Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 1 - 15 luglio 1899

6 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE sociALl impera ». Non c'è bisogno di offendere persone per legge irresponsabili o innominabili : ci hanno sequestrato perfino l'estratto di quella narrazione dell'a::resto e della prigionia di Pietro Giannone, che togliemmo testualmente dalle lezioni pubbliche di Giuseppe Ferrari, dette a Milano, nella R. Accademia, nell'anno scolastico 1863, e le quali vrnnero pubblicate, senza sequestro, nel 1868, imperante la destra. I Lojola del Corriere ci provvedano almeno la conferma delle luo insinuazioni, sollecitando i Magi~tr:.ti a farci il processo l Ma no. Si sequestra e non si procede. Non se ne dà più neppure una giustificazione qualsiasi. Degli ultimi sequestri non ci si volle lasciare alcuna copia di ordinanza. Si teme 2dur:que la discussione ? Avete dunque paura della storia? paura del ragionamento più tranquillo? siete discesi così in basso? Ma oh non vedete che tutti gl'mtellettuali si allontanano a mano a mano da voi e vi dispregiano ? Ncn vi rest~no ormai più che i Macola, gli Oliva e la folla anonima dei gazzettieri che ricevono il soldo sui fondi segreti. Di fronte a questa successione di arbitrii impuniti e di violenze irresponsabili, per le quali ormai i R. Procuratori non hanno più nemmeno il pudore di chiedere la prova del pubblico \lrocedimrnto, noi domandiamo che si ristabilisca - piuttosto che durare in questa condizione di cose - la ce11surpareventiva. Badate, lettori, che non scherziamo: la domandiamo sul serio. Vi potremmo dimostrare, con molti documenti, quanto il sisteina di censura - ad onta di tutto quel che aveva di vessatorio e di seccante per lo scrittore - fesse però migliore della vigente ipocrisia, la quale fa della mancata censura una trappola per da1111eggiare e colpire gli scrittori ed i ptriodici indipendenti. la censura era metodo vessatorio, ma leale e ouestc>. leale, perchè lo scrittore sapeva di dovere sottomett(re la sua prosa o i suoi versi a un revisore ; quindi, scrivendo, cercava contenersi in certi limiti. S'abbandonava all'impulso del suo pensiero o del suo sentimento? ... Niente di male gli capitava rer questo: il revisore lo factva chiamare, gli amputava quà e- là o anche respingeva l'intero suo scritto. Che male c'era in tutto ciò ? il dispiacere di qualche periodo, o di un intero opuscolo rientrato. Ma nulla più di questo. All'autore, al cui scritto rimaneva così impedita la divulgazione, non ne veni va alcun danno. Il manoscritto .., restava inedito. E lo scrittore non n'era punto processato o condannato ... Perchè (attenti, o Dcn Basilii dd Corriere I) perchè l'Austria, ch'era più onesta dei vostri padroni d'oggidì, l'Austria considerava reato la pubblicità data a certi pensieri, non il peusiero i11edito cc.me tale. Or considerate quel che avviene, invece, og~idì, coi sistemi s...... Lo Statuto dice : la stampa sarà libera. Ecco la trappola. Nessun obbligo di antecedentemente sottoporre a revi• sione di magistrati il manoscritto. - Ebbene; si compone in tipi, si predispone la stampa, si aspetta anzi che siano stampate non una, ma le cento, le mille e più copie dell'intera edizione ... e poi, quando state per esporre al pubblico lo stampato, vi piombano in ufficio o in tipografia gH agenti del Magistrato coll'ordinanza di sequestro. Che è questo? una ruberia. Perchè (notate) nel caso, per esempio, del nostro Giannone, se i Don Basi lii del Corriere ne sanno più di noi (oh, sono dunque addetti a certi uffici di Polizia cotestoro ?) l'incriminazione dell'opuscolo sarebbe avvenuta ptr la prefazione. Orbene, se leale e onesta, la R. Procura poteva dircelo: sequestrare tutti quei foglietti di prefazione e lasciar correre le altre 32 pagine. Perchè esportare tutto il rimanente ? Perchè non ci ha neppur fatto sapere, com'è dover suo, se veramente il preteso reato consiste nella prefazione - sì che possiamo ristampare l'estratto senza la medesima? Ma tutto è subdolo e iniquo negli attuali procedimenti fatti alla stampa. E l'iniquità censiste in ciò: che, operato il sequestro - ovverosia impedita di fatto la divulgazione - il pensiero, lo scritto incriminato rimane come inedito. Dunque, operato il sequestro, non ci dovrebbe più essere reato. Nossignori: la lealissima procedura, che il nuovo progetto Pelloux esten• derà a tutti i cooperatori di un giornale, vi perseguita di poi autori, gerenti, tipografi, per un reato... che, effettivamente, non venne consumato. È evidente, si o no, che l'Austria era più onesta ? che il sistema della censura preventiva sarebbe preferibile ? Senza dire che, quasi sempre, il revisore non era il. primo tanghero capitato in ufficio ; l'Austria delegava a tali mansioni dei funzionari colti, intelligenti; e, per un autore, è sempre meglio avere a trattare