28 RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALI Se il biasimo ai nuovi ed onesti propositidi parte cattolica venisse da qualsiasi pretucolo intransigente avrebbe una meschina importanza; sarebbe una manifestazione individuale cagionata dalla viziosa educazione passata, e forse da un po' di mal di fegato. Ma la cosa e diversa. L'Osservatore Romano nella stampa cattolica occupa un posto ufficiale, più che ufficioso, che fa subito comprendere essere il suo il verbo del Sommo Pontefice. Non esageriamo. Ecco, inf itti, ciò che scrive la Coltura sociale con mal dissimulata amarezza: « Il giornale ufficiale della Santa Sede, per la rubrica cc Nostre informazioni, » riveste per 'questo fatto un carattere autorevole che noi vediamo ora con vivo rammarico adoperato contro le intenzioni, anzi contro la stessa parola del Santo Padre. Non potendo qui riferire tutte le lunghe tiritere (non basterebbe un volume), ci limitiamo a dare ai nostri lettori un saggio delle afftrmazioni più recenti del foglio romano». E, dopo alcune riproduzioni degli articoli reazionariamente intransigenti del giornale ufficiale della Santa Sede, il Murri conclude : « Non facciamo commenti alla strana attitudine dell'Osservatore Romano. Non vogliamo indagare quali conseguenze avrà io Italia, dove più o meno si conosce l'umore dello scrittore e i limiti dell'autorità del foglio ; ma ci basti notare che pel fatto che l'Osservatore 'R._omano è l'unico organo destinato dalla Santa Sede a ricevert! comunicazioni ufficiali, in Francia, nel Belgio e in Austria (paesi in cui coloro che non vogliono seguire le istruzioni del Papa sono i primi a tradurre e propagare questi vaniloqui inconcepibili), il danno che ne der;va alla causa cattolica è addirittura enorme ». E commenti non ne faremo neppur noi, 'contentando• ci di rilevare che avevamo perfettamente ragione nel porre il dilemma. Vero e che il Murri e tutti i socialisti cristiani, a giustificazione della propria condotta e dei propri convincimenti, possono sempre invocare la fame sa enciclica: 1Je rerum novarum cui a suo tempo rispose eloquentemente Enrico Georges; ma non e meno vero che Leone X 111, a dieci anni di distanza, pare che abbia mutato avviso, forse spaventato delle conseguenze logiche che si erano tratte dalle sue stesse premesse. Noi non siamo responsabili di queste contraddizioni, nè abbiamo il dovere di spiegarle; ci basta constatarle. Ciò facendo crediamo di servire la buona causa, perchè ci sembra grave errore il disprezzo reale o ostentato che taluni manifestano sul sentimento religioso e su tutti i problemi al medesimo connessi. IL SOCIALISMO E ILPROGRAMMA AGRICOLO INSICIL(IA 1 ) Chi misuri lo sviluppo che le teorie socialistiche presero in Sicilia nel breve spazio di tempo, che va dal 90 al 93, e richiami alla memoria l'intricato fiorire delle associazioni di operai e contadini non può non rivolgersi domande di questo genere : ma quello ju movimento serio e cosciente d1 classe, o anzi moto tumultuario di plebi, schiave del bisogno, senza idee e obbietti precisi ; ma il terreno, su cui si voleva seminare, era propizio allo sbocciare e rigoglire del socialismo, come dottrina, che tenti di avviare consapevolmente il moto istintivo di rivendicazione dei proletarii al raggiungimento di una forma sociale più elevata; o non furon piuttosto quell'apostolato e quelle leghe di lavoratori, che fiutavan dapertutto la rivolta, una violenza che si volle fare alla relatività delle leggi, su cui poggia la storia e in cui s'impernia la dottrina del comunismo critico, che cioè, non le idee creano l'ambiente e la rivoluzione proletaria, ma che sono anzi questi, o già formati, o in (1) Questo studio non è che un capitolo di un nostro lavoro, che sarà prossimamente licenziato alle stampe. Il suo titolo è : Lo Sicilia attuale nei rapporti colla sua storia economica. Il primo capitolo : « La genesi dd latifondo e l'espropriazione delle popolaziopi rµrali » è già in