunciate conti-o cilladini non milit&ri; in un Paese di nostra crrnoscenza, dove si possono coprire scandali senza confine che avrei.ibero LraYolLo ben altrn che il militarismo n?.lla 1·ovina di fal,;e banche e di falsi mo1·alisti governanti - la grande baLLaglia per la causa vera e giusLa di D,·eyfus, come l'hanno combaLlula e la contrnuano a cornhnttere gli spiriLi eletti di Francia, non sarebbe stata possibile: e l'opportunismo, l'uLiliLarisrno, il ronservaLo1·ismo, si sarebbero accordati per soffocarla magari manu militari/ ... » Non c'è qui intero e pn:ciso il pensiero nostro? Ed a nostra maggiore solJisfazione proprio mentre pubblicavasi il nostro arti.;olo, in quel Giornale di Sicilia contro i cui giudizi ingiusti ci eravamo leYati abbiamo potuto leggere nel leader del 2 r-22 Settembre questo brano edificante dovuto alla penna del brillante S.iragat: L'Italia in questo momento è presa dalla pieta pe1· le ingiustizie che si commetLono negli allri r-,aesi e nel dolore pe1: le sventure di_Dreyfus e delle , iLLime del processo di Belgrado lancia per· mezzo dei suoi giornali un grido d'indignazione e di protesta contro i tribunali di guerra cl1iarnandoli strumenLi ciechi dei parLiti di reazione. SanLo e nobile sdegno ! Ecl e un vero peccato che un, tale scler;no non abbia ùwaso ,qli spil'iti onesti clei ,nilte profrstcuiti d'oggi nel pCl'ioclo doloroso in cui i tl'ibunalt di guel'ra italiani, non meno ingiusti di quC'llo di RPtitil'S, non m,('11,0 cll'aconiani di qaelto cli Belgmclo, jlagellar,ano la bella Italia con le loro sentenze scritte sut twnbm·o - pro,wn~iate in base ad incli.::ivaghi come q,wUi clie servil'ono di base allct condanna cli Dre,1;/as. E si noti che maggiori emno allora le 1·agioni di p1·0testa in Italia, perchè il ca::;ocli quelle ::;entenze era ben più grave che non sia quello di Dl'e!Jfus. Per costui dopù tuLto si tratta\'a di un militare imputalo di un reaLo d'indole politica, colpito gal codice militare, normalmente giudicato dal Tribunale militare da cui dipenòeva mentre per i no:;tri condannati si LratLava di ben altro: Di cittadini che da un decreto istituente lo i:;tato d'assedio erano stati ad un Lralto tolti ai loro giudici naLurali ecl affidali a Tribunali di guerra che eccezionalmente giudicavano di 1·eaLi di competenza dei tribunali comuni. Giudicavano come in caso di gue1·ra non con la serenità del giudice che giudica spassionatamanLe, ma èon l'animosità di chi c1·ede suo compito di conLinuare sotto la vesLe del giudice la ba tlaglia impegnata il giorno prima sotto la veste del soldato. Ecco la prova migliore della nostra equanimità. Ce l'hanno sommini1>trata eloquentissima gli avversari. Li ringraziamo :li tutto cuore. ANCORA DELLA SINISTRA Antico discepolo ed amico di Alberto Mario, ogni giorno più mi co:ivinco della bontà del metodo evolutivo da lui sostenuto contro i rivoluzionari sistematici e .... melodrammatici. Pèr coloro che ne conoscono le brillanti polemiche sare'::,be inutile aggiungere qualche chiarimento sul modo in cui il Cavaliere della democrazia intendeva la evoluzione; ma egli è morto da sedici anni e i giovani che non hanno letto una sola . pagine dei suoi libri, nè la Rivista repubblicana nè la Lega delta democrazia, a-1che tra i buoni, pur troppo, sono a migliaia. Perciò giova aggiungere che per Alberto Mario evoluzione non significava quietismo, buddistica attesa degli avvenimenti colle mani in mano, assenza d'idealità ; ma, nella politica innestando il concetto scientifico spenceriano, egli credeva che evoluzione doveva essere preparazione cosciente per conseguire un dato fine; che l'evoluzione doveva essere integrata dall'azione, che, a data ora, doveva divenire esplosione, rivoluzione. E in Alberto Mario la teoria sposandosi bella mente alla pratica ci dette un uomo di studi sinceramente evoluzionista, che sapeva menar le mani - e come! - a tempo debito: egli dal 1848 al 1866 prese parte a tut~i i tentativi rivoluzionari eà a tutte le batta ~lie combattute per la libertà e per la indipendenza d'Italia, che dovevano riuscire alla unità accentra·.rice, da lui tanto osteggiata. Gli antichi amici e discepoli suoi ricordano con quanto en'lusiasmo, con quanta esatta percezione delle condizioni storiche, il valoroso direttore della Lega della democrazia, constatava i risultati differenti della lenta e pacifica evoluzione in Inghilterra dal I 688 e della tu-
Ril'lSTA POPOLARE 'DI POLITICA LET'f ERE E SCIENZE SOClALl multuoria e rivoluzionaria. esistenza della Francia dal 1789 in poi. E come la repubblica militarista e accentrata sorta dalla catastrofe del 1870 si presta a confermare luminosamente le sue vedute! .... Ad Alberto Mario, però, non isfuggi va che per la evoluzione lenta .e pacifica occorrono certe conJizioni indispensabili, create in Inghilterra dalla rivoluzione del r 647 tt rminata colla decapitazione di Carlo J, e consolidate da quella del 1688 iniziata colla espulsione di Giacomo IL Dove quelle condizioni non esistoao ; dove viene -soppress t ogni 1:- bertà di critici e di diKussione e di propaganda è naturale che non può farsi altra eyoluzione, se non qu·:lla delle cosp'r.1zioni e delle sommJsse. A queste fu costretto dalla fata 1ità storica Giuseppe Mazzini; perciò sull'opera rna grandiosa, oggi, cessano le calur:nie e comincia la glorificazione. * * * In nome -:!i questi principi non metafisici, no:1 astratti,. ma sperimentali - nt:l senso in cui può parlarsi di sperimentalismo nelle scienze politico so.:iali - ho sempre ritenuto utile l'azione dei partiti più avanzati nel Parlamento e la convenienza della loro alleanza, per conseguire determinati fini comuni, con altri partiti di3· senzienti rn altri punti del programma