• RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il I 5 e il ;o d'ogni mese Il ALIA: anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nuD1.ero separa-to s Oent. 20 AnnoV. - N. 2. Abbonamento postale Roma30 Luglio1899. So minarlo N01: Magistrati italiani e Magistrati borbonici .... A. PLEBANO:Per una omissione. LA RIVISTA: L'Estrema Sinistra giudicata dai suoi avversari. On. Dr. NAPOLEONECoLAJANNI: Un saluto a Millerand. PAUL DRAMAS: La situazione in Franci:1. ARTURO LABRIOLA:Sul regionalismo in Italia. Nel campo cattolico. Dr. ENRICOLoNCAO: Il socialismo ed il programma agricolo in Sicilia. AGOSTINO SAVELLI: I conflitti nazionali nella Monarchia Austro-Ungarica. F. MoNTALTO: Una pubblicazione sul II[ volume del "Capitale ,, (Notizia bibliografica). NICOLABARBATO:Polemica - Critica e azione. Sperimentalismo Sociale : Ruskin Hall. Il nuovo collegio operaio in Oxford. 'R._ivistadelle Riviste - 'l{_ecensioni. Nel prossimo numero pubblicheremo esaurienti spiegazioni sulla lettera di Francesco II che serviranno di risposta al De Cesare ed ai superstiti dei Mille che protestarono da Milano. Ma~istrati italiaeM~ia~istrati ~or"~ico.i.. I farisei del patriottismo si ribelleranno contro il riavvicinamento che i nostri lettori troveranno in questo articolo, e non contenti di scagliarci i loro anatemi, essi i f arceurs dell'Italia contemporanea - insinueranno che ci siamo assunto il triste compito di riabilitare i Borboni. Si divertano pure a calunniare; non ce la prenderemo con loro, perchè sappiamo che sono pagati per questo, e ci sorprenderemmo, anzi, se non calunniassero perchè allora mangerebbero anche il pane a tradimento. La ragione che c'induce a questi confronti, a questi paralleli non plutarchiani, è chiara, e per gli amici e per gli avversari non ha bisogno di lunghe spiegazioni. Se nei riavvicinamenti non ci fosse altro che la verità, questa sarebbe già una ragione sufficiente per pochi ; ma c'è di più: l'obbiettivo politico (r). ( r) Al momento di andare in macchina essendo sorto il dubbio al nostro consulente legale - ormai col Decreto-Legge ogni giornale o rivista dovrebbe averne uno - che l'arti:olo potesse essere sequestrato per pretese offese alle Istituzioni, alla Magistratura etc. abbiamo senz'altro soppressi alcuni brani Degno di biasimo non è chi denunzia gli atti vergognosi, sibbene coloro che li commettono o li difendono. Questi difensori sono merce.nari tanto più miserabili inquantochè guadagnano i loro onorari senza nemmeno cimentare la pelle come i disgraziati membri delle compagnie di ventura. I mercenari moderni si assicurarono anche la impunità nella diffamazione, perchè sanno che non ci sarà il minchione che li tradurrà in Tribunale. che al B.evisore della Procura avrebbero potuto sembrare incriminabili. •··~~~;." ;~ Ci scusino i lettori, ma meglio mettere due spazi bianchi che stampare il giornale ad esclusivo beneficio del Fisco. N. d. R. ..
.22 RlYIST.A POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.ALI .. Si ribellerà la Magistratura al Decreto-legge ? Non ci affidano le oscure dichiarazioni del senatofo Pagano - Guarnaschelli Presidente della Cassuione di Torino ; nè quelle del Senatore Borgnini, veramente nobili ed elevate : degne di lui. In tempi assai migliori degli attuali - e che pur fu. rono chiamati borgiani da G. Garibaldi - a che valse la sdegnosa e fiera condotta del Nelli e del Borgnini, che buttarono la toga fo faccia al Ministro Pironti per non sottostare ai suoj ordini? Salvarono essi Cristiano Lobbia dalla scellerata condanna? I Tondi che si prestarono alle voglie del governo della Regia cointeressata abbondavano ..... Così potrà avvenire, così avverrà oggi. A noi, dunque, dopo avere reso l'omaggio dovuto ai Nelli, ai Borgnini - ai quali ci piace associare l'Offsass, che ha ritirato l'accusa contro i ferrovieri di Milano dal Tribunale di guerra condannati in contumacia a 67 anni di galera - non ci resta che il magro conforto del ricordo della magistratura borbonica, che in molti casi, e specialmente nel caso presente, potrebbe servire di esempio ai contemporanei. Sotto il governo negazionedi Dio si capisce che non pochi dovettero essere i casi di abbiezione e di pressio - ne subita ; ma tutti riconoscono che i magistrati borbonici furono spesso esemplari per la dottrina, per la onestà, e, non poche volte, per la loro indipendenza verso il governo ch'era poi un regime assoluto, che .non .dava alcuna garanzia ai funzionari. A questa indipendenza rese giustizia in una memorabile discussione nel I 878 il ministro Conforti, che fu compagno allo Zanardelli nel gl1.bioetto Cairoli. Ma come tipica vogliamo rievocare la figura di Vincenzo Niutta. Chi volesse conoscerne ampiamente la vita, la dottrina, e la carriera legga gli Elogi funebri pronunziati dal senatore Imbriani, dal Pisanelli, dal Vacca, dal Pessina - tutti ex ministri della monarchia italiana - e raccolti nel 1~68 in un opuscolo stampato in Napoli dal Rocco. A noi qui preme soltanto· mettere in luce la fierezza di questo magistrato borbonico, che fu ministro senza portafoglio nel primo ministero del regno d'Italia presieduto da Cavour, e che arrivò al grado più elevato cui poteva pervenire sotto Ferdinando ll 0 - Re bomba! - non ostante la sua indipendenza ; anzi a cagionedella indipendenza stessa. Il Niutta era conosciutissimo come liberale; infatti nell'elogio funebre del Pisanelli (p. 27) si legge: « Nel 1848, presidente della Corte di Appello di Aquila fece plauso alle libere istituzioni. Quel plauso aveva fatto apparecchiare un decreto di destituzione per Vincenzo Niutta. Ma i magistrati sentirono tutti quanto scapitosarebbe stato per essi rimanere in un ufficio da cui era rimosso il 'N.,iutta, e cospiraronoper istornare lo stolto decreto. Vi riuscirono, e fu risparmiata al governoborbonicotanta vergogna » • . Queste parole del Pisanelli hanno una eccezionale im• portanza per la constatata solidariett. col Niutta di tutti i magistrati borbonici L'ex ministro del Regno d'Italia giustamente ricorda che essi risparmiarono una grande vergogna al governo borbonico; e rimane assodato così che sotto il governo borbonico un liberale poteva rimanere nella magistratura, e farvi carriera, pervenendo per• sino al posto supremo. Di grazia : chi oserà affermare che un magistrato oggi rimarrebbe al suo posto, anche senza fare carriera, dichiarandosi socialista ? C' è qualche cosa di più, di veramente straordinario, che ricorda l' Inghilterra, sotto il governo borbonico : il Niutta arriva al posto di Presidentedella Cortesuprema di Napoli, precisamente per un atto suo di fierissima indipendenza compiuto contro .