Rl?ISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI della legge ungherese del 6 decernbre 1868 invano dir~tti ~ guarentire completa uguaglianza fra 'tutte le naz10nahtà, doveva progredendo farsi sempre più acuta. Nonostant~ che però la condotta del partito liberale tedesc~ ~ di q_uelloun_ghe~ese, ambedue prevalenti ne' rispettivi p~es1, non d1ffensce troppo, l'evoluzione più inoltrata assai delle genti cisleitaniche rese più pericolosi i cont~asti nazionali dell'impero, in cui il germanesimo raddoppiando, dopo le incertezze del ministero Hohenwarth d'~n~rgi~ nell'accen~rare e nell'intedescare parlamento; m1~1sten e, burocra:ia, raggiunse l'apogeo, allorchè l'elezione de deputati, divenuta, per la legge del 1873, modtficante la patente del febbraio 1861, diretta, l'eb.be reso padrone incontestato del campo. IContinua). Prof. AGOSTiNo SAVELLI. .L'((/}nico e collabO'l'lttorre A. Gitar•nieri Ventin1,iglia non volmulo continuare nella Rivista la polmnica coll'a'lnico e collabo1J•atO'l"Be. Ba'l"bato, sctppia'lno che risponderà sul Germinai di Tm•ino a,ll'itlti'lno a'l"ticolo dello stesso> Bwrbato cornpurso contem;po·ranean1,ente nella nost'l"Ct e nel confrcttello cli Torino. .A.I FILOSOFI Dai tempi d'Epitetto a Jouffroi, a Vacherot fino a Nietzsche, fu sempre detto che il darsi alla filosofia è opera sprecata. La filosofia non ha scopo, e mette i cultori, che affaticano la mente in quella disciplina, in uno stato da essere derisi e scherniti. Il sapere giova solamente a far conoscere che gli org~ni intellettivi dell'uomo, sono semplicement~ am a comprendere le tout de rien di Pascal - hocunum scio,rnenihil scfre - e ad esclamare col Ta'.ne che « la sola emozione che si prova con lo studio è quella di una tristezza infinita e di un'angoscia inesprimibile "· . J?onde_trovano_pasc?lo, malignamente gradito, le mvettive scagliate a1 filosofi, e giunte perfino, a dar del tartufo a Kant, del giocatore di bmsoloui. a ~p_inoza,.dell'imp~store a Schopenhauer, dei med1ocn _in~egma_Da~wm, ~ Stuart Mill, a Spencer, e dei d1sonest1o mgenm a tutti i filosofi. _L'uomo, al dir dei ~eguaci del gia. noto pessimista, deve persuadersi che tutto è materia o mo- ~ificazione semplice di questa; lo affermava anche 11 padre Secchi. Deve convincersi che tutto è nulla e ciò si manifesta ad ogni batter di palpebra neÌ v~der nasce~e e sparire, sparire e nascere un'infinita e multiforme successione di cose fisiche e p~i~hich~, intellettuali e morali, individuali e sociali, chiamate, con linguaggio ormai comune fenomeni. Deve credere che nel Cosmo non v'è un eterno divenire, ma una Nemesi eterna che dilania, consuma e riproduce ad incoscio capriccio le forme, come esiste sulla Terra il fenomeno donna che affascina c..onsumando e riproducendo i ca~ pricci della moda. · L'uomo - sempre a consiglio Nietzscheriano - ~a un solo obb_ligo,quello di apprendere l'arte di mgannare, lo diceva pure il Talleyrand col mundus vult decipi, ergo decipiatur. Imparata quell'arte l'uomo dev_e.dar di calcio alla religione, alla mor~le, alla civiltà e ad ogni s<:ntirnento di compassione verso la sventura ~ anzi, per acquistare il nome di savio e per godere l'alta voluttà sadistica deve gustare la gioia alla vista delle sofferenze' altrui e far soffrire senza lasciarsi mai dominar dalla pietà. Giunto l'uomo al yertice di cotanta saggezza, non dovrà degnare dt suo sguardo le moltitudini rammentando che Scevola, gran pontefice e Varo~ ne, gran filosofo, giudicavano essere neces~ario che il popolo ignori molte verità e creda a molte falsità, governandolo, come diceva Ugo Foscolo, con tre p: pane, prete e patibolo. Se poi fra le moltitudini vi fossero i contadini che si sollevassero com~ a~ tempi ~el Petrarca, per la libertà, la scuo~ la. d1 N1etzsche msegna di gridar contro loro il gndo del canonico Froissard : mort aux vilains. A_pochi e gagliardi per al di là del bene e per al di là del male, serva la terra di asilo, e se i molti non chinano la cervice e il dorso ai voleri dei pochi, si uccidano, dando pur a credere alla illusa moltitudine, che oltre la tomba godrà un elisio di vita etern,i. Non vi è quindi bisogno di stilhre il cervello sulla morale delle religioni, sulla morale utilitaria, sulla morale positiva, sulla morale scientifica· la morale migliore è quella naturale; la natura i~tessa ci insegna che la sua morale è la forza, e l'uomo quando manca o non può servirsi della forza fisica, ricorra a quella psichica aguzzandola con l'arte dell'astuzia e dell'inganno. Nessun rimorso turberà la coscienza, essendo il rimorso un feno- ~eno p~ich~co di_natu:a patolo~ica . e propria al1 mdole e a1 sentimenti morbosi de1 filosofi e dei poeti. Eccovi, o filosofi, le massime dei superuomini massime codificate sui libri e mut:tte in abiti no~ solo da chi professa apertamente quelle dottrine perverse, ma ben anco da certuni, i quali sotto il mant~ d'una rettitudine ipocrita (1)vanno per la maggiore o per censo, o per offici, o per arti o professioni, e imprimono al consorzio umano un indirizzo in apparenza civile, ma in sostanza più barbaro e più selvaggio delle epoche nefaste. Con la rosea lente d'un continuo divenire voi guardate, o filosofi, le variazioni innumerevoli della personalità umana, e prestate fede inconcussa che q~elle variazioni siano « un effetto del principio dmamico della continuità della vita, di cui la complessità psichica e morale è un prodotto della storia,. d~l~e' ducazione e di tutto il progresso sociale >>. V01 mculcate un Ideale che s'imponga assolutamente al volere dell'uomo e ne domini le ten <lenze egoistiche, affermando la moralità e regoland_ole azioni in modo da concepir e realizzare un ideale di altruismo e di sacrifizio. V?i cercate, e con ragione, di spegnere o di g~an_re 1~ demenze del sentimento, le illusioni d1 d ottica mterna, le debolezze organiche o infantili della nostra intelligenza. V~i sperate, con lo Spencer, che l'umanità possa ragg1~ngere il grado supremo di civiltà, o con l' Ard1gò il governo degli ottimi. Voi, a dir breve, amate di veder sulla terra il regno della pace e della felicità, ma il vostro amore è di parole e non di fatti. (r) Evocando d'Orazio il Ptlle,•a I.averno, .])a mihi /altere, da justum sanctunque videri Orazio, Ep. XVI Ub.
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