Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 3 - 15 agosto 1899

'R.IVISTA POPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC1AL1 vogliamo insistere su qualche dato di fatto per rilevarne il significato. L'on. De Cesare nella citata lettera all' A·vanti ! volle ricordare, a prova della gravità della lotta e del bombardamento di Palermo, il numero dei morti e dei feriti di parte borbonica. Sicuro : quella fu una vera lotta. I Afille e i cittadini di Palermo .si brJtteronoeroicamente, tanto che uccisero4 ufficiali e 204 tra soldati e sottufficiali e ne ferirono 550. Sono le cifre date dal De Cesare. E a Milano nel I 898 ? Un solo soldato venne 1·cciso; e il Corriere della Sera (1898 N. 130) dice che non si ra se venne ucciso per arma da fuoco o per unçi caduta di comig11olsoul capo. u Di 22 soldati feriti a Milano due soli lo furono per arma da fuoco; tre da coltello ; gli altri presentano ferite lacero-contuse o semplici leggere contusioni. Le lesioni più gravi furono per rottura dei malleoli per caduta da cavallo ,.,. (Colajanni: L'Italia nel I 898, p. 79). Questi dati di fatto, per ora nes • suno li ha smemiti. Quanti i combattenti morti e feriti dalla parte dei ribelli a Milano ed a Palermo? A Milano i morti furono 80. Se per un solJato, nel 1898, sotto il governo sorto dai plebisciti, sotto il governo dell'Italia una., furono uccisi ottan·a cittadini: conservando le stesse proporzioni, a Palermo - sotto i 1 Barbo· ne, con un governo di diritto divino, che nulla doveva al popolo e che col popolo si trovava in lotta secolare - vi avrebbeso dovuto essere sedicimila sekento quaranta cittadini uccisi ... Invece non ve ne furono che circa quattrocento. E con queste cifre, per ora, crediamo Ji potere dare termine a questo doloroso confronto. (1) NOI. P. S. Mentre correggevamo le bozze di stampa ci arriva Il Corriere di Uapoli (3 Agosto) con un altra lettera dell'on. De Ce• sare. In questa si danno chiarimenti interessanti sul periodo storico in discussione. Egli afferma che ebbe notizia della lettera di Francesco II e di possederne un sunto quasi ufficiale. E allora perchè quasi negarla nella lettera all' .1wa11ti ! e in una brevissima conversazione che ebbe sul,'argomento coH'on. Colajanni nei corridoi di Montecitorio ? Da quest'ultimo scritto de1lo stesso on. De Cesare appare pienamente giustiftc,1ta la condotta del generale Lanza sull:i quale prima aveva sollevato dei dubbi. L'on. De Cesare annette molta importanza alla data della (r) Ad evitare dubbi e co:'ltestazioni sul numero dei morti di Palt:rmo aggiurgiamo questi chiarimenti. Da una relazione in data 22 G: ugno 1860 del Cav. D.r Francesco La Rosa, Deputato sanitario, al Duca della Verdura, PrLtore di Palermo, si rileva che nei vari punti della città si rinvennero 564 uccisi. Nell'elenco degli inuma,i a cura del su.ldetto La Rosa, sino al 20 Giugno gli uccisi arrivavano a 619. Accettiamo quest' ultima cifra, perchè è la più elevata. Il La Rosa dice : « I detti « cadaveri presso a poco si possono calcolare tre parti dei no- « stri e due parti tra soL!ati regi e birri. » Accettando le proporzioni dd Deputato sanitario le morti dalla parte borbonica avrebbero dovuto arrivare a circa 248 : un poco di più dei 208 riportati dJl De Cesare. La diver• geoza si può spiegare facilmente: l'ultimo non comprese tra gli uccisi di parte borbonica che i soli militari, escludendone i birri e i rnrci, cui la popolazione dette la caccia dopo la liberazione. Il D.r La Rosa infatti f.t menzione espli.ita di due birri inumati il 3 Giugno; di altri otto