dèmocratico-sociale. L' avere sinceramente e apertamente propugnato questa tattica mi procacciò le derisioni, ora sc:o.:che, ora velenose, degli intransigenti e dei sett.iri. Gli avvenimenti hanno fatto mettere giudizio a molti - a quanti erano sinceri nella stessa intransigenza; ed ora avviene che pue::chi si fanno belli di quel metodo e di quei criteri ch'erano messi :illa berlina quando veniva1n da me propllgnati; e molti pcmgono uno studio davvero diligente nel dimenticarmi non potendo più canzonarmi o calllnniarmi. Ciò può amareggiare l'uomo, ma è sempre un guadagno per le cose. Colla direttiva di tali criteri, nel momento storico che attraver~iamo, tui il primo a sostenere che tutta la Estrema sin"istra dovesse stringl!re i suoi legami colla Sinistra ed agire di conserva con essa nella difesa delL1 libertà e del rcglme rappresentativo, ch'è qualche cosa di più della torma monarchica o repubblicana, e che, sinceramente applicato ed esplicato, può avvicinare di mo:to una monarchia ad una repubblica. Consigliai questa condotta puchè sembravami che la mancauza di un partito liberale co3titozlonale creasse una situazione scabrosissima essenzialmente Jivoluzionaria, che avrebbe imped.to in modo assoluto il retto funzionamento del regime rappresent;itirn. E come potrebbe utilmente fon zionare un Parlamento in cui si trovassero di fronti! i reazionari monarchici da una parte e tutte Je gradazioni dell'Estrema sinistra dall'altra? .La proposta da me formulata nel Secolo pas~ò inos• servata; altri più fortunati solleYÒ attorno ad essa una viva discussione, procurandosi dai residui dell'intransi · genza quelli amari rimproveri che un tempo andavano esclusivamente al mio indirizzo. Oh! certamente Filippo Turati non se li attendeva appena app;na venuto fuori dal reclusorio di Pallanza .... Ettore Sacchi l'ha ripresa e con articoli e con discorsi ~ bellissimo, ed a cui aderisco quasi incondizionatamente, quello di Genova sul io settern bre - l'ha svolta, precisamente con quella intonazione che poteva venire dalla parte politica in cui milita, e che perc:ò poteva renderla discutibile ed accettabile dai monarchici liberali. Ma questi apatici, fiacchi, sctttici, scoraggiati non hanno dato alla proposta la importanza che avrebbe meritato in ogni tempo, e cl e ne aveva una eccezionale nei tristissimi momenti attuali. Nel giornalismo, oltre il Tempo di Milano che rispecchia le tendenze politiche dell'Jn. Sacchi, la Stampa di Torino è stata tra i più autorevoli periodici che se n'è occupata più volte, ed un suo recente articolo mi da agio a ritornare sull'argomento. Il giornale di Torino - cui rendo grazie per essersi ricordato, come se ne ricorèò l'amico S1cchi, che l'inizlativa è mia - trattando dei partiti democratici tratta dell'alleanza tra l'Estrema e la Sinistra ed a quest'ultima dà ammonimenti severi, che mi permisi darle in Parlamento e fuori. e che non potevano riuscire graditi per il colore politico della persona, che li dava, però, nell'interc:sse soltanto dd paese. Mi auguro che incontrino sorte divena ora che vengono dall'organo di un temperatissimo uomo qual'è il senatore Roux. Infatti la Stampa (n. 258) avverte: « Il popolo, nella lunga altesa, va stancandosi; anzi ormai è sLanco; e molli non vedendo arriva1·e il proprio miglioramenlo da quelli che pure hanno dato le maggioei libeetà, abbandonano a poco a poco cosLoro per. seguire quelli alLri che in buona o mala fede gli promettono, olLr·e alla liberLù, anche i beni maleriali e la pa1'tecipazione alla felicilà capilalislica. « In quesLo frangente, se la Sinistra liberale non si 1·isveglia con energia e non assume energicamente l'effetluazione del prog1·amma economico, che pur·e fu pt'Ogramma suo, se la Sinislra non afferra arditamente e non risolve prontamente almeno parte della queslione sociale, allora questa Sinislra è destinata a peril'e e a scomparire per mancanza di soldati e di seguaci. « Il mondo cammina, le idee nuoYe s'avanzano; chi non sa afferra1·e quesLe e guidarle e sceverade, chi non sa camminare col mondo, ma si arresLa, quegli !-ara sopraffatto e sarà votato a finire senza rimpianti. <e Tale può essere il de~l.ino della Sinist1·a liberale. « E la scomparsa della Sinislra può significare anche il pericolo o la l'Ovina delle islituzioni. << Pe1·occhè le popolazioni dopo quindici o venti anni vedono elle quesLe isLituzioni, se hanno giovato alle loro libe1·Là, non sanno più giovare al loro benesse1·e rnaLe1·iale, allora si disarno1·ano di esse, si convincono a po' pc1· vo!La che quesle istituzioni sono incomp11tibili col ·1oro rnigliol'nrnenLo economico o sono incapaci di p1·0cu1·a1·lo, e volgono lo sguai-do e le aspi1·azioni o nuovi ideali, a nuovi 01·izzonLi lonLani e fuo1·i delle isLiLuzioni p1·escnLi - si volgono, a Lol'lo o n ragione, al socialismo. << F1·a il socialismo che ingrossa e i Governi o i parLiLiche 1·iconono alla reazione illiberale, la SillisLra liberale, se non si scuole, è desLinala a scinder.si e sparire; i suoi ir,embri, pe1· ragione di esisLenza, saranno costrelti a scindersi; ulla pal'Le dovrà schiera1·si coi reazionari, l'all1·a ad associarsi ai socialisti. Sarà proprio il caso di dire propter vitam vioencliperclere causas. << La lotta e la iaLtui-a che verranno all'ILalia da quesLo nuovo sl.aLo di cose lasciamo a lulLi il prevedere. e< Mn la Sinislra può ancora avere un grande e nobile ufficio; riprendere la sua energia, pensarn alla redellzione el:onomica del popolo, che è ancora gran parle del suo pl'og1'amma; assumere il meglio e .il possibile del p1·ogramma socialisLa, e dimostrare che anche le isLituzioni pre,:enti consenLono il miglioramento delle plebi e il bene degli umili. << Così facendo può ridonar fiducia al popolo