'J(IVISTA 'POPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALJ 3 I -concentrare l'aspettazione in un altro avvenire più fattibile e realistico, nella trasformazione, cioè, della società attuale, rotta jn classi, in un'altra senza classi e differenze tcooomiche. Ecco li la straordinaria facilità c0n cui i contadini di Sicilia sbucano dalle loro tane, si agglomerano, S\ fondono, tumultuano e ritornano p2ii a guaire nei loro canili, battuti a sangue dalla frusta del padrone, accasciati, sfiduciati, convinti senza rimedio della fatalità della propria inferiorita economica e sociale. La facoltà intelletiva d'un'astrazione filosofica del cammino della vita, dell'avvenire in essi è così indebolita, che davvero n0n crederanno, ancora chi sa per qurnto, ,che la societa si evolve. · La loro concezione della lotta non ha oer base il sentimento e la forza morale della resistenza e della costanza -dinanzi a tutte le difficolta, ond'è sparsa la via del pro - -cesso storico, ma anzi la considerazione dell'utilità immediata. Per poco che gli effetti utili, o vantaggiosi della lotta si fanno aspettare, lo sconforto giganti:ggia tosto nei deboli cervelli dei contadini dell'isola, ed essi rientrano in una calma stagnante, come al cader dd verito l'oceano agitato ricompone le sue acque, e torpido, inerte aspetta che una nuova burrasca venga a scuoterlo, pronto sempre a ricadere nel suo immobilismo di mussulmano al cessare della tempesta. Del resto la stessa sua fede nel regno dei cieli, nella ·parola di dio fu subordinata per tutto il Medio Evo a considerazioni d'utilità pratica ed oggi il suo concetto della vita futura non è più che una superstizione, divenuta funzione organica, azione riflessa del suo cervello, -come la secrezione della bi !e. La massa dei contadini, raccolta nei temri sacri per assistervi alla pratica formale del culto, non capisce un jota delle disquisizioni teologiche della verginità di Maria, o della trasumanazione di Gesù o dell'uno dio in tre persone divine. Questi contadini, che nell'eta feudale si stringçvano attorno alla chiesa, innalzata di fronte al maniero fèudale e vi si riparavano nella navata; vi racchiudevano i raccolti nei casi di pericolo e vi tenevano i loro mercati, non scompagnarono mai il sentimento della. fede dal sentimento utilitario. Perchè la Chiesa fin dal primo Medio Evo in Sicilia come dapertutto negli Stati d'Europa, era divenuta nell'ambito dello Stato una societa o consociazione di privilegiati. Essa godeva fra noi fin dal secolo XII speciali privilegi d'immunità con larghe e speciali attribuzioni. Usava senza obbligo di alcuna prestazione le vie e le acque pubbliche, i porti del mare, i monti e le terre per ·fare pascolare gli animali e provvedersi di legna: godeva i privilegi di plateatico, di pesca e di caccia senza prestazione. Nessuno ser,za licenza degli ecclesiastici poteva pascolare, cacciare, pescare o tagliar legna nei loro este- -.sissimi territori. Si hanno diplomi dei primi tempi del feudalismo in Sicilia a favore delle Chiese con conces • sioni, che esonerano il vescovo, l'abate, il prelato dal servizio feudale militare e in cui si dispone che i futuri coloni e monaci saranno immuni da. qualsiasi angaria e perangaria. Il conte e gli uffi:iali del re erano esclusi dai dorninii dell'immunista, il quale bt n presto s'investì delle funzioni giudiziarie, estrcitando il mero e misto imperio. Tali privilt:gii si stenJevano alla massa dti servi della gleba, oblati, mani morte, recomendati, ascriptitii e via dicendo ed è questa la ragione che spinse i violentati del medio evo a raccogl:ersi attorno ai conventi e alle chiese. E quando volse alla sua conclusione la funzione sociale dtlla prcprieta eccltsiastica, il contadino espulso dalla sua navata t dal suo convento. spogliato della sua campana, che lo avvertiva nei casi d'incendio o