•... un generale dell'esercito borbonico. contro un principe potentissimo e diletto a Re Bomba, che in favore del primo correva voce che avesse direttamente interceduto. La11ciamo narrare il caso al Landolfi : « Non è già che in un sistema dove la giustizia tol- « lerava d'essere ringraziata, e in cui la legge sovente << faceva gagliardo intoppo alla persona, un m;;g strato « poteva riposare in un letto di rose: ma quando la dot- « trina (' la virtù stanno a sgabello d'un nome, il de- « spota ~te~so retrocede innanzi alla maestà della pub- « blica opinione se volesse attentarsi. a_cro;larlo .. « E da quest'onnipotenza dell'op101ooe pubbh~a a « Niutta fu data la mano per farlo ascendere al p1u su- << blime posto della magistratura sovrana. Udite. Un no- « bile - che fu il principe d' Ischitella - che affettava « il culto della virtù purchè avesse fatto il piacer suo; « che soldato occupava uno dei più alti posti della mi- « lizfa, e nascondeva un animo irruente e despota sotto « le larve della fierezza e della disciplina miliiare; che « era grato al principe perchè nel campo ne avea c~- « perta la vigliacca paura ; non osò varc~re la sogha « del Niutta pria di giudicarsi d'una sua hte, forse ere- « dendo che un nobile, un generale, un favorito, non « avesse potuto aver torto: ma ebbe torto; ed allora, « obliando sè e il suo grado, si recò in casa del pre- <• sidente Niutta con fieri e bassi propositi. Ma trova « Niutta nella onnipotenza della coscienza sua; lo vede « impas~ibile alle inconsulte querele, costante nella so- « lennità dell'intemerata coscienza; e dalla maestà del « suo contegno apprende la più dignitosa prot~sta con- « tro l'ingiuria. Allcra l'impertinente sol~a'.o rna~petta- « tamente imparò che tutti sono uguali mnanzt alla « legge. Cmi colui si partì, furioso do_Ppiament~ del t~r~o « avuto in tribunale e di quella onmpotente 1mpass1b1- « bilità che gli rinfacciava l'immane auda~ia del fat~o. « Subito se ne soarse la novella, e la coscienza pubbltca « se ne offese. Il 1;overnonon avPndoavuto il cor~ggio « di deoradare il ueneralr rsalto il Niutta a presidente /:, b ' 8 E « della Corte su(lrema, con decreto :> 9 Agosto I 5 9· « questo, mirabile a dirsi, non significò nè rivalsa nè « contentatura : Niutta si assise a presidente della Corte « suprema come al posto dove la pubblica opinfone l'a- « spettava. Ed egli tenne condegnamente quel posto. » (p. 67 a 69). Noi saremmo molto curiosi di conoscere quale sorte toccherebbe ad un Magistrato che' osasse dare torto al generale Bava Beccaris o al Generale Pelloux; certamente però sart bbe ritenuto degno di Manicomio chiun• ' , . que manifestasse oggi la speranza che ad un tale magistrato, anzkhè una punizione, verrebbe l'elevamento a Presidente della Suprema Cassazione di Roma.
RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl E dopo tutto concludiamo dichiarando che ci reputeremo felicissimi se tra non guari i fatti ci diranno che in Italia ci sono ancora dei magistrati che possono tenere onorata compagnia a Vincenzo Niutta Presidente della Suprema Corte .... borbonica. NOI Preghiamo caldamente i vecchi e 1uwvi abbonati - e specialmente i numeros~ssimi, quasi i due terzi, a cui r' abbonaniento è scaduto il 15 Luglio - a mettersi in regola colf am,ninistrazione, ricordando loro che, come di regola generale, gli abbonamenti a tutte le riviste si pagano anticipatamente. PER UNA Ol\1ISSIONE L'on. Plebano nel ringraziare con parole assai cortesi l'on. Colajanni per l'articolo consacrato alla Storia della Finanza italiana ha aggiunto queste considerazioni su di una omissione che gli era stata rimproverata e che contemporaneamente gli venne rilevata dall'Economista di Firenze: « Voi osservate che avrei dovuto almeno intorno alla finanza del Piemonte aggiungere qualche studio sulla finanza delle altre antiche regioni italiane. « Ed avete ragione. Vi dirò anzi che quello studio era nel piano del lavoro Ma quando mi accinsi a svolgerlo mi accorsi che avrei dovuto scrivere un volume prima di arrivare al tema che mi ero proposto di 1rattare. « Se tuttavia scrissi qualche pagina intorno alle cose del Piemonte non fu per Sf gnalare a preferenza di tutte le altre quella regior~e ; ma egli è che mi parve opportuno tentare di richiamare al pensiero dei lettori la grande impresa economka compiuta dal Conte di Cavour, che fu, quanto l'opera politica di lui, codfìciente efficace, e non sempre abbastanza apprezzato, del risorgimento nazionale e nella quale si racchiudono non pochi utili insegnamenti, che parmi vadano ognor più cadendo in oblio ». A. PLEBANO. ~ L'ESTREMSIANISTRA GIUDICATA DAI SlJOI AVVERSARI Da Chindamo .... a Cavour. - Si è discorso e si è chiacchierato molto, sul contegno dell'Estrema Sinistra nello scorcio dell'ultima sessione e sopratutto sull'atto salutare di violenza compiuto ntlla seduta del 30 Giugno a dift sa del diritto e della 11 berta; ma quanto più se ne discute tanto più essa guadagna e giganteggia ntlla pubblica opiofone. La concordia unanime colla quale gli uomini eminenti di patte monarchica, si sono dichiarati sull'open e sui propositi del ministero Pelloux, costituisce la più bella e completa giustificazione della condotta dei nostri amici. I nostri lettori conoscono i discorsi pronunziati dagli ex ministri Zamrdelli, Branca, Bonacci, Colombo e dall'ex sottosegretario di Stato Nocito; aggiungiamo che non furono meno espliciti e severi gli on. Gallo e Fortis; ai quali hanno fatto eco colle interviste pubblicate dalla Gaz_z..eltdaal Popolo di Torino gli on. Villa e senatore Ferraris e persino il senatore Domenico Carutti, bibliotecario del ~e. Dei minori non ci occupiamo; ma è davvero significante questa circostanza : quasi tutti gli ex ministri guardasigilli hanno dichiarato pazzesco e incostituzionale il decreto-legge sui provvedimenti politici, che dal suo autore asinescaooente era stato dichiarato illegaie in piena Camera dei deputati. Tra le ultime singolari manifestazioni in tale senso venne l'articolo del senatore Bonfadini nella nuova Antologia del 16 Luglfo, che ha fatto le spese per quindici giorni delle discussioni della stampa quotidiana. L'Estrema Sinistra che aveva agito per sentimento alto del dovere, senze preoccupazione dei giudizi degli avversari, in questa guisa nel consenso e nell'approvazione implicita o esplicita dei medesimi, ha trovato un compenso, che non osava sperare, che, completando l'approv.1zione indiretta venutagli dalle elezioni amministrative, ne ringagliardirà e dìsciplinua l'azione nelle prossime battaglie politiche. A queste battaglie serve di preparazione t fficace la unione e la solidarietà sempre più intima, che si è riristabilita - e che non avrebbe dovuto mai rompnsi - tra i tre gruppi - radicale, repubblicanoe socialista - che siedono alla Montaina. Se ne hanno le testimonianze più significative nell'articolo di Ettore Sacchi pubblicato nel Secolo e in quello di Ferri che vide la luce nell'..Avanti I T aie armonia di propositi ne n ha trovato che una sola voce dissenziente: quella dell'on. Chindamo. Il quale, con un coraggio raro, ha dichiarato di separarsi dall'Es.rema perchè non ne