Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 5 - 15 settembre 1899

88 RIVISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI classidirigenti,che a favore del popolominuto e delleplebi urbanee rurali (1). Tutto si è fatto a benefizio delle classi dirigenti; nulla a vantaggio delle classi popolari. E "i sono amministrazioni le quali, sinanco in difesa delle prime, hanno dichiarato la guerra alle cooperative! « E quanti sono i municipi che nelle grandi concessioni da essi fatte hanno inserito clausole chiare e precise a favore del salario, dell'igiene, dell'educazione, della morale degli operai addetti a siffatte imprese? Quanti sono i Comuni, che pure costruendo o sussidiando teatri fastosi, hanno promossi o sorretti educatori e ricreatori operai, case per il popolo? « Il clericalismo e il socialismo che si affermano od irrompono nella nostra vita amminfatrativa, altro non sono che la reazione contro questo indirizzo borghese, ristretto e di classe dei municipi italiani : sono l' affermazione di un quarto stato plebeo di fronte al terzo stato borghese: sono l' espressione di nuovi bisogni, di una nuova coltura, di nuove aspirazioni. « Anche senza soffermarci a prendere sul serio l'utopia del collettivismo, siamo ben lungi dall' asserire che tutte le proposte del cosidetto programma minimo siano buone e pratiche. A più d'una delusione si andrà incontro, specialmente qnando a realizzare le proposte saranno chiamati i candidati popolari, che mancano. della necessaria cultura politica e pratica amministrativa. Ma non dimentichiamo che il movimento socialista è ai suoi inizi; esso non tarderà a modificare programmi e idee, pur di estendersi; come non mancheranno alle file socialiste uomini migliori per coltura e per ingegno e per elevatezza,. quando le loro vittorie diventino più frequenti e più numerose. « Clericalismoe socialismonon rappresentanoadunque nellapresentevita italiana dei fenomenipasseggierie morbosi prodotti da agitazioni artificiali, ma costituisconodue movimenti profondi dello spirito pubblicodel paese destinati ad avere un'influenza crescentesull'andamento della cosapubblica. * * * « Di fronte al pericolo, quali i rimedi? « Escludiamo anzitutto quelle misure violente che la esperienza ha oramai dimostrato atte solo ad accrescere il fanatismo, la propaganda ed il successo delle parti estreme. Le persecuzioni politiche, le molestie amministrative da -parte dei Prefetti, gli scioglimenti arbitrari di amministrazioni socialiste o clericali, finchè non abbiano violata la legge od offese le istituzioni, sarebbero gravi errori, con effetti pratici dannosi. « Il rimedio primo e sicuro è quello solo che l'espe• rienza d'ogni tempo ha comprovato: a bisogni e ad idee nuove contrapporreriforme ed idee nuove! « Il compito dei partiti liberali e della borghesia ora dominante è quindi semplice e chiaro: riformare gradatamente, ma a fondo, lo stato moderno nelle funzioni del potere centrale e nell'indirizzo dei corpi locali, in guisa da prevenire colleriforme la rivolta. L'organizzazione corporativa delle forze lavoratrici; la riforma tributaria; la limitazione degli abusi capitalistici delle società anonime e della Bcrsa; il sindacato severo della pubblica spesa all'intento di diminuire le imposte sulle fortune minm i; l'assicurazione pubblica obbligatoria; la trasformazione progressiva dei mezzi di comunicazione o di scambio in guisa da metterli alla portata delle classi povere; la diffusione dell' igiene, dell' istruzione, della cooperazione e della previdenza, ci rappresentano i punti fondamentali del nuovo indirizzo dello Stato. « Analoga evoluzione· deve compiersi nell'indirizzo delle amministrazioni locali. Il freno rigoroso delle spese generali e di lusso a fine di alleviare le imposte più onerose e di promuovere e sussidiare istituzioni popolari; l'introduzione di tasse di famiglia e di valore locativo a (1) Se