Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 5 - 15 settembre 1899

RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALI 93 altro, ad un posticino di poeta cesareo, o di pubblico incensatore e cantore di chi, per un verso o per un altro, sta in alto, e a' nostri tempi son cosi facili le ascensioni, e il mercato delle laudi e de' benigni giu 1izi, è in cosi grande ribasso ! E mentre rifiutavasi a fare l'elogio di Maria Teresa, nella « Vita rustica )), cantava: Me, non nato a percotere Le dure illustri porte Nudo accorrà,ma libero Il regno della morte. 'N.,o, ricchezze,nè onore Con frode e con viltà Il secolvenditore Mercar non mi vedrà. Questi versi che tutti da fanciulli abbiamo imparato a memoria, spiegandone l'intimo significato, non somigliano alla voce fiera e coraggiosa dell'umile e santa onestà, voce che suona come tromba, per annunziare che soltanto la rettitudine e la illibatezza dell'anima, (checchè, ne dicano gli scettici di tutti tempi), rendono forti, sicuri, liberi. Non sembra che questi versi disvelino tutto ciò che dolorosamente la modernità, ha prodotto? Non ho lo intendimento di far qui lo elogio e il comento alla produzione poetica del Parini. Non ci mancherebbe altro, dopo che illustri critici e studiosi ne hanno segnalato lo scopo alto, umano e civile; il valore di essa e la ricchezza e vetusta semplice della forma. Il Giusti ( e nessuno meglio di lui poteva farlo per la familiarità con la poesia pariniana, e per le somiglianze delle tendenze) in uno stud:o premesso alla edtzione Le Monnier delle poesie del Parini, mostrò di comprendere meravigliosamente la poesia di lui e ne rilevò tutta l'efficacia del contenuto e le varie bellezze, particolarmente della poesia satirica, e parlò del poeta con coscienza e amore infinito. È più utile e opportuno presrntare nella veste umile e modesta l'indole altera e la tempra adamantina del poeta del Giorno, che richiamò l'arte al suo vero ufficio; e sebbene abbia cantato nel Bisogno a quali pericoli la dura necessità esponga la vita incorrotta, e di quanti delitti sia essa consigliera, la mente di lui non concepi il male, la sua fibra non si piegò alle esigenze della esistenza ed una grande pietà ed un affetto profondo, per chi la povertà rendeva umile e schiavo, gli ardeva nel petto saldo e generoso. Ricordiamolo, onoriamolo e per davvero questo uomo, che ai governanti d'oggi può dar lezione di politica e di moralità, che assunto all'ufficio di Municipale diceva: « Le persecuzioni non vincere gli animi, nè fondarsi la libertà coi delitti e con la licenza». E altrove: <• ll popolo doversi condurre coi buoni consigli e col dargli da lavorare e da vivere, e non prenderlo di fronte nelle sue opinioni, ma educarlo e persuaderlo più col buon esempio che con le leggi». Quest'uomo che, assai diversamente di come usano i dignitari e i funzionari d'oggi, che il tornaconto o la vanità conducono alle alte cariche e con insaziabile avidità accumulano prebende, emulomenti, pensioni ed altri incerti del mestiere, ritiravasi dall'ufficio di Municipale) esclamando : Ora son liberodavvero, e faceva dfatribuire ai poveri, gli stipendi che aveva riscossi. Di cotesti esempi, sono sparite da un pezzo le traccie. Onoriamolo quest'uomo, forte anche nel sentimento religioso. Sebbene prete) egli non assoggtttò la libera ragione a' sofismi del dogma cattolico e a' pr~giudizi secolari dell' oscurantforr.o, e in tanta e varia produzione, sono pochissimi e quasi insignificanti, i componimenti di tema religioso cristiano) a cui s'ispirò la musa del poeta civile. ALFIO BELLUSO. RIVISTADELLERIVISTE P. F. Casal'eto : I nostriarmamentin rapportoallafinan. za e alla politicaestera. Gli armamenLi dell'Italia sono assolutamente sproporzionati colle condizioni della finanza dello stato e della economia della nazione. E quello ch'é peggio: si spende molto e male, senza sistema. La graduatoria 11ella difesa dello Stato 1-imane sempre quella stabilita dal generale Ricci: t'esercitrJ prùna, laflotta poi, quindi le ferrovie, da ultùno le fortijica.z:ioni. Noi per volere essere grandiosi