Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 5 - 15 settembre 1899

'R._IVISTAPOPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI pre più l' affetto della gente onesta verso le istituzioni. Dal canto loro le classi inferiori, per le quali non si fecero mai altro che chiacchiere, stanche delle lunghe attese, si levarono a rumore. Il governo di Crispi, come quello di Rudinì, non seppero o non vollero far altro che rnitrailler celte ca11aille; in quanto a provvedimentt economici .... diedero un giro, anzi parecchi giri, al torchio del fisco, e fu tutto. Alle provocazioni del governo rispose il popolo colla dimostrazione nelle urne; dalle elezioni-prote ;ta balzarono fuori dei consigli co.nunali socialisti e repubblic ni. Ocbene come si vuol ora pretendere che questi consigli vadano a festeggiare il gran re assieme a tutto quel complesso di gente politica a cui si deve lo sgoverno dittatoriale che ci delizia? » E il Don Chirciotte stesso, in un articolo del Saraceno: Sono pochi, è vero, i municipi e i deputati che hanno voluto far ::;apere di astenersi dalla inaugurazione di oggi. Ma se queste astensioni rumorose, desiderose di una pubblica discussione sono state rare, non si deve, per questo, arbitrariamente dedurre che l'ambiente non sia mutato. Q•1esta mutazione - e non lieve - sentiamo tutti nella coscienza noscra Non è soltanto che i partiti rivoluzionari sian) aumen• tati; ben altra, più formidabile cosa erano quando mettevano capo a Garibaldi e a .Mazzini per dimandare ed attuare la immediata unità della patria. B. n altra e formidab:le cosa erano i sovver.;ivi d'un tempo, non pur dopo le sconfitte di Custoza e di Lissa, ma dopo la tragedia di Mentana, allo:ehè l'imposizione della tas ,a sul macinato suscitava veri comb,ttimenti fra armati, e non si poteva costituire un Governo, e l'Europa tutta si mostrava o diffidente o minacciosa o dispoticamentè tiranna ! E ci fu, allora, una terribile mattina in cui Vittorio Emanuele dovette lasciare Torino, che pareva non rotesse acclamarlo mai più. Ma le maggiori minacce passavano, e il Re, osservatore della costituzione, coraggiose, liberale, semplice, auda :e ri conquistava intero il suo ascendente sul popolo. Che cosa c'era oer lui? Oltre lo sue quàlità pers:H1ali, c'era nel popolo la tede per le istituzioni, fède tenuta viva dal successo, dall'effetto per la libertà, dalla sicurezza della natura leale e gagliarda del sovrano. Ora la maggioranza non è divenuta sovversiva; ma si è fatta indifferente a prote.;te comè quelle dei muoi;ipii di Alessandria e di Pavia, e dei deputati milanesi. In questo sta la vera, l'ammonitrice mutazione. Non solo ne proteste dei pochi che dtbbono impensierire, ma la impassibilità dei molti, le condizioni dell'ambiente. In queste condizioni non basta fare monumenti: conviene rifare l'anima di un tempo. Malgrado che il presente numero sia stato composto con caratteri fittissimi - lo notino i nostri lettori: quando occorre non guardiamo alle maggiori spese - siamo costretti per la solita tirannia dello spazio a rinviare ai prossimi numeri gli articoli già annunziati. Le recenetliezioanmi ministrative Era da un pezzo che dalla Nuova Aritologia non prendevamo alcun articolo d'importanza polnica e rispondente al1e vedute della Rivista. Siamo lieti perciò di rìas~umere largamerite quello che abbiamo letto nel N. del I Settembre sulle ultime elezioni amministrative, che porta la firma di un A1tsonius; ma nel cui contenuto si riconosce subito il Direttore On. Maggiorino Ferraris. Naturalmente, non in tutto possiamo convenire allo scrittore della Nuova Antologia; ma l'insieme ci sembra molto giusto, e se ci fossero veri con• servatori liberali, noi siamo sicuri che vi farebbero adesione e ne formerebbero base di un programma di governo. Ma in Italia ?.