Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 5 - 15 settembre 1899

j 1(_1-P-IST'AP.OPOLA.REDI 'POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI dei vizi degenerativi fissi, intellettuali e morali è legata al grado dell'arresto di sviluppo ed alla possibilità di porvi riparo col favore di nuove condizioni, che sono capaci di andare incontro al difetto. La più inleressanle e non meno difficile è la cura della degenerazione morllle. La prima cura della educazione morale, coadiuvata dalla conveniente educazione fisica, che ptepara gli organi e melle in giuoco le altivilà, è di canalizzare queste in modo regolare, onde non erompano in forma impulsiva, ma siano dirette alla produzione di un lavoro regolare, che serva a procurare la soddisfazione dei bisogni naturali. Il lavoro regolare continuato, sorgente di tutta la prospe1'ilà individuale e sociale, é il primo mezzo educativo, correttivo della irnpulsività; e da esso solo è l~cilo ripetere la cura, od almeno la correzione parziale, del difeLLo nei degenerali morali. (Rioista di filosofia e pedagogia. Luglio). Maeterlink: Il drammamoderno. Si deve constatare con piacere il fallimento dell'azione e dell'int,·igo nel dramma moderno, che semp1·e più si preoccupa dei problemi morali. Questo movimento inaugurato da Dumas fiç;lio ha trovato la sua espressione suprema nei drammi ct.'lbsen. Seguendo questa via di evoluzione, eliminando progressivamente gl'interessi passeggeri e le passioni del momento, si arriverà a far trionfare il principio unico e sublime che deve coronare tutto l'edifizio delle nostre preoccupazioni: il principio dell'amore degli uni per gli altri, se_nza il quale il dramma non sarebbe più concepibile. E la lotta di questo dovere contro l'e~oismo, la indifferenza e l'ignoranza che _costituirà il dramma di domani, di cui non abbiamo che uno sbozzo nelle opere recenti di Bjoernson (Al di là delle forze), Mirheau (I cattivi pastori) Hauptmann (I tessitori), Curé (Il pasto del leone). (Cornhill Magazine, agosto). . C. S. Bremner: Case per gli operaiin Londra. Ciò che si possa ottenere dalle costruzioni di case per i lavoratori a scopo filantropico e facendoli anche pagare, si può rilevare da Ila Storia della IstituzLme (Trust) Guinnes. La Guinnes Trust comincio le sue operazioni nel 188R Sir E. Guinnes (Lord lveagh) dette Lire sterline 200.000 allo scopo di costruire buone abitazioni in Londra per le classi lavoratrici, oltre50.000sterline per Dublino. La Goldsmths' Companr; alla prima somma aggiunse oltre 25.000 -st. nel 1893. GI'1amministratori hanno dovuto essere molto accorti perché adesso il capitale é di st. 298.000, di cui st. 73.000 provengono da rendite e collocamenli. ~el 1898 il reddito netto, prelevala una somma per l'amministrazione e pel tondo casuali, fu di st. 8.600. Questo sembra confermare l'opinione manifestata dal D.r Elgin Gould nel suo rapporlo a Canoll D. Wright, il Commissa,·io americano del lavoro, che riconosceva essere l'investimento di somme in costruzione di abitazioni per le classi lavoratrici rimunerativo, ed essere un impiego comodo, sicuro e stabile, e che, pereiò, non c'è alcuna ragione per cui un lavoratore che riceve un equo· salario noo debba vivere in un ambiente favorevole. Questa opinione è di grande importanza perché egli ha visitnto personalmente alcune delle più grandi città di Europa e di America per fare iJ suddetto rapporto. L'istituzione Guinness è condotta con giovanile entusiasmo e ottiene dei successi, che veruna compagnia alcuni anni or sono avrebbe osalo sperare. Tu.tto è condotto con una sorprendente perfezione. Uria delle ultif!)e costruzion~ Guinness al Pagés Walk, Berrnodsey, dimostra amm1revolrnente quello che toslo diverrà essenziale negli edifizi quando si userà con grande parsimonia dello spazio. I quattro edifizi sono di bella apparenza e la decorazione non vi è stata trascurata. I cortili vi sono ~onvenienti, benché non del tutlo conformi alle prescrizioni recenti del London Building Act. Le ampie scale sono munite di vetri eccellenti e di tegole bianche ..... In ogni cortile c'è una provvista di acqua calda per tutti i bisogni della casa; ad intervalli stabiliti vi è l'acqua bollente per la C•)lazione e pel the. Ogni piccola cucina adopera il minimo di combustibile e dà il maximum di calore; c'é un guardaroba in ogni stanza da leLto, o nella stanza in cui si abita, se l'appartamento è di un "ano. Eccellente la ventilazione. Vi sono bagni di acqua calda e fredda. Ogni inquilino può vedere l'orologio nel cortile. Oltre di ciò vi è un Club con giornali, scacchi, dominò ed in alcuni vi é staio unilo un pianoforte. Un insegnante del vicino Board School, ha osservato che