con un manigoldo di talento e istruito, che con un manigoldo imbecille. Così avveniva (e tutte le biografie di letterati di quel tempo vi possono offerire aneddoti in proposito) che· l'autore, se era uomo di spirito, si preparava a gareggiare d'arguzia col proprio revisore: si di- ~çuteva il senso palese od asçoso di una frase, di un;i. allusione, di una citazione erudita. Più d'una volta il revisore stesso suggeriva scappatoie per non sacrificare un'opera o un articolo intero; l'autore, anche se suo malgrado, vi si acconciava: non era preferibile al sistema odierno, in cui per una frase vi livragano tutto un lungo articolo, un opuscolo,. non solo, ma vi portano via l'edizione di un numero di giornale o di periodico dove nelle altre pagine lo stesso Fisco ha trovato nulla d'incriminabile ? Oh non sarebbe meglio per noi tutti se potessimo saper prima quale sarà la frase o il periodo sgraziato che verrebbe colpito ? Chi non s'affretterebbe a levarlo per non sacrificare tutta una pubblicazione ? Dateci adunque, per carità, la censurapreventiva I Ridateci i sisttmi dtll'Austria ! - a questo grido siamo ridotti nel 51° anniversario dello Statuto Albertino. Imperocchè - considerate bene, umanissimi lettori - il revisore anche oggi esiste pur sempre; se non che, invece di avvertirci in via preventiva di una frase o di un periodo, ch'egli non può lasciar correre, se ne sta appostato come un brigante che v'aspetta per ag• gredirvi alle spalle e dopo avervi derubato vi minaccia anche di carcere e di multe. E poi, udite, novissimo arbitrio: Una volta usavasi, nei sequestri, d'indicare il punto, i periodi, le espressi0ni costituenti il reato - oggi nessuna ragione vi si dà più del sequestro, giammai vi si dice quali espressioni costituisc;ano il reato: non è una incriminazione ma. una livragazione. E l' a•bitrio congiunto con la stupidità. E una specie di ostruzionismo bestiale, poichè non vi sa <lare alcuna ragione della violenza che com• mt tte. È infine una flagrante violazione del preciso e tassativo articolo 57 della legge sulla stampa, il quale suona così: Art. 57. - Il pubblico ministao nellesue istanze, quandoesercita l'azione pmale d'ufficio,o il quelerante nella sua querela, sor.o tenuti di specificarelt provocazio~i,gl'insulti, offese,ecc., che danno luogo all'istanza o querela, sotto pena di nullità. Tutte le istanze di azione penale e di relativo sPquestro contro l'Educazione Politica sanbbero adunque nulle di pien diritto perocchè in tutte mancava la spetificazioue degli insulti, offese alle istituzioni, ecc., quale è richie~ta dall'art. 57. Ma non v' è più legge in Italia; tutto è arbitrio. Anche la Giustizia è ai servigi del ministro degl'interni ( 1). Infatti s'inferisce più o meno coi sequestri di stampa, non a seconda del linguaggio più o meno illegale usato dai giornali,· ma secondo gli ordini o i rancori, che soffiano dall'alto. E qualsiasi arbitrio commtttano i funzionari, anzichè puniti sono promossi. Laonde sembrano scritte per Ollgi le seguenti parole, che il Settembrini riferiva al f averno borbon:co: « Og11iimpiegato, dal soldato al 1;eneraled, al gendarme al miuistro di polizia, ogni scriva11uccio è despostaspietato e peuio, su quegli che gli sono soggetti, ed è vilissimo schiavoverso i suoi superiori. O11dechi 11011 é f,·a gli oppressori,si se11teda ogni parte sc/Jiacciatodalla tirannide di mille ribaldi; e la pace, la libertà, le sostanze degli uomini 011estidipendono dal capriccio,non dico del principe o di im ministro, ma di ogni impiegatello... » « Fratelli italiani, non credete che queste parole siano troppo acri, non scrivete nei vostri giornali che dovn:mmo parlare con più moderazione e prudenza; ma sentite voi pure come una mano di ferro rovente ci brucia, ci stringe il cuore; soffrite quel che soffriamo noi, e scrivete e consigliateci ... » « Una volta, nel Lombardo-Veneto c'era lo stran:ero; ma lo straniero era forte, non stolto, puniva feroce ogni reato politico, ma favoriva la buona amministrazione interna, ed era giusto con tutti fra certi limiti ... Noi per contrario abbiamola tiramiide fratema, che é la più crudelefra tutte... Questa oppressura corrompeuna uaz.ionefin nelle ossa.... » L'AVVOCATO DI TURNO, (1) Telegrafasi da Roma : « Il governo spedl. vive retccomandazioni ai capi del Pubblico l\Iinistero per quello che riguarda la stampa>>. E pensare che noi re.pubblicani vogliamo il potere giudizial'io indipendente da tutti i poteri ! Non abbiamo ragione di essere antimonarchici 1 Benchè questo numero, come il precedente, contenga quasi i'l doppio - lo notino i nostri abbonati - della materia di un numero ordinario, siamo forzati, per ragioni di spazio, a rinviare la pubblicazione della lettera di Nicola Barbato nonchè quella di altri articoli già preannunziati.

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