italiano e rendere un g1•ande servizio alla Monarchia, alle istiluziom e all'ILalia: potrà ancora riguadagnare il terreno perduLo, afferrare gli sbandati o gli erranti e rendersi benemerita nella Sloria. » Sin qui non ci sa·ebbe da ridire sui giudizi e sui consigli del giornale di Torino : sono quelli stessi, che da cinque anni in qua viene esponendo - predicando al _deserto - la Rivista popolare> che dall'amico Sacchi nel discorso di Genova vennero riassunti in questo dilemma : per la sinistra questo è un moment0 storico : o diventare rappresentante degli interessi comuni ai citta• dini, o morire ! Ma dal brano su riportato non si rileva come la pensa sulla questione speciale e tipica dell'azione comune della Estrema e della Sinistra. Ebbene, con dolore devo constatare che su questo - il punctum sa~ liens del quarto d'ora - la Stampa fa una proposta davvero sbalorditoia; essa plaude caloros 1mente all'all~anza, ma ad un patto : a patto che i repubblicani e i socialis'.i cessino di essere .... repubblicani e socialisti !... E c:oè a qllesti si propone una dedizione pura e semplice. Questa proposta è più che un fin de non recevoir : equivale ne più ne meno al rigetto di qualunque comu•
104 RIVISTA 'POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI nanza di azione tra la Estrema e la Sinistra storica ; poichè non è seria la proposta del suicidio a partiti vivi per iniettare sangue rutilante in uno moribondo ! Se, com'è probabilissimo, i monarchici liberali la pensano corno l' on. senatore Roux ( 1), reazionari e rivoluzionari possono cantare vittoria, e socialisti e repubblicani, preveggenti e sinceri, passeranno per ingenui, dei quali qualunque avversario può prendersi giuoco. L'insistere su questa tattica riescemi penoso oltre ogni dire, perché le conseguenze le prevedo gravi e non liete. Se la Sinistra, come temo, per non dire come son sicuro, la seguirà avrà consumato il proprio suicidio ; e mentre da un lato potrà gloriarsi di avere dato un nuovo pegno di fedeltà al capo dello Stato, dall'altro avrà :;omministrato la prova che per essa gl'interessi supremi del paese rimangono subordinati al feticismo, più che al bigottismo monarchico. In questa tattica, infatti, non c'è nemmeno l'espressione sincera, la quintessenza della famosa formula del beneinseparabiledel re e della patria: il bene del Re prepondera, assorbe l'altro termine; il benessere econouico, la libertà del paese divengono accessori trascurabili. Si arrivano, infatti, a comprendere quei monarchici - e ce ne sono in buona fede - i quali credono che la monarchia in Italia è simbolo, è pegno di unità, e che con l'unità soltanto si può assicurare l'indipendenza, la libertà e la prosperità della nazione; ma questi tali non ebbero mai scrupoli nel periodo eroico del risorgimento di allearsi coi piu sinceri repubblicani - Garibaldi, Bertanj, Mario, ecc. ecc. - senza pretendere mai da loro una abdicazione. I monarchici liberali di oggi sentono forse - e le confessioni della Stampa sulle presenti nostre condizioni materiali e morali lo lasciano intendere - che inspirandosi agli antichi criteri, di fronte al fallimento delle· istituzioni, logicamente dovrebbero passare nel nostro campo; perciò invertono i termini, e la monarchia, che doveva essere mezzo per raggiungere gli alti obbiettivi delle passate generazioni, la prendono come fine in sè e per sè, cui si subordinano i primi. Con ciò essi mostrano di non comprendere e di non volere imitare le gloriose tradizioni del partito liberale monarchico inglese. Questo, specialmente nell' ultima fase impersonata in Gladstone, non chiese mai a coloro, che cooperavano a far trionfare riforme e ad uscire da certe situazioni, la rinunzia ai propri convincimenti; e i ministeri componeva, non seguendo le indicazioni e le simpatie della Corte, ma prendendo norma della situazione parlamentare, e tenendo conto delle singole forze dei gruppi, che compontvano la maggioranza. Gladstone, quindi, non solo si affidò ai radicali come Morley, Forster, Asquith, Mundella, Bright ecc. ecc.; ma non esitò ad affidare portafogli importanti a repubblicani convinti come Stansfield, Dilke, Chamberlain. Si alleò intimamente agli homerulers- che tante antipatie e tanti odi suscitavano al di_qoà dello stretto di S. Giorgio - anche quando essi erano sospettati di complicità nell'assassinio del -vicerèd'Irlanda e del suo segretario in Phaenix Park. Se nella costituzione del suo ultimo ministero il great old man non tenne conto delle forze parlamentari rappresentate da Labouchère egli è che il ministro, già invecchiato, si credette in dovere di usare qualche riguardo personale verso la regina vecchia. Non glie ne aveva usati in altri tempi quando prescelse come segretario agli interni il baronetto Dilke, che la sua prima popolarità aveva acquistato con un libro irriverente sulla vita privata di Vittoria. E come dimenticare che anche i conservatori, a data (1) Non puo cadere dubbio alcuno sul pensiero della Stanipci; ma e ce ne fo sero tracce in qualche amico pietoso a cancellarle basta il trafiletto che il giornale <li Torino consacra al Popolo Romano, che si vantava di averlo fallo ricredere sui p1·og:ettidi alleanza. In quel trafileUo la Stampa riconferma che l'unione la intende sulla base della rinunzia dei repubblicani e dei socialisti al proprio programma, ora, co::1 Pitt all'epoca dell:t pazzia di Giorgio 3° per la designazione del reggente; con Peel nella quistione della Casa della Regina, con Palmerston - sebbene questi non sia stato un conservatore tipico - nell'altra della politica estera, si mostrarono teneri delle prerogative popolari anziché delle prerogative regie? Ma questo contegno ordinario dei liberali eccezionalmente