'RJVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI seppe renderla la Cassazione di Roma, la cui funzione più elevata è quella di Pilato. Ecco l'Italia. Ed ora rispondiamo a due domande, che qualcuno, anche in buona fede ci potrebbe rivolgere: Perchè a proposito di una iniquità commessi in Francia v'intrattenete dalle iniquità commesse in Italia? Perchè le sentenze ingiuste d'Italia non hanno sollevato la protesta e l'interessamento del mondo civile co.ne quella che ha colpito un innocente in Francia? In quanto alla prima abbiamo già anunziato la ragione politica, che ci mosse. Ai monarchici d'Italia che di un triste avvenimento si servono per denigrare la repubblica era necessario: 1° di ricordare che l'avvenimento deplorato è opera del c1nagliume monarchico di Francia; 2° che non si deve parlare di corda in casa dell'appiccato. Di più si deve aggiun?.ere che il richiamare all'osservazione della realtà gl italiani è un dovere. Ciò che ha perduto la Francia è lo chauvinisme, che non le ha permesso di guardare con occhio sereno alle magagne di casa propria. Non è pericoloso per gl'italiani ripetere gli errori dei loro vicini ed abbandonarsi ad uno chauvinisme di peggiore specie? Come italiani, come repubblicani, come uomini, inoltre, non abbiamo saputo resistere al desiderio di protestare contro l'incoscienza o contro la viltà e l'ipocrisia dei tanti che si accorgono del trave che sta innanzi agli occhi altrui e non vedono quello che toglie la vista a bro. Fi:lrlo avvertire è opera sana e patriotti:a, che giova per la formazione e per la educazione di quel carattere che non c'è. Sarà breve la risposta al secondo quesito. Anzitutto non è interamente esatto che le iniquità italiane non abbiano avuto una doloro ,a ripercussione all'estero: vi sono state le proteste nobili e generose delle associa• z:oni della stampa - di ogni partito - d'Inghilterra, di Francia, del Bdgio. Negli Stati Uniti una rivista propose sinanco l'intervento dell'ambasciatore della repubblica per richiamare al rispetto della giustizia il governo italiano ripetente le gesta del governo negazionedi Dio! ~ Lasciando da parte l'influenza maggiore che l'indole internazionale del processo Dreyfus ha potuto esercitare nel dargli celebrità, si deve tener conto della magnanima libertà di cui godono in Francia per fare il proces 10 ai giudici ed allo Stato M 1 ggiore e che non è consentita iu Italia E in Francia dei colossi come Z•Jla, Jaurès, Trarieux, Claretie, De Pressensé, Scheurer-K~stner, Clemenceau ec. ; Jei giornali come il Figaro, il Siecle, l' Aurore ec. seguiti dalla immensa maggioranza degli intellettuali - ne fa fede l'inchiesta al tempo del J' accuse ! di Zola intrapresa dalla Petite repubblique - hanno preso in mano la causa della giustizia e l' hanno fusa con quella della libertà, con un ardore, con un entusiasmo e con una abnegazione sempl:cemente meravigliosi, e che bastano a non far disperare delle sorti di un popolo. E in Italia ? Il tentativo della riscossa e della rivendicazione è rimasto circoscritto agli uomini dei partiti, che sono stati colpiti dalle ingiuste sentenze ; e questa sola circostanza già togìieva vigore alla sua azione. E tra gli stessi uomini dei partiti colpiti quando si pensa a ciò che avrebbe potuto fare, e non ha fatto, un Edmondo De Am:cis non si può non provare un senso di sconforto amarissimo ! Un ultima differenza, e capitale. la Francia una iniziativa ardita, se giusta ed onesta, nel Parlamento e nel paese trova seguito anche se partita dai gruppi più avanzati: si guarda al valore intrinseco della proposta, dell'idea, del movimento e non agli uomini, che se ne fanno iniziatori. In Italia se repubblicani e socialisti trovassero lo specifico per salvare miracolosamente lo Stato, solo perchè la indicazione verrebbe da loro sarebbe osteggiata dagli altri partiti, e nel Parlamento e nel paese ... Chi oserebbe negare questa dolorosa verità? Quest'ultima differenza si somministra la conclusione. La giustizia è stata offesa, e corre pericolo la libertà