Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 2 - 30 luglio 1899

RIVISTA POPOLARE DI POLITJCA LETTERE E SCIENZE SOCIALJ in armi e scossero il giogo baronale e fuvvi ancheesempio che i baroni uccidessero >> (I). Ora, mutatis mutandis, oggi come una volt;i, il contadino e angariato, oppresso, spogliato dd suo demanio e malmenato dai nuovi feudatarii, impunemente: e:gli non ha un cane che lo difenda e qual maraviglia se nei momenti acuti di disperazione ricorre al tumulto e alla violenza per richiamare sulle sue sorti l'attenzione del cunni, ente Governo ? Ebbene : questo pericolo bisogna evitare : la rivolta brutale non giova a nessuno tranne che aHe classi signoreggianti, e la funzione della propaganda e del programma non dovrebbe essere che quella <li fronteggiare le possibili sommosse, capaci di atti terribili ma incapaci di progresso. Dare al contadino la coscienza ddla propria situazione ,sociale, della sua missione nella storia economicl, dei suoi interessi di classe ecco il dovere della democrazia sociale d'Italia. Ne del resto potrebbe fare di piu. Essa non potrebbe trasformare il latifondo; un tale proposito o tentativo suonerebbe una brillante utopia o un sogno di uomini da bene ma mente di piu. Perchè una forma di lavoro subentra ad un'altra quaudo questa sia definitivamente erosa e deperita. « Una form.,zione sociale, scrive Marx, non perisce finchè non si siano sviluppate tutte le forze produttive per le quali e:ssa ha spazio sufficiente; e nuovi r.ipportl di produzione non subentrano se prima le condizioni materiali di loro esistenza non siano state rnvate nel seno della società che è in essere >> ( 2 ). 1 Ora la Sici,ia si arre~tò agli inizii della rivoluzione agricola : nè accenna ancora ad elaborare le condiziopi e le cause di erosione della sua forma feudale di lavoro. Sul gran campo della concorrenza economica mondiale essa restò schiacciata dal cozzo formidabile delle altre nazioni concorrenti. Il crescente internazionalizzarsi del capitalismo ne accresceva fatalmente le pene e le infermità, rn l mentre il protezionismo con cui e:ssa si volle e vuole tuttavia difendere dalla invasione delle derrate stran:ere, la con- -dannava ineluttabilmente, come fosse la camicia di Nesso, ad impaludare nella attuale proprietà semi-feudale. Agli imperfetti metodi e onerosi sistemi di produzione e all'anarchia dei produttori (cause durature e sostanziali del nostro arresto di sviluppo) si aggiungevano a precipitare la rovina dell'isola le nuove circostanze e~terne del mercato mondiale. I mt::todi e strumenti di produzione stantii, medioevali, rendt:vano piu formidabile la crisi degli zolfi, dei vini, e degli agrumi, sbocciata e ingigantitasi per effetto del crescente internazionalizzarsi del capitalismo. In qursta lotta gigantesca dei capitali sul mercato mooJi,ilc, la Sicilia con strumenti e n1-. todi di produzione preadain-tici, colla sua crescente dispersione delle miniere e relatha decrescente produttività, collo sfacelo e grande depressione dell'industria zolfi1era, col latifondo punto trasfrmnato. con m, todi dì coltivazi< ni e saur:enti e lotte di cla~se difficili e incessanti, e.on rmui di iocomoziooe ant quati e barocchi rappresentava la pa1te dello 1'1chiavo romano, che nel Colossto combatteva disarmato contro il ratrizio, grave di ferro. Coi miglioramenti necessari della produzione e colla tra~tormaz1one capitali:;tica del latifondo gli t ffetti disastrosi della crisi si sarebbt:ro forse in gran parte attenuati, m1otre oggi m1serfl·olmente la Sicilia cede di giorno in giorno qualche pa1te delle sue ricchezze ai capi talisti estt ri. Da questo stato di cose essa non uscirà prima di avere trasformato la sua economia, oggi basata su culture spossatrici del suolo. Incorporare la tura al capitale e alla tecnica ecco il gran problema. (I) Op. cii. Parte III, Cap. If, pag. 221. (2) Lritica dell' Eco110111piuolitica. Prefdzione. Ora questa riforma non