'1tIP'IS'TA 'POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI « È un disegno di legge intorno alle cui disposizioni « si vuole riservata integra ai due rami del Parlamento « la potestà di discuteree di deliherare (parole della rela- " zione)? No I perchè se ne fis::;a l'esecuzione per un « giorno determinato, il 20 luglio. « Sarà un decreto di potere regio? No ! perché esso « reca come requisito sostanziale della propria esistenza e di essere presentato al Parlamento per la conversione " in legge.... E no ! pe rchè nessun potere..... può, " senza fellonia, alterare le leggi che regolano la libertà « dei cittadini. « Da quale mostruosa fornicazione è dunque uscito e questo parto teratologico, che non ritrae nessuna delle e forme cognite nella embriologia giuridica, nessuna << specie nota della vita? Tanto che ancor discutono gli <{ ostetrici se sia cosa viva o morta .... e molti, per con- « ciliante lassitudine di spirito, preferiscono credere sia « morta .... con la chiusura ddla sessione legislativa. » Citando un brano di Treves siamo venuti meno alla promessa di valersi delle armi, che ci somministrano gli avversari j ci rimtttiamo in carreggiata riaffidandoci al Bonfadini ( r ). Questi sino alla vigilia del 20 Luglio illudendosi ancora sulla bestialità del generale P elloux. scriveva: « Abbiamo speranza che il governo non vorrà appli- « care il decreto legge nel quale era promessa una pre- << cedente discussione parlamentare. Se ciò avvenisse << ques•a sarebbe una violazione nuova e grave. « Noi non siamo bigotti dello Statuto. L'immutabile « non r un prorramma umano, e i dirilti politici vogliono " essere,senza;retta, coordinati alta leggedel tempoed al- « l'esigenza dei fatti. •· « Ci ricordiamo di una memorabile discussione parla• « mentare nella quale i capi delle tre fazioni principali « della Camera, il Meoabrea, il Mioghetti ed il Crispi, « riconobbero di accordo che la legge statutaria avrebbe « potuto modificarsi coll'assenso dei tre poteri legislativi. « Di fronte a siffatte autorità non ci è difficile creder <e giusta la tesi ; rna infine questo triplice assenso è la con- « dizione più mite che possa imporsi ai rijormatori di uno « Statuto. « Ora applicando il decreto-legge si arreca la piu (< radicale innovazione allo Statuto da un solo dei tre « poteri! « Sarebbe follia compromettere interessi giganti del- « l'avvenire per ispuntarla sJpra un interesse d'oggi di « piccola mole. » Il parere del conservatore monarchico non collima perfettamente con quello del socialista? La maggioranza e i governanti attuali. - ll Senatore Bonfadini non si è limitato ad intrattenersi della quistione costituzionale sollevata dal decreto legge; ma si é occupato di tutto il problema odierno. Ha difrso il parlamentarismo dagli stolti attacchi, cui è stato fatto segno ; ha dimostrato l'inopportunità dei provvedimenti politici; ha fatto un atroce parallelo tra la tortura inflitta ad Acciarito nel 1899 e quella fatta subire dagli austriaci a Giorgio Pallavicino 75 anni or sono; ha staffilato a sangue la ipocrisia e la doppia coscienza di molti deputati, ed ha messo alla gogna la maggioranza ed il governo, che alle estreme violenze ricorsero per futili pretesti. Ma sulla sapienza politica del generale Pelloux e dei suoi cooperatori lasciamo la parola all'Economista di Firenze che ha avuto l'ingenuità di credere che sia ora di rinsavire. Ecco quello che l'autorevole rivista dice in un articolo che è intitolato per l'appunto, L'ora di rinsavire: « Il Tocqueville nei suoi Souvenirs che vorremmo « fossero letti dai nostri uomini politici, perchè rendono (1) Questo e _gli altri brani che citeremo sono tolti dell'articolo: La buJerapolitica('N.,uovaAntologia, 16 luglio 1899). « conto delle vicende turbinose di un epoca storica, che « potrebbe ripetersi, quella dei moti rivoluzionari fran- « cesi del r 