'R..IPIS'.IA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.ALI Sul regionalismo in Italia IV. Si parla spesso del « rimedio f, deralbta ,>. E sta bene; ma a quale infermità dP.ve esso ovviare ? La medicina attuale è probabilmrnte un'accozzaglia di precetti se non dannosi al più innocui ; ma essa opera sotto l'illusione di apportarè ad ogni male un rimedio adeguato. I federalisti italiani hanno dimenticato di farci sapere a che propriamente intenderebbe il rimedio federalista. Solo allòra noi ce ne potremmo tare un concetto p1eciso e valutarlo secondo il merito. Prùcedendo per inferenza, due mali dovrebbe rimuovere o concorrere a rirr uovere la trasf0rma7ione federalistica dello Stato : il malessere economico e la mancanza di libertà politica. B~sta infatti ricordare che la sug1estionepsi:cologica al rimedio teJeralistico è dat1 da quel tale indistinto malessere che però si esprime sotto le due forme g à dette, economica e politica. Fedtralisti monarchici - per buona ventura del federalismo - non ce ne sono. E questo è già un vantaggio. Non c'è cosa egregia eh ·essi non volgano a male. Guard ..te per esempio all'unità d'Italia. Finchè restiamo nel circolo mentale e prat;- co dei M.,zzini e dei Garib.ildi, scorge te le turbe in delirio dietro questa bandiera ; consacrata nei plebisciti .......... la loro idea e vedetene poi il bd risultato. I federalisti nostri son di due specie: repubblicani e socialisti, che esprimono i due lati del malessere di cui si consuma l'Italia. ~1{ sto t.1tto pare confermi la nostra inferenza, farsi consistere cioè la speranza della risurrezione kderalistica nella possibilità di eliminare, per mezzo suo, il malessere politicoeconomico testè rilevatv Ma se è così, o si equivoca sull'mdole dd male o si {s1gera l'importanza del rimedio. Errore comunissimo il primo e l'ultimo in tutti i peric di di crisi sociali, in cui il travaglio e le sofferenze fanno pullulare le medicine senza riguardo alla loro importanza rlale. Noi abbiamo l'istintivo bisogno di ~upporre o sperare l'èsistenza d'un rimedio anche sull'orlo d.lla vita. Poco importa della sua efficia ; noi ricerchiamo solamente la consolazionedella illusio11e. Ed in effetti; la Francia è paese liberalissimo {d è paese accentratis,imo. Il matrimonio ddla libertà col federalismo non si scorge in Germania, ed il d·vorzio ddla prima dall'unità è contraddttta dal fa,to dall'lnghilterra e dalla Francia. Se per libertà politiche intend,,mo: diritto di dire, scrivere e pensare tutto quanto ci frulla per la testa, fosse anche la cosa più irriverente, immor..1le e pericolosa per tutti gli ordini costituiti di quaggiù e di lassù; diritto di riunirsi accidtntalmente e permanentemente, di elt ggere le cariche pubbliche senza eccezione e limitazioni ; nessun paese possiede qu{ ste cose più ddla Francia, e tors~ riemmeno in egual misura, perchè l'ipocrisyi. protestante perseguita d'un odio feroce tutte le offese al pudore puritanesco, e dove non c'è sanzione di legge arriva il terribile e proibitivo controllo dell'opinione pubblica. Ma la Francia è paese accentrato, più dell'Italia stessa. Dicasi l'istesso della prosperità economica. Sino al 1848, per {sempio, gli svizzeri possedevano larghissima indipendenza doganale e c'erano, quindi, cantoni protezionisti e cantoni liberisti e non pare che stessero molto bene. Ora la Sdzzera è il primo paese industriale d'Europa, anche avanti l'Inghilterra, perchè relativamen:e alla sua popobzione, esporta più di qualunque altro paese del mondo. Ciò si è dovuto ad una vera . violazione dell'indipendenza doganale. I cantoni tedeschi, ch'e- :ano protezionisti, dovettero cedere a quelli latini, ch'erano liberisti. La Svizzera attuò un libero scambio assoluto. Ora è un paese ricchissimo e buon prò gli faccia, perchè lo merita: è un popolo industrioso, attivo e fiero delle sue libertà; ma i suoi successi economici non possono proprio attribuirsi al federalismo, cioè a11'ind1pendenza cantonale. Natisi poi che il fedtralismo può esstre un ottimo brodo di cultura della corruzione politica. I due gracdi centri della maggior corruzione politica che il mondo abbia mai conosciuto: New-lork e Chicago, conservano nel proprio seno quel terribile flagello da or.1mai trent'anni, per(hè la parte sana di quei due centri non può tener testa alla disone~tà organizzata dei caucu ·, e gli uomini onesti delle a 1 tre parti della vasta Repubblica hanno le braccia legate dall'indipendenza locale. Tweed, Conno!ly e Sweeny sono un prodotto autentico delle autonomie locali. La Tam,nany ne è gelosissima. Anzi essa pizzica pure di socialismo. Vu,. le