Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 3 - 15 agosto 1899

'R._IPIST A POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI venzioni ferroviarie, le spes~ militari e l'impresa africana. Ma oltre a questa reazione aperta ve n'è stata una più subdola, più vile, promossa giorno per giorno, ora per ora, per cui lo Stato sotto la corteccia rappresentativa, diventava, con un lento lavorio di trasformazion::-, un vero e proprio Stato assoluto. (Critica Sociale, 1 ° agosto). Prof. Giuseppe Sergi: Comesonodecadutele nazionilatine. Nel movimento e spostamento della civiltà da una all'altra nazione avviene una trasformazione, e quindi uno SYolgimento della civiltà a;quisita particolare all'indole ddle medesime, da cui nasce una lotta aperta o occulta, per cui le nazioni che non hanno seguito l'evoluzione avvenuta altrove sono fatal- .mente destinate alla morte. Vi è una paleontologia sociale come vi è quella animale : nazioni che vissero in epoche an- . tiche, e con ordinamenti e forme rnciali adatti a quelle epoche, si estins(ro e non risorsero più. Ce lo dicono tutte le popolazioni della valle dell'Eufrate e del Tigri, e quella dell'Asia Minore. All'estinzione delle nazioni orientali segue quella dell'occidentali o meglio delle mediterranee: l'Egitto soccombe sotto gli ultimi Romani, si trasforma sotto gli Arabi; la Grecia perisce, dopo aver subito il dominio Romano, sotto il barbaro Turco; e viene, infine, Roma, col suo Impero grandioso, che, dopo una lotta di circa quattro secoli, sparisce dal mondo. Il fenomeno è complesso, le cause di esso sono sociali, etniche e anche internazionali, ma possono ridursi ad una più comprensiva, all'immobilismo. Le nazioni che resistono al movimento progressivo del mondo, invecchiano e periscono : un mezzo solo rimane loro per salvarsi dall'estinzione, almeno per qualche tempo, (d è quello d'isolarsi completamente come fino ad oggi aveva fatto la Cina, la quale p.rò ct:dcndo alla violenza e aprendo le sue fr( ntiere mostra d'avere ormai i giorni contati. L'immobilismo nelle nazioni è simile ad un movimento regressivo perchè accanto al movimento progréssivo universale, restare fermi al posto primitivo, è restare indietro a tutti gli alrri, come hanno fatto le nazioni latine di fr~nte ad altre che, come l'Inghilt(rra, hanno seguito una civiltà nuova. Se in Italia si ebbe un principio di nuova vita nel Rinascimento, ciò avvenne perchè la latinità risorgeva con qualche forma nuova, e perchè le arti e le scienze ebb.ro una parte importante sul movimento stesso. Ma l'Italia non progredì al di là perchè ;1 latinismo era esuberante, opprimente; e ricadde; e questa traditione latina divenuta sentimento, alimentato e continuamente eccitato dai ricordi sterici, cggi più che prima pare che esalti, ma non servirà che alla maggiore rovina, perchè ribadirà le catene e i ceppi dell'immobilismo. Ciò apporta conseguenze gravissime in ogni manifestazione politica e sociale. Mentre le nazioni impoveriscono perchè 1on possono contendere con le altre, vogliono tener la parvrnza di potenti e forti, e ptr di più espandersi in colonie, e allora appunto rivelano la loro debolezza e povertà come insegna la Spagna nell'ultima guerra, e con la Spagna l'Italia. La dec:i.- denza invade ogni manifestazione e ogni attività, anche la milizia, dove nel giorno della p·ova fatale tutto manca, arte, scienza, spirito militare e resistenza, perchè solo la forma è rimasta non la sostanz~, Ja parvenza non la cosa. Una sola cosa allora resta: muoversi per le nuove vie. « L'Italia potrebbe an- « cora, rifiutando il vecchio e decaduto, lasciando la immo- « bilità di ogni sorta, dimenticando la tradizione romana, « abbandonando l'aspirazione al passato, rigenerarsi e dare una « nuova forma di ci viltà europea. » ('N.,uova A11tologia, 1 ° agosto) E. T. Moneta: La conferenzadell'Aja. Son p1u 1 sarc;smi e i lamenti che si fanno sentire sulle deliberazioni della Conferenza dtll' Aja che i rallegramenti e le benedizioni ; e fra quei che si dolgtno, ne n del!e prese deli ber.izioni, ma di quelle mancate, ci sono anche antichi e ferventi propagandbti della pace. Dovremo unirci al coro dti pl ss·misti e dei derisori che dicono tutta l'opera della Conftrenza compendiarsi in una platonica rranifest; ?.ione, e cantare: le tscquie dell'ideale di p2ce e di unione delle nazioni civili? Es;;minando con animo spassionato i re5ultati degli studi e delle deliberazioni della Conferenza, non c'è ragione di sconforto. Se, pu ura fatalità di circostanze e d, tempi, la Conferenza dell'Aja non ha potuto fare tutto quello che da essa ~i poteva desiderare, non si può dire che abbia fatta Dulia. Per la prima volta nella storia si sono riuniti i rappresentanti di un gran numero di Stati, allo stesso livtllo i piccoli e i grandi, per discutere non più ciò che può giovare o nuoClre all'autori1à e alla potenza dei governi, ma ci6 che più interessa il benessere materiale e morale dei popoli. Pt.r oltre due mesi i dipk ma:ici più consum:iti nell'arte di spiarsi e inga1 narsi a vicei::da, e a fare il