'R.IP'ISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI suscettibilità patriottiche dei francesi verranno acuite, agiranno sulla pubblica opinione; e questa alla sua volta potrà influire sulla suprema magistratura, che altra volta ha mostrato tanta indipendenza e tanta serena osservanza della legge e della giustizia. Ciò che potrà avvenire in Francia non può sorprendere in Italia; dove la stampa agli stipendi della Triplice alleanza ha protestato sempre contro la cosiddetta ingerenza francese nelle cose nostre ogni volta che un giornale emetteva un giudizio severo sugli avvenimenti italiani o ci dava un consiglio non chiesto. E che non si sarebbe detto e scritto contro la Francia, se a M usiglia o a Parigi nei teatri e nelle stradè si fosse gridato: Viva CSarbato o viva Turati il martire di Pallanza; Viva De Felice il martire di Volterra!... Volendo escludere l'incoscienza e l'imprudenza delle manifestazioni italiane pro Dreyjus, si potrebbe ricorrere ad un altra ipotesi: l'Italia ha trovato una certa voluttà nell'apprendere che altre nazioni si disonorano nèll'amministrazione della giustizia ; e che si è disonorata la maggiore sorella latina. La dimostrazione in questo caso sarebbe a base di esultanza, prodotta da quel famoso assioma popolare: mal comune, mezzo gaudio.... * * • Passiamo ai giudizi della stampa, che somministrano materia à considerazioni più dolorose. Un periodico diffusissimo in Sicilia e nelle Calabrie, Il giornale di Sicilia, - uno dei primi e dei pochi che ci venne fatto di leggere dopo la nuova condanna di Dreyfus - commentando la sentenza ha scritto: « Il governo francese sa che Dnyfus è innocrnte, « eppure ne tollera la condanna; ma questo costituisce « la negazione di qualsiasi governo! >> Il giudizio potrebbe essere giusto ; ma dovrebbe essere integrato ed imparziale. In Francia le condanne degli innocenti vengono tollerate dal governo ; ma in Italia vengono provocate dallo stesso governo. - Lo vedremo - E in Italia la colpa, la responsabilità del governo è maggiore. Se e come un governo possa impedire la condanna di un innocente non esamineremo ; vale la pena di rammentare, però, che certe assoluzioni allora dovrebbero equivalere alle condanne. E ciò ch'è avvenuto in Italia a questo proposito, i nostri buoni amici del Giornale di Sicilia possono apprenderlo da una famosa requisitoria del Commendatore Bartoli nel processo della Banca Romana; e dalla Relazione dell'ex ministro Costa sullo stesso processo pubblicata nel Supplemento al N. 49 del Bollettino Ufficialedel Ministero di Grazia e Giustizia colla data del 14 Novembre 1894. Se il non potere impedire il male costituisce la negazione di un governo, noi, convenendo nell'apotefgma constatiamo che il governo italiano dev' essere negato cento volte. Continua Il Giornale di Sicilia : « La sentenza del subdolo consiglio di guerra di Ren- « ne$ è uno schiaffo alla suprema magistratura di « Francia. la Cassazione, il cui responso, venne accolto « con giubilo da tutto il mondo civile. E uno schiaffo ·« per il parlamento francese che di quella sentenza « ordinò l'affissione in tutti i comuni della Francia .. » Verissimo. Ma questa :ion è che una umiliazione per noi. In Francia quella sentenza può schiaffeggiare un Parlamento e una Cassazione, perchè ci sono stati e Parlamento e Cassazione che ci sono eretti a difensori della giustizia .... In Italia nessuno potrebbe essere schiaffeggiato, perchè Parlamento e Cassazione..... Tiremm innanz ! E conclude il suddetto giornale : (( Si dice che il Presidente della Repnblica, ad evitare « nuove agitazioni, grazierà il condannato; ma ciò non « è serio, nè degno del Capo dello Stato... » Potenzinterra I Ma si dirà dunque che in Italia Sua Maestà Umberto I fece cosa nè degna, nè seria riparando le sentenze dei Tribunali Militari di Palermo, di Napoli, di Firenze, di Milano del 1894 e del 1898 coll'amnistia o coll'mdulto ? Sinora tali atti vennero lodati come oss{qui alla giustizia o come prodotto di sapienza politica .... La conclusione si può giustificare e spiegare colla fiducia nella Cassazione francese; mentre in Italia fu necessità aspettare giustizia dalla intelligenza e dalla magrianimità del Re ... * * * E passiamo alla Tribuna. Il magno giornale di Roma, che ha fatto una vigorosa campagna in favore di Dreyfos, di fronte alla pre,cnte condanna perde ogni serenità, e su per giù scrive quanto appresso: « Lo hanno condannato ! Chi ne dubitava ? Noi non ne dubitammo mai. « Attorno al cada vere di Henry tutti gli ufficiali del- !' esercito francese avevano giurato vendetta. <( Il delitto chiama il delitto. Dreyfus fu ancora una volta condannato. . « I giudici di Rrnnes avevano troppo fango nell'anima, secondo la celebre espressione di Trarieux, si sentivano troppo delinquenti; per non volersi mettere alla stessa linea di Maure!. « I generali di Francia possono esultare, gl' inferiori sonc degni di loro. L'associazione a delinquere è perfetta ! (< Nel 1894 Dreyfus fu condannato alla deportazione a vita: oggi a soli ro anni di detenzione. « La nuova pena è l' indice della viltà dei nuovi giudici. « Essi non hanno avuto neppure il coraggio di es- ,sere feroci, si sono contentati di essere infami per salvare cosi allo stesso tempo il loro onore e l' onore di Esterhazy. « Viva la Francia. « La sentenza di Rennes sarà accolta dal mondo civile, come furono accolti fino ad oggi tutti i falsi che lo Stato maggiore ha prodotti in sua difesa. « L'ultimo naturalmente doyeva essere il più solenne e il più completo. « Il processo avtva dimostrato l'innocenza di Dreyfu~, la sentenza ne proclama invece la colpabilità: nulla. di strano ! « Quanti testimoni avevano proclamato l'innocenza di Dreyfus e i generali segnavano invece nel dossier segreto la colpabilità ? « çhe seguirà dopo questa sentenza? « E inutile fare prognostici quando la parola sarà presto ai fatti. « Una cosa intanto è certa che un paese, il quale mostra d'essere abbrutitofino a questo punto, difficilmente potrà pretenderedi convocare il mondo civile alla festa della civiltà. « Questa fine di secolo segna per la Francia la fine del credito morale ed intellettuale. I letterati del nazionalismo che proclamano da parecchio tempo la bancarotta della scienza, non si accorgono invece che è la bancarotta della coscienza francese. « Il mondo può camminare anche senza la Francia ». Tutto questo è vero, è giusto, è onesto, è nobile. Ma non c'è il diritto di prnclamarlo in Italia. Ragioniamo serenamente. * * * Anzitutto riconosciamo che il mondo può camminare anche senza la Francia. Chi non sa che il mondo continuò a camminare quando si spense la coscienza di Ninive, di Menfi, di Atene, di Cartagine, di Roma, di Siracusa, di Firenze, di Venezia .... ? Pel progresso non vi sono indispensabili nè uomini, nè nazioni! Per giudic:ire della estensione del male e della responsabilità della Francia, F erò, molte cose, sono da ossen are Pel canagliume monarchico italiano, intanto è da premettere questo. Chi esce disonorato dal processo e
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