RIVISTA 'POPOLAREDI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI do più puro e più largo e in tutte le manifestazioni della vita privata e pubblica, è uno dei fatti religiosi più universali e più profondi della società contemporanea. Esso risponde all'altro bisogno, manifestatosi nel campo della vita intellelluale, d1 compiere una revisione critica di Lutto ciò che non è la rivèlazione in sè stessa, ma che alla rivelazione s'el'a, nel corso de' secoli, in un moJo o nell'altro attaccato: di rifare l'esposizione, l'apologia, la storia delle verità della fede, profittando de' sussidi e degli acquisti nuovi della conoscenza umana. A flagellare i vizi dell'età nuova i cattolici non hanno oggi nè la fiera parola de' padri antichi, nè la calda eloquenza di Bernardo, nè il terribile verso di Dante, nè i mirabili entusiasmi di Caterina: i nostri caratteri sono più fiacchi e l'età nostra è più vile di quelle forti età ; ma basta ad essi per intraprendere e continuare i lavori del · nuovo apostolato la coscienza di obbedire allo spirito· rinnovatore della Chiesa, di promuovere la missione di civilta e di progresso, di compiere il loro e un poco anche l'altrui dovere. (Cultura sociale. 1 settembre). Prof Francesco Bertolini; PaoloDiacononell'XI centenario. L'oscurità in cui è ravvolta la storia deìla famiglia di Paolo Diacono, ravvolge anche le origini di lui, non essendo ben noto nè dove, nè quando egli nascesse - nel territorio del Friuli ~ertamente, ma non si sa in quale anno tra il 725 e il 73(),- come manca pure ogni prova ch'egli avesse relazioni personali coi re Longobardi. Una relazione assai famigliare e dì grande importanza per la sua vita, egli la ebbe invece con Arichi duca di Benevento e con Adelperga figlia dl 1·e Desiderio e moglie del Duca. Il primo suo lavoro è un carme acrostico in versi ritmici composto nel 763, e il secohdo l'Historia Romana in contmuazione del Breoiarium Rerum. r·omanarum. di Eutropio. Perché assunto il diaconato, Paolo, il maestro della duchessa Adelperga, andasse a chiudérsi nel convento di Montecassino, non si sa bene. Nè lui, né gli scrittori che di lui parlano offrono luce alcuna; ma le triste vicende dei teuipi ci danno un faro prezioso in mezzo alle tenebre. Quando la bufe1·a si scatenò sul misero regno longobardo, e che i fiotti tempestosi, allargandosi, pervent1ero alle frontiere del ducato di Benevento, alla corte di Arichi e della figlia di Desiderio, non poteva esserci più posto per un maest1·0 di storia e un poeta, onde Paolo, prima che gli si desse congedo se lo pres ~ da sé, e si chiuse in un chiostro, ove dette eseguimento al disegno già da tempo formato di scrivere la Storia dei Longobardi clie, composta con lutto il fervore della sua mente e del suo cuore, creò la sua fama immortale. (Nuova Antologia 1 Settembre). E. Bernstein: Le forze della democrazia industriale. (1). Alla signorina Rosa Luxembourg riesce facile combattermi perché mi fa dire ciò che non ho detto. Comincio dalla definizione del socialismo da me data: è l'aspirazione o lo Stato di una società organizzata secondo il principio di associazione. Essa é larga e comprensiva e non restringe le forze e i mezzi per conseguido ai soli sindacati ed alle sole cooperative. Altra forza cd allri mezzi a questi si aggiungono. Prima di parlare delle cooperative dimosl1·0 che il numero degli stabilimemi industriali, comme1·ciali ed agricoli è oggi tanto g1·ande e diminuisce cos·1 lenlamenle, ch'è impossibile che lo Stato o i Comuni un giorno possano prendere la dii·ezione di tulta l'economia. In quanto alla cooperazione di consumo ritengo che si é rivelala come una potenza considerevole e senza cadere nell'utopia possiamo attenderci ancora delle graudi cose dalla medesima. In un caso la cooperazi0ne nel consumo 1·iuscirebbe nociva : quando fosse di ostacolo al progresso del servizio pubblico dell'alimentazione; ma siamo ancora ben lontani da questa possibilità. Le cooperative di pr-oàuzione non hanno most1·ato vitalità se non quando sono state connesse a quelle di consumo. Sono diffic1Iissirne ad organizzare. Accordo molla impol'lanza ai Sindacati: ma la loro missione non esige e comporta la loro onnipotenza, sebbene r appresenliuo l'elemcn Lodernoc1·atico ucl- (1) Pei leLtori della Rioi.:;ta, che lo ignorassero, avvertiamo che E. Bernstein é divenuto un socialista temperato, pratico ; perciò si trova alle prese cogli inlransigenti. La pubblicaiione del suo libro: Die Vo1°ausset~angindes Socialis,nus wul die Ai4(gnben der Social clemocratie ha dato luogo a vivaci polemiche. Con questo articolo Bernstein risponde alle critiche poco correLte di Rosa Luxembourg-. l'industria. Anche quando