Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 3 - 15 agosto 1899

'l{_IVJSTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Nel lembo nordico dell'Ungheria, fin dal secolo XII così fiorente di prosperi e ricchi minatori sassoni, nelle colonie germaniche già così splendide del paese di Zips, il germanismo è colpito al cuore da' Magiari e dagli Slovachi; a settentrione del lago Balaton declina paurosamente e sta scomparendo nelle città, come a Stulweissenburg, a Raab, a Veszprem; si trova in condizioni migliori verso il sud, nel Banato (400,000 individui) in cui, vigoreggiando tuttavia, possiede varie località quasi pure; nella Bacska, dove recinto da prevalenti nuclei stranieri, pur sa tener fronte con 189,000 individui a 288,000 Magiari e a 250,000 Serbi, Slovachi, Ruteni; nel triangolo tra il Danubio, la Drava e il lago Balaton, nel quale si mostra forte, e l'accrebbe ne' comitati di Tolna e di Baranya, e nell'altro di Moson (Wieseburg) che è l'unico, in cui conservi la maggioranza. A volersi fare un'idea esatta delle condizioni dell'elemento tedesco dobbiamo aggiungere che anche ne' comitati, dove esso s' è aumentato, s' è, di solito, aumentato di meno della metà del magiarico. Per quanto i tre nuclei transilvanici, il cui centro è Hermannstatt dotati · di franchigie da Andrea II nel J 214, riuniti in « Università >> e giunti all'apogeo di loro potenza nel secolo XIV, dacché la mania equipa, ratrice di Giuseppe II pesò su di essi, siano andati sempre più scadendo, specie, dopo l'unione all'Ungheria, pure mostrano maggior resistenza con maggior tenacia al magiaresimo de' loro affini dell'Ungheria propria. Ma le disunioni intestine di questi Sassoni, divisisi in 3 partiti politici, agevolarono l'opera dei Magiad, i quali, privatili, de' privilegi, che tuttavia conservavano, tra cui sostanziale quello del diritto esclusivo di possesso e di cittad.inanza nel cosi detto « Sachseuboden » li scompartirono in diverse circoscrizioni amministrative ed elettorali colla legge municipale del 1876, contaminandone il corpo nazionale. Inoltre il ristagno, dal 1846 in poi, dell'immigrazione tedesca e il continuo aumento dell'emigrazione per l'America; lo sminuire della fecondità, perchè rifuggenti dallo sminuzzare i patrimoni, propendono a nocere vie più alle gloriose colonie sassoniche della Transilvania. Di fronte all'eloquenza dei fatti i Sassoni hanno tentato d' intendersi buttando a mare le discordie, si sono perfino rivolti allo « Schulverein » berlinesr, hanno manifestato qu1lche velleità pangermanica e si sono stretti con tutti i nemici del magiaresimo soprattutto co' Rumeni benchè sul terreno economico, la concorrenza di questi, prolifici, sobri e pazienti li possa, nell'avvenire, danneggiare più di quelli. Nonostante questi sforzi, la statistica cfficiale e la stessa riprova confessionale (i Sassoni appartenendo alla « confessione augustana » si distinguono, anche dal lato religioso, da' finitimi popoli) indicano che, a stento, mantengono le posizioni, eh~, in un decennio, s' accrebbero di 2,80, perdendo in 58 su 241 comuni e anche nella più parte delle città, laddove i Magiari salirono di 10,70 per oyo. Piuttosto che indagare sino a che punto l'elemento germanico possa dirsi una remora al magiaresimo, gioverebbe forse conos::ere di quanto la sua decadenza possa vantaggiarne i nemici ; problema, oltre modo, arduo di non grande valore pratico, poichè essa sembra soprattutto profittevole alla nazionalità predominante dello stato, mentre, non v' è, o io m' inganno, fondamento per stabilire, se il futuro riserbi qualche sorpres2. Indubbiamente gli avversari sfidati del magiaresimo, quelli che ne costituiscono una minaccia permanente e seria, non sono, prescindendo, si capisce, da' popoli che non fanno parte dello stato, che i Rumeni e gli Slavi di Croazia. I Rumeni, 2,592,000, padroni (salvo le importanti sporadi magiariche e le sassoniche) della Transilvania, dove formano il 56, 73 per 010 della popo'azione complessiva e vi si mantengono, malgrado la violenza unificatrice del governo ungherese; assai forti ne' comitati tra il Maros e il Tibisco, dove sommando a 41,04 per oro, persero, nell'ultimo decennio