Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 3 - 15 agosto 1899

'R..,IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 49 una politica scolastica ardita quale l'aveva concepita Francesco Crispi, quale non vollero, pur troppo, seguirla i successori stoltamente taccagni. Questo fenomeno che attesta la grande inferiorità del1' emigrazione italiana, avrebbe dovuto essere illustrato e completato dall'Einaudi collo studio delle condizioni intellettuali della massa e colla sorte di coloro che vanno in America senza una determinata professione o arte manuale che vi costituiscono una falange nu~erosa di spostati, le cui sofferenze son::> inenarrabili. E questa una lacuna del libro, che mi sembra deplorevole. Del resto se a questa trattazione si avrebbero dovuto consacrare alcune pagine non liete, altre più belle e confortanti avrebbero d6vuto seguire, nelle quali si sarebbe fatta menzione di non pochi che nell'America latina hanno portato degnamente la scienz1 e la coltura contemporanea. Ultimo tra questi, e gia celebre, il Prof. Sanarelli, eh' è ritornato in Italil dop::> avere chiamato sul'.e rive del Plata un ve1o cultore delle dfacipline mediche, eh' era pure uno dei membri migliori dell'Estrema sinistra: Ferruccio Mercanti. InciJentalmente, in fine, il nostro A. toc:a di due argomenti gravissimi, di cui non hanno sufficiente cognizione o non sanno apprezzarli al giusto, i tanti megalomani ché nutrono e suscitano negli altri molte illusioni sulle conseguenze economiche delle conquiste coloniali. Uno è que3to: gli emigranti, a lungo andare, vanno a fondare industrie ·e1 a sviluppare culture che riescono concorrenti alla madrepat~ia. Così, ad esempio, l' Italia che ha tanto interesse ad esportare i propri vini tra non molto si vedrà chiuso il mercato americano sopratutto per opera degli .. italiani, che al di là dell'Oceano sono andati a piantare e coltivare la vite in regioni, nelle quali essa attecchisce e prospera. L'altro si riferisce al pregiudizio che la conquista co. loniale da sè sola basti a fare sviluppare i commerciDice l'Einaudi: « The trade follows the flag; il traffico va dietro alla bandiera; è una massima che ha guidato molti commercianti alla fortuna e molti p::>poli alle conquiste coloniali intrapre3e per indurre la marina mercantile a seguire la via percorsa con successo dalla marina da guerra. Ma è una massima molte volte fallace ; e per l'Italia foriera di sventure a quegli ingenui i quali avessero sperato di iniziare i traffici colle inospitali terre, abitate da barbari poco vestiti ed insensibili ai bisogni della civiltà moderna e dove sventolava la bandiera italiana. » Qui c'è la condanna dal punto di vista utilitario delle stolte intraprese africane e cinesi dei nostri governanti, che sono riusciti a far prosperare in Itali a l'industria dei muletti - la sola, che abbia seguito la gloriosa han• diera di Abba Carima; ma può anche generalizzarsi l'affermazione per conchiudere che nelle presenti condizioni di civiltà è la bandiera del militarismo che più spesso segue quella del commercio per perturbarlo o spegnerlo. Il commercio non sa di patriottismo, ma vive di tornaconto; e intorno a ciò, alle prove antiche ora parecchie altre recenti eloquentissime se ne potrebbero aggiungere, tratte dalla storia dei rapporti tra l'Inghilterra e le sue colonie e della espansione Germanica. E in nome del tornaconto il sig. Giuseppe Purpura nelle sue relazioni sulle Repubbliche del Venezuela, Columbia, Centro America, Equatore, Perù e Chili ai commercianti e agli industriali d'Italia dà alcune indicazioni sagge, che, seguite, riuscirebbero loro assai più vantaggiose di una battaglia vinta e di una conquista compiuta. Concludo ricordando che nella presente fase di evoluzione le nazioni, che vogliono economicamente progredire, hanno bisogno di seguire una politica. coloniale; • ma non è quella a base di violenza e_d'iniquità tanto cara ai traineurs de sabre e agli imbecilli che tengopo loro il sacco sibbene quella scientifica preconizzata