in tutti e qua tlro gli elementi della difesa siamo per lo appunto debolissimi in tutto. Noi dovremmo mutare sistema e proporzionare, anzitutto, le spese militari alla potenzialità economica e perciò le economie ci s'impongono; capisaldi di queste economie devono essere: la riduzione nelle spese per la marina; abolizione di due corpi di esercì Lo; rinunzia alla follia chinese. Se nella marina si dovesse spendere molto ancora sarebbe preferibile aduttal'e le -idee della cosidetta jeune ecole, che non vuole mostl'Ì marini, ma numerosi e velocissimi destroyers. Né si tema degli sbarchi, indebolendoci dal lato della flotta: q~ello iu Sicilia é semplicemente immaginario ; né gli sbarchi sono possibili o facili dove le popolazioni non sono complici del nemico. Si pensi pure che se la difesa fosse concentrata nella flotta una sola battaglia navale ci ridurrebbe all'impotenza; menLre una o eiù disfatte in tena possono essere riparabili sempre. Era allche l'opinione di Mo!Lke; il quale, a chi gli additava il pel'icolo che il nemico sba1·- casse in Danimarca, 1·ispondeva: clie la Germania si difende sul Reno. D'onde ia supel'iorità della difesa ter1·estre. La conclusione dell'esame del p1·oblema ci couduce ad allargarlo. lnfaLLi a1·mame11Lie politica esLera sono termini correlaLivi; se l'Italia vuole fare la politiea imperialisla deve continuai-e negli arrnarnenti per finil·e come la Spagna. Dobbiamo invece pe11sa1·e a 1-isLorare le nost1·e linanze e la nostl'a economia, prima di pe1·- meLterci il ìusso dello g1·audi spese militai·i. Non la Spagna, ma l lughi!Lerra dobbiamo imital'e, la quale, visLo il suo esaurimento dopo le guene napoleonicl1e, uon esitò a 1·idurre le spese rnilital'i; che, g1·adatamente, da 22 milioni ài sterline portò 11el 18:15-39 a 4,800,000 sLedine l Né si dica cl1e oggi gli armarneuLi ci s'impongono pe1·chè LutLi a1·rnano. A11d1e nella prima metà del secolo menl1·e a1·mava110 pod .·.1·osamente e aumentr1vauo i loro bilanci la Fi·ancia, la P1·ussia, la· Russia, la Tul'- chia ed era vivissima la quistio11e di Orie11Le che tauLo i11Leressa va l'lngltil Len·a, quesLa 1·iduceva le p1·op1·ie spese rniliLa1·i nella misura che si è visLa. Però l'l11ghi!Le1·- 1·a i11 pa1·i tempo 1·inunziav I a fal'e la politica agg1·essiva; alla quale ritornò quando lo sviluppo delle sue 1·icchezze le conse11ti1·0110di riprendei e la COl'Sa degli a1·- mamen I.i. ( Riforma sociale. Luglio-AgosLo) ( 1). Arturo Labriola: Israele e Gesù. Se c'era bisogno per q_uanti a1na110 le isLituzioui 1·epubblicane della Fraucia, d'una pr·uova decisiva pel' fai· giusLizia di LuLte le preoccupazioni circa il preteso pericolo che la Repubblica corre in questi giorni, sa1·ebbe basta La la giornata ul tima in cui 20,00U e più ciLLadini, fra socialisLi ed aua1·- cbici, non riusciro110 a sospendel'e pe1· uu istaute solo la vita cilLc1dina, nemmeno uei ti-e qua1·L1e1·idi Pa1·igi, dove più si aecanirono le dimost1·azioni popolari e le provocazioni della fo1·za pubblica. Alle L1e di uotte la pace I egnava nella vasta metropoli, malgrado i 300 feriti che si erano avuti dalle due pa1·ti. La repubblica che ha dato alla Francia tuLLe Je hbel'Là politiche, che ie ba dato nelle spedizioni coloniali la sola glo1·ia che dopo il 70 i grandi SLaLi d'Europa hanno poluLo offrire ai 101·0 eserciti, che ha ape1-Lo al com111el"c10le colonie di Tunisia, del Senegal, del Madagasca1·, che ha secondato gl'inleressi dei capiLalisti dovunque ha potuto, che ha p1·ovveduto agli ope1·ai nel limiLe del possiLile m uu regime bo1·ghese, è, in fondo, la sola isLiLuzio11e popola1·e che la Fraucia abbia avuto nel nost1·0 secolo. D'on- . (l) Siamo ~l?lenti che la tirann_ia dello spazio non ci cousenta d1 dare un pm largo reso~on_tod1 questo magnifico studio. Ci piace rilevare che le conclusiom de~ Casareto col limano completamente con quelle svolte due mesi or sono dall'on. Colajanni in alcuni articoli sul p,,oble,na finanziario italiano pubblicato nella Flegrea di Napoli ed ora riuniti in opuscolo separato. . N. d, Rì

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