seguito dai coi.1servatori inglesi è riuscito non a scalzare le basi della monarchia, ma a renJerla popolare. E Thiers, che se ne intendeva e cbe non era un rompicollo, ammoniva i ministri del 2° Impero che il solo modo di far vivere la monarchia nel continente europeo era quello di renderla sinceramente parlamentare. (r) Con questi criteri larghi e davvero liberali in Inghilterra si è riusciti, se non a fare scomparire i repubblicani, certamente a renderli innocui; ad indurli al massimo rispetto delle leggi dello Stato; a non far loro sentire il bisogno impellente di un mutamento nella forma del governo. Conscio di questi risultati che la tattica liberale inglese ha dato, e dei vantaggi che all'Inghilterra ha assicurato il metodo evolutivo, non esitai a dire in Parlamento e fuori - sollevando un certo scandalo tra amiei ed avversa, i - che in Inghilterra non sentirei il bisogno di dichiararmi repubblicano. Lo sento in Italia perchè trovo tanto diversi e tanto peggiori i monarchiciliberali e pseudo conservatori. Aggiungo ancora che, a mio avviso, mancano sino a questo m,mento quelle condizioni che la storia ha creato in Inghilterra e che sono indispensabili per la evoluzione lenta e pacifica politica e sociale. L'azione cosciente e intelligente, ferma e coraggiosa dei monarchici liberali avrebbe potuto creare tali condizioni; le vicende del nostro risorgimento, l'origine plebiscitaria della monarchia avrebbero potuto e dovuto facilitare tale compito altissimo. Ma disgraziatamente, i nostri monarchici, pel passato non si mostrarono nè liberali, nè intelligenti, nè preveggenti; quando vollero esserlo, mancarono di energia, e finirono sempre col chiarirsi infetti dalla tabe maledetta del servilismo che li trascinò alla costante ed esclusiva preoccupazione degli interessi della dinastia. C'è da rammaricarsene vivamente; e me ne dolgo profondamente io, repubblicano, perchè temo che la follia reazionaria, l'inettitudine o l'incoscienza dei cosidetti liberali condurranno il paese ad una situazione catastrofica. Ora la catastrofe rivoluzionaria non mi seduce, anche ammetttndo la migliore delle soluzioni: il trionfo delle idee repubblicane. Non mi seduce affatto perchè ho la profonda convinzione che la repubblica in Italia, oggi come oggi, riuscirebbe assai peggiore di quella francese; non sarebbe duratura e preparerebbe una reazione sfrenata. Tutto questo più volte ho detto e scritto; e più volte ancora temo che sarò costretto a ripetere, poiché la fiacca tempra degli italiani e la loro smemorataggine insuperabile rende assolutamente indispensabile la ripetizione frequente, sino alla noia, di ciò che si crede giusto ed utile. Dott. NAPOLEONECoLAJ A~Nl. Deputato al Parlamento (i) Egli dimostro in un discorso famoso che gli Orleans non erano stati sinceramente devoti allo spirito della Co~tituzione e che percio caddero. Sebbeneda parecchi numeri la Rivista sia composta con caratteri pitì piccoli degli ordinariJ anche questa volta dobbiamo rimandare degli articoli già preannunziati, nonché uno che ci ha inviato da Parigi Panl Louis, il valoroso redattore della Revue Socialiste e della Petite Republique. t!
'l{.IPISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 105 LAPOLITICADI SANGUE (INGHILTERREATRANSVAAL) L'Europa, gimtamente preo~c~pata dai fasti scellerati del militarismo e dello chauvinisme francese, pare che non accordi la dovuta attenzione ai fasti non meno scellerati dell'affarismo e dell'jingoismo ingLs~. L'uno vale l'altro. Il caso Dreyfus rimane tipico come espressione della disonestà di quelle classi, che hmno _scelto la professione di ammazzare la gente esponendosi almeno al pericolo di farsi ammazzare; ma è più laida la condotta di coloro che mandano gli altri ad ammazzare per ragioni grettamente egoistiche e m1teriali, che fanno sostenere da miserabili mercenari, la cui esistenza ed organizzazione non si sa perchè e come ha .avuto la fortuna della difes.1.calorosa fattane da Guglielmo Ferrero. Il plebiscito d'indignaztone provo:ato dalla sentenza di Renne s dovrebbe rinnovarsi CO'ètrn l'atto di brigantaggio che contro ogni diritto, senz l alcun . plausibile pretesto, in nome soltanto della fvrz~ b.rut~le, 11governo inglese vorrebbe consumare contro 1 Boeri, .che_ hann~ il solo torto di possedere un suolo nelle cm viscere s1 contengono ricchi filoni di oro e grossi d_iamanti.. La politica di sanaue, come torna a chiamarla 11 popolare Reynoldss' Ne~s Pape~ non ~a altr~ ~ove~te eh~ l' c1ftarismo sfacciato; e sono 1 g1ornah e le nv1ste d Inghilterra che dicono chiaramente che il rinnegato Chamberlain, l'avventuriero Ceci! Rhodes sono direttamente interessati nel business, neli'ajfare. Se essi riescono a trascinare il governo egli è che molti p~zz_igro~si, - tra i quali il duca di Fife, genero del Pnn~1pe _d1~alles - sono tr_a gli azionisti della Compagnia d1 cm è a capo Cec1l Rhodes e che fa magri affari nel campo suo attuale di sfruttamento e che vorrebbe farli migliori rubando - è la sola paroÌa, che può adoperarsi - le terre ai pacifici Boeri. . Che si tratti di disonesti prttesti da parte del Ministro inglese delle colonie risulta chiaro dalla nota calma ma ferm.