RIYISTA POPOLARE 'DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOL\ALl corso e l' alleanza dei partiti popolari, e partico · .larmente dei legali•ari. Non potrà averla sino a quando con coraggio e con franchezza non confesserà la realtà e la convenienza di tale concorso. Bisogna che la sinistra cessi di agire coli' Estrema come quelli ipocriti che ricercano i godimem:i di una donna, ma non vogliono farli conoscere, e si vergognano di andare a passeggio sotto il braccio di colei che accarezzano di nascosto. Sinora tali sono stati i rapporti tra i due partiti politici. E' questo un punto difficile, se non il più difficile: superare il bigottismo di molti uomini di . sinistra dimentichi del consiglio di Baccarini. Ma si è sulla buona via. Ed a sperare che la si voglia percorrere sino in fondo induce un articolo della Stampa di Torino (26 Luglio 1899), in cui si preconizza l'alleanza per la formazionedi un partito popolare. Vero è che tale alleanza dovrebbe essere transitoria e limitata alla sola difesa del' a Costituzione; ma d'altra parte non si può dimenticare che la vecchia Gazzettapilmontese rappresenta la gradazione meno avanzata della sinistra. 3.0 Per superare questo punto, però, è necessario che tutto l'indirizzo deila sinistra come partito di governo subisca delle radicali modificazioni. I suoi uomini dovrebbero mostrarsi prima italiani e liberali; poi dinastici; dovrebbero combattere più per la difesa e per l' attuazione di un programma che per la conquista di un portafoglio; dovrebbero saper disprezzare le maligne insinuazioni degli avversari, che cominciano già - al Nord e al Sud, nella Perseveranza e nel Corrieredi Napoli - a designarli quali pericolosi alleati dei sovversivi. Combattendo tale direttiva dovrebbero nelle crisi preoccuparsi delle indicazioni del Parlamento e non subire le soluzioni preparate nelle alcove. 4·0 Questa coraggiosa condotta riuscirebhe efficacissima in basso qualora venisse completata da un programma concreto di riforme economiche e politiche a breve scadenza e d'immediata realizzazione - programma, che lasciasse da parte il vecchio dottrinarismo per assumere:un contenuto nuovo, consono ai bisogni, alle tendenze dei tempi moderni. 5.0 Un'ultima indicazione di minore importanza, ma non del tutto inutile, che si riferisce alle persone. Molti si dicono di sinistra, ma sui banchi relativi stanno a disagio; provvederebbero meglio alla loro dignità e alla sincérità del regime rappresentativo se pa5sassero in altro campo. Epurata e rinnovata la sinistra, d'altra parte, viene spontanea ìa domanda: che stanno a fare a destra gli on. Di Rudinì, Giusso, Farina Emilio e qualche altro) che sono spesso costretti a votare contro i loro amici e che non di rado devono ricorrere all'indecoroso squagliamento posti nel bivio di votare contro la propria coscienza o contro il proprio partito? La simpatia tra l' on. Di Rudini e Felice Cavallotti non fu soltanto accidentale. E' bene ricordarlo. * * * Perchè si rinnovi e viva la sinistra è necessario che i suoi uomini migliori abbiano coraggio, in~elligenza, rettitudine, perseveranza. Pel successo, però, le virtù de! membri del partito non bastano: vi è indispensabile il concorso di altri fattori poderosi in qpa monarçhia çosiituzionale, Sè vplessimQ gisç1,1• tere del probabile atteggiamento di questi altri fattori il Fisco con sicurezza c'imporrebbe silenzio; e noi non abbiamo alcun desiderio di farlo intervenire nella discussione. Ma se mancasse questo concorso è prevedib le che gli uomini migliori della sinistra andrebbero assai più in là del punto dove vorrebbero pervenire. La difesa della legalità spesso trascina - proprio per legittima difesa - alle maggiori vio · lenze. Chi non sa che Hampden e tutti i protagonisti della lotta contro Carlo· I erano monarchici sinceri e convinti? e non lo erano del pari coloro che cacciaròno dal trono Giacomo II? Ad ogni m(Jdo noi evoluzionisti di antica data non esitiamo a concludere che ci auguriamo di gran cuore che non tutti i consiglieri della Corona rassomiglino a questo incosciente generale Pelloux, e che se ne trovino di quelli, cui non sia ignoto il rnonitò dato da Adolfo Thiers alla vigilia di Sedan: le monarchienel continenteeuropeooramai non hanno che una sola condizionep·r vivere:esseresinr.eramen.'ecostituzionali. LA RIVISTA. ~ GLI'NSEGNAMENTI DALBELGIO Dal penultimo numero dell'eccellente :JvCouvemesnotcialiste riportiamo quasi integralmente un articolo di Emilio Vandervelde sulla situazione politica nel Belgio. Noi lo raccomandiamo vivamente, ai nostri lettori per gl'insegnamenti che scaturiscono spontanei e che completano ciò che abbiamo scritto nella Lezione delle cose ; lo raccomandiamo agli intransigenti e lo raccomandi_amo. sopratutto agli illusi, ai visionari, che con ~rna ~1tuaz10n~ tanto diversa e con forze tanto sproporz1onat1 e mezzi tanto disuguali verrebbero ottenere in Italia gli stessi risultati, che i partiti popolari ottennei:o ,nel_Belgio.. Il simpatico e dotto autore delle Gitta piovre scnve: I clericali al potere dopo il 1884 dispongono alla Camera di una maggioranza formidabile: I 12 voti contro 40 ( r 2 radicali, 28 socialisti). Essi devono questa maggioranza, che non risponde alla loro forza reale nel paese, a due cause principali: l'ingiustizia del voto plurimo e la paura del _socialis1;110. L'ingi~stizia. del 1:otoplurimo : il voto doppio o triplo non giova che a1 conservatori ed alle campagne, che formano i grossi battaglioni dei clericali. La paura del socialismo: nelle elezioni del 1896 e del 1898 i clericali sarebbero stati battuti se nei ballottaggi i liberali seguendo, il loro istinto borghese, non avessero votato contro i socialisti. Molti avvenimenti da allora in poi mutarono la situazione, e tutto induceva a ritenere che alle elezioni del r 900 i clericali sarebbero stati battuti dalle opposizioni coalizzate. I clericali videro il pericolo e presentarono il disegno di riforma elettorale, che stabiliva la rappresentazione proporzionale nei collegi che eleggono almeno sei deputati e conservava il sistema della maggioranza negli altri collegi. Con ciò si neutralizzavano le città liberali o socialiste - in guisa che Bruxelles avrebbe dati 9 clericali contro 9 liberali e socialisti - e si conservava la maggioranza clericale nei collegi rurali. Con questo progetto, che mirava a consolidare il governo clericale e che godeva del favore del re, a giudizio di Waèste - un ex ministro cattolico! - si falsava l'organizzazione dei poteri pubblici nella loro essenza e le popolazioni non avrebbero potuto più avere alcuna fiducia in essi. L'indignazione sollevata fu immensa. Le sinistre della Camera e del Senato decisero di combatterlo vigorosamçnte e di dimettersi ~e il governo si ostipasse a farlo
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