i servigi pubblici comunalizzati. Sfido io: si tratta d'allargare la mangiatoia. Qualcuno delb Tammàny è andato in galera, ma i successori hanno riempito i vuoti. li potere centrale ha avuto le :nani legate. Iu un paese in cui: polizia, magistratura, poteri locali e federali rnno l'emanazione d'una istessa potenza: il suffragio uni versale, il caucus che si è impossessato della maggioranza degli elettori è onnipotente. Andatelo a infrangere. Ma gueste sono considerazioni incidentali. Il fatto è che se il federalismo debba ovviare alla mancanza di libertà politica onde soffriamo in Italia ed al malessere economico, che d'ogni lato ci stringe, esso non sembra troppo acconcio a portare questi due rimedi; alrr.eno la tesi non è stata provata ancora. L'attenuazione dell'accentramento regionale e l'aumento delle lib.mà pubbliche e del benessere materiale non si riscontra negli esempi storici e non risulta come una verità ovvia per enunciato. Con ciò non si esprime alcuna opinione positiva o ne 6 ativa riguardo il federalismo: s'invitano anzi gli altri a portare delle ragioni. Quanto alle vaghi~s:me dedotte dalla diffo;:renzaetnica storica e morale degli italiani, la tesi non prova niente. Nel piccolo Belgio si parlano due lingue diverse e stanno contro due religioni distinte. Il fatto non provoca il bisogno della separazione. Il Bdgio ha un governo che i suoi cittadini hanno la fortuna di chiamar conservat0re e che in Italia alla canagliola monarchica apparrebbe rivoluzio11lrio e sovvertitore. È un paese ricchissimo; gli operai hanno eccellenti salari e se ci sono dei mali i cittadini non se la pigliano nè con la lingua valloni, nè con quella francese, o con la religione cattolica o con quella protestante, ma col goYerno, quando ci ha colpa ... e qualche volta anche quando non ce ne ha. Ora se mi è permesso chiudere questi brevi appunti con una osservazione pratica, vorrei domandare agli amici f.;deralisti se essi non s'accorgano d'ingenerare nelle ma5se l'equivoco che in Italia vi stia male solo perchè si sta insieme. S..m bbe poi dif-Tìcilefar entrare loro in testa quanta lOlpa ci abbia il governo e che opera nefasta stia svolgendo da trentmove anni. Il « grande equivoco » del 1860 non è stato l'unità della patria, ma il sistema politico sotto cui l'unità si è costituita. Naturalmente le cose non sarebbero andate diversamente se il principio frderale fosse trionfato con la monarchia. La Germania è appunto una monarchia fed_eralistica,ma in fatto di libertà io non la invidio molto (1). E ricca, ma questo non lo deve nè a Guglielmo, nè a Moltke, anzi deve loro soltanto di non esserlo quanto potrebbe. Le autonomie locali non si scompagnano punto da un regime unitario nel riguardo politico. D.ttele massime, se credete, ma siate convinti che vera libertà ci sarà solo ... quando si potrà dire perchè ntll'aono di grazia 1899 non ce ne era punto. E poi con e senza il federal:smo si starà bene. La doppia lrbertà politica ed economica, farà la fortuna dtl nostro sventurato paese. ARTURO LABRIOLA. NEL CA1\1PO CATfOLICO I commenti da noi fatti altravolta (Anno IV. p. 432) ad un articolo del1'AvY. R. Murri sui Propositi di parte cattolica non furono trovati giusti dall'autore; il quale rilevando le nostre osservazioni giudicava infondato lo scetticismo nostro sulle buone intenzioni dei democratici cristiani e di quanti altri cattolici vagheggiano una religione, che non serva agli oppressori, ma pigli parte per gli oppressi e specialmente pei lavoratori. Noi prevedevamo che ai cattolici riformisti in Italia, - benchè lontani dal socialismo cristiano del belga Abat~ Daens, eh' e troppo radicale in senso socialista - a lungo andare si sarc bbe presentato il solito inesorab le dilemma: o sottomettersi incondizionatamente al Vaticano rimangiandosi i propo3iti liberali e umani ; o staccarsi dalla Chiesa cattolica. Il Murri negò cortesemente la fatalità del dilemma ; ma c:omincia, a breve distanza, a darci ragione senza volerlo. DI ciò ci convinciamo leggendo la Coltura sociale del 16 Luglio. lvi un Trestellr, che dev'essere lo stesso egregio Avv. Murri, se la prende ,coll'Osservatore Romano e riassumt> o riproduce integralmente il pensiero dell'organo uni.:iale della Corte pontificia sul socialismo cristiano - sui metodi e sulla sostanza -, eh' è di esplicita condanna. ( 1) In Italia non si con:fonna ancora la gente per offese a Dio ed alla maestà del Battesimo, come si fa in Germania. Ma dd restO, fra poco, il grazioso all'.!dto non avrà da rimprover.trci molto, anche sotto questo aspetto.
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