-1 invi-ata il 16 corrente da Kruger in rispo~ta ad una' delle ~ante. di Cham~erlain. I_lpre_sidente transvaaliano rinfacciava In essa all avversano diplomatico le sue continue contraddizioni e gli armeggii da giuo• catore di bussolotti nel dimandare un giorno una cosa, un altra in un altro giorno, e nell'avanzare sempre richieste nuove quando ha visto soddisf~tte le prec~d~nti: Infatti il Transwaal ha ceduto su quasi tutte le qutstlonl da prima accampate. . Questa è la couvinzione che comincia a prevalere in Inghilterra, e se ~e. ha un fo:tu~ato i.ndizio nell' at~eg:- giamento di alcum 1mportant1 g10rnah - ad ese~y10 1~ Daily Chronicle - decisamente avverso alla politica di sangue... e di affari del rinnegato. Anche i liberali pare che si destino, e J ohn Morley e William Harcourt, antichi collaboratori di GIadstone, hanno fatto sentire la loro eloquente parola in difesa del diritto nei meetings. f\ltro meeting di protesta si è tenut~ in Londra ed è termrnato tumultuosamente con arresti e coll'intervento della polizia: caso abbastanz1 raro al di là della Manica; e sir Edw ard Clarh, consigliere della regina ed .Antico Solicitor genera!, ha chies'.o di urgenza la convocazione del Parlamento. Altro indice notevole del rinsavimento iniziatosi nella pubblica opinione dell'Inghilterra si ha nel linguaggi~ di William Stead, ch'è un apostolo della pace, ma c1 tiene a rispecchiare fedelmente il pensiero de~ suoi concittadini. Egli, n~ll'u~timo. num~ro della Revzew ?f _Re: views nella rubnca 10 cui mamfesta le sue convrnz10n1 e pas;a in rasseo-na gli avvenimenti ( The progress of the World), mostra ::iolto ottimismo, perc~è crede che gmrr~ non ci sarà nonostante la volontà dt Chamberlam e 1 rumori della claque bellicosa del giornalismo. Giudic l che la pubbi:ca opinione sia poco ~tmpatirn v~rso gli Owitlanders, pur non amando 1 Boeri, e che se s1 facesse un plebiscito i partigiani della guerra avrebbero una in: sio-nificantissima maggioranza, e ritiene che i latrati d1 Chamberlain siano peggiori dei suoi morsi. (I) Egli non esita, del resto, a riconoscere che la sovranità dell' Inghilterra sul Transwaal venne annullata, senza che ne sorgessero inconvenienti, dal trattato del 1884. Auguriamoci, nonostante le contrarie apparenze, che la gJerra venga evitata e che la politica di saniue valga soltanto a rendere impop?lare l' avventuriero che ha risuscitato nella forma peggiore la prepotenza dell'imp~rialismo. E che il S:bamberlain sia un vero. avven,- turiero, nel senso peggiore della parola, lo d1mostr~ colla simpatia mal celata verso !l D.r _Ia~eson, che ?I accordo con Cecil Rhodes assali prod1tonamente la libera e pacifica repubblica del Transwaal poco tempo fa. Il D.r Iameson a1lora se la passò liscia in grazia della n11gistratura ... di Londra, che fu di manica larga verso i~ ladro in grande, che aggrediva armata mano un popolo amicc; ma in quell'aggressione sta tutto il segreto delle vicende attuali. E chiaro: il governo inglese tentò le vie indirdte del brigantaggio individuale ~er imp1droni~si del T::insvaal; fallite queste accenna a ricorrere al bngantagg10 collettivo apèrto e sfacciato; la difesa degli Owitla11ders ec ec. non sono che pretesti, la cui moralità e veridicità non sfucrge agli occhi degli uomini onesti e intelli_genti. Egli uo~ini onesti e intelligenti a qualunque partito e na-: zionalita appartengano fanno voti per il trionfo dei Boen contro l'Jno-hilterra, dd diritto contro la forza. Intanto é di conforto il contegno della piccola repubblica di O range: essa per bocca del suo Presidente ha osato sfidare la brutalità e la prepotenza inglese e si è dichiarata in favore del Transvaal. Onore a questi generosi che danno un esempio nobilissimo alla vigliaccheria europea. Ora attendiamo che l'Inghilterra si di: sonori coll'uso delle micidiali palle Dum Dum. Anche gh Chassepots di Napoleone IlI, che sembrava onnipotente, fecero meravialie a Mentana, ma l'ora sua triste arrivò e cadde nel òfango cagionando la rovina della Francia. Oh! l'ora di pa~are arriva per tutti, e non potrà mancare per la perfida Albione. LA RIVISTA, EREDITÀ ED EDUCAZIONE (Per l'assimilazione delle razze inferiori) Prendiamo con grande piacere dall'ultimo numero dell'ottima Science sociale del DemolinsJ un articolo del De Rousiers che tratta di una delle più importanti e discusse questioni del giorno. Ne abbilmo modific~to alquanto il titolo (L_amentalité héreditaire et l' 1?duc~t1on _ d'apres une pubblica/ton rece~te) per r_enderlo P.Iù cb1ar?. Avvertiamo che ciò che l autore dice sulla 1nefficac1a della semplice educazione scolasti~a _tra le raz_ze inf~riori. serve benissimo da un lato a chiarire le d1fficolta del cosidetto Negro-problem degli Stati Uniti, e ci dà la chiave per comprendere come e perch_èspesso la scuola _no?- educa anche in Euro·pa tra le cos1dette razze supen Jrl. L'argomento è stato toccato nella R:vista dal nostro Camillo Vaccaro e più ampiamente alcuni anni or so o dall'on. Colajanni nell'..Antologia minima e in un discorso alla Camera. La discmsione dell'imoortantis ,i mo t~ma verrà ripresa qui per vedere come st · devono fare gl'italiani dopo (1) L'opinione pubblica i~ Iog_hilterra deve mancar_e t)ell'abiluale decisione e rif-o1utezza, se 11 Twws organo <lel fanse1smo aair_losassone come lo <'hiama la Petile ,·cpublir/LW, tentenna e puubl1c:t delle difese del Transvaal. In una delle lettere indirizzategli si ricorda che l'alta sovranità dell'Inghilterra sulla repl~bb)ica sud africana venne abolita completamente dalle convenzLOlll del 188!; e cita in appoggio i giudizi di lorrl Derby, (' di S_it·!Termles Robiuson gov~ruanli di allo1?. Lo slesso 9,hamberlam u~ un_docu~ mento utfìc1alc nel 1896 riconosceva al lransvaal la s1Luaz10uedt Stato slrnnù:,·o.