di pericok', restò con un gran vuoto nell'animo. con un'amara delusione, e con una grande stizza per il santo patrono, che non lo seppe difendere contro le forze organizzate -dtl male. ~a fede, gia in lui. così viva e in tema quando essa gli ass1c~r.av~ la p~ot.tzI?n~ temporale, e, l>pesse volte, le cond1z10n1 materiali desistenza nelle annate di carestia o di guerra privata (faida). venne meno, per cotal via' sensibilmente e non res•ò ntll 'animo del contadino eh; allo stato di fuggente reminiscenza, di incerta e mal de finita perctzione. Il co_ntadino siciliano oggi non si appassiona per l'idea della vita futura nè sarebbe capace di fare alcuna Crociata, come non si appassiona per le idee di rinnovazione socia le, di trasformazione radicale dtl la societa. . Come _nt·ll'eta feuJale solt_anto i pericoli e il bisogno d1 protez10ne lo fecero gn1v1tare ve,so la Chies.t e non la fame ?i o~elie, e di orazioni o lt: onde sonore degli s~rumenu sacri; cosi nell·Evo moderno non un programma d1 riforma universale, cii lento apostolato d'idee, di abnegazione, di martirii ne fisserà l'attenzione ma un programma agricolo, l he senza dargli l'illusione di grandi miglioramenti materiali e morali, gli dia una chiara perce~ione. della sua situazione storica, delle sue angustie e dei suoi malanni. ( Continua) D.r ENRICOLoNcAo. I CONFLITTI NAZIONALI NELLAMONARCHIA USTRO-Ul\'GARICA (Continuazione. Vedi Num. precedente). I Serbo-Croati della Cisleitania, 644.926, la cui lingua letteraria, e più i dialetti, risentono e nel lessico e nella grammatica stessa g-andemente l'tfficacia italiana, son distribuiti nell'Istria, in numero di 144,000, dove guadagnano su gli Slovenl, e nella Dalmazia, dove campeggiano e predomi11ano 501,000 contro 17,000 Italiani, che, secondo le statistiche c'ffi.::iali, avrebbero perduto 40 per % dal 1880 al 1890. Non possiamo scordare però che, la brutalità croata contro tutto ciò che è italiano, di cui abbiamo continui saggi contro i pescatori chioggiotti e i Dalmati i·aliani, è tale che le persone in condizioni economiche dipendt'nti e quelle isolate tra forti maggioranze croate, per sfuggire a persecuzioni e rappresaglie selvagge, si ascnvono spontanee o si lasciano ascrivere d'officio aih nazione dominante. Tanto vero che le scuole italiatit: - lo nota un illustre glottologo affatto imparziale, Graziadio Ascoli - colla proporzione numerica e la frrquenza indicherebbero che la lingua italiana dovrebbe essere oggi parlata da un 60,000 persone, com'era nel 1860. I Serbo-Croati ddl' Istna e della Dalmazia per le aspirazioni s'accostano ai confratelli della corona di S. Stefano e per ciò, rer non riJ etermi, ne parlerò, qual'}do toccherò di questi. Meno importantt: per l'esiguità numerica, non gia per la cìvilta e la cultura, è nella Cisleitania, prescindendo dal minuscole, gruppo magiarico di Bucovina affatto trascurabile, la schiat:a romanica, Italiani cioè e Rumeni. I primi, 675,305, son divisi - eccettuati i nuclei sparsi in tutta la Cisleitania per ragioni d'c.ffici, di commerci, di studi, come a Vienna e a Graz - in tre gruppi affatto separati geograficamente, riuniti solo dal vincolo della comune coltura e nazionalita, quelli del Trentino 360,000 circa, i 294 ooo del Littorale e i 17,oco della Dalmazia, de' quali i Trentini debbono lottare coll'elemento tedesco, gli altri collo slavo. La statistica officiale mostra che gl'ltaliani dal 1880 al 1890 persero 1,9 per millt; minore aumrnto, dovuto all'enorme calo di 11,000 avvenuto in DalmaZ'a e a quello di 4,000 circa nd Trentino, dove si noti, i Tedeschi avrebbero leggnissimamente guadagnato. Avendo già alluso alla guerra spietata, c.he i Croati fanno in Dalmazia agli Italiani e alla sua efficacia sul crnslmento officiale, che pare sospetto iin'anco a Bertrando Auer:~
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==