corso di stampa, fieri, che determinano lo sbocciare di quelle ? E non avevano quei dt terminati divulgatori del socialismo marxista appreso proprio da Marx che « l'umanità non si propone se non quei problemi, che essa può risolvere e che i problemi non sorgono se non quando le condizioni materiali per la loro soluziJne ci son già o si trovano in atto di sviluppo ? » Perchè la Sicilia non era e non e tuttavia terreno adatto alla germinazione del socialismo. Il socialismo infatti vi si venne diffondendo non come sistema che voglia eliminare gli attriti e antinomie delle classi ; non come coi:cezione di una forma di convivenza, nella quale, sparite le classi, fosse possibile il libero sviluppo di tutte le attività umane ; ma anzi come vaga aspirazione verso una società in cui, pur continuandoci ad essere i ricchi e i poveri con le immancabili differenziazioni economiche, questi vi fossero meno tribolati e angariati. I proletari delle miniere e delle campagne lottavano per la realizzazione della favola del diritto 11llavoro; i piccoli borghesi nel desiderio direbbe il Labriola, di salvare il non salvabile, cioc, la piccola proprietà e il loro quieto vivere, cui già l'usura, l'ipoteca e le imposte vanno sotttominando; gli umili, i reietti, i disperan, gli indigenti, tutta quella massa, in una parola, ischeletnta e anemica, - che si vede errare incerta per le vie dei piccoli paeselli rurali e dei grossi borghi in cerca di un tozzo, e si vede nei giorni di venerdì bussare alla porta del temuto teudatario - obliterava la dottrina del socialismo nel volgare e utopico « date pauperibus » dd Vangelo. Ecco lo schema del processo ideologico di codesto dirò cosl, socialismusi-ulgaris. ' Fin da quando, e precisamente dopo 1'8o le condizioni dei salariati e dei piccoli borghesi ve~nero decadend_o, sia per e~etto di una ava_nzat~ disoccupazione, che per 11 premere rncomposto e d1sord1nato del latifondo e del fisco e apparvero_ qua e l~ i pri~i segni di malcontento della mass~ dei p~oletan e dei piccoli proprietari, vennero germogliando idee e manifestaziom teoriche che volevan suonare democrazia, ed erano in effetti stra~ tegia morale di politicanti, ripiego per istradarsi nella politic~, così g~avida ~i guadap"ni e d~ speculazioni. Il bisogno ~1 un~ riforma c era _e c e ~ut~a.via; e perch_e dem~cr~tI.c~ e m~~r~ato_ a teor:e. utop1st1che di uguaghanza d1 dmttl poht1c1 e d1 condlZloni sociali dei cittadi~i era _senza dubbi_o, almeno. ~elle parvenze, il parlare dei nuovi speculatori della pobt1ca; così quei focosi oratori e parassiti della democrazia, - che doveva e deve tuttavia salvare la piccola proprietà e arrestare la fatale disce~a ~ei salari:, - fu:ono e sono _anche oggi qua e là e!1tus1_ast1camente_p~rtat1 a spalle dai lavoratori proletar1zzat1, ex-comun1st1 delle campagne, e dai piccoli borghesi e artigiani. Rinascevano contemporaneamente, mutate e adattate al nuovo ambiente, le _dottrine del Vangelo, diluite in un vago sentimento, diffuse fra le plebi misere delle campagne da un clero altrettanto povero quanto ignorante. Ma la crisi avanzava:. e la democrazia e il Vangelo dimostravano tutta la loro impotenza a sopprimere la disoccupazione, che fa cadrre i salari, a salvare la piccola proprietà, a spezzare il latifondo, a risolvere il problema della avanzata indigenza. La delusione si faceva strada nei cervelli dei piccoli proprietari, dei salariati e dei calpestati quando spuntò sull'orizzonte siciliano il socialismo. Questo, e per la novità della cosa e per l'ardore e l'abnegazione e l'intrepidezza di quegli agitatori del 93, non ~ar~ò ad ap~a~ire alla_mas_sa dei m~lcontenti, - operai salanatl, contad1m, o p1cc.oh borges1 e borgesi nella maggior parte - come il canone pratico della risoluzione della loro relativa quistione economica. Cosi i proletari pensarono che il contenuto del socialismo fosse e si concentrasse tutto nella ironia del di-
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