maggior male possibile allo Stato présso cui sono 2ccredit:1ti, furono costretti a sentire le ragioni dette in difes:i di quella pace vera e durevole che fin qui era stata da essi giudicata utopia di pochi sentimentali e di solitari idealisti. Nell'eventualità di guerre future ha cucato di attenuarne gli orrori; ha esteso le disposizioni della Convenzione di Ginevra a tutela dei feriti e dei malati nelle guerre marittime; ha reso omaggio al principio dell'io violabilità. ddla vita umana rispetto agli inermi ; ha stabilito, con sedè all'Aja, una Corte perma11e11tdei arbitrato fissandoce la procedura tanto pel suo funzionamrnto, come pei casi del ricorso ai buoni uffici e alla mediazione delle terze potenze; tutto ciò, sarà poco o niente se i popoli, quando si tratterà di dover decidere di questioni di cui dipendono le sostanze e la vita dei cittadini, continueranno a starsene indifferenti ed inerti, ma sarà però sufficiente per impedire le minacciate stragi se essi si ricorderanno che vi sarà la Corte dell' A ja a salvaguardia dei loro vitali interessi. Roma non fu fatta in un giorno. Intanto un gran passo si è fatto : oggi, anche i più scettici cominciano a credere nella realizzazione del1' ideale della pace che prima dichiaravano folli;i. La Confrrenza dell' Aja è la prima tappa; continuino energicamente l'opera loro i combattenti per la civiltà industriale e scientifica, e la seconda tap_pa, quella del disarmo, s:irà presto raggiunta. ( Vita Internazionale. 5 ago sto). Il bibliotecario : Per la storia. Nel N. r 5 maggio della 'R._ivista d'Italia l'ultra monarchico prof. Domenico Zanichelli, pubblicava uno scritto: La conv.mzione di settembre secondo Marco :Millghetti nel quale sono riferiti tra i documenti, alcuni retroscena di quell'epoca. Tra l'altre cose inedite, v'è una lettera del Gran Re al Minghetti, in data 2 settembre 1864, nella quale trovo incastonato come una gemma il seguente consiglio al Regio Ministro . « Bisognerebbe combinar col Sindaco una « deputazione che venisse da me a Torino a ch'edere scusa, « e che si raccomandasse per qualche modificazione favore- « vole, che calmas5e e contentasse i cittadini travi:iti per ec- « cesso d'amore. Profitti di questa ci~costaoz1 per f_ re arre- « stare gli agitatori di mestiere, i birbanti d'ogni specie. Senza « di ciò li avremo un altro giorno in città ». Certamente i birbanti d'ogni specie a cui s'alludeva non dovevano essere ladri, assassini, delinquenti comuni. E l'art. 26 dello Statuto che dice « che uiu110 può essere arrestato se non nei casi « pres;ritti dalla legge » ? Non le pare, prof. Zanichtlli, di sentire svegliarsi nella mente un ricordo di qualche cosa d'analogo, come sarebbero (tanto per aiutare la sua memoria) le così dette lettres de cachet ? (Educaz.iouepoliti:a, 31 luglio). Edoardo Girelli: Le attribuzionie le occupazionidelloStato in Italia. Lo Stato io Italia, o direttamente, o per mezzo delle iprovince e dei comuni, fa la levatrice, la balia, il pedagogo, il maestro, il medico, l'infamiere, Ja suora, il veterinario, il doganiere, il poliziotto, il giudice, il soldato, il marinaio, il banchiere, il negoziante all'ingrosso e al minuto, l'impiegato delle ferrovie, delle poste e del telegrafo, il muratore, il fornaio, il fabbricante di cartucce, il notare, il prete, il becchino ecc. E l'Italia non è sola ! Ma la funzione più importante che lo ~tato compie in Italia è quella di mettere sul astrico i poveri contribuenti. (loumal desEcouornistes, Luglio). B. R. "TT1ise: La repubblicadi Australia. La lotta per la federazione tra le colonie australiane è delle più importanti ed ha presentato varie vicende. Cominciò colle prime proposte del Conte Grey nel 1849; ebbe a strenuo sostenitore Henry Parkcs, ed è finita in Marzo 1898 coll'approvazione del progetto. Il rejffendum dttte 219,621 voti favorevoli e 108,363 contrari. L'rpposizione maggiore si ebbe colla colonia dtlla 'N.,uova Galles del Sud e la minore nella colonia di Vittoria. Il principio fondamentale della costituzione della repubblica australiana è quello della ccns~rvazione del governo di gabiw netto nel sistema fednale. Sarà il primo esempio nella storia politica di un governo fcdc:rale, che mantiene il principio in• glese della responsabilità ministeriale. Come si sa negli Stati Uniti i ministri non sono membri del Congresso. Il Parlamento f. derale dell'Australia sarà composto di due Camere, entrambi elette con base assolutamente popolare. Le colonie avranco nella Camera dei deputati un rappresentante per ogni 5000 e!( ttori; ma nessuno degli Stati può avere meno di cinque rapr-resentanti; perciò in base al,'attuale popolazione la Nuova Galles del Sud ne avrà 26, V.ttoria 23. Queensland 10, Sout Australia 7, Tasmania 5, \V est Australia 5. Io tutto 76. Il Senato consisterà di 6 membri per ogni colonia, che sin da principio adotta la costituzione fed~rale. Il Parlamento tedcrale può soltanto esercitare i poteri che gli vengono accordati dalla costituzione. (Natio11alReview. Luglio).

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