approvava la condotta .... Il distacco del disgraziato Carneade non poteva arrecare a1con nocumento alla forza ed all'autorità della Estrema; la quale è stata compensata dalla iscrizione nelle sue fila ... del Conte di Cavour. Cavour è morto da trent'otto anni, perciò la nostra affermazione può sembrare una facezia di genere non bello, ma non ne siamo noi gli autori. L'affermazione si deve al senatore Bonfadini. Questi nell'accennato articolo sulla '13uferapolitica cosi ha scritto: « In uno dei voli d'aquila del suo pensiero, il Conte di Cavour disse alla Camera che non si sarebbe meravigliato di dover chiudere la sua carriera politica sui banchi dell'Estrema Sinistra, seduto vicino al suo amico personale, al derutato Brofferio ». E conchiude volgendosi agli uomini, ,he stanno al governo; « Non spingetevoi a -Sinistra il Conte di Cavour I » C'è forse bisogno di commentare l'episodio opportunamente rievocato? È chiaro: per l'illustre moderato, che presiede all'Associazione della starrpa di Roma, se Cavour fosse vivo passerebbe all'Estrema Sinistra/ Si può modificare lo statuto. L"Ukase. - Il decreto-ltgge che tramanderà ai r esteri il nome di Pel101:ix, da Claudio TreYe~, in un articolo della Critica sociale del 1° Luglk, venne chiamato l'Ukase. Il brillante pobblicista non pott va trovargli un nome più adatto. I sequestri ~ balorditivi toccati a11' Adriatico di Venezia e all'Jtalie di Roma - giornali d'indubbia fede menar-· chica - c'impongono la massima prudenza. Non vogliamo far d ,be il Fisco ci ghermisca la Rivista; preferiamo quindi> come nei tempi ddlo stato di assedio, di riferire i giudizi degli altri che non furono ritenuti incriminabili Con c:ò crediamo dì rendere un buon servizio ai nostd lettori; ai quali raccomandiamo caldamente di seguire il nostro metodo ; di servirsi, cioè, dei giudizi degli avversari quando vogliono difendere il proprio programma e la propria tattica. Ora che cosa è l' Ulrase? Lasciamo la parola all'amico Treves: « Sarà una legge ? egli chiede ... No ! perchè il potere « legislativo deve essne collettivamente esercitato dal « Re e dalle due Camere, e quella roba non è stata da « una Camera che scandalcsamer, te fis,hiata ~enn che « niuno si attentasse ad applaudire, e l'altra Camera << ignora affatto la sua esistenza.
'1tIP'IS'TA 'POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI « È un disegno di legge intorno alle cui disposizioni « si vuole riservata integra ai due rami del Parlamento « la potestà di discuteree di deliherare (parole della rela- " zione)? No I perchè se ne fis::;a l'esecuzione per un « giorno determinato, il 20 luglio. « Sarà un decreto di potere regio? No ! perché esso « reca come requisito sostanziale della propria esistenza e di essere presentato al Parlamento per la conversione " in legge.... E no ! pe rchè nessun potere..... può, " senza fellonia, alterare le leggi che regolano la libertà « dei cittadini. « Da quale mostruosa fornicazione è dunque uscito e questo parto teratologico, che non ritrae nessuna delle e forme cognite nella embriologia giuridica, nessuna << specie nota della vita? Tanto che ancor discutono gli <{ ostetrici se sia cosa viva o morta .... e molti, per con- « ciliante lassitudine di spirito, preferiscono credere sia « morta .... con la chiusura ddla sessione legislativa. » Citando un brano di Treves siamo venuti meno alla promessa di valersi delle armi, che ci somministrano gli avversari j ci rimtttiamo in carreggiata riaffidandoci al Bonfadini ( r ). Questi sino alla vigilia del 20 Luglio illudendosi ancora sulla bestialità del generale P elloux. scriveva: « Abbiamo speranza che il governo non vorrà appli- « care il decreto legge nel quale era promessa una pre- << cedente discussione parlamentare. Se ciò avvenisse << ques•a sarebbe una violazione nuova e grave. « Noi non siamo bigotti dello Statuto. L'immutabile « non r un prorramma umano, e i dirilti politici vogliono " essere,senza;retta, coordinati alta leggedel tempoed al- « l'esigenza dei fatti. •· « Ci ricordiamo di una memorabile discussione parla• « mentare nella quale i capi delle tre fazioni principali « della Camera, il Meoabrea, il Mioghetti ed il Crispi, « riconobbero di accordo che la legge statutaria avrebbe « potuto modificarsi coll'assenso dei tre poteri legislativi. « Di fronte a siffatte autorità non ci è difficile creder <e giusta la tesi ; rna infine questo triplice assenso è la con- « dizione più mite che possa imporsi ai rijormatori di uno « Statuto. « Ora applicando il decreto-legge si arreca la piu (< radicale innovazione allo Statuto da un solo dei tre « poteri! « Sarebbe follia compromettere interessi giganti del- « l'avvenire per ispuntarla sJpra un interesse d'oggi di « piccola mole. » Il parere del conservatore monarchico non collima perfettamente con quello del socialista? La maggioranza e i governanti attuali. - ll Senatore Bonfadini non si è limitato ad intrattenersi della quistione costituzionale sollevata dal decreto legge; ma si é occupato di tutto il problema odierno. Ha difrso il parlamentarismo dagli stolti attacchi, cui è stato fatto segno ; ha dimostrato l'inopportunità dei provvedimenti politici; ha fatto un atroce parallelo tra la tortura inflitta ad Acciarito nel 1899 e quella fatta subire dagli austriaci a Giorgio Pallavicino 75 anni or sono; ha staffilato a sangue la ipocrisia e la doppia coscienza di molti deputati, ed ha messo alla gogna la maggioranza ed il governo, che alle estreme violenze ricorsero per futili pretesti. Ma sulla sapienza politica del generale Pelloux e dei suoi cooperatori lasciamo la parola all'Economista di Firenze che ha avuto l'ingenuità di credere che sia ora di rinsavire. Ecco quello che l'autorevole rivista dice in un articolo che è intitolato per l'appunto, L'ora di rinsavire: « Il Tocqueville nei suoi Souvenirs che vorremmo « fossero letti dai nostri uomini politici, perchè rendono (1) Questo e _gli altri brani che citeremo sono tolti dell'articolo: La buJerapolitica('N.,uovaAntologia, 16 luglio 1899). « conto delle vicende turbinose di un epoca storica, che « potrebbe ripetersi, quella dei moti rivoluzionari fran- « cesi del r 848, Tocqueville, diciamo, scrivendo per alcuni « ministri che, a suo giudizio, erano inferiori, per capa- « cità, competenza e coltura, al loro ufficio osserva, che « per essi si poteva dire che la çrisi era in permanenza, « perchè la successione per quei dicasteri, data l~ infe- « riorità dei loro titolari, era sempre aperta. - » « I conservatori, forse. nel decreto-legge del 22 Giugno « vedono la salvezza d'Italia. P0veri illu,i ! quale prova « di ignoranza, di amnesia inttllettuale voi date in questo « periodo della vostra storia ! Per convincervichesbagliate <{ strada voi aspettateforse nuovi disordini, nuove rfpres- « sioni, nuovi stati di assedio. E potete esser sicwi che « contin11a11doper la strada su cui vi sietemessi