848, Tocqueville, diciamo, scrivendo per alcuni « ministri che, a suo giudizio, erano inferiori, per capa- « cità, competenza e coltura, al loro ufficio osserva, che « per essi si poteva dire che la çrisi era in permanenza, « perchè la successione per quei dicasteri, data l~ infe- « riorità dei loro titolari, era sempre aperta. - » « I conservatori, forse. nel decreto-legge del 22 Giugno « vedono la salvezza d'Italia. P0veri illu,i ! quale prova « di ignoranza, di amnesia inttllettuale voi date in questo « periodo della vostra storia ! Per convincervichesbagliate <{ strada voi aspettateforse nuovi disordini, nuove rfpres- « sioni, nuovi stati di assedio. E potete esser sicwi che « contin11a11doper la strada su cui vi sietemessi non man- « cheranno 11e gli uni nè gli altri. Ma intanto essi non si « accorgono che lo scredito, la sfìJucia, il disamore per « le istituzioni, che non hanno s1puto conservare amate « e rispettate, come pur erano anni sono, vanno ere- <( scendo; che il paese stanco di essere cosi mal gover- « nato si getta con slancio, maggiore o minore, ma con « risolutezza, nelle braccia dei cosidetti partiti popolari, « il radicale, il repubblicano e il socialista, quando non « preferisce quelli altri avversari dell'ordine politico at- « tuale e insieme dell'unità della patria, che sono i cle- « ricali ... » Perchè guadagna l' Estrema Sinistra. Il malcontento. ll paese si distacca dalle istituzioni. - Ed ora ascoltiamo la parola di un ex Presidente del Consiglio. L'oo. Giolitti alle domande del redattore della Gaz..z._etta del Popolo rispose : « In quasi tutte le parti d'Italia vi è un malcontento « grave e pericoloso. Al progredire rapidissimo del so- '' cialismo non contribuisce che in minima parte la pro- « paganda o la fede nelle dottrine socialistiche, e sac• rebbe stoltezza credere di porvi riparo con leggi re- « pressive. « Troppo lungo sarebbe l'elenco delle cause del mal- « contento; ma quando ella consideri che a questo paese « non si è data nè gloria nè prosperità ; che si è tolto « il sentimento relig10so senza dare ne istruzione nè ,, educazion~ popolare; che si è creato il più mostruoso « sistema tributario, per il quale la maggior parte dei « pubblici pesi cade sui consumi di prima necessità « e il complesso delle imposte è progressivo a rovescio; ,, che abbiamo il corso forzoso; che siamo il paese più « indebitato del mondo in paragone delle nostre risorse; <' che in cosi tristi condizioni economiche abbiamo get- « ta ti in Africa 5 on milioni per trovarvi una sconfitta ; ,, che abbiamo un'ammicistrazione ltnta, complicatissima, (( e non rispondente affatto ai bisogni delle popolazioni e « la giustizia cosi costosa da non essere accessibile se « non ai ricchi j che la piccola proprietà, stremata da « ogni sorta di pesi, tende a scomparire; quando ella « tenga conto di ciò e ricordi che da molti anni si ri- « petono promesse alla quali sempre si è mancato, ella ,, dovrà convenire meco essere meraviglioso che il pub- « blico malcontento non abbia avuto manifestazioni più « gravi di quelle del maggio 1898. » Qualche burlone, di quelli dalla doppia coscienza foderata di adipe e d'ipocrisia, potrà osservare che l'on. Giolitti non è uno stinco di santo e che la sua parola non fa testo. Ebbene sentiamo come la pensa l'on. Maggiorino Ferraris, anche lui ex ministro: « La vera crisi che affligge la vita politica italiana e (< il distacco sem- '' pre più profondo che si va creando fra il paese e lo « Stato. « Si guardi alle elezioni comunali, si guardi sopra- « tutto a ciò eh' è accaduto anche in piccole cittadine « del Piemonte ( r ), e si vedranno sintomi che nessun (I) Se scrivesse oggi l'on. Ferraris aggiungerebbe il risultato assai più sorprendente di Palermo, di Messina e di cento piccole città del Mezzogiorno. N. d. R.
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