IO. 7{.IVIST A POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ,della propria individualità nazionale, tantochè, mentre sin verso il 1840, avevano adoprato come lingua letteraria il ceco, in cui si segnalarono due grandi slovachi, il poeta Kollar e il dotto Safarik, dipoi, per opera dello Stur, si foggiarono da un loro _di~letto una lingua let~eraria. I Polacchi, raggruppati rn parte della Slesia, -dove ·sebbene poco numerosi, aumentano parecchio, nell'occidente della Gali:r.ia, in cui, essendo 3,509,000 contro 2,835,000 Ruteni e contro 227,000 Tedeschi e i pochi Slovachi ricordati, non solo maggioreggiano, ma cresciuti rapidamente, di 14, 74 per 010 nell'ultima decade, si vanno sempre più rafforzando, aiutati dalla -chiesa cattolica, dal governo centrale, dalle amministrazioni locali e sin'anco dall'elemento ebraico, che, in inassa, va passando al polonismo con enorme danno .de' Tedeschi precipitati da 55 a 34 per 1000 in soli 10 anni, e infine nella Bucovina, dove, formando, un piccolo isolotto di 2 5,ooo si sono accresciuti di 3 o per 010, sono tra gli Slavi nordici i più potenti e. che abbiano, non foss'altro per la fecondità, un più sicuro avvenire. In ultimo i Ruteni, occupanti la parte orientale della Galizia, in circa 2,835 ,ooo, e formanti la maggioranza nella Bucovina, dove arrivano a 270,000, appartengono, contrariamente a' fratelli slavi del settentrione, alla chiesa cattolica-greca in Galizia, alla greca-ortodossa in Bucovina, e costituiscono l'estrema propaggine degli Slavi nordici cisleitani. Lo stadio della coltura e della civiltà lòro è, senza dubbio, inferiore a quella de' Czechi e de' Polacchi. Così nel gruppo degli Sla..Ji settentrionali v'ha una specie di gerarchia, alla cui sommità si trovano i Cechi, aspiranti alla ricostituzione del regno di S. Venceslao, e i Polacchi di quello di Polonia, e per ciò ambedue gelosi delle proprie prerogative e timorosi che le nazioni, considerate secondarie e destinate a soggiacere ad essi, non s'abbiano troppo a rialzare. Quindi i primi non solo vigilano gli Slovachi, aperti avversari, ma guardano con timore a' Moravi, di cui paventano il risveglio del desiderio· d'indipendenza, e i secondi usano di tutta Ja loro. efficacia, non esigua davvero, perchè sorretti dal governo cisleitanico e dalla compagnia di Gesù, strapotente in Austria, per tener soggetti i Ruteni e renderli .dimentichi della lingua e del sentimento nazionale, nella lusinga di poterli all'occasione, incorporare in un redivivo regno di Polonia. Gli è per ciò che e in Galizia e in Bucovina l'oligarchia de' feudali polacchi spadroneggia fino al punto di far nominare nelle 17 circoscrizioni rutene galiziane quasi tutti polacchi di nazione o di propensioni e s'adopra, con tutte le forze e tutti i mezzi possibili e immaginabili, a convertire al polonismo e al cattolicismo romano i Ruteni. I quali, non scoraggiati, reclamano l'uso della loro lingua nei paesi, in cui maggioreggiano, e cercano d'intendersela co' fratelli di Bucovina dove, sebbene minuscola provincia, convivono ruteni, r:umeni, tedeschi e polacchi e s'avvera il predominio della minoranza tedesca e polacca ; specie della prima, la cui lingua è quella dell'intelligenza ed è officiale nell'università di Czernowitz. · Le propensioni politiche e religiose, le tradizioni storiche, pe' Polacchi, tutt'affatto occidentali, pe' Ruteni, orientali, come orientale è il paese, fondentesi intimamente colla grande pianura sarmatica, abitazione dei loro connazionali dell'U crania, con cui vivono in comunione spirituale, traggono il popolo ruteno a discordare dal polacco, e a sentir tanto più questa discordanza fondamentale d'interessi quanto più se ne accresce la maturità intellettuale e p~lnica. E fuori di dubbio che, di fronte allo sfruttamento economico e alla compressione politica della classe dominante de' feudali polacchi, si vanno sì nella Galizia polacca, come nella rutena preparando gli elementi d'un moto agrario, di cui si sono avuti indizi frequenti con eccessi contro i proprietari e gli ebrei, agenti elettorali dell'oligarchia prevalente. Ma questa modificazione economica, che si disegna in un avvenire più o meno lontano, non toglierà gli attriti tra' due popoli, poichè anzi le migliorate condizioni economiche