non man- « cheranno 11e gli uni nè gli altri. Ma intanto essi non si « accorgono che lo scredito, la sfìJucia, il disamore per « le istituzioni, che non hanno s1puto conservare amate « e rispettate, come pur erano anni sono, vanno ere- <( scendo; che il paese stanco di essere cosi mal gover- « nato si getta con slancio, maggiore o minore, ma con « risolutezza, nelle braccia dei cosidetti partiti popolari, « il radicale, il repubblicano e il socialista, quando non « preferisce quelli altri avversari dell'ordine politico at- « tuale e insieme dell'unità della patria, che sono i cle- « ricali ... » Perchè guadagna l' Estrema Sinistra. Il malcontento. ll paese si distacca dalle istituzioni. - Ed ora ascoltiamo la parola di un ex Presidente del Consiglio. L'oo. Giolitti alle domande del redattore della Gaz..z._etta del Popolo rispose : « In quasi tutte le parti d'Italia vi è un malcontento « grave e pericoloso. Al progredire rapidissimo del so- '' cialismo non contribuisce che in minima parte la pro- « paganda o la fede nelle dottrine socialistiche, e sac• rebbe stoltezza credere di porvi riparo con leggi re- « pressive. « Troppo lungo sarebbe l'elenco delle cause del mal- « contento; ma quando ella consideri che a questo paese « non si è data nè gloria nè prosperità ; che si è tolto « il sentimento relig10so senza dare ne istruzione nè ,, educazion~ popolare; che si è creato il più mostruoso « sistema tributario, per il quale la maggior parte dei « pubblici pesi cade sui consumi di prima necessità « e il complesso delle imposte è progressivo a rovescio; ,, che abbiamo il corso forzoso; che siamo il paese più « indebitato del mondo in paragone delle nostre risorse; <' che in cosi tristi condizioni economiche abbiamo get- « ta ti in Africa 5 on milioni per trovarvi una sconfitta ; ,, che abbiamo un'ammicistrazione ltnta, complicatissima, (( e non rispondente affatto ai bisogni delle popolazioni e « la giustizia cosi costosa da non essere accessibile se « non ai ricchi j che la piccola proprietà, stremata da « ogni sorta di pesi, tende a scomparire; quando ella « tenga conto di ciò e ricordi che da molti anni si ri- « petono promesse alla quali sempre si è mancato, ella ,, dovrà convenire meco essere meraviglioso che il pub- « blico malcontento non abbia avuto manifestazioni più « gravi di quelle del maggio 1898. » Qualche burlone, di quelli dalla doppia coscienza foderata di adipe e d'ipocrisia, potrà osservare che l'on. Giolitti non è uno stinco di santo e che la sua parola non fa testo. Ebbene sentiamo come la pensa l'on. Maggiorino Ferraris, anche lui ex ministro: « La vera crisi che affligge la vita politica italiana e (< il distacco sem- '' pre più profondo che si va creando fra il paese e lo « Stato. « Si guardi alle elezioni comunali, si guardi sopra- « tutto a ciò eh' è accaduto anche in piccole cittadine « del Piemonte ( r ), e si vedranno sintomi che nessun (I) Se scrivesse oggi l'on. Ferraris aggiungerebbe il risultato assai più sorprendente di Palermo, di Messina e di cento piccole città del Mezzogiorno. N. d. R.
'R..IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJ.ALl << uomo di Governo può trascurare. Questo è il vero « problema che bisogna tener presente e che soltanto « può venir risoluto sul terreno economico: tutto il resto « non è che puntiglio di gruppi, bizze di partiti ed er1< rori di uomini estremi, dell'una e dell'altra parte, che « a Montecitorio si credono di rappresentare un paese « che ogni giorno di più perde in essi la propria fi- « ducia. 11 (Note e commenti. Nella Nuova Antologia del 16 Luglio). Ma anche il F erraris appartiene alla Sinistra che per molte banderuole non è più di moda; dunque ritorniamo ad un Santo padre della 'Destra. « L'Estrema Sinistra>>, constata malinconicamente l'on. Bonfadini, « guadagna terreno. Ma a sgominare i suoi « successi basta governare un po' meglio di quanto ab- « biamo governato sinora; una buona legge sull'emi- « grazione o sui tributi locali o sullo stato degli impie- « gati giova politicamente assai più che l'aggiungere il « malcontento dei proprittari delle tipografie ai troppi « altri seminati sui nostri passi. Potrà darsi che conti- « nuando su questa via, le fr:,t1tuzioni si trovino innanzi « qualche pericolr- ; ma questo non verrà in ogni modo « dai cinquanta o sessanta repubblicani dell'Estrema Si- « nistra ; verrà piuttosto, se non si provvede, dalla disaf- « fez.ionedelle masse oneste e moderate, che da un pez.z.o « reclamano e non sentono più nel governo più 1Jiustiz.ia, • I I • • • 0 « piu onesta,più vigore. 11 << Diciamolo, una buona volta, a voce alta. Che cosa « ha fatto, che cosa fa la parte liberale conserva tric e << per istrappare all'Estrema Sinistra il patrocinio d' inte- « ressi giusti e di cause morali? » Nulla, nulla, sempre nulla! rispondiamo noi. L' ingiustizia, l' ipocrisia e la viltà dei monarchici. - E l'cn. Bonfadini continua: « Come volete « che il paese non finhca per credere migliori di voi « gli uomini che non hanno la consegna di russare? ... « Voi, noi, se vi pia ce, ci limitiamo a deplorare i « fatti biasimevoli nell' intimità dei nostri ritrovi; ma « come rolete che ogni prestigio non s'allontani da « noi, se dopo a ,-ere espressa nelle aule private la no- << stra disapprovazione, ci mostriamo impotenti a re- « cidere le fila del male od anche talvolta, per pudori « disciplinari, affermiamo nelle aule pubbliche ciò che « abb:amo disdttto nelle private? Q1,i e l'ipocrisia « che corro_mpe, l'ingiustizia che affligge, la viltà chedi- « sonor![, E a questi ma li che dobbiamo cercare il rime- « dio. E da questi, che dobbiamo liberarci ad O<Jnicosto, << se vogliamo tener custodita la riputazione de<Jliordina- « menti liberi e la fierez.z.astorica della diuaJtia che ci « regge. » E qui ci pare che possiarr.o fi::rmard colle citazioni tratte dagli scritti dei monarchici omsti e intelligenti, ai quali noi e tutti i cittadini di parte nostra dobbiamo vi va riconoscenza. Essi hanno apposto il suggello della loro confessione a qL1rnto da anni andiamo predicando. Vengano ora i sicari della pt nna a chiama rei sovversivi e calunniatori ; noi potremo rispondere col disprezzo e rimandarli ai sovversivi e ai calunniatori, che seggono nel Senato e frequentano la Corte. Noi, fieri dd dovere sempre compiuto, risponderemo: habenms confttenti rei I LA RIVISTA. Per cambiamenti d'indirizzo, od altro che riguardi l'amministrazione della Rivista, dirigersi al sig. FILIPPO GAUTTIERI - Via della Vite N. 74, Roma. Per abbonarsi, alla Rivista, inviare Vagliao Cartolina-vaglia al Dr. Napoleone Colajanni - Roma. UN SALUTO A MILLERAND Appena il Deputato Millerand e il Deputato Jaurés furono fatti segno alle ire e alle ingiurie degli intransigenti socialisti francesi I 'on. Colajanni scrisse una lettera di solidarietà all'uno e all'altro. Il Millerand lo ricambiò di cortese e cordiale