Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 2 - 30 luglio 1899

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 33 numero ; è probabile però che tale aumento provenga sopratutto dall'infaiorità de' Rumeni e de' Rutrni, tratti ad ascriversi, non senza comt>iacimento, al popolo primeggiante per coltura e ricchezze e quindi sia dcstinato a scemare coll'accn scersi della coscienza nelle stirpi, ora meno svolte e progredite. Frattanto i Rumeni sono, a così dire, protetti da' polacchi che, in Bucovina, sebbene dal 1848 staccata dalla Galizia, pretendono sempre all'officio di classe dirigente, e li favoriscono a danno dei Ruteni dimenticando affatto i legami di schiatta. ln ]stria si trovano, officialmente, solo 476 Rumeni, parlanti un dialetto straordinariamente caratteristico, de' quali non esisteva traccia nel censimento del 1880, perchè computati allora tra' Croati e gl'ltaliani, secondo i casi, sebbene si deva ritenere che, in realtà, ascendano a circa I 546. Per quanto però la Dieta istiiana, fin dal 1888, abbia pensato a fornirli di scuole, la lingua e la nazionalità loro pericolan0, attorniati come si trovano dalle bramosie dei croati, che l'investono da ogni dove. Il. Sebbene i Magiari si compiacciano dj_ vantare la omogeneità fisiogeografi.;a del loro regu<', quasi fondamento sicuro di qudla politica, il certo si è che la carta etnografico•linguistica anche di questo stato è quanto mai scn ziata. Infatti il censimento officiale dd I 890 assegna al regno d'Ungheria e Croazia una popolazione complessiva di 17,463,791, divisa fra Magiari 7,426,000; Serbi e Croati 2,604,000; Rumeni 2.592,000; Tedeschi 2,107,000 Slovachi-Cechi 1,910,000; Ruteni 383,000; Zingari 96,000; Sloveni 95,000; Altre lingue dello Stato 242,000 circa. Confrontando i resultati del censimento ultimo con quello del 1880 ricaviamo che i Magiari, all'ingrosso, si accrebbero di 14,88 per 010; i Rumeni di 7,64; i Ruteni di 7,52; i Serbi e Croati di 7,40; i Tedeschi di 6,35 ; gli Slovachi di 2,22; cc Altri» di 15,35. Dal totale di tutte le altre nazioni i Magiari, come appunto i Tedeschi in Austria, vengono superati. Ma questo complesso di « non Magiari » è ancor meno omogeneo e incomparabilmente meno forte di quello de' << non Tedeschi n austriaci, perchè, detratti i 2,592,000 di Rumeni, i 96,000 di Zingari, gl'ltaliani, compresi sot· to la rubrica « Altre lingue dello stato )>, gli Slavi, il gruppo più affine, sommano a stento a 7 milioni. I Magiari, all'incontro, formano un popolo di 7 milioni e mezrn circa ed operano contro avversari combattenti in ordine sparso, senza coesione materiale e morale, e di cui nessuno, perchè anche gli Slavi si scindono in parecchie nazioni, Ruteni, Ceco-Slovachi, Serbi e Croati, Bulgari, si può, neppur soltanto numericamente, misurare con essi. I quali, sopra mercato, prolificano più delle diverse genti urguiche, e, per questa e altre rnol• tepl:ci ragioni naturali e artificiali, guadagnano assai su di esse, specie sulla germanica. A questi straordbari vantaggi s'aggiunge il fatto, così significante, che i Magiari padro1,eggiano, politicamente, tutto il paese, anche la Croazia stessa. <lacchè le vittorie prussiane del '66 ebbero spianata la via al compromesso del 1867, che rimetteva in vjgore la .:ostituzione· del 18~8, e alla legge organica del 6 decembre 186~, che stabiliva « un'unica nazione es:stere in Ungheria cioè la magiarica, una e indivisib le, la cui lingua, come corpo politico, è il magiaro, e ne rendeva obbligatorio l'uso nella Dieta, fuorchè pe' deputati croati, nelle pubblicazioni governative e nei documenti legislativi, nelle cattedre dell'università di Pest e fino nell'insegnamento delle altre lingue e letterature del paese, mentre ne dichiarava facoltativo l'uso in parecchi casi, nei quali gli altri idiomi non godono di nessuna reciprocità ». I Magiari tengono il campo, senza alcun dubbio, anche intellettualmente, giacchè essi costituiscono i 213 de' cittadini di tutto lo stato e forniscono la gran maggioranza de' funzionari, specie degl'insegnanti e de' liberi professionisti, nientedimeno il 70 per 010 ; mentre i « non Magiari» sono, per legge, obbligati a conoscere la lingua officiale e i fanciulli degli altri popoli vengono