compiranno per elezione critica, nè a disegno i contadini, meno poi le classi ter-riere. Quando la sfrenata concorrenza metterà la Sicilia com· pletamente fuori binario, e le plebi agricole di rimb.i l o, coscienti o no, con un gran moto faranno sentire il bisogno di acquistare la terra alla agricoltura capitalista, la Sicilia si troverà di aver _vinta e superata la feudalità in pari tempo con la introduzione dell'industria agraria nella forma capitalistica; e con essa cadrà tutta l'impJlcatura morale di odiì, di asti, di risentimenti, di superstizioni, di turpitudini e di crudeltà raffina•e, che fanno della Sicilia il laboratorio sperimentale ddle forme di regresso morale e civile. Ma se il latifondo con i suoi guai e inconvenienti resiste impertubabile, come torre ferma che non rrolla, alle volate rettoriche di imprecazioni e ai progetti di riforme, che gli utopisti di ogni scuola ne hanno fatto e ne vengon facendo, e solo nello sviluppo dell'era capitalistica troverà le cause della sua radicale trasformazione in elemento di vita civik; non è meno vero che una piu elevata coscienza di classe dei contadini potrà contribuire a rendere piu agevole l'esplicazione autogenetica di questa grande rivoluzione economica. Una coscienza che crei e non distrugga, nel senso cattivo della parola, che tviti l'anarchia e l'oligarchia. Noi abbiamo moltitudini ignoranti, con condizioni materiali d'esistenza impossibili: plebi che ci possono preparare brutali e dolorose sorprese; e, peggio ancora, abbiamo una classe terriera, gelosa dei suoi privilegi cosi da abbandonarsi al minimo pericolo, che corresse, alla più feroce reazione. Ora tutti abbiamo una grande opera da compiere: quella di organizzare queste forze inc,Jscienti e impulsive ad una lotta civile, ordinata e prudente. E questo sia detto perchè non rimanga inosservato, almeno per conto mio, un recente monito del Labriola: « S'ingannano, egli scrive, quelli i quah credono che l'agitarsi delle moltitudini sia sempre indizio e prodromo da noi, com'è di fatti alcune volte e in alcuni punti d'Italia, di quel moto proletario, che, come lotta economica su base concreta, o come aspirazione politica, volge più o meno esplicitamente al socialismo in al~ri paesi. Qui il piu delle volte questo agitarsi è come la ribellione delle forze elementari contro di :mo stato di cose in cui esse forse non trovano la necessaria coercizione, quella coercizione, dico, che è propria d'un sistema borghese atto ad irreggimentare i proletari » (I). Ma ba~ti di ciò. Ma agli effetti della conquista dei contadini occorre innanzi tutto una conoscenza profonda della psicologia collettiva dd proletariato s:ciliano. Cna sua nota psico1ogica rilevante è il sentimento prepotente, ir,fLs,ibile, che (,1nuo col bisogno, di un miglioramento immediato qualsiasi, che lo tolga dall'inferno in cui da St·coli è condannato. Questo popolo cosi oppresso, cosi sfruttato a sangue èa tutti i Verrc: delle signorie straniere e <la tutte le camorre e cl entele attuali dei nuovi feudatarii, non concepisce b. lotta che per avi rne èeì vantaggi immediati. faso è stanco d'aspettare e, come tutti i popoli, esauriti di forze fis:che e intellenuali, non lia la forza morale di guardare alla Storia. Nd suo cer,tllo di ilota non germina nulla fuori del pater nostcr, e la sua filosofia riYoluzionaria si concentra tutta nel conquisi ar dtl pane quotidiano. Un movimento, che non frutti un miglioramento materiale immediato e sensibile, e opera da stolti per il contadina me siciliano; sarebbe un voler costruire una nuova torre di Sennaar, cioe l'impo~sibile. Esso, che per secoli ha creduto tìducioso nella vita futura della filosofia cristiana, a 11' a pote osi del giudizio universale, alle gioie ineffibili dtl paradisc-, sema rerò comprenderne nulla, oggi non ha l.t forza psicclcgica di (1) 'Discorro11dodi Socialismo e di filosofia, pag. 149.

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