risposta. Crediamo f.if cosa grata ai nostri lettori traducendo la lettera al Millerand, che troviamo pubblicata nella Petite Republique del 19 Luglio. CittadinoMillerand Dal paese della reazione, ove muo:ono ad un tempo Je libertà pt1bbliche e il regime rappresentativo, permettete che una parola di approvazione sincera e cal0rosa vi sia indirizzata d;i. un uomo che ama la Francia come una sua seconda patria, e che ama le istituzioni repubblicane - le sole per le quali sia possibile il libero sviluppo sociale - come si ama la luce, come si ama l'ossigeno. Cittadino, fate tutti i sacrifici, fate tutti gli atti di .,bnrgazìone, e voi avrete conservato an-:he ai socialisti intrans:genti che vi biasimano, il mezzo di realizzare gradualmente, ci6 che vi ha di realizzabile del ]oro ideale, che è anche il nostro. Io sono probabìltY'ente uno sconol.'ciuto per voi, ma io ho provato il bisogno di dirvi la mia parola. Questa parola trae la sua importanza non dalla persona che vi scrive, ma dal fatto che parte dall'Italia ove agonizza la libertà. Se i socialisti intransigenti constatasser:> a qual trattamento siamo rido'_ti, cangerebbero tattica e penserebbero sopratutto a conservare la Repubblica. Formando i voti più arderti per la prosperità della Francia e delle vostre libere istituzioni io mi dico vostro Dev.mo Dr. NAPOLEONE CoLAJANNt. Deputato al Parlamento r / /'-.,__,r//"',__~ LA SITUAZIONEIN FRANCIA Per ben comprendere ]a situazione politica in Francia, bisogna conoscere gl'mteressi che i membri del Parlamento rappresentano. E' incontestabile che le discussioni alla Camera dei Deputati come al Senato sono il riffosso della situazione economica del pac5e, e che la composizione delJe varie classi inAuisce enormem,rnte suJle decisioni che si prendono. Secondo l'ufficio di Statistica generale ecco quale sarebbe la composizione della popolazione riguardo ai differenti rami del la\Oro. Agricoltura 17.698,402 persone - Industria 9.285,2e,7 - Trasporti 1.020,721 - Commercio 4,247,764 - Forza pubblica 613,362 - Amministraz:one pubblica 714,027 - Professioni liberali 1.094 2 33 - Persone che vivono con le loro rrndite 2.295,966 - Persone senza profe,sione 237,899 - Non classificati 490,374 - Professioni sconosciute 231,805. La popolazione presente della Francia sarebbe così di 37.930,759 abitanti (Statistica dtl 1890). Si vede che l'agricoltura rappresenta da sè rn]a quasi la metà della popolazione classificata, l'industria il 25 010, il Commercio l' 1 I O[O e i trasporti il 3 O[O, Le amministrazioni pubbliche fanno vivere il 2 010 dei francesi, le professioni liberali il 3 010, quei che vivono di rendita sono il 6. 21 O[O, e la forza pubblica esige l' I 010 cir.:a di questo totale. Non si stupirà dunque se si classificherà l'agricoltura in Francia come l'industria nazionale, e se gli sforzi del Parlamento, come quelli del partito socialista, tenderanno, oggi che la questione delle simpatie della classe operaia è risoluta in favore del so-:ialismo, a inttressarsi alla questione agraria e ai lavoratori della terra.
26 'R..IVISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Qual' è la composmone dell'agricoltura, o meglio qual'è la ripartizione del suolo e del Javoro agricolo? Secondo l'inchiesta generale del 1892, la popo'azione dei lavoratori agricoli, comprendenti i capi delle coltivazioni e i salariati (compresi i braccianti), s'eleva in Francia a 6.663,735 persone di cui ecco le varie categorie: Lavoratori esercitanti direttamente la professione agricola come : ~ 1. Proprietari coltivanti esclusivamente le loro terre, sia soli, sia con l'aiuto delle Capidelle loro f'."'miglic (amministratori, domestici, coltivazioni I ?. operai). . · · • · · · Ausiliari o salariati ,.,, Affitta1oh . . . . . . 3. Mezzadri . . • . . . 4. Amministratol'Ì . . . . 5. Giomalièri, compresi 568,950 giornalieri proprietari d'un piccolo terreno, Yàle a di re in nno stes;;o tempo eapi talisti e salariati G. Domestici di masseria, N.o 2,199,220 1,061,401 344,168 3,604,789 16,091 1,210,081 1,832,174 3,058,346 Ora secondo la statistica agricola ci sono 5 .672.007 coltivazioni distinte, ciò che vuol dire che 2.067.218 proprietari non lavorano e risiedono generalmente in città. Vediamo ora la potenzialità di .questi ultimi in base al numero d'Ettari che corrispondono alle diverse coltivazioni. Vi è, dal 1882 al 1892, un aumento delle piccole coltivazioni da o a I Ettaro. Da I 67. 667 occupanti 1.083.8 33 ettari, o il 2 oro della superfice valutata a Ettari 50-467.91.,9, esse sono, infatti, salite a 2.235.405 occupanti ettari 1. 327.25 3. Le coltivazioni da 1 a 5 ettari sono, al contrario, diminuite come numero e come superficie. Esse rappresentano il 32 O[O del numero delle coltivazioni e l' l 1 010 della pr eduzione totale. Le coltivazioni da 5 a 10 ettari sono nel medesimo periodo aumentate come numero ma diminuite come superfice. Esse rappresentano il 14 010 del numero delle coltivazioni e l' 1 I. 5 010 della superfice totale. D.1 ro a 20 ettari, nel 1882, l' 1.6 O[O del numero delle coltivazioni e il 13-1 oro ddla superficie totale. Nel 1892 vi è una leggera diminuzione come numero: dai 20 ai 40 ettari, nel 1882, il 5.9 oro del numero delle coltivazioni e il 16.8 010 della superficie totale. V'è diminuzione nel 1892. Al di sopra di 40 ettari, nel 1882, 142.088 coltivazioni con 22.226.104 ettari, vale a dire il 2.5 O[O del numero delle coltivazioni rappresentanti il 45 010 della superficie totale. Nel 1892 vi è diminuizione come numero, 138.691, ma aumento come superficie, 22.493.373 ettari. D'altronde non sono che le coltivazioni tra 40 e 1 oo ettari che sono diminuite, mentre quelle al di sopra di 100 ettari sono aumentate di 4.477. Si vede dunque da questo movimento che i piccolissimi proprietari aumentano, ma non rappreseniano che il 2.2 oro del suolo, mentre la piccola e media proprietà tendono a diminuire. La grandissima proprietà, al contrario, aumenta. I gravami che pesano sull'agri.oltura per causa delle imposte sono valutate al 25 o 27 010, Un economista, Daniele Zolla, stima anche che la principale delle contribuzioni fondiarie rargiunge il ma,ssimo del 6 010 del prodotto agricolo. E il Parl:tmento, nel 1890, ha accordato un prim~ sgravio di 16 milioni, e un totale di 26 milioni nel 1897. E vero che bisogna contare i gravami provenienti dalle imposte indirette e particolarmente dai dazi. È cosi che i no3tri colti vatori pagano, secondo D'Estouroelles (Camera dei Deputati seduta del 6 novembre 1897) un tributo di 750 milioni alla città di Parigi e che vi sono più di I 500 dazi in Francia. Certi prodotti pagano il 100 010 e più del loro valore per entrare a Parigi o a Lilla. Sagnier ha dimostrato che a Parigi una famiglia di operai con due figli, pagava circa 85 centesimi di dazi. Si può vedere cosi che 1 ooo uovi venduti nel centro della Francia per 70 franchi, costano per esser