censuario, solo 1,89; abbastanza compatti, finitimi ai fratelli di Bucovina, con cui vorrebbero congiungersi, e agli altri del regno di Rumenia - organismo vigoroso e promettente, d'ormai s milioni e mezzo - si sentono rinnovella ti e figli tutti d'una stessa nazione di 8 milioni e più, che potrebbe anche giungere a formare un unico stato rumenico. Che meravigiia ch_econtadini, abbrutiti da secolare servaggio, paste ri montanari, popolazioni, sin' a poco fa, con~iderate, e in fatto e in diritto, inferiori e prive in Transilvania d'ogni diritto politico, si siano scosse alla fine, vadano ordinandosi mettendo a servizio della causa nazionale le loro forze gagliarde e fresche ? Se per essi, come per quasi tutti gli altri popoli della variopinta monarchia degli Asburgo-Lorena, il primo segnale di risveglio fu dato da Giuseppe II, le! chiese greco-cattolica e la greco-ortodossa, ambeJue profondamente rumeniche, cui essi appartengono, e la· letteratura storico-polemica, uscita dalla scuola di Blasendorf (scuola, a buon diritto, feticista dell'idea latina, perchè essa appunto ha, per usare una frase. molto felice di Cesare Correnti, « edificato ad arte sull'estremo lembo d'Europa» il popolo rumeno) l'hanno eccitato e raccolto e lo dirigono. Davanti a tale splendido risveglio, gl' imparziali non capiscono l'arrabattarsi de' Magiari attorno al problema delle origini d'una gente che, pur avendo, indiscutibilmente, di tutto nel suo sadgue, meno del romano, ha però, proprio colle vicende disgraziate attraversate, (cui la lingua stessa palern nella struttura logica latina e nella sovrabbondanza de' vocaboli slavi), fornito uno degli esempi più tipici di costanza ed' intima energia, così da giustificare, nel modo più ampio, a parte tutte le dispute storiche, la propria pretesa di formare una vera reazione. Orbene a questo popolo che, dopoche Giuseppe II incominciò, almeno in diritto, a liberarlo dal servaggio economico e dalla diseguaglianza politica, s' è sempre andato rafforzando, i Magiari appongono il delitto d' irredentismo, che oggi è, solo in parte, vero, ma dovrà diventar serio, mano mano che crescerà la. maturità de' Rumeni sotto la sferz.i delle costrizioni e persecuzioni poliziesche e soprattutto delle legali, precipuamente nelle elezioni, che curioso capolavoro inimitabile del genere, sono ordinate in modo da impedire la nomina de' deputati rumeni, che difatti son pochissimi nel parlamento. Che debbono fare i Rumeni, se per fino il tentativo di presentare il memorandum 26 marzo r89i ali' imperatore e re fu loro ascritto ad alto tradimento e valse a molti de' firmatari parecchi anni di carcere e vessazioni d'ogni sorta? I Magiari, forse, potrebbero con un contegno più benevolo, sminuire l'efficacia dell'attrazione spontanea, che esercita su' Rumeni ungheresi, il vicino regno fraterno, non certo arrestare il loro risveglio nazionalr, ch'essi stessi coll'oppressione brutale hanno, senza volerlo, favorito. Mentre però i Rumeni della corona di S. Stefano do.vrebbero, per lo meno, esigere eguaglianza effettiva e dovrebbero non sapersi contrariati nella dolce speranza di potersi covgiungere ai fratelli cisleitani, come v'acconsentirebbero i Magiari, cui queste due concessioni indebolirebbero dell'altro? Altrettanto, anzi forse più pericolosi pel magiaresimo sono gli Slavi di Croazia, rappresentanti il 90 per oro della popolazione totale del regno croato, perchè, su 2,186,000, essi salgono a 1,980,000, tutti Croati, eccetto 21,000 Sloveni, 13,000 Slovachi, 3,600 Ruteni, e pochi Bulgari, destinati, in gran parte, a confondersi colla nazione prevalente ed affine, contro 117,000 Tedeschi, accresciutisi di 4 r, e 67 ,ooo Magi ari di 60, laddove gli Slavi nello stesso decennfo s'aumentarono appena di 12 per oyo, sintomo che ha la sua brava importanza, quantunque l' immigrazione di Cechi, Slovachi, Ruteni, lavoratori assai pro/ifici, tenda a compensare l'aumento de' gruppi ostili. E in ogni modo, indubitato che, da quando il napoleonico regno d'Illiria ebbe suscitato la febbre patriottica negli Slavi del sud e specie ne' Croati, questi hanno seguitato la loro continua ascensione so-

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