da Bordier e di cui m'intrattenni in ultimo nel mio libro sulla Politica coloniale. Il libro di Einaudi è un applicazione modesta, senza retorica e senza pretenziosità, di tale politica, che l' autore opportunamente vorrebbe vedere svolta nell' America latina; dove le nostre forze vive sono destinate « a trasformare la piccola Italia attuale in una futura più grande Italia pacificamente espandente il suo nome e la sua schiatta gloriosa in un continente piu ampio d.ell'antico impero Romano. » . Però; guardiamoci dai mali passi. E utile, è neces-• sario che l'Italia svolga la sua pacifica politica coloniale incivilitrice nell'America latina e per la riuscita della grande impresa molto potrà « l'iniziativa dei suoi figli più energici e colti ; ma dipende dalla saggezza dei suoi governanti se nel secolo ventesimo la nostra patria sarà un piccolo paese, sperduto in un angolo del mediterraneo, oppure un grande paese espandente la sua civiltà e la sua lingua su due sentimenti. » « Il governo sopratutto dovrebbe persnadersi, continua l'Einaudi, che le repubbliche Sud-Americane sono destinate ad uno splendido avvenire e convincersi della inopportunità di elevare pretese eccessive ed arroganti verso popoli attaccati alla propria autonomia, fieri della propria nazionalità e gelosi di ogni atto che potesse suonare ingerenza di un governo straniero nei loro affa1i interni, anche quando questo governo straniero rappresenta la patria di origine della maggioranza della loro popolazione. » Dr. NAPOLEONE CoLAJANNI: Depittato al Pa1·la1nento ~ L'Inghilterra e il Transvaal (r) Lo11dra 20 Luglio. Niente può meglio mostrare l'influenza corru:trice di questo imperialismo da pirati che è alla moda in questo momeato in ciascuno dti due partiti politici borghesi d'Inghilterra, come l':ittitudine rispettiva dei partigiani e degli avversari del ministero Salisbury riguardo al governo del Transvaal. I tories, come un sol uomo, acclamano Chamberlain e lo seguono tutti nelle sue aggressioni contro il presidente Kruger e contro l'indip~ndenza dei Boeri ; e i liberali, come partito, non hanao osato pronunziare una sola parola, chiar.! e netta, per condannare la tattica provocatrice e aggressiva seguita in questo momento. La stampa di Londra, per la m1ggior parte in mano dei capitalisti, e per di più influenzata dai grandi giuoca.tori di Borsa, dichiara tutta quanta, meno poche onorevoli eccezioni, che fa guerra è inevitabile se Krùger non cede alle mina.;cie di Sir Alfredo Milher. La coscieaza non conformista (2), così simpatica alla Russia, non sembra doversi molto commuovere d'uno schiacciamento possibile dei Boeri. Frattanto, io tÌon' esito a dichiarare che la gr;n maggioranza del popolo inplese è coatraria all'apertura delle ostilità contro il Transvaal, motivate d<1gliombrosi reclami degli Outlanders. Chamberlain lo sa. Ma i suoi amici, poco scrupolosi come lui, sperano che una volta la guerra sia cominciata, un falso patriottismo trascinerà la massa della nazione a difendere l'onore della bandiera compromesso; e quest'uomo ambizioso, ma di spirito ristretto, conta su di una brillante_ campagna, coronata con l'annessione del Transvaal, per poter giungere alla presidenza del consiglio. (r) Sulla vertenza tra il Transvaal e l'Inghilterra - vera realizzazione dell'apologo : il lupo e l'agnello - crediamo utile pubblica.re questa lettera mandata da HJadman alla Tetite Republi que. Preferiamo riprodurre il breve e sintetico scritto dell'eminente socialista inglese per parecchie ragioni; tra le quali principali queste: 1° gl'ioglesi onesti non credono mancare di patriottismo esponendo all'estero i torti della madre patria; 2° il giudizio che un inglese davvero illuminato dà sulla condotta dell'Inghilterra, se a questa riesce sfavorevole, nessuno dirà che fu suggerito da partigianeria politica o da odio di r:izza. N. d. R. (2) Le differenti sette protestanti dissidenti sono disegnate sotto il nome comune di non conformiste.

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