106 'R..IVlSTA POPOLARE Dl POLITICA LHTTERE E SCIENZE SOCIALI aver fatto l'Italia. Intanto ecco il larghissimo sunto dello studio delle Science sociale. Il problema della colonizzazione e dell'assimilazione delle razze indigene è stato studiato in un 11 bro interessante da Leopoldo de Saussnre (Psychologie de la colonisation francaise da11sses rapports avec les societésindigàtes. Paris. Alcan. 1899). Egli dice che le abitudini assolute di ragionamento rettilineo dei francesi, la loro mentalità di logica astratta li confannavano fatalmente ad intraprendere l'assimilazione degli indigeni, nel quale compito dovevano fallire, per l'ostacolo insormontabile presentato dalla diversa me1dalità delle razze indigene, che dovevano essere assimilate. Per mentalità di una razza deve intendersi il suo modo d'intendere certi rap, orti sociali, l'autorità, la libertà, la giustizia, l'ordine, la convenienza ecc. Questo insieme di credenze e di convinzioni noi lo chiamiamo formazione sociale·; con quest'altra differenza: alla mentalità del de Saussure è annesso il car..ttere essenziale di essere ereditario ; il carattere principale della formazio11e è di essere dipendente dall'educazione e dall'ambiente. Ora perchè la mentalità delle razze cosidette inferiori costituisce un ostacolo insormontabile all'assimilazione dalle razze superiori? Questo ostacolo non dipende dall'ereditarietà la quale è modificabile e dà soltanto delle disposizioni che si devono sviluppare coll' educazione ; ma pachè questa agisca occorre un ambiente omogenw dove, dai vecchi ai fanciulli, passando pff le ttà intermedie, certe maniere di vedere o di agire siano ammesse senza discussione, dove uoa certa educazione sia stata data a molte generaz'oni consecutive; e siccome, raramente, queste condizioni si riscontrano riunite non si può riconoscere agevolmente ciò che viene dall'eredità coltivata dall'educazione o dall'educazione confermata dall'eredità. t Nelle colonie francesi volendosi procedere all'assimilazione ddle razze conquistate si sono trascurate tali indicazioni e stoltamente si è creduto che si poteva raggiungere lo scopo ,.togliendo vigore a tutte le istituzioni locali e traJizioDali - ta• lora migliori, e più adatte delle fran;t:si - per sostituirle artificiosamente, di un colpo, colle istituzioni europee, generando conflitti ed inconvenienti di ogni genere, che dovevano necessariamente impedire l'assimilaz·ont:. Si demoliva senza riedificare. Perciò, ha ragione de Saussaore proclamando che le istituzioni ..... sole non hanno la potenza assimilatrice che molti loro suppongono, e che è ingenuità credere all'efficacia ddl'applicazione assoluta e in ogni circostanza degli immortali principi della rivoluzione. Ciò che occorre per riuscire è l'educazione, la quale può intendersi in senso stretto e in senso largo. La prima è quella che si fa in collegio; e si sbagh di grosso quando si afferma che un giovane o una ragazza usciti dal collegio hanno fatto la loro educazione. In vece è da farsi. L'educazione in senso largo comincia nella culla e finisce nella tomba; cessa colla vita; e si vive rrnlmente sino a tanto che c'è desiderio di cultura intellettuale, di elevazione morale, e si ha l'abitudine del lavoro. La vita è una educazione che si persegue attraverso a circostanze diverse: nella giovinezza per isviluppare armonicamente le forze nascenti; nell'età matura per assicurarne l'uso migliore; nella vecchiaia per conservare ciò che resta di forze fisiche al servizio di una volontà fortificata della pratica del bene, illuminata dall'e,perienza. Tale educazione non è unicamente fatta su libri, dipende strettamente dall'ambiente in cui si svolge, L dalle condizioni che offre tale ambiente per ciascuno di quelli che vi vivono. E differente nella stessa famiglia pel col~ivatore, pel marinaio, pel commerciante, pel militare ecc. E differente pel celibatario e pel coniugato; pel padre di famiglia e per l'uomo senza figli; per colui che ha menato una vita dolce, e per chi è passato attraverso alle avversità ecc. Quando si vuol discorrere dell'azione dell'educazione bisogna. conoscere in quale senso la si prende. L'educazione ridotta al collegio fallisce, non assimila gl'individui usciti da razze differenti e che vivono in ambienti diversi. Il D. Gustavo Le Bon, ch'è vissuto lungamente nell'India, afferma che l'Inghilterra colle quattro università, che vi ha stabilito, coi collegi all'inglese, colle 127.000 scuole, coi tre milioni di scolari che le frequentano, non è riuscita coll'educazione ad assimilare metJomamente gl'indigeni. Monier Williams che conosce gl'indiani, dice anzi che quelli educati nei collegi inglesi sono molto inferiori ·moralmente agli altri. E ciò perchè l'educazione della scuola è impotente senza quella larga dell'ambiente. Un Parso, che occupa a Bomb.,y una situazione importante, Beramji M. Malabari, nel suo curioso racconto del viaggio in Europa (The Indian Eye on Englis/J !ife: Il punto di vista indiano sulla vita inglese) dà le ragioni per cui fallisce l'educa1;ione sçola~tica all'inglese de~li indiani. « Sorrrende il fatto, - egli dice - che molti giovani indiani ritornano dall'Inghill terra esasperati e disgustati dopo avervi passato alcuni anni a collegio. La ragione n' è semplic<.>. Lo studente indiano non può mischiarsi ai suoi compagni inglesi sopra un piede di eguaglianza. Egli vi è male preparato dalla sua anteriore vita di famiglia. Per qualche tempo egli è pr?tetto e guidato da qual• che collega benevolo; ma questo fimsce collo stancarsene, e l'indiano finisce col trovarsi isolato; in molti casi finisce col far lega cogli elementi peggiori del collegio. Temo che sarà così per molto tempo sino a tanto che durerà la differenza tra . la vita familiare delle due nazioni ». L'osservazione sui risultati ottenuti dagli ioglesi nell'India si può estendere ai Negri ed a tutte le razze inferiori. Non è l'eredità. mentale, che li rende disadatti all'assimilazione colle razze superiori ed al progresso; ma l'educazione semplicemente scolastica per mez::o della quale la si vuole ottenere: l'edu::azione staccata dall'azione dell'ambi ente generale. Per i Negri, si aggiunga che c'è un altra ragione preponderante che neutralizza