sottoposti, nelle scuole pubbliche a un regime e a un programma, il cui scopo fondamentale e di trasformarli de! tutto. A questo intendono gli sforzi più assidui del governo che non bada ne' a spese, ne' a' modi pur di riuscire a render magiare le giovani generazioni colla scuola e anche coll'opera della chiesa cattolica-romana, talchè si annunziava, su lo scorcio del gennaio, che, per reazione, 13co cittadini croati di Pancsova stavano per passare all'ortodossia. /Continua). AGOSTINO SAVELLI. Unpaubblicazione suIlIIvolumdee"l Capitale,, (NOTIZIA BIBLIOGRAFICA) Dalla casa editrice N. Giamiotta di Catania fu recentemente pubblicato un assai pregevole lavoro di un giovine, Vincenzo Giuffrida, che fa con esso, degnamente, il suo primo passo nella via degli studi economici e sociologici. 11 titolo del libro è: Il III volume del « Capitale» di K. Marx. (Lavoro onorato del premio dell'Accademia Pontaniana di Napoli). È una esposizionecritica, che, preceduta da una compendiosa e sintetica introduzione (K. Marx e l'operasua), svolge sommariamente in otto capitoli la materia del llI volume del Capitale, additandone le intrinseche connessioni con i due precedenti volumi, fermandosi a chiarire l'apparente contraddizione tra la fondamentale teoria del valore (Voi. I.) e quella del prezzo (Voi. Ili), dimostrando come e perchè sia stato frainteso il Marx, come, a evitare un tal pericolo, sia necessario, sovrattutto studi,re la forma 111e11tis, il pensiero del M. nell' iutiero suo proc( dimento indagativo. Delle due grandi concezioni del Marx « :Materialismostorico » e « Teoria del valore » non uguale, si può dire, è siata la fortuna. Poichè, mentre la prima, non ostante la confusione da taluni fattane col materialismo filosofico, riesce infine, facilmente comprensibile a fautori e ad avversari, la seconda, inVt ce, è stata ed è tuttora, per molti, anche fautori, irta di gravi difficoltà, zd eliminar le quali lo stesso M. aveva già detto che sarebbe valso il IlI volume, il quale, pur troppo, è frammentario. L' A. fatta una sommai ia rassegna delle varia dottrine del valore che precedl ttero quella del M., ne trae la seguente conchiusione: « Tra la f Jrmola degli economisti classici (Ricardo) e quella ài Marx, non so trovare quei divari sostanziali, che vi trov.1 il Loria, fondmdosi su sviluppi speci;,Ji del principio, o su caratteri generali d,ver,i dc1lle dottrine. Perciò abbandonando la vieta abitudine .... di trovare antitesi a ogni piè sospinto, io credo Marx il continmtore, l'erede di Ricardo. Le critiche fatte :ill'uno si convengor o in gran parte all'altrc ». Or la formula esprimente il valort: di una merce come dato dal tempo di lavoro socialrne11te necessario alla produzione di essa (d'onde: valort=lavoro; plus-valore=lavoro non pagato) ci deve far conchiudere che << c~p:tali eguali, i quali impieghino eguali qua11titàdi lavoro vivo (capitale variabile) produrranno la stessa quantità di plus-va'ore » e, nel caso contrario, produrranno valori diversi. Ma ciò - dice l'A - « è contraddetto dalla realtà, la quale ci mostra come esista un sag• gio generale di profitto ccmune a tutti i capitali, qualunque sia la loro parte variabile ... Come mai dunque e0nciliare questa teoria del valore con la legge del saggio generale dei profitti ? ,; - Ecco il problema, la cui soluzione, indarno tentata dagli economisti, seguaci o critici del M., può esserci data dal Ill volume del Capitale. 11 quale « con l'assumere il prezzo come qualche cosa di sostanzialmente diverso dal valore, mostrò che se avevano ragione gli economisti nel dire ;l M. che la sua legge del valore era inesatta essendo contraddetta dai fatti; nun avevano torto i socialisti nel ri111proverare a' primi di non aver capito il Marx i1. Come il plus-valore si tr~sformi in profitto, e il saggio di plus-valore in saggio di profitto, e questo in saggio di profitto medio e prezzi d1 mercato, è acuti~sirna e laboriosa indagine del M. che l' A. felicemente riassume in due capitoli (il II e il lll) per passare poi a quello che a me pare il culmine di questa esposizione critica della dottrina marxiana, cioè all'tsame della posizione ideologica che la legge del valore ha in

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