•• « L'affermazione dei partiti popolari, scrive Ausonio.... Ferraris, è stato il fenomeno piu spiccato ed appariscente delle recenti elezioni amministrative in I tali a. Di esse, però, è stato o esagerato o alterato il significato; sono state presentate come un trionfo del Socialismo, mentre sopra gli 8000 e più comuni del Regno si possono contare sulle dita quelli che finora hanno una maggioranza ed anche solo una forte minoranza socialista nei loro Con$igli. In una sola città - Alessandria - sono stati eletti Sindaco e Giunta con carattere nettamente socialista ». << Non intendiamo dire con ciò che si debba disconoscere l'importanza di questa manifestazione dei pHtiti popolui, anche, e sopratutto, perchè è opinione dei più che il socialismo annacquato acquisterà largo terreno in Italia, sfruttando soprattutto il grande e crescente malcontento i,. cc Più notevole ci pare il progresso dei cattolici e dei clericali nelle recenti elezioni, ottenuto in grazia della loro forte organi2z1Zione. Avvertiamo, in tanto, che dal punto di vista delle istituzioni il pericolo cattolico-clericale ci pare assai minore di quello repubblicano-socialista. La maggior parte dd conservatori estremi sono più cattolici, che clericali, e non insidiano la Monarchia lo Sratuto e l'Unità della patria. Difendono la proprietà e propugnano riforme sociali col programma della democrazia cristiana. Trovano seguito, spesso, perchè sono buoni amministratori; mentre oramai chi dice amministrazione lJ berale, dice amministrazione dissipatrice ». « La situazione di fatto si presenta molto chiara. I cattolici-liberali da un lato e i radicali-socialisti dall'altro acquistano ogni giorno terreno a scapito dei liberali, dei progressisti, dei democratici (?) di ogni gradazione. Progredendo in questa guisa arriveranno ad essere fadroci, prima delle amministrazioni locali, e dopo de Parla.- mento ; specialmente se, come in Baviera, socialisti e clericali si daranno la mano. Il pericolo non è imminente, ma è serio ,, . ... * * « Quali le cause di questa progressiva decadenza dei partiti liberali nelle amministrazioni locali? Sono d' ordine vario e molteplici. « Viene primo: il profondo malcontento che si accen• tua sempre più contro lo Stato, contro i Governi ed i Parlamenti che si _succedono. Le spese eccessive e le imposte troppo gravose, sopratutto dopo la lunga depressione economica che abbiamo attraversata; l'accentrameoto; la mancanz1 di giustizia nell'amministrazione; la smodata pnvalenz1 e gli abmi del capitalismo nelle srcietà anonime e nel giuoco di Borsa, sono altrettanti fattori dell'attuale malessere economico e morale; cui portano un largo contributo i numerosi spostati fabbricati dalle nostre scuole. « A queste cause d'indole generale si aggiungono quelle d'mdol locale. Le continue ingerenze della politica nel1' amministrazione che perturbano Provincie e Comuni, spesso sgovernati dai p:efetti, a scopo elettorale; le spese ecce-;sive per opere di lusso e per impiegati superflui a favore del partito dominante; le imposte gravose, che pesano maggiormente sopra i consumi e le classi popolari; la dilapidazione folle o disonesta del pubblico denaro; la tendenza a favorire imprese capitalistiche e mo· nopoli non giovevoli ai lavoratori; l'insufficienza (e perchè non addirittura la mancanza? - N. d. R.) delle istituzioni necessarie al benessere ed all' igiene delle stesse classi popolari sono le cause precipue per cui gli elettori si distaccano sempre più dalla borghesia liberale. cc E' rincrescevole a dirsi, ma bisogna onestamente confessare che sinora l' amministrazione dei Comuni e delle Provincie e stata arsai più rivolta a benefiziodelle

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