Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 1 - 15 luglio 1899

RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI I I· 1ungo torpore colla reazione a' precipitosi e violenti tentati vi unitari di Giuseppe II e, subito dopo, coll'istituzione del napoleonico regno d'Illiria, allorchè iniziarono una letteratura particolare assai promettente, sebbene non àbbia che un valore tutt'aflatto locale. Alle aspirazioni -degl'intdlettuali sloveni a poco a poco, soprattutto per merito del clero cattolico, andarono vie più partecipando le moltitudini, che provarono lo stimolo della propria nazionalità. Naturalmente il grado -della coltura non ne è eguale. da per tutto, nè eguale nelle singole regioni ne è la condizione politica, perchè nelle diete di Carinzia, di Stiria e soprattutto di Trieste formano una minoranza esigua, in quella di Gorizia s'equilibrano cogl'Italiani, mentre son padroni affatto della Carniola che è, senza dubbio alcuno, il regno loro. Questo popolo sia per l'e• migrazione (e infatti gli Sloveni emigrano dalla contea di Gorizia e Gradisca in Egitto, e dalla Carniola a Trieste, dove, di solito, vengono assorbiti dall't:lemento italiano) sia pel coefficiente di natalità di 7, 73, inferiore assai a quello di tutti gli altri Slavi, si sono, nell'ultimo decennio censuario, aumentati meno di tutti i confratelli mostrando una certa tendenza a retrocedere, tantochè persero 2, 2 °/ 0 • Fra gli Slavi son de' più tenaci di quelli, ch'essi chiamano diritti, talchè considerano tuttavia fratelli irredenti -,que' 30,000 Sloveni forse della provincia d'Udine, e, in _grazia loro, proclamano di propria spettanza, a dir poco, tutto il Friuli, se non buona parte del Veneto, e vorrebbero della città, profondamente italiana, di Trieste ·fare la capitale di tutta la Slovenia e fondarvi un'università nazionale. E in queste pretese si trovano tutti <l'accordo! Soltanto la questione dell'unità di tutti gli Iugoslavi li divide in due partiti, di quelli che preferiscono una Slovenia autonoma e di quelli che si lasciano .attrarre dall'idea d'una grande Slavia del sud, s'intende, col segreto pensiero di predominarvi essi e la loro lingua e letteratura. Le propensioni politiche degli Sloveni, ,davvero tipiche nel loro genere, come, del re§!o, quelle ,degli altri popoli cisleitani, per restringerci adesso solo a questi, ci dovrebbero ammonire che nelle lotte nazionali - effetto d'una legge., che regola le collettività ,etniche - nessuno ha, di solito, troppo rispetto al diritto e alla giustizia, sibbene ognuno propende a prevalere e a svolgersi a danno de' contermini e de' popoli -commisti. /Continua). AGOSTINO SA VELLI. ~ PerlaSardegna calunniata (Continuazione e fine. Vedi Num. precedente) Una rapida occhiata, ora, alle cause della nostra ina- . dattabilità (come sostiene il Niceforo) della nostra impossibilità ad evolverci ecc. Il signor Niceforo ragiona in questo modo : « In quella « zona così storicamente isolata, e che è appunto il cen- « tro dell'isola, si radunò sin dai primi tèmpi una popo- « lazione ribelle ad ogni idea di mutamenti, una popola- « zione che aveva del selvaggio nelle vene, che non fu « mai d'accordo nè con i Cartaginesi, nè coi Romani, nè « coi Bizantini, né cogli Spagnuoli, nè coi Piemontesi, nè con gli Italiani di oggi » • E da questo disaccordo trae la conclusione della inadattabilità della razza, della impossibilità ad evolversi · ecc. ecc. Tutto ciò mostra. a luce di sole, che le indagini storiche fatte dal Niceforo sulla Sardegna, sono puramente •e semplicemente superficiali, com'è di tutte le cose improvvisa te. O che cosa mi risponderebbe, il nostro autore, se dal disaccordo durato secoli e secoli fra italiani e tedeschi •..