portati a Parigi 11 franchi, mentre i medesimi (porto e spese di ve!Jdita) non costano che 64.50 a Londra; e così per il resto. E evidente che sono soprattutto la piccola e media proprietà che subiscono questi gravami, e che sono queste che causano la diminuzione di questa categorie di proprietari. Quanto alla situazione degli operai agricoli è ancora lontana dall'essere soddisfacente. Ecco, infatti, da un rapporto del segretario di Stato all'agricoltura degli Stati Uniti il salario dell'operaio agriçplo france~e in rapporto con quello degli altri paesi. Le cifre citate per la Francia, a norma della famosa interpellanza del · 1897 sulla crisi agraria, presso a poco concordano. Stati Uniti 1250 Gran Brettagna 775 Francia 695 Olanda 500 Germania 4 5 o Russia 300 Italia 2 50 India 150 È stato fin qui presso a poço impossibile di sindacare gli operai agricoli della Francia. E stato assai se in certi dipartimenti del Centro si è pervenuti a fondare alcuni sindacati di taglialegna che banno un'esistenza piuttosto precaria. D'altra parte sono esclusi i 1371 siod,cati agricoli che comprendono 596.534 tra grandi e medi proprietari. La maggior parte di questi sindacati escludono molto nettamente gli operai rurali che, non organizzati, non dispongono di nessuna influenza politica. Sono, al contrario, i sindacati agricoli che l'hanno accaparn ta intieramente e che hanno saputo im;:,orre al Parlamento, tanto pei loro rappresentanti diretti che per quelli di cui la professione liberale non fa che nascondere gl'interessi dei grossi proprietari, la famosa politica di prorezione o piuttosto di proibizione doganale. Si conosce il risultato di questa politica che ha potuto favorire momeuta11eameute alcuni grossi proprietari e industriali. Yves Guyot, nel suo rapporto alla prima seduta della Società di Statistica, nel 1898, ha potuto constatare, infatti, che in luogo di 4.582 milioni di esportazioni durante il periodo 1887-1891, si era caduti a 4.437 milioni per il periodo protezionista del 1892-96, e in luogo di 5.368 milioni d'importazioni durante il 1887-91, non si aveva più di 4.946 milioni nel 1892-96. E non sono soltanto i prodotti fabbricati che sono stati colpiti, ma anche certi prodotti agricoli di cui il prezzo non è stato aumentato d<1lproduttore frmcese. Citiamo per esempio i gras5i e gli strutti, i lardi, i prosciutti, i porci. E quando non è stato l'uffi..:io delle dogane, si sono offerti dei premi: alla cultura dd lino e della canapa (2-9 aprile 1898), alla sericultura e filatura della stta (u gennaio !892), all'esportazione ddlo zucchero (7 aprile 1897). E ora, dopo tutti questi favori straordinari, soprattutto se si paragona la perd,ta subita dal nostro commercio in seguito a queste leggi, e quella subita, per conseguenza, dai lavoratori, i sindacati agricoli reclamano la conversione della rendita 3 O[O in 2. 5 010 di cui l'economia di 76 milioni sarebbe applicata all'e,tinzione della maggior parte dell'imposta fondiar·a. E già la Camera dei deputati (31 marzo 1898) ha votato la concessione alle società di ere• dito agricolo dei 40 milioni, e del canone annuo pagato allo Stato dalla Banca di Francia. All' agricoltura si è sacrificato, tanto l'operaio industriale che il consumatore. E quando si conosce l'odio dei " rurali ,, contro gli operai delle città si comprenderà quale ha potuto essere la volitica operaia e la politica generale di una tale Camera. Colui che l'ha condotta, colui che è stato il rappresentante degli operai, Mèline,l'uomo il più nefasto alla Francia da 20 anni, è ancora l' uomo irriducibile della politica antiliberale, l'uomo il cui nome si trova sempre accanto a quelli della destra, composta esclusivamente dai grandi proprietari fondiari come sono quelli pure al centro sinistro, fatte poche ecct zioni. In un nostro prossimo articolo esamimremo in mofo generale la situazione della classe operaia in Franci:>, le sue differenti frazioni socialiste e l' azione eh' esse hanno tanto sul paese che sui differenti partiti politici borghesi. PAUL DRAMAS Biblioteca della Rivista Popolare EMILIO V ANDERVELDE LE CITTÀ"PIOVRE,, Questo importantissimo studio del deputato socialista belga, già pubblicato in vari numeri della Rivista Popolare, e ora raccolto in opuscolo, è posto in vendita al prezzo di centes1mi venti Si spedisce gratis agli abbonati che pagheranno anticipatamente l'abbonamento. Dr. Napoleone Id. Id. Id. Colajanni: Per la Razza Maledetta, . L. 0,50 : La grandebattailia del lavoro » 0,75 : Mouvementssociaux en Italie » 1,- ( Settentrionali e Meridionali Prot. Ettore Ciccotti ( Settentrione Mezzogiornod'Italia 1 ,-
'R..IPIS'.IA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.ALI Sul regionalismo in Italia IV. Si parla spesso del « rimedio f, deralbta ,>. E sta bene; ma a quale infermità dP.ve esso ovviare ? La medicina attuale è probabilmrnte un'accozzaglia di precetti se non dannosi al più innocui ; ma essa opera sotto l'illusione di apportarè ad ogni male un rimedio adeguato. I federalisti italiani hanno dimenticato di farci sapere a che propriamente intenderebbe il rimedio federalista. Solo allòra noi ce ne potremmo tare un concetto p1eciso e valutarlo secondo il merito. Prùcedendo per inferenza, due mali dovrebbe rimuovere o concorrere a rirr uovere la trasf0rma7ione federalistica dello Stato : il malessere economico e la mancanza di libertà politica. B~sta infatti ricordare che la sug1estionepsi:cologica al rimedio teJeralistico è dat1 da quel tale indistinto malessere che però si esprime sotto le due forme g à dette, economica e politica. Fedtralisti monarchici - per buona ventura del federalismo - non ce ne sono. E questo è già un vantaggio. Non c'è cosa egregia eh ·essi non volgano a male. Guard ..te per esempio all'unità d'Italia. Finchè restiamo nel circolo mentale e prat;- co dei M.,zzini e dei Garib.ildi, scorge te le turbe in delirio dietro questa bandiera ; consacrata nei plebisciti .......... la loro idea e vedetene poi il bd risultato. I federalisti nostri son di due specie: repubblicani e socialisti, che esprimono i due lati del malessere di cui si consuma l'Italia. ~1{ sto t.1tto pare confermi la nostra inferenza, farsi consistere cioè la speranza della risurrezione kderalistica nella possibilità di eliminare, per mezzo suo, il malessere politicoeconomico testè rilevatv Ma se è così, o si equivoca sull'mdole dd male o si {s1gera l'importanza del rimedio. Errore comunissimo il primo e l'ultimo in tutti i peric di di crisi sociali, in cui il travaglio e le sofferenze fanno pullulare le medicine senza riguardo alla loro importanza rlale. Noi abbiamo l'istintivo bisogno di ~upporre o sperare l'èsistenza d'un rimedio anche sull'orlo d.lla vita. Poco importa della sua efficia ; noi ricerchiamo solamente la consolazionedella illusio11e. Ed in effetti; la Francia è paese liberalissimo {d è paese accentratis,imo. Il matrimonio ddla