delle classi inferi 'Jri si polacche come rutene renderanno più tenaci e coscienti de' rispettivi diritti ambedue i popoli. Quindi i Polacchi, rafforzati, troveranno maggiore resistenza, talcbè non · sarà di certo più possibile che i R:iteni tollerino la proscrizione della loro lingua, come accade oggi. Quanto succede ci dà un'idea d I ciò·. che potrà essere nel futuro. Nella Rutenia infatti si combattono due partiti, quello dei « Vecchi ruteni », seguace del panslavismo e della Russia, che indubbiamente v'intriga, e de' « Giovani » composto dei più colti, generosi e intelligenti del paese, favorevole alla riunione di tutti i Ruteni, cioè ad un regno comprendente la « piccola Russia». Orbene anche questa fazione, che vorrebbe pure leggi agrarie e par destinata al trionfo, non rinunzia punto a' suoi ideali patriottici, tutt'altro . Chè in fondo, pe' Ruteni, la stess.t lotta agraria è nazionale, in quanto è diretta coc.tro grossi proprietari polacchi di stirpe o di tendenze, che fa lo stesso, di cui vogliono togliersi di dosso il doppio giogo economico e nazionale, come mostrarono anche i moti del 1898 nei distretti rurali della Galizia orientale. Perchè quello che è caratteristico degli Slavi si è che più salgono e s'inalzano, mentre sentono indubbiamente il legame che tutti li stringe, provano più vivaci ed operosi gli stimoli delle rispettive nazionalità; il contegno . degli Slovachi, de' Ruteni, e, in çerto modo, degli stessi Moravi per non uscire dagli Slavi nordici informi. Donde resulta la straordinaria complessità delle condizioni dell'impero, in cui il federalismo non sarebbe certo la fine de' guai e delle pugne nazionali, poichè, debellato il capitale ne- ·mico, comincerebbe la lotta delle innegabili tendenze particolari de' vari popoli slavi, che propendono tutti a svolgersi lil:>eramente e indipendentemente, mentre oggi, tra' settentrionali almeno, Cechi e Polacchi si possono considerare le nazionalità di prim'ordine che, forti d'un vantato diritto storico, vorrebbero soggiogare le altre, per sventura comprese nel raggio delle loro sfere d'in.,;. fluenza. Tra Cechi e i Po'acchi poi, . oltre le diverse propensioni di politica interna, dipendenti, soprattutto, dalle condizioni economico-sociali, diverse, perchè i primi, che non hanno la proprietà assorbita tutta in mano di pochi s'avviano all'industrialismo, e i secondi, popolo essenzialmente agricolo, sono tutt'ora felicitati dal latifondismo feudale, v'ha l'insanabile incoerenza della politica estera, nella quale a' Cechi russofili e panslavisti, dacchè istintivamente scorgono in ciò l'unico modo di salvarsi dal germanesimo, si contrappongono i Polacchi favorevoli alla triplice alleanza, d'accordo in questo coi Tedeschi e co' Magiari, e ostentanti una gran lealtà dinastica, soprattutto perchè sperano di servirsi dell'impero pet ricostituire; contro la Russia, l'antico regno di Polonia, il loro sogno indistruttibile. Dunque non par oggi probabile un'unione troppo stretta fra gli Slavi del nord, se non in certi limiti, finchè si tratta di lottare contro il comune avversario all'interno, nè, secondo me, sarà più agevole in avvenire. Badiamo un pò, se la cosa fosse diversa per gli Slavi del sud. Questi, in complesso 5,821,598, si dividono intanto in Sloveni e Serbo-Croati, son tutt'altro che omogenei e, per sopra mercato, parte cattolici, parte c,rtodossi sono politicamente spezzettati, poichè si scompartono tra l'impero austriaco, il regno ungarico e il Territorio occupato. Qui accennerò solo agli Slavi meridionali della Cisleitania, che raggiungono un 1,820.926, dacchè le condizioni politiche di questi e degli altri sono assai dissimili.. · Gli Sloveni distribuiti, come s'è visto già, nella Carinzia e nella Stiria meridionale, dove si trovano in contatto e quindi in lotta.cc' Tedeschi, hanno il loro centro nella Carniola, eccetto l'isola germanica di Gottschee, tutt'aflatto slovenica, donde mandano nel Friuli e nell'Istria delle propaggini, che raggiungono l'Adriatico soltanto a mezzodì di Trie3te e sommano a I. 176,672 senza computarvi i 96,000 del regno ungar;co. Gli Sloveni, come pure gli altri Slavi meridionali, incominciarono a sentirsi uomini nuovi e a ridestarsi dal
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