l'intraprese fossero direlte dallo Stato o dal Comune, i sindacati dovrebbero continuar-e nella difesa dei loro membri senza però degenernre in co1·po1·azioni esclusive con lutti i cattivi efJelli del monopolio. Perciò è bagliata l'antica idea di affida1·e uu'industria, ui1'intl'ap1·esa ad un sindacalo monopolisla, perché lo porrnbbe in antitesi coll'inleresse generale della Società. l si11dacati inglesi hanno compiuto una evoluzione dalla democrazia di1·etla verso il regime 1·app1·esen la Livo e cen Lt·alizzalo, percbè le necessità della loti.a così esigevano; ma può dal'si elle questa centra - lizzazione ad un dato momento divenga inutile. Pe1· 01·a bisogna conservare i Sindacali quali sono per la difesa di coloro che sono dati ad una industria. Ingiustamente si é detto che io ho una coscienza oscura perché ho difeso le cooperative e i sindacali, benché non li creda la panacea pe1· la trasfonnazione sociale. Continuo a so::;tenei e che la vittor-ia del socialismo non dipende dàlla sua necessità economica immanente, rifiulandomi a dare al socialismo una base esclusivamente rnale1·ialisla e poco m'importa se il mi0 modo di vedere sia in cont1·addizione colla rigida concezione mate1·ialista della storia: a me basta trovarmi di accordo colla realtà. Sarà sempre meglio che il fabbricare un Marx intransigente per proprio uso e consumo e inventare delle leggi del sala1·io, che non esistono; poiché la fissazione e il movimento dei salari dipendono da un grande numero di condizioni e non da una legge speciate dei salari; l'azione dei sindacati si esplica facendo convergere tali condizioni in favore degli operai; ma quelli non l'Ìescono a fare del salarialo un padrone. I sindaeati present,rno degli inconvenienti; è cetto. Essi si sono opposti qualche volta al progresso tecnico della produzione; ma questi sono casi isolali, clie non hanno ese1·citato decisiva influenza. I pericoli dei sindacali, del resto, sono sempre 1;llinori di quelli della concorrenza attuale. Quale che si_a attualmente la 1·ipa1·Lizione delle 1·icchezze sociali; sia o no questa ripartizione connessa al modo di· produzione, nel presente e ne:l'avvenire prossimo bisogna sforza1·si a far sorgere organismi per mezzo dei 4uali si perverrà un giorno all'abolizione dello sfruttamento capitalista; il dovere immediato, dunque, é quello di elaboral'e, perfezionare, pe1· quanto é possibile, gli 01·- gani della dernocl'azia indust1·iale e politica. Riassumo constatando che oggi si discute molto di marxismo e di materialismo sto1·ico frait1tendendolo ed esagel'andolo. Secondo taluni colla fol'mula del materialismo storico tull.o si lrasfor,na come con u11colpo d1 bacchetta magica. Pe1· costorn la lotta di classe e l'interesse eco110mlco spiegano lutto; le classi si ste1·eotipano &eco11do modelli tipici; l'inlei·esse economico degli indust1·iali borghesi determina le idee di tutta la borghesia; le classi uni formizza te diventa no rnu1·aglie in lellelluali simili a quelle della Chit1a. Per la sigu-01·ina Luxembour-g e per quelli che la seguono, noi non viviamo in una società in cui il commc!'cio intelleltuale si ac,:resce continuamente, in cui tutte le delimitazioni di classe si attenuano per l'inll'oduzione di nuove classi, in cui l'ultimo Jltistino compre11de elie lo spil'ito cioico é cosa dive1·sa dallo spirito di bottega -: ma noi viviamo in un pieno Medio evo, in cui si é modificala soltanto la nomenclalu1·a degli Stati. Quando si ha un simile modo di vede~e si l1·ova elle Io scopo jinale é più importante del movimento quotidiat10. Per e,,sere buon socialista non basta l'aYere a cuore gl'interessi degli sfruttali e di Iotta1·e pc1· la loro emancipazione politica ed economica; bisognerebbe c1·ede1·ea11zitullo alla nuova Gerusalemme! Essi, i mai·xisti pu1·i, dimenticano intanto che Ma1·x scrisse a B1·acke che un passo di cero mooimento oal ,neglio di una dozzina di progrwnmi; e che lo stesso Marx nella Guerra civile in Francia afferma che i la,·oratori non devono ai;m·e delle utopie pronte ad essere realizzate per clec1·etodel popolo e clic essi non deoono aoere un ideat~. Eppul'e io vado più in là percltò ritengo che il mooimento deve mil'are ad un ideale di una società basata sulle l'elazioni di mutualità completa slaLilile tra la comu11il.à e l'individuo. (Le mo,rnement socialiste. 1 Selte.nb1·c). A. Mal'ro: Sulla educabilitàdei degeneratimorali e sui mezzi per ottenerla. Col concetto biblico della creazione di un essere perfetto, accettalo da More!, la degenerazione dell'uomo non è gua1·ibile. Si deve arnmellere, pe1·ò, la gual'ibililù colla tl:ol'ia da1·vi1ìia11a. La curabilità
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