'l{_IVISTAPOPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJA.Ll 35 ticolo di codice o di procedura, od esumano un articolo di Statuto, provocando il disgusto dei giudici timorati e della gente per bene, che non comporta il lezzo degli avanzi sepolcrali »? Io sono in grado di affermare, nel modo più assoluto, eh'!, quanto a me e alla massima parte dei processati di Piana, ciò che Guarnieri ha scritto non corrisponde al vero; e con grandissima probabilità la stessa affermazione è in grado di fare la falange eroica dei processati senza nome. Un'altra domanda. Si riferiscono alla massima parte dei processati politici, incluso il Barb,1to, le seguenti gravi rifL:ssioni dd Guarnieri? « Cousiderare il processo politico alla stregua del giudizio p<nale comune, difendersi dall'accusa di socialismo - che tende a delinearsi limpidamente così - come dall'accusa di furto o di lesione personale; è lo stesso che sfuggire ad una delle verità più briUanti ddla storia della civiltà, che è istoria di cospirazioni, rivolte e processi politici; rimpicciolirsi dinanzi ai giudici, dinanzi al raese; cui non difesa sembra la faticosa congerie di disquisizioni giuridiche, ma ricerca di espedienti per sfuggire, in tutto o in parte, alla propria responsabilità, alla quale, data l'indole politica, non è lecito sottrarsi ». Secondo la logica e la grammatic;1, sì. Ebbtne, io sono in grado di affermare r.0 che nè io nè la massima parte dei condannati di Piana ci siamo difesi d,ll'accusa di socialismo, come d,d1'accusa di furto o di lesione personale, rimpicciolendoci dinanzi ai giudici e d nanzi al paese; 2. 0 che, se la faticosa congerie di disquisizioni giuridiche sembra non difesa, ma ricerca di esped!enti p( r sfu? gire in tutto o in parte, alla propria responsabi ità, non è giusto che un compagno se la prenda con i processati, perchè nè l'abbiamo fatta nè l'abbiamo voluta noi cotesta congerie; è 5tato il codice penale, invocato a sproposito dai cosidetti tutori dell' ordine per colpire il socialismo e i socialisti. che la ha imposta agli avvocati malgrado la 11ostraribellione irragionevole. E quindi il Guarnieri, che pcr lo scopo pratico del suo articolo ha gettato l'allarme tra le persone che hggor.o i giornali e fanno la politica sovversiva, indicando al pubblici) i prccessati politid, me compreso, come responsabili di una confotta che fa male alla dignità dei partiti perseguitati, non so davvero quel che voglia dire quando scrive che io riempio la tua Rivista di circostanze personali insignificanti, e chiama violento, e invita a parlare di Sociologia criminale, e non di sè stesso, un processato che gli provò di essere stato ingiusto con i perseguitati. Perchè è violenta la mia difesa? È violrnto chi affama con energia di avere conservata intera la propria personalità nella percezione e nella esecuzione dei doveri di comb..ttente, o chi gliela ha negata capricciosamente ? Quanto poi a Sociologia criminale, quanto alle sue due tesi, che cosa vuol sapere da me l'avvocato Guarnieri? Sulla prima, su quella che pose come titolo al suo articolo, cioè sul « Fondamento positivo della repressione nei reati politici » avevo già risposto nel mio pr;mo articolo che i contadini d1 Piana d.i Greci, senza avere inteso mai pronunziare il nome di Sociologia criminale, sanno benissimo, per dolo-osa esperienza personale, quale sia cotesto fondamento positivo, perchè pur troppo da parecchi auni, soffrendo la fame e provocazioni di ogni specie dalle classi dominanti, e conservando una calma e una integrità morale veramente eroica, sono stati arrestati e condannati più volte, solo perchè socialisti. Questa tesi ha un valore storico e psicologico, non logico; e, se si vuole tentare di svolgerla, e non annunziarla semplicemente, non basta affc.rmare che i processJti politici di questo o di quel luogo ebbero degli anni di reclusione, senza avtr mai commesso al:un reato, ma bi5ogna scegliere un'altra via più lunga e molta affaticante. La tesi contiene una di quelle verità che si intuiscono a priori, di quelle cioè che per la lunga e uniforme esperienza riescono evidenti per sè stesse, senza bisogno di alcuna dimostrazione. Però, volendo far progrtdire la loro conoscenza, non basta annunziarle e corredarle, p. e.;., dell'esito dei processi politici, come fece l'avvocato Guarnieri, bensì occorre cercare, esamin.