qualunque buona influenza ddla e:iucazione scolastica e marca la diversità dell'ambiente: ed è il cole.re della pelle. Questo li isoh e li ricaccia nel solo ambiente originario: nell'ambiente negro. L'educazione diviene verament<! assimilatrice, quand0 le circostanze perme.tono che degli individui di origine emica di{- fc:rc:nte, ma riuniti nello stesso luogo e sottoposti alk stE'sse influeoze,si c Jnfondono in guisa da maritarsi formalment,;: tra loro. Vediamo ciò che ci insegna l'tsperimento degli S:ati Uniti. Gli Stati Uniti S'Jno il più grande campo di assimil-azione sociale che oggi vi sia nel mondo. L'assimilazione è il problema che domina tuète le quesfrmi americrne. L'avvenire dell'America dipende principalmente dal successo che essa otterrà nell'assimilazione degli immigranti. Ciò ch'è curioso è l'accordo incosciente degli Americani nel risolvere il problema per mezzo dell'educazione intesa nel senso largo. In ogni momento e in ogni occasione il motto educativo-vien fuori nelle loro conversazioni; e lo sco?0 educativo lo scorgono e lo vogliono in tut:e le loro in!raprese; un MusP.o che si fon.ia, una chiesa da costruire, uca campagna di conferenze contro l'alcoolismo, una società di storia locale ecc. devono avere uno scopo educativo. . La stessa preoccupazione si scorge in quella moltitudine di Istituti, scuole profess·onali, di cucina ecc. sì riccamente dot1ti dai milionari Americani e sì liberamente aperti a tutti. I fondatori di questi stabilimenti, come la loro generosità e le loro risorse, consentono al desiderio generale di elevare la razzJ, di rialzare ad un livello superiore tutti gli èlementi informi che l'immigrazione dà continuamente agli Stati Uniti. I risultati sono positivi, eccellenti: l' assimilazione si verifica per mezzo dell'educazione. Chiacchierate con dei fanciulli di Chicago, di New- York, di Cincinnati, essi vi diranno che la loro madre era irlandese o belg,, il loro padre tedesco, ma che essi sono Americani. E la loro 111entalitti è precisamente americana. Perciò gli Stati Uniti sono una nazione, e non una semplice accozzaglia di persone di origine di versa. Negli Stati Uniti si distinguono a prima vista i cittadini americani che vi sono arrivati adulti, da quelli che vi arrivarono nella fanciullezza; e la distinzione è possibile nella stt:ssa famiglia e in tutte le classi sociali. Dei preti cattolici francesi, tedeschi, irlandesi venuti in America come missionari vi restano sempre quasi come stranieri, anche quando vi soggiornano da lungo tempo. Intanto il piu americano dei prelati cattolici, Monsi?;nor lreland, è nato in Irlanda d~ irlandesi, ma arrivato negli Stati Uniti nell'età di sei mesi. E americano nella mentalità, benchè la su1 educazione scolasti~a sia stata fatta in Francia nella diocesi di Bdley. Il superiore del suo seminario è un francese di Lione, Monsignor Ca1llet, anche lui arrivato in America giovaniss; mo; e dirige un seminario che h~ lo scopo assimilatore di dare preti di ogni origine, ma di mentalità americana. Intanto, l' operazione non riesce sempre. Alcuni imm:gr ..ti non vengono assimilati. Gli ostacoli all' ~ ssimilazione sono diversi. Il primo risiede nella volontà degli immigrati. I Chinesi, gli Ungheresi, i Ruteni, i Polacchi, i Siciliani vanno in· America per raccogliervi uo peculio; non vogliono divenire Americani, ma ritornare nei loro pat si appena raggiunto lo scopo. Non si assimilano gl'individui che si aggruppano secondo la loro nazionalità, vivono separati dal resto, parlano la loro lingua e si maritano tra loro. C' è u.1 gruppo di Polacchi a PJttsburgh, che sono in America da quarant'anni, ma non sono divenuti americani. Avviene lo stesso di alcuui tedes, hi del Sud in alcune grandi città. Infine perchè vi sia possibilità di assimilazione, bisogna che ci sia attitudine allo ~te$S0 lavoro1 e al lavoro in generale, Gli
'R...IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 107 Indiani isolati nelle loro riserve, educati alla caccia non possono assimilarsi ad un popolo di lavoratori. Concludo col di.:hiarare che non mi sembra necessario ricor-rere alla ereditarittà delle mentalità per spiegart: certi fenomenl sociali, dei quali l' educazione, intesa in senso stretto o largo, dà la suffì;iente spiegazione. PAUL DE RousrnRs Biblioteca della Rivista Popolare EMILIO VANDERVELDE LE CITTÀ"PIOVRE,, Questo importantissimo studio del deputato socialista belga, già pubblicato in vari numeri della Rivista Popolare, e ora raccolto in opuscolo, è posto in vendita al prezzo di centesimi venti Dirigere ordinazioni, acco:rnpagnate dal relativo i:rnporto, all'0n. l'\1apoleone Colajanni Oastrogiovanni '-../ '-./ '-J ~ "../'-../ I DEMANI COMUNALI ( 1 ) La qmst1one dei demani comunali si agita da un secolo circa in Italia e principalmente nel Mezzogiorno e in Sicilia ed attende ancora la soluzione equa. Se n'è parlato spesso in Parlamento, in molti libri e in molte riviste, ma con poco risultato pratico. Quando se n' è avuto qualcuno, anzi, in seguito a tumulti clamorosi e sanguinosi, è stato pessimo perchè venne rappresentato dalla quotizz1zione tra i contadini di qualche magro feudo: quotizzazione deplorevole perchè ha impoverito qualche comune ed ha illuso i pochi lavoratori, che per qualche anno ebbero l'Hlusione di essere divenuti proprietari, e che in ultimo è terminata colla costituzione di latifondi a beneficio di antichi o nuovi feudatari ( 2 ). .Antonio Rmaldi, il giurista eminente ed onesto, per un momento era riuscito a richiamare l'attenzione del Paese e del Parlamento sui demani con un hbro e con un disegno di legge d'iniziativa parlamentare. Il libro : Le terre pubblichee la quistione sociale e il disegno di legge: La comunanza