Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 2 - 30 luglio 1899

R1V151A POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALJ ritto al lavoro ; i piccoli borghesi e piccoli borgesi che il socialismo volesse salvare il non salvabile, cioe, la piccola proprietà ; i pezzenti che il socialismo fosse il mezzo energico per costringere i ric.:hi a mtttere in atto la formola del Vangelo del « date papueribus quod superes t ». Questa la ge~esi del socialismovulgaris in Sicilia. Nell'insieme un qui pro quo veramente strano, per quanto spiega bile. Il concetto, che fa uno col comunismo critico, della democratica socializzazione dei mezzi di produzione non poteva lasciare nè lasciò traccia organica alcuna nei cervelli dti contadini, degli artigiani e dei piccoli borghesi. La proprietà privata è anzi oggi più che mai il grande centro verso cui gravita la psicologia cotidiana di tutta la società siciliana : il pezzetto di terra, la casetta, il piccolo capitale-denaro sono la causa di mille delitti, di mille sacrificii, stenti, privazioni. Ora cervelli, così fatti, messi alla tortura tutto il giorno dalla preoccupazione di crearsi un po' di ferra salica, o di ricostituirla, se scomparsa, dovevano necessariamente, ineluttabilmente obliterare il senso dd socialismo e attaccarsi da parassiti a questa dottrina e preparare, quasi in ironia dei concetti fondamenta li, che l'informano, quella clamorosa rivolta del 93 che finì colla repressione violenta degli stati d'assedio e colle deportazioni in massa dei contadini, e si f-pense, direbbe il Ciccotti, nel « guaiolare sempre più fievole e lontano del cane battuto che torna all'obbedienza ». Ma pure in fondo a tanta incertezz ~, fo fondo a quei motivi incoscienti di contadini senza pane nè tetto - in cui i piccoli borghesi e gli idealisti con tendenze nvoluzionarie ebbero cosi poca parte - ci fu una nota degna di memoria: la nota del proletariato che dava segni della sua esistenza. Scrive il Labriola: « In Italia il primo segno di vita che il proletariato abbia dato di sè è consistito nelle sollevazioni dei contadini di ')icilia (I) ». E qui vorrei far punto. Ma prima di chiudere conviene che richiami alla memo1ia quei contadini di Piana dei Greci ( 2), fra i quali il socitlismo si venne concretando in una concezione, così rigida, da riprodurre il piano generale di una associazione collettivista, in quella sua espansione inorganica dalle città ai piu grossi borghi fino ai più umili centri della Sicilia. La loro conquista definitiva e cosciente traccia la via a quelli fra i divulgatori del socialismo, che nell'idiotismo delle campagne vtdono a ragione il pericolo di nuovi moti e violenze personali, e la rocca della dittatura militare e àei colpi di stato alla Bonaparte. Il contadino siciliano con la sua religione di gerarchia, di clero e di laici, di dogmi e di riti ; con la sua ignoranza e la sua miseria avanzata, con la sua acuta proletariizazione e la sua atrofia politica, con le sue idee di inferiorità di fronte a quelli che egli chiama i suoi padroni, e il suo odio inveterato e latente per il temuto signore rappresenta non la lotta per l'avvenire, feconda di civiltà e di sviluppo politico; ma la lotta febbrile e convulsiva della rivolta, o sotto la forma acuta del brigantaggio, o della setta o del tumulto spasmodico della via; non l'azione politica cosciente, com' è del proletariato delle nazioni più civili, ma l'indifferenza per la vita politica , non la tendenza ad una organizzazione cosciente in un solo partito di classe, ma l'isolamento politico ed economico; non il libero pensiero ma la superstizione. Disciplina e dottrina socialista fanno oggi a pugni colla coscienza del contadiname siciliano: esso, come classe, per situazione sociale, è incapace di assimilarsi una sola delle idee socialiste. (t) In memoria del manifesto dei Comunisti, pag. 71-72. (2) E. Loncao. I contadini di Piana dei Greci in Critica Sociale. An. VII. N. VII. Ma conquistare il contadiname sarebbe ad un tempo sciogliere il nodo e vincere i pericoli che il contadino minaccia nella impazienza delle