-re e registrare i fatti, dai quali si inducono, cioè, nel caso nostro, esaminare e registrare i processi per intero, in modo da far saltare fuori a posteriori, da indurre, come direbbe un logico, la verità affermata nella tesi. Qui è la via maestra della conoscenza sul « Fondamento positivo della repressione nei reati politici ». In questo terreno sperimentale, storico, il lettore avrà sott'occhio da un lato la innocenza giuridica degl'imputati e dall'altro lato la condanna basata, non sul diritto positivo, sui codici esistenti, ma su qualche cosa di estraneo al diritto positivo, ai codici, che assume varia forma e contenuto, secondo i tempi e gli ambienti, e costituisce il fondamento positivo della repressione nei reati politici. La seconda tesi, che il Guarnieri include nella prima, quasi come un corollario, ma che, secondo il mio modo di concepire il metodo scientifico nelle indagini, va trattata separatamente - la seconda tesi, cioè per decidere quale metodo di difesa bisogna seguire nei processi politici; o è un esercizio scolastico bello e buono, con apparenze positive e scientifiche, o è una affermazione anarchica. Un anarchico è logico quando non si presenta ai giudici o si presenta solo per difendere insieme al suo avvocato l'anarchia e affermare che non riconosce in loro il diritto di esaminare la sua condotta col codke in mano e di giudicarlo. Ma se il partito socialista continua in questo punto, come in tanti altri, a tenere una condotta diversa dagli anarchici e ritiene, come ha ritenuto fin' ora, che il processato politico, pur avendo quasi la certezza della condanna, deve presentarsi al giudice con un avvocato, che faccia davvero l'avvocato, e non il panegirista del socialismo, il metodo di difesa, tolte 1e tinte personali degli imputati e degli avvocati, non può essere c.he uno, cioè quello seguito fin'ora dal nostro partito. Nessun avvocato, che accetti l'incarico di difendere, e non di fare una professione di fède politica, potrà, per quantouuo imputato della mia indole si ribelli, rinunziare alle liste dei testimoni e agli altri ekmenti giuridici di difesa per provare che giuridicamente l'imputato è un innocente e non lo si condanna perchè è afferrato come un cittadino qualunque dai codici attuali, bensì per altre ragioni. Con la reazione che infierisce, ]a storia è già pronta a richiamare troppo presto, con nuovi processi, alla realtà triste e prosaica Guarnieri e tutti quelli, che crederebbero, come lui, di dover cercare negli errori dei processati e processandi, o anche solraoto nel modo di difendere deg1i avvocati, la causa dd ras som;gliarsi dei processi politici ai processi Favilla e Sgadjri. Nell'avvenire, se i ribelli non decideranno, da a11archici, di sfuggire alle torture teatrali dei processi, col non presentarsi più innanzi ai giudici o col dir loro insieme ai propri avvocati che il codice p. nale non lo riconoscono, saranno costretti, come per il passato, a subire, da avvocati s ·elti volontariamente con criterii di partito o da avvocati di ufficio, liste di testimoni e difese giuridiche, proprio come dei rei comuni. Questa è condizione di fatto deplorevole, ma indistruttibile, comunque verrà formato il collegio di difesa: indistruttibile, perchè è la società attllale che, quando afferra e accusa un delinquente politico, lo afferra e lo accusa con articoli del codice penale comune, e a qualsiasi difensore imponf", 5e non vuol fare dell'accademia o una semplice professione dì fede politica, di provare con tesfmoni ed altri elementi giuridici che il proprio difeso è lln uomo onest 1 nell'opinione pubblica e non ha commesso il tal reato previsto dal tale articolo del codice penale, proprio, nè più nè meno, come si fa coi delinquenti cc,muni. Lo ripeto, è uno sptttacolo triste e doloroso, che dipende, non dagli errori dei processati, ma da una organizzazione sociale, la quale mt tte al de'i..,quente politico questo dilemma: o tu ti chiudi sdegnosamente in te stesso, non presentandoti innan1.i ai magistra1i o presentandoti solo, senza avvocati veri, e limitandoti ad affèrmare che le ac:use e i codici comuni non ti riguardano, o, se accetti di difenderti, devi difenderti dal reato comune che ti si addebita. Il Guarnieri dimenticò questo terribile dilemma e se la prese con i processati. La parte c0sidetta personale di questo articoletto si può riasSllmere in poche parole: Guarnieri ha constatato un fatto Yero e doloroso, quello del rassomigliarsi dei processi politici ai processi dei Favilla e de~li Sgadari; ma, come succede spesso in tutti coloro che di fronte alla realtà triste hanno bisogno di sperare una realtà buona, e si lasciano vincere dal desiderio intenso di trovare subito il rimedio ai mali, quando dal fatto passa alla ricerca e alla affermazione delle cause e dei rimedi, perde la percezione delle cose e diventa ingiusto. Ben altra missione ha il pubblicista nei processi contro i sovversivi; ben altra tesi egli può e deve martellare, senza stancarsi, sulle teste dei vili barbari, che inseguono. come belve feroci, i ribelli, col codice in mano. Egli può e deve provare e documentare, caso per caso, che i magistrati non applicano mai quel loro codice, quando accusano o giudicano i ribelli; può e deve provare e documentare che, se si ap plicassero sinceramente i codici esistenti nelle nazioni civili, per quanto inumani ed ingiusti, non si potrebbero colpire che assai raramente i ribelli; può e deve provare: e documentare che i codici servono a coprire nei pochi magistrati onesti la illusione di salvare ad ogni costo delle istituzioni ritenute sacre, e nei molti, nella folla togata, gl' istinti cannibaleschi di padroni di schiavi. Noi imputati dobbiamo continuare a dire ai nostri giudiçi ciò
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