i fanciulli hanno gua- <lagnato in apparenza dopo l'apertura dell'edifizio"di Page's Walh. I fitti sono .moderati: un allogio di tre stanze costa da 4 scellini a 5 scellini e 3 denari per settimana. Si devono aggiungere 6 denari (3 per un alloggio di una sola stanza) per settimana per bagno, club., acqua calda ec. L'istituzione Guinness non accetta 1·igorosamente che inquilini i quali guadagnino un salario maggiore di 2?'i scellini per settimana. L'ultimo rapporto riconosceva che il salario settimanale medio di ogni famiglia era di 18 scellini e 1 denaro e mezzo. (Forthnightly Review. Agosto). Hans Parlow: Lo stato della letteraturaspagnuola (1). In Ispagna non si logge perchè non si scrive, e non si scrive porchè non si legge. Da due secoli, dopo che ebbe fine il periodo aureo della lelLeratura spagnuola, il popolo spagnuolo crede di potere fai:e a meno dei s~oi lellerat~ e di potere esistere senza d1 loro. l letterati che oggi pubblicano libri in Ispagna non soddisfano che la propria vanità. Non si cerca e non si scorge l'intelligenza caratleristica e il genio nazionale 111 coloro che scrivono e pubblicano libri. ~i parla _pi~ che n?n s~ scriva; e ciò che si tace sup\~ra ciò che s1 d1<.;e s1 scrive. Col poco valor i degli scrittori spagnuoli si comprende che il pubblico non li conosca e che essi scrivano quasi esclusivamente per loro stessi e l?er i loro ~miei, che come essi_ pensano. Oggi non esiste una scienza spagnuola (2); v1 sono tenLéitivi di una filosofia volgarizzata. Consegue da tutto ciò come il commercio librario si trovi in uno stato corr-ispondente di organizzazione o meglio di disorganizzazione. Vi sono in Barcellona quattro o cinque editori, e altri due o tre in tutta la Spagna - compresa Madrid - che meritano di essere chiamali tali.· La maggior parte non sono che stampatori, i quali sotto la loro firma pubblicano ciò che l'auto1·e fa stampare a proprie spese, pagando ~p_esso la _pr?vvig\one pe_rlo _sm~rcio. Peggiore è la cond1z1one dei g1ovam autori, de1 prmcipianli. Essi devono superare ostacoli incredibili per potere stampare, sempre a proprie spese, i loro scrilli. ' E tutti pessimisticamente e rassegnali soggiungono che. in Ispaona così è sempre stato, e che se gli autori non pubblic~ssero essi stessi._ in _I?pagna_1:on_si ~tamperebbe alcun libro. In queste d1ffbli condmom· s1 comprende che ci vuole una cert;_i deslrezza nell'organizzare la récla,ne; e questa abilità consiste nel fars ·la da sé stessi, specialmente nc>igiornali. In Ispagna sono veri giornalisti sollanto coloro, i qu11li scrivono delle cose che non comprendono, uomini i quali possono lep;gere e scrivere abbandonandosi alla loro fantasia. Il redalto1'e capo di un giornale non è c<1pace e non crede eapace i subordinali di fare la c1·itica di un libro, e specialmente se è un libro se1·io e speciale. Cos·1 viene pregalo lo stesso autore ad occuparsi del proprio libro e vengono fuori giudizi di un ottimismo superlativo, che costituiscono ciò· che si chiama autobomba - una parola intraducibile. Qualche volta si legge su'la coperlina di un liLro che si é al quarto migliaio; ma questa non è che una ciurmeria. Spesso· in tuLta la Spagna non se ne sono vendute che 150 o 200 copie. Conosco un lellerato madrileno il quale nella stanza di ricevimento mantiene un Album; ma aprendone non vi si trovano quacfri di belle donne o qualcl1e cosa di simile, ma semplicemente vi sono raccolli gli articoli dei giornnli, che si occupano dei libri del proprieta,-io dell'Album ed anche delle semplici notizie librarie. Nei libri si vogliono le Prefazioni; a proposito delle quali avvengono cose mollo curiose. Così un osservatore intelligenle trorn che il contenuto del libro è assai diverso da quello che faceva immaginare la prefazione; ed avviene anche, se si traLla di un dramma, che l'autore del prologo la fa da carnefice e l'autore del libro è la vittima. Fu ,~arnefice in tale senso Canovas del Castillo, il quale nella prefazione al Principe Ebol1, di Gaspare Muro, dimostrò precisamente il cont,·ario di ciò che credeva aver dimc,strato il Muro. Lo slesso Canovas del Castillo nella prefazione ai romanzi di Iua11 Valera diceva con tutta la ricchezza e la finezza del vocabolario spagnolo che il romanziere scriveva in modo (1) Riduciamo questo articolo, che può servire davvero di conforto agli italiani, che leggendolo possono ripetere le famose parole di Rossini. Noi crediamo che lo scrittore tedesco esageri ed anche cah1nni un poco la Spagna; ma certamente qualche cosa di vero ci deve essere. N. d. R. (2) Sotto questo aspetto crediamo assolutamente che il signor Parlow s'inganni. N. d. R.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==