in Francia ; la giustizia venne ofle::ia ed è agli estremi la libertà in Italia. Nella vicina repubblica, al di là delle Alpi, in difesa della giustizia e contro la reazione c'è la Camera, c' è il ministero, c'è il paese, c'è la Suprema Corte di Cassazione.... Che cosa c'è in Italia? .... Nor. Peurnfanaugurazione nacronistica (Il monumento di Vittorio Emmanuele in Torino) Un giornale di Roma, che aveva tradizioni non belle di cortigianismo, da qualche tempo aveva assunto un indirizzo politico largo ed imparziale, che faceva piacere anche a coloro che non erano nè monarchici, ne conservatori. Ma in occasione della inaugurazione del monumento a Vittorio Emmanuele nelle sue colonne c' è stato un regresso verso gli antichi istinti, che solo può essere spiegato colla forza misteriosa dell'atavismo. Si sa che il Municipio di Alessandria invitato come tanti altri alla festa della inaugurazione del monumento si è rifiutato. Questo fatto ha destato l'ira del giornale in discorso, che si è sfogata in malo modo tentando di versare il ridicolo sul Sindaco Sacco, che è un orologiaio: professione che dev'e3sere profondamente antipatica al suddetto periodico, ma che pure è onorevole come tutte le altre, e sopratutto preferibile a quella di ..•. commendatore ! Contro il sindaco-orologiaio e contro l'atto compiuto dal Municipio di Alessandria in detto articolo si legge: « Appena l'orologiaio di cui trattasi fu eletto consigliere comunale e poi sindaco di Aless.mdria (ogni tanto, i popoli civili si permettono di tali facezie) concepì il proposito di tramandare il suo n~me ai posteri compiendo una qualunque impresa che, per grandiosità, vincesse al confronto il pensiero di N1poleone, e fosse capace, per la temerità sublime nell'affront.1rè il s:icrificio, di fare impallidire i mani di Leonida alle Termopoli. E dopo lunghe meditazioni, confortato dal consenso della sua Giunta, ovverosia appendice, municipale, composta di uom:ni anch'essi disposti alle audacie piu dissennate, decise di rifiutare l'invita di recarsi a Torino per assistere all'inaugurazione del monumento al Padre della patria. « L'Europa rimase at•onita e il mondo percosso di meraviglia alla nuova che il sindaco d'Alessandria con la lancia, anzi con la lancetta in resta, era partito in guerra contro la monarchia italiana. Corse perfino la voce che gli nltimi fedeli amici delle istituzioni tenessero un ~astimento sempre pronto a salpare l'àncora, per trasportare la Famiglia Reale a cui non rimaneva più orm1i altra risorsa che quella dello scappamento. E perciò mi immagino facilmente la meraviglia della suddetta Eu~op1 e dd mo.1do sullodato quando sapranno che l'esito di quella spedizione potrebbe essere diverso, e , h'! il sindaco d'Alessandria, per aver dimcstrata tanta avversione alla pompa del cilindro uffi.iale, corre pericolo d'essere restituito alla modesta letizia del cilindr0 profrssionale ». E dopo avere esposto le ragioni per cui non sarebbe conveniente sciogliere il Consiglio comunale di Ale3sandria si conclude: r1 La vita dell'uomo è pur troppo amareggiata da numerose affiizioni, e bisogna benedire come un sollievo tuttociò che può servire di pass:itempo o di diversivo. Non ci privi, on. Pelloux, dd facLto spettacolo dell'orologiaio d'Alèssandria combattente contro la mon1rchia. In mancanza di meglio è un divertimenro an :he questo >>. Superfluo avvertire che lo spirito in questo articolo è addirittura della peggiore specie industriale. Ma al giornale di Roma, senz 1 richiamarlo al dovere di rispettare gli eletti di una città che ha mandato l'orologiaio al Municipio, con una votazioi e veramente plebiscitaria, si p)· tn:bbe domandare: perchè sfogate l'ira e h rabbia contro il Sindaco di Alessandria, e non fiatate contro la Giunta di Pavia - dell'Atene lombarda - che del pari si è rifiutata d'tntervenire alla manifestazione monarchica di Torino? perchè non teP..tate di versare il ridicolo sui deputati De Cristoforis e M!.1ssi,gli eletti della Ca-
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