sue condizioni miserabili. Questo problema di conquistare la massa delle campagne, - in cui si è abbattuto il socialismo di tutti i paesi, appena entrato nella fase sua realistica della vita ~ che i p~rtiti ~ella democra~jasociale, come i_ltedesco ( 1): 11francese, e 11 belga (2), rn mezzo a gravi difficoltà si propongono di risolvere, - si impone già alla coscie~za del partito sociale italiano, che ha sorpassato di recente almeno nelle sue grandi linee, il periodo e la fase uto~ pistica e anarchista, per adottare con successo l'indirizzo marxista, che significa sì adattamento alle svariat-ssime esigenze di questo complesso economico e politico, ch'è l'Italia; ma rigidità assoluta nei suoi canoni fondamentali della conquista dei poteri pubblici e della orie.:itazione cosciente del proletariato, che e ad un tempo vittoria su tutte le altre forme e metodi di lotta dalla rivoluzione per impulso e per istinto, alla rivolta della piazza. Ora al problt'ma di guadagnare il contadiname si riallaccia direttamente il problema di una riforma agraria. A nulla approda la semplice propaganda delle idee fra i contadi~i .~i S~cilia: p~r . i~tere~sarli ci vuol~ qualche cosa d1 pm sohdo, e d1 s1m1le a1 ctlebri patti di Corleone. Un disegno di legislazione agricola per la Sicilia, che si proponesse di risolvere e migliorare la triste condizione dei lavoratori della terra e del problema fondamentale della tura, che vi si connette, sarebbe forse il mezzo più poderoso per guadagnare i contadini. Non è già che nell'att~a~i?ne di tale programma si de?ba sperare, data la relat1v11a delle leggi che governano 11 latifondo ; ma esso potrebbe essei e un efficace strumento di diffusione delle idee e di orientamento ai passi incerti e disordinati del proletariato agricolo siciliano. Del contadino di Sicilia si può ripetere la parola profonda del Balzac : « Storicamente i contadini sono ancora al domani della sommossa: la loro disfatta è rimasta scritta nel loro cervello. Non si ricordano più del fatto che passò allo stato d'idea istintiva ». ' 11 contadino nostro è il simbolo della rivolta: la sua tradizione storica è la rivolta, la sua idea fissa la rivolta. La caccia data ai contadini per tutto l'Evo Medio, le deportazioni in massa, le carceri, le condanne dei contadrni non hanno avuto per effetto che di imprimere nei loro cervelli più indelebilmente questa idea, già organica in loro. Ecco ciò che scriveva il Bianchini, lo storico napolitano devoto ai Borboni, acutamente nel 1841 : « Tutto giorno i baroni formavano processi, incarceravano, condannavano alla galera e ad altre pene i vassalli loro senza darne niun conto al Governo; ed i vassalli all'opposto non avevano chi li guarentisse e per essere ascoltati dal governo infelicemente credevano essere astretti a tumultare. Del quale stolto spediente di tumultuare non raramente si valsero le popolazioni » (3). E altrove, accennando al triste stato d'anarchia baronale in cui era caduta l'isola nella seconda metà del secolo XIV, soggiunge: « In tanto disordine tristissima era la condizione dei comuni, tanto feudali che demaniali, nè alcuna distinzione si conservava tra essi tutto avendo invaso la nobiltà. Non eravi popolo; ma pure in molti luoghi gli abitanti dalla disperazione costretti talora si levavano (1) La democrazia sociale di Germania recentemente discusse il problema al Congresso di Francoforte ( 1894) dove fu nominata una commissione per studiare un progetto di riforma agraria, che conchiuse di guadagnare il contadiname con tutta una serie di riforme, tendenti a impedire la sparizione della piccola proprietà del contadino. Ma il Congresso di Breslavia dell'ottobre del 95 annullava la proposta. (2) Su quest:i tt:ndenza del socialismo belga a conquistare ]a campagna si vegga il bel discorso di Emilio Vandervelde, pronunch,to alla Camera dei deputati del Belgio nel 1894 discutendosi il •bilancio dell'agricoltura, in cui c'è tutto un piano di propaganda fra i contadini e di riforme agrarie. (3) Storia economico~civile della Sicilia pag. 143.

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