libertà col federalismo non si scorge in Germania, ed il d·vorzio ddla prima dall'unità è contraddttta dal fa,to dall'lnghilterra e dalla Francia. Se per libertà politiche intend,,mo: diritto di dire, scrivere e pensare tutto quanto ci frulla per la testa, fosse anche la cosa più irriverente, immor..1le e pericolosa per tutti gli ordini costituiti di quaggiù e di lassù; diritto di riunirsi accidtntalmente e permanentemente, di elt ggere le cariche pubbliche senza eccezione e limitazioni ; nessun paese possiede qu{ ste cose più ddla Francia, e tors~ riemmeno in egual misura, perchè l'ipocrisyi. protestante perseguita d'un odio feroce tutte le offese al pudore puritanesco, e dove non c'è sanzione di legge arriva il terribile e proibitivo controllo dell'opinione pubblica. Ma la Francia è paese accentrato, più dell'Italia stessa. Dicasi l'istesso della prosperità economica. Sino al 1848, per {sempio, gli svizzeri possedevano larghissima indipendenza doganale e c'erano, quindi, cantoni protezionisti e cantoni liberisti e non pare che stessero molto bene. Ora la Sdzzera è il primo paese industriale d'Europa, anche avanti l'Inghilterra, perchè relativamen:e alla sua popobzione, esporta più di qualunque altro paese del mondo. Ciò si è dovuto ad una vera . violazione dell'indipendenza doganale. I cantoni tedeschi, ch'e- :ano protezionisti, dovettero cedere a quelli latini, ch'erano liberisti. La Svizzera attuò un libero scambio assoluto. Ora è un paese ricchissimo e buon prò gli faccia, perchè lo merita: è un popolo industrioso, attivo e fiero delle sue libertà; ma i suoi successi economici non possono proprio attribuirsi al federalismo, cioè a11'ind1pendenza cantonale. Natisi poi che il fedtralismo può esstre un ottimo brodo di cultura della corruzione politica. I due gracdi centri della maggior corruzione politica che il mondo abbia mai conosciuto: New-lork e Chicago, conservano nel proprio seno quel terribile flagello da or.1mai trent'anni, per(hè la parte sana di quei due centri non può tener testa alla disone~tà organizzata dei caucu ·, e gli uomini onesti delle a 1 tre parti della vasta Repubblica hanno le braccia legate dall'indipendenza locale. Tweed, Conno!ly e Sweeny sono un prodotto autentico delle autonomie locali. La Tam,nany ne è gelosissima. Anzi essa pizzica pure di socialismo. Vu,. le i servigi pubblici comunalizzati. Sfido io: si tratta d'allargare la mangiatoia. Qualcuno delb Tammàny è andato in galera, ma i successori hanno riempito i vuoti. li potere centrale ha avuto le :nani legate. Iu un paese in cui: polizia, magistratura, poteri locali e federali rnno l'emanazione d'una istessa potenza: il suffragio uni versale, il caucus che si è impossessato della maggioranza degli elettori è onnipotente. Andatelo a infrangere. Ma gueste sono considerazioni incidentali. Il fatto è che se il federalismo debba ovviare alla mancanza di libertà politica onde soffriamo in Italia ed al malessere economico, che d'ogni lato ci stringe, esso non sembra troppo acconcio a portare questi due rimedi; alrr.eno la tesi non è stata provata ancora. L'attenuazione dell'accentramento regionale e l'aumento delle lib.mà pubbliche e del benessere materiale non si riscontra negli esempi storici e non risulta come una verità ovvia per enunciato. Con ciò non si esprime alcuna opinione positiva o ne 6 ativa riguardo il federalismo: s'invitano anzi gli altri a portare delle ragioni. Quanto alle vaghi~s:me dedotte dalla diffo;:renzaetnica storica e morale degli italiani, la tesi non prova niente. Nel piccolo Belgio si parlano due lingue diverse e stanno contro due religioni distinte. Il fatto non provoca il bisogno della separazione. Il Bdgio ha un governo che i suoi cittadini hanno la fortuna di chiamar conservat0re e che in Italia alla canagliola monarchica apparrebbe rivoluzio11lrio e sovvertitore. È un paese ricchissimo; gli operai hanno eccellenti salari e se ci sono dei mali i cittadini non se la pigliano nè con la lingua valloni, nè con quella francese, o con la religione cattolica o con quella protestante, ma col goYerno, quando ci ha colpa ... e qualche volta anche quando non ce ne ha. Ora se mi è permesso chiudere questi brevi appunti con una osservazione pratica, vorrei domandare agli amici f.;deralisti se essi non s'accorgano d'ingenerare nelle ma5se l'equivoco che in Italia vi stia male solo perchè si sta insieme. S..m bbe poi dif-Tìcilefar entrare loro in testa quanta lOlpa ci abbia il governo e che opera nefasta stia svolgendo da trentmove anni. Il « grande equivoco » del 1860 non è stato l'unità della patria, ma il sistema politico sotto cui l'unità si è costituita. Naturalmente le cose non sarebbero andate diversamente se il principio frderale fosse trionfato con la monarchia. La Germania è appunto una monarchia fed_eralistica,ma in fatto di libertà io non la invidio molto (1). E ricca, ma questo non lo deve nè a Guglielmo, nè a Moltke, anzi deve loro soltanto di non esserlo quanto potrebbe. Le autonomie locali non si scompagnano punto da un regime unitario nel riguardo politico. D.ttele massime, se credete, ma siate convinti che vera libertà ci sarà solo ... quando si potrà dire perchè ntll'aono di grazia 1899 non ce ne era punto. E poi con e senza il federal:smo si starà bene. La doppia lrbertà politica ed economica, farà la fortuna dtl nostro sventurato paese. ARTURO LABRIOLA. NEL CA1\1PO CATfOLICO I commenti da noi fatti altravolta (Anno IV. p. 432) ad un articolo del1'AvY. R. Murri sui Propositi di parte cattolica non furono trovati giusti dall'autore; il quale rilevando le nostre osservazioni giudicava infondato lo scetticismo nostro sulle buone intenzioni dei democratici cristiani e di quanti altri cattolici vagheggiano una religione, che non serva agli oppressori, ma pigli parte per gli oppressi e specialmente pei lavoratori. Noi prevedevamo che ai cattolici riformisti in Italia, - benchè lontani dal socialismo cristiano del belga Abat~ Daens, eh' e troppo radicale in senso socialista - a lungo andare si sarc bbe presentato il solito inesorab le dilemma: o sottomettersi incondizionatamente al Vaticano rimangiandosi i propo3iti liberali e umani ; o staccarsi dalla Chiesa cattolica. Il Murri negò cortesemente la fatalità del dilemma ; ma c:omincia, a breve distanza, a darci ragione senza volerlo. DI ciò ci convinciamo leggendo la Coltura sociale del 16 Luglio. lvi un Trestellr, che dev'essere lo stesso egregio Avv. Murri, se la prende ,coll'Osservatore Romano e riassumt> o riproduce integralmente il pensiero dell'organo uni.:iale della Corte pontificia sul socialismo cristiano - sui metodi e sulla sostanza -, eh' è di esplicita condanna. ( 1) In Italia non si con:fonna ancora la gente per offese a Dio ed alla maestà del Battesimo, come si fa in Germania. Ma dd restO, fra poco, il grazioso all'.!dto non avrà da rimprover.trci molto, anche sotto questo aspetto.