questa constatazione onesta e sincera oggi la facesse uno dei partiti popolari il Regio Fisco sequestrerebbe e processerebbe per eçcitç1n:ieµtoa11'odiò di classe, 1 • d. !l, base progressiva, e l'abolizione graduale del dazio consumo; la municipalizzazione dei servizi d' acqua, luce, trams, telefoni ecc. con miti tariffe a carico del pubblico; la. diffusione dell'istruzione popolare e complementare; l'organizzazione cooperativa o corpora ti va dei commerci e delle derrate di più necessario consumo, dal pane alla farmacia; la buona amministrazione dtlla beneficenza; la tutela e la cura dell'infanzia abbandonata e degli inabili al lavoro; l' istituzione di uffici del lavoro, di asili, di ricreatori pubblici: ecco un intero complesso di riforme popolari, che devono caratterizzare il municipio del secolo, che sorge. « Il programma dell'Unione conservatrice (cattolica) torinese si avvicina a quello da noi delineato, nell' ordine economico differisce poco da quello socialista ed è un deciso avviamento al Comune popolare. In tale programma si accetta per vera l'asserzione che per ogni mille lire di reddito, in Torino, l'imposta di dazio consumo pesa per L. 37 sulle classi operaie, per L. 26 sulle classi medie e per sole L. 5 sulle classi agiate ! « E vi è da sorprendersi se le masse operaie si arrolano sotto le insegne del socialismo o del clericalismo? * « Le proposte riforme basteranno a rimuovere il pe ricolo che minaccia violenti e rapidi travolgimrnti sociali e politici ? « Noi lo speriamo. « La storia insegna che tutti i nuovi movimenti si annunciano nei loro primordi irti di minaccie e di pericoli, come torrenti ristretti in angusti corsi alpini; ma a misura che discendono nelle vaste pianure, le acque tumultuose sì allargano e si quetano. Così avverrà del movimento socialista e clericale: a misura che si allargherà si tempererà. « Intanto constatiamo che non è possibile tornare indietro, come alcuni desiderano, sul terreno elettorale, quantunque siano possibili alcuni temperamenti in senso conservativo, che riassumiamo così: condizioni più rigorose per il domicilio dell'elettore; rinnovazione per terzi dei Consigli comunali e provinciali ad ogni triennio; dichiarazione di candidatura e segretezza del votc; voto obbligatorio; voto plurimo. « Tutti questi espedienti sono essenzialmente meccanici; possono giovare, ma limitatamente. Il rimedio vero è nella riforma del programma. Oggi si presenta alla borghesia italiana un dilemma inesorabile: o riformare su basipopolaril'indirizzo dellapubblicac. osao soccombere. « Ad essa la scelta ». ~/ ISTRUZIONE EDELINQUENZA INFR NCIA Nel N .0 del I 5 Luglio degli Archives d'..Anthropologie criminelle, de criminologieecc. troviamo una specie di nota preventiva dal titolo : Le progrès de l'instructtonet la marche de la criminalité en France, che ha richiamato la nostra attenzione. Tocca la quistione vivamente dibattutasi in Francia dal Ioly, dil Fouillée, dal Tarde ecc., in Italia dalla scuola di Lombroso, dal Bonghi, dal Bodio ecc. e un po' dappertutto, suila influenza dell'istruzione sulla delinquenza. La riproduciamo quasi integralmrnte, aggiungendovi in ultimo pochi commenti. « I due fenomeni, dicono Les .Archives, studiati nei due pe• riodi quinquennali J 872-76 e I 892-96 permettono di precisare il senso delle tràsformazioni che gl'istinti criminali hanno subito in venti anni in seguito all'allargamento della cultura intellettuale, e con una istruzione spinta al di là del grado elementare. Quanto a quel progresso che consiste nella semplice diffusione della lettura e della scrittura, sembra che non abbia un'azione sensibile sulla moralità. Le seguenti cifre statistiche, che rappresentano il percentuaggio degli accusati, che sanno leggere e scrivere, mostrano un aumento della criminaiità di ogni genere appartenente a questa classe di accusati:

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==