(la Storia .dice che c' è stato) io. volessi dedurre la inadattabilità, l'impossibilità ad evolversi e a progredire di tutte le popolazioni d'Italia? Perchè, veda il signor Niceforo, è lo stessissimo identico caso - fatte, s'intende, le debite proporzioni. Il Montesqieu, ch'ella cita, dice che « la Sardaigne ruinée par les Carthagi.noisqui dèfendirentsouspeine de la vie de cultiver les terres, n'ètait pas rètablie du temps d'Aristote, et ne l'est point encore aujourd'hui 'I>. E lei si meraviglia che i sardi non andassero d'accordo con i Cartaginesi ? E continua a far le stesse meraviglie per il solito disaccordo scoppiato poi fra loro e i Romani, i Bizantini, gli Spagnuoli, i Piemontesi e gli Italiani d'oggi? Quasi che tutti questi signori fossero venuti nell'isola a profondervi tesori ! Ma allora ella ignora, signor Niceforo - e pare impossibile - che i popoli conquistatori sono più rapaci ingordi e insaziabili della lupa dantesca. · Ella ignora che ai tempi di Roma i pretori mandati a governar la Sardegna facevano man bassa su tutto; e che Caio Gracco, accusato ai tribunali della stessa colpa protestò fieramente asserendo cc essere stato il solo non arricchitosi in quella provincia, a differenza di tutti gli altri, i quali riportavano pieni d'oro i vasi che avevano portati pieni di vino ». Ella ignora, egregio socklogo, che la Sardegna (granaio di Roma, come poteva da sè stesso apprendere da un compendio qualunque di Storia Patria per le scuole elementari, e però sempre ambita da tutti) fu continuamente sfruttata, scorticata e dissanguata da' suoi dominatori; e che gli italiani di oggi (in attesa del servigio che Lei doveva renderle più tardi) l'avevano destinata come luogo di deportazione, mandandovi un' immenso numero di condannati a domicilio coatto (apra bene le orecchie chè questa è Storia) nativi dei paesi ove la mafia e il brigantaggio erano nel più terribile rigoglìo . Gente rotta a mal fare, animata dal più vivo desiderio di stabilire associazioni di malfattori su vasta scala. E se la delinquenza non dilagò incancrenando anche le parti piu sane dell'isola, ciò è dovuto (come nota il traduttore del Maltzau) a condizioni intrinseche che toccano la natura ed il carattere del paese e degli abitanti. E questa ritrosia, questa ripugnanza al contatto dei nuovi venuti o prepotenti devastatori, o affamati, o ladri, o candidati alla galera, il signor Niceforo la chiama ribellione ad ogni idea di mutamenti !.... Noi non ce ne meravigliamo : al nostro autore è lecito dire anche di più. E veniamo finalmente alla più r auJace asserzione del signor Niceforo : all'ammirazione dei sardi per i banditi, e all'allevamento dei medesimi nell'isolaI Una specie di scuola preparatoria - autonoma - seriza sovvenzioni governative, lascia supporre il nostro autore. Diciamo subito, per debito di lealtà, che di quest'accusa, egli non è il solo responsabile : ci sono altri complici - pur troppo - dai quali molto probabilmente ha preso l' imbeccata. Senza contare, poi, che a dar l'ultima spinta al signor I iceforo, concorse pure una pagina del suo taccuino, quel solito e curiosissimo taccuino, dov'è scritto : cc Ci dicevano alcuni sardi che per le famiglie di quei pastori, avere avuto tra i parenti un famoso brigante era come per noi avere un parente ministro o ambasciatore ». Ecco: io sarei stato gratissimo al signor Niceforo, se egli avesse avuto il coraggio (qui era veramente il caso) di scrivere il nome di una sola di quelle famiglie che si gloriano di avere un parente ambasciatore o ministro della macchia. Perchè certe accuse han da essere precise e complete. Con ciò io non dubito che al signor Niceforo sian state dette quelle parole : (corbellerie se ne dicono e se ne fanno anche in Sardegna) nè voglio sostenere che nell'isola siano tutti stinchi di santi; oh, no davvero! Di birbaccioni, di furfanti, e di assassini ce n'è - pur

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