28 RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALI Se il biasimo ai nuovi ed onesti propositidi parte cattolica venisse da qualsiasi pretucolo intransigente avrebbe una meschina importanza; sarebbe una manifestazione individuale cagionata dalla viziosa educazione passata, e forse da un po' di mal di fegato. Ma la cosa e diversa. L'Osservatore Romano nella stampa cattolica occupa un posto ufficiale, più che ufficioso, che fa subito comprendere essere il suo il verbo del Sommo Pontefice. Non esageriamo. Ecco, inf itti, ciò che scrive la Coltura sociale con mal dissimulata amarezza: « Il giornale ufficiale della Santa Sede, per la rubrica cc Nostre informazioni, » riveste per 'questo fatto un carattere autorevole che noi vediamo ora con vivo rammarico adoperato contro le intenzioni, anzi contro la stessa parola del Santo Padre. Non potendo qui riferire tutte le lunghe tiritere (non basterebbe un volume), ci limitiamo a dare ai nostri lettori un saggio delle afftrmazioni più recenti del foglio romano». E, dopo alcune riproduzioni degli articoli reazionariamente intransigenti del giornale ufficiale della Santa Sede, il Murri conclude : « Non facciamo commenti alla strana attitudine dell'Osservatore Romano. Non vogliamo indagare quali conseguenze avrà io Italia, dove più o meno si conosce l'umore dello scrittore e i limiti dell'autorità del foglio ; ma ci basti notare che pel fatto che l'Osservatore 'R._omano è l'unico organo destinato dalla Santa Sede a ricevert! comunicazioni ufficiali, in Francia, nel Belgio e in Austria (paesi in cui coloro che non vogliono seguire le istruzioni del Papa sono i primi a tradurre e propagare questi vaniloqui inconcepibili), il danno che ne der;va alla causa cattolica è addirittura enorme ». E commenti non ne faremo neppur noi, 'contentando• ci di rilevare che avevamo perfettamente ragione nel porre il dilemma. Vero e che il Murri e tutti i socialisti cristiani, a giustificazione della propria condotta e dei propri convincimenti, possono sempre invocare la fame sa enciclica: 1Je rerum novarum cui a suo tempo rispose eloquentemente Enrico Georges; ma non e meno vero che Leone X 111, a dieci anni di distanza, pare che abbia mutato avviso, forse spaventato delle conseguenze logiche che si erano tratte dalle sue stesse premesse. Noi non siamo responsabili di queste contraddizioni, nè abbiamo il dovere di spiegarle; ci basta constatarle. Ciò facendo crediamo di servire la buona causa, perchè ci sembra grave errore il disprezzo reale o ostentato che taluni manifestano sul sentimento religioso e su tutti i problemi al medesimo connessi. IL SOCIALISMO E ILPROGRAMMA AGRICOLO INSICIL(IA 1 ) Chi misuri lo sviluppo che le teorie socialistiche presero in Sicilia nel breve spazio di tempo, che va dal 90 al 93, e richiami alla memoria l'intricato fiorire delle associazioni di operai e contadini non può non rivolgersi domande di questo genere : ma quello ju movimento serio e cosciente d1 classe, o anzi moto tumultuario di plebi, schiave del bisogno, senza idee e obbietti precisi ; ma il terreno, su cui si voleva seminare, era propizio allo sbocciare e rigoglire del socialismo, come dottrina, che tenti di avviare consapevolmente il moto istintivo di rivendicazione dei proletarii al raggiungimento di una forma sociale più elevata; o non furon piuttosto quell'apostolato e quelle leghe di lavoratori, che fiutavan dapertutto la rivolta, una violenza che si volle fare alla relatività delle leggi, su cui poggia la storia e in cui s'impernia la dottrina del comunismo critico, che cioè, non le idee creano l'ambiente e la rivoluzione proletaria, ma che sono anzi questi, o già formati, o in (1) Questo studio non è che un capitolo di un nostro lavoro, che sarà prossimamente licenziato alle stampe. Il suo titolo è : Lo Sicilia attuale nei rapporti colla sua storia economica. Il primo capitolo : « La genesi dd latifondo e l'espropriazione delle popolaziopi rµrali » è già in corso di stampa, fieri, che determinano lo sbocciare di quelle ? E non avevano quei dt terminati divulgatori del socialismo marxista appreso proprio da Marx che « l'umanità non si propone se non quei problemi, che essa può risolvere e che i problemi non sorgono se non quando le condizioni materiali per la loro soluziJne ci son già o si trovano in atto di sviluppo ? » Perchè la Sicilia non era e non e tuttavia terreno adatto alla germinazione del socialismo. Il socialismo infatti vi si venne diffondendo non come sistema che voglia eliminare gli attriti e antinomie delle classi ; non come coi:cezione di una forma di convivenza, nella quale, sparite le classi, fosse possibile il libero sviluppo di tutte le attività umane ; ma anzi come vaga aspirazione verso una società in cui, pur continuandoci ad essere i ricchi e i poveri con le immancabili differenziazioni economiche, questi vi fossero meno tribolati e angariati. I proletari delle miniere e delle campagne lottavano per la realizzazione della favola del diritto 11llavoro; i piccoli borghesi nel desiderio direbbe il Labriola, di salvare il non salvabile, cioc, la piccola proprietà e il loro quieto vivere, cui già l'usura, l'ipoteca e le imposte vanno sotttominando; gli umili, i reietti, i disperan, gli indigenti, tutta quella massa, in una parola, ischeletnta e anemica, - che si vede errare incerta per le vie dei piccoli paeselli rurali e dei grossi borghi in cerca di un tozzo, e si vede nei giorni di venerdì bussare alla porta del temuto teudatario - obliterava la dottrina del socialismo nel volgare e utopico « date pauperibus » dd Vangelo. Ecco lo schema del processo ideologico di codesto dirò cosl, socialismusi-ulgaris. ' Fin da quando, e precisamente dopo 1'8o le condizioni dei salariati e dei piccoli borghesi ve~nero decadend_o, sia per e~etto di una ava_nzat~ disoccupazione, che per 11 premere rncomposto e d1sord1nato del latifondo e del fisco e apparvero_ qua e l~ i pri~i segni di malcontento della mass~ dei p~oletan e dei piccoli proprietari, vennero germogliando idee e manifestaziom teoriche che volevan suonare democrazia, ed erano in effetti stra~ tegia morale di politicanti, ripiego per istradarsi nella politic~, così g~avida ~i guadap"ni e d~ speculazioni. Il bisogno ~1 un~ riforma c era _e c e ~ut~a.via; e perch_e dem~cr~tI.c~ e m~~r~ato_ a teor:e. utop1st1che di uguaghanza d1 dmttl poht1c1 e d1 condlZloni sociali dei cittadi~i era _senza dubbi_o, almeno. ~elle parvenze, il parlare dei nuovi speculatori della pobt1ca; così quei focosi oratori e parassiti della democrazia, - che doveva e deve tuttavia salvare la piccola proprietà e arrestare la fatale disce~a ~ei salari:, - fu:ono e sono _anche oggi qua e là e!1tus1_ast1camente_p~rtat1 a spalle dai lavoratori proletar1zzat1, ex-comun1st1 delle campagne, e dai piccoli borghesi e artigiani. Rinascevano contemporaneamente, mutate e adattate al nuovo ambiente, le _dottrine del Vangelo, diluite in un vago sentimento, diffuse fra le plebi misere delle campagne da un clero altrettanto povero quanto ignorante. Ma la crisi avanzava:. e la democrazia e il Vangelo dimostravano tutta la loro impotenza a sopprimere la disoccupazione, che fa cadrre i salari, a salvare la piccola proprietà, a spezzare il latifondo, a risolvere il problema della avanzata indigenza. La delusione si faceva strada nei cervelli dei piccoli proprietari, dei salariati e dei calpestati quando spuntò sull'orizzonte siciliano il socialismo. Questo, e per la novità della cosa e per l'ardore e l'abnegazione e l'intrepidezza di quegli agitatori del 93, non ~ar~ò ad ap~a~ire alla_mas_sa dei m~lcontenti, - operai salanatl, contad1m, o p1cc.oh borges1 e borgesi nella maggior parte - come il canone pratico della risoluzione della loro relativa quistione economica. Cosi i proletari pensarono che il contenuto del socialismo fosse e si concentrasse tutto nella ironia del di-
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