ir.umati il 13 Giugno. Perciò siamo stati larghi nei calcc·li pcrtando a 400 i morti di parte liberale. A Palermo dei :Mille ne forano uccisi 17 ; e in tutta la campagna, da Calatafimi al Volturno, le perdite dei Mille arrivarono a 78 come si rileva da1l'elenco dato dal Supplt:- mento al N. 266 della Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia del 12 Novembre 1878. lettera; e l'ha certamente. Pare a noi, però, che la data non modifica il giudizio sul contegno di Francesco II; confessa egli stesso che se Buonopane indusse il generale Lanza al secondo armistizio ciò fece promettendogli di portargli da Napoli una lettera del Re che avrebbe contenuto l'esplicita approvazione. In quanto ai moventi che e' indussero a questa osservazione ed a1 confronti che crede sbagliati, siamo dolenti - assai dolenti - di non porterei esprimere più chiaramente. Ecco qua: l'on. Dè Cesare ci ottenga una specie di lasciapassare dal suo amico generale Pelloux e lo contenteremo. Gli promettiamo anche che non abuseremo della libertà di scrivere che ci verrà concessa per una volta sola ! Noi. LA LEZIONE DELLE COSE I. La Sinistra Gli avvenimenti, che non si svolgono, ma pre• cipitano quasi dappertutto, molte cose hanno inse• gnato ai partiti politici, che si credono o sono sinceramente liberali ed agli altri più avanzati, e in particolarità ai socialisti. Cominciamo dalla sinistra costituzionale. Non vogliamo farne la storia; per l'occasione basta ricordarè che nel suo seno c'erano patriotti veri, uomini di alta mente e di vasta cultura frammischiati ad alcuni parvenus della politica, che si rivelarono i più inframmettenti e i più arditi. Un certo dottrinarismo alla Guizot o alla Frère-Orban la rendeva disadatta, quasi uggiosa, ai tempi presenti, coi loro problemi complessi e ardenti ; le nuoceva sopratutto la mancan:r.a di pratica al govern0, da cui era stata tenuta lontana, con tutte le mali arti dalla destra, per lunghi anni. Lontana dal governo in essa si erano svegliate tutte le concupiscenze immaginabili ; perciò quando ebbe il potere nelle mani ne usò ed abusò indegnamente con tutta la voluttà di chi finalmente possiede una bella fanciulla da lungo tempo vagheggiata t! che perviene tra le sue braccia nella senilità - quando la paura di non poterne godere che per breve tempo, fa ricorrere ad artifici innaturali, che affrettano l'esaurimento. Noi non dobbiamo farne il processo; nè vogliamo sottoporre ad esame l'azione legislativa sua, che fu discretamente buona, ma che fu resa pessima dal contrasto quotidiano tra le opere e le promesse, tra le teorie e la pratica. Alla sinistra nocque maggiormente la cecità sua nell'imitare, nel ripetere gli errori e gli abusi della destra, che all'opposizione aveva eloquentemente denunziati, e severamente biasimati. In fatto di pubbliche libertà, di applicazione e di esplicazione deJlo Statuto, prima e durante il trasformismo - fatta eccezione, e non complet::i, del breve periodo del Ministero Cairoli-Zanardelli - i dottrinari di sinistra, forse per ismentire l'origine o la nomea rivoluzionaria , per dare sicuro (affidamento di devozione alle istituzioni, si chiarirono peggiori degli uomini di destra. Gli Stati di assedio, i processi mostruosi, i Tribunali militari, gli arresti preventivi, i D;::creti-legge ecc. ecc. sotto il governo dei cosidetti democratici divennero cos2 normale. Con ciò, mentre nelle masse ingeneravasi un deleterio scetticismo perchè si perdeva ogni fiducia nelle promesse e nei programmi dei deputati, che

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