agrar.ia certamente presentavano delle lacune e dei difetti di vario ordine; ma c'era tanta dottrina, tanto buon senso, tanto sentimento di giustizia, tanto amore alle classi lavoratrici derditte che gli stessi avve1sari più decisi gli furono larghissimi di lode. Tra i quali mi piace ricordare il Prof. Riccardo della Volta, che ne fece una critica acuta in una comunicazione alla R. Accademia dei Georgiofili di Firenze ( Terre pubbliche e quislione sociale. Firenze 1897). Ma rapito iaunaturamc!nte il Rinaldi al paese ed al Parlamento pare allontanato il giorno in cui la quistioni trovi una soluzione equa e abba:.tanza radicale. Augurando che a Montecitoiio altri prenda in mano la causa valorosamente sostenuta dal valoroso deputato di Chiaramente, benchè con un poco di ritardo, sento il do\:ere di occuparmi degli studi coscenziosi di alcuni solitari. E ne>presento due ai lettori della 'l{ivista: Emilio Loscalza che i lettori conoscono per un articolo pubblicato in questa stessa Rivista nel suo primo anno di vita e Gaetano Pasqualino· Pasqualino che altro interessante articolo aveva mandato, ma che non potè vedere (1) Avv. Emiddio Loscalzo: Il yocerno elci demani comunali e lei quistione agrarici nel ,nc~.:;ogiorno cl' Italia Presso l'A. in Accettura. - GaeLano Pasqualino Pasqualino: Il cliritto nella ::;loria. Riesi, '1899. Presso l'Auto1·e. (2) L ·on. Colajauui, nel Gennaio 1803, svolgendo la sua iuLerpellanza sul massacro cli Caltavuturo stigmaLia6 vivamenLe la quotizzazione dei demani ed ebbe iI plauso non solo dei socialisti, ma anche di persone competentissime che militavano e miliLano in altri partiti, tra i quali basta 11Qmiuare Antonio Riuallli e (;iuE;tino Fortunato. · la luce subito e che ora è divenuto inutile, perchè ci ha regalato un libro; che vale certamente di più. Dallo studio del Loscalzo, interessante sotto tutti i punti di vista, mi permetto di dare un largo riassunto. E' diviso in nove titoli. Nel primo, l'introduzione, constata lo stato di fatto delle provincie meridionali ed assegna le due principali ragioni dell'improduttività del suolo dovute al mal governo dt i demani ed alla mancanza assoluta di un criterio razionale di co!ti vazlone, e si chiude con un'aspirazione al- miglioramento agrario. Nel secondo tesse la storia del sorgere della proprietà demaniale, assegnandola con nuove prove storiche al periodo preistorico, ed indi ne mostra l'indole con profos;: citazioni della dottrina napoletana la quale tanto imperio ha tenuto nel foro e nt lla scuola. La disamina è accurata e precisa, e l' A. rivela in essa studi profondi e fine acume giuridico per aver disotterrate dottrine antiche non alla portata di tutti, anzi di qua_lcuno solo ndle provincie del mezzogiorno. Nel terzo fa l't:segesi delle diverse denominazioni dei demani e termini feudali, con chiarezza d'iJee e con forma accessibile alle menti di tutti, riassumendo in concisi perioji uno studio profondo su gli antichi autori, che scrissero su la materia. Di tratto in tratto si accapiglia in polemiche scientifiche con l'on. Rinaldi, dal quale dissente sul diritto dei comuni su i demani, che ritiene di esclusivo dominio dei cittadini meno nella parte del feudo largita per necessità d'incolato t per ragione politica. Nella disputa l'A. con la forma inappuntabile addimostra per l'on. Rinaldi ammirazione e rispetto, cosa che fa piacere, e rivela quanto sia modesto e studioso, Ntl quarto riunisce in sintesi tutte le pubblicate leggi demaniali dal 18c6 al progetto Guicciardini osservandone le lacune e proponendone gli emendamenti. Si rivela in questo capitolo competente e nutrito di studi sociologici, anzi tali studi pigliano spesso il sopravvento sul giurista. · Nel quinto tratta dell'autorità tutoria e della magistratura speciale esponendo con coraggio e franchezza tutto il marasma dei tempi, ed incisivo ed acuto imprime con l'esempio di scrittori scelti nella parte ìiberale. conservatrice non lievi strali al baratto che si fa di ogni costituzionalità. Propugna calorosamente l.1 responsa bi1 tà completa degli amministratori tanto civilmente che penalmente, e, non a caso, per dimostrarne la necessità, riporta brani di molti uomini parlamentari di governo, fra i quali cita l'on. Lacava, a cui rivolge un interrogativo, che esprime tutto il suo animo fìèente nell'avvenire, ma scorato del presente. Nel sesto discorre delle dispute moderne sulle principali forme della proprietà e ne disamina i maggiori scrittori e poi parla dei diversi progttti presentati al parlamento discutendoli tutti e rilevando in ciascuno i pregi e difetti. E entusiasta della istituzione della ccmunanz._a agricola, ma dissente dall'on. Riualdi nei mezzi. L'A. la vuole formata dal canone, che pagano gli stessi quotisti, e si mc stra poco fidente dei soccorsi di altre banche, perche, lui dice, queste hrnno buttata la rovma, il disonore e la gelida miseria nelle famiglie, che vi hanno avuto contatto. Nd settimo si espongono le questioni agrarie, e l'A., dopo aver scolpite le condizicni g~nerali, ha fatto una diligentissima e giudiziosa raccolta dei migliori e più recenti ritrova ti della scienza agraria tanto rapporto alla natura del suolo che ai lavori preparatori ed ai diversi sistemi di concimazione. Dimostra la necessità agricola e sociale del rimboschimento. Questo capitolo può dirsi un brevissimo, ma completo traltatino di agraria capace di sodJisfare alle prime e più necessarie nozioni per la coltura intensiva alla quale l'A. mira con ttnacia di propositi e con la fantasia di r;n trovatore sotto i balconi dell'amante, perchè la reputa l'unica che possa e debba rfaolvere il problema delle miserie meridionali, avvi·
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