Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 24 - 30 giugno 1899

Rlf'ISTA POPOLARE 'DI POLITICA LET1 ERE E SCIENZE 50CJAL1 sciocchezza giuridica. (Commenti). È una sciocchezza giuridica perchè chi h1 letto il nostro Codice penale sa che l'arresto non è pena preventiva. Quindi che cosa succede ? La pubblica sicurezza arresta gli scio?eranti; li defor:sce al potere g'ud:- ziario, il quale ha l'obbligo di scarceradi, e se anche si proceda per citazione direttissima bisogna passare i tre gradi di g:urisdizione. Di più c'è una disposizione nel Co1ice stesso, la quale dice che, se si tratta di donne e di minorenni, il ma• gi5trato ha la f.1coltà di o:dinare che la pena sia scontata in cas1. Ora, siccome fra gli ufficiali ro;tali e telegrafici vi soJo fattorini minorenni e do:me, ne segue che essi potranno scioperare dopo i provvedimenti politici molto più allegramente di prima. Q]1indi voi fate una violazione costituzio 1ale per nulla; e questo mi p1re, co.ne è st1to dèt:o sottovoce da qual• cuno, non il tragico, ma il comico portato all'ultimo eccesso. Ebbene, di ques o comico io mi sgomer:ito, p~rcbè es;o im· porta la introduzione di un s· sterna che oggi si adotta a proposito di questa legge, domani si potrà apphcare a proposito di non so quale altra legge, di una legge di tass:i, di una legge per aumento di spese militari, e così via. E d'ora innanzi s:irà m:>lto facile f.ir sorgere due o tre ostruzionisti, per poi venir fuori con un decreto. Contro questJsistema cbe toglie al 'P arlame,ilo la f acollà di deliberare, preferisco la soppresilOne pura e semplice della Coslituziou~: quindi dichiaro che non approvo la proposta del Go'lerno, e vo:erò contro sulla quest:one di merito. ( Vive approvazioni a sinistra). Discorso Nocito Nocito. Io non voglio addentrarmi in quella parte delle dichiarazioni del Governo con. le quali lo stesso affermava che i provvedimenti politici erano disposizioni eccezionali, dettate da condizioni eccezionali. Tutto ciò non ha nulla che vedere col modo col quale queste disposizioni sono state dettate. Bene a ragione si è detto, che questo modo è stato la più manifesta violalione dello Statuto. Infatti nella relazione che precede il decreto del 22 ~iugno, si dice che con esso si v0gliono sancire le disposizioni del disegno di legge già adcttato d, ll 1 Commissione parlamentare, e che si trovava in discussione d.iVa'.ltialla Camera. Qui è evidente la violJzione ddb Statuto, il quale con l'articolo 7 dà al Re il diritto di sanzione dopo che i due rami del Parlamento hanno vot<1to una legge, mentre che il Decreto Reale attribuisce al R'! il diritto di s:mzione, quando il disegno di legge non è stato approv ..t J nemmeno da uno dei due rami del Parlamento. Un'altra violazione dello Statuto è stata commessa, perchè mentre que~to nell'articolo 28 dice: La stampl sarà libtra, ma una legge ne r.!primerà gli abusi, l'onorevole Pelloux viene a creare reati di stampa, ed a modificare l'Editto Albertino in ordine alla i t 1mpa con un altro editto; ma con questi differenza, che Carlo Alberto pubblicò l'Editto sulla stampa, qumfo era investito di potere assolu'o, e quindi ancora di potere leg'slativo, mentre ora il potere legislativo è esercitato dalle due Camere e dal Re, e nessuno di questi tre tattori se lo può esclusi vamente attribuire. Il decreto inoltre viola l'articolo 26 dello Statuto, il quale dice, che la libertà individualP. è g2rentita, e che niuno può essere arrestato e tradotto in giudizio se non rye i cc1siprevisti dalla legge, e nelle forme che essa prescrive. E perciò che la materia dei re1ti e delle pene è per sua natura materi1 di legg<', ed è perdò che nel smcire il nuovo Codice penale italiano, Umberto I, approvò l'articolo 1, il quale dice, che nessuoo può esser punito per un fatto che non sia es?ressarnente preveduto dalla legge come reato, nè con pene che non sieno da questa stabilite. Ora l'onorevole Pelloux col Decreto Reale del 22 giugno dà di frego a questi articoli dello Sotuto, e crea reati, e minaccia pene di arresti, come se bJstasse una sua parola a costituire la legge. Inoltre, mentre la Camera aveva già votato il primo articolo dd disegno, ess 1 se lo vede togliere dalle mani, e lo vede un bel giorno comparire nella Gazzetta Ufficiale, in forma di Decreto Reale, e senza eh~ ancora ci fosse stato un Decreto che avesse autorizzato il Ministero a ritirare il disegno di legge sui provvedimenti politici. Questo decreto l'onorevole Pelloux ce lo ha comunicato oggi, mentre egli avrebbe dovuto cominciare di là dove ha finito. Questo nuovo decreto è però una nuova violazione statutaria, perchè non è permesso a nessun Decreto Reale, mentre la Camera si trova investita della discussione di un disegno di legge, mentre ha già approvato uno degli articoli di questo stesso disegno di legge, venire a ri:irarlo. Si può dal Governo ritirare una proposta di legge quando la Camera non l' ha ancora discussa ; ma non si può, senza violare la sua competenza togliere ad essa un disegno di legge, per farne oggetto di Decreto Reale. E quistione di forma, dice il presidente del Consiglio distinguendo la questione di forma dalla questione di sostanza. Io rispondo che egli ha violato la sostanza e la forma. E qui si noti che q :1esto è uno di quei casi nel quale si deve dire forma dal esserei. La forma costi•uisce la sostanza ed è più che la sostanza medesima. Qurndo il potere esecutivo usurpa il potere legislativo, i cardini stessi ddla costituzione politica sono scossi, il potere diventa arbitrario ed a;soluto, e si costituisce quella tirannia il cui carattere sta precisamente in un potere che non ha limiti, cioè nell'usurpazione e nella confusione di tutti i poteri (Bravo I). N è si dica che il Governo si sia inchinato al potere legislativo col presentargli il decreto per convertirlo in legge. Se il Governo ricono;ce che la materia del suo decreto era materia di leg~e, perchè h1 fatto il decreto? e se Era materia di decreto, per.:hè viene davanti la Camera? Viene, si dice, a confessar3i dd suo peccato, ed a volerne f1re la peni:enza. Qu,s'.o sarebbe un sistema molto comodo per tutti i peccatori. Il vero è che il Governo ha voluto sovrapporsi a1la Camera, e vuole ora aprirle la bo;ca a forza per farle ingoiare la pillola. Infatti se 11 Camera non, avrà approvato di convertire in legge il decreto, il decreto rimme, ed andrà in vigore lo stesso come decreto col 20 luglio. se non potrà andare in vigore come legge. Altro che confèssione e penitenza ! Questa e una sfida ed una minaccia. Per colmo di deris:one il Governo chiede, che questo decreto, il quale non è nè decreto nè, legge sia esaminato da quella stessa Commissione parlamentare che aveva in mano il disegno di legge. E qui deve notarsi, che oramai ciò che era eccezione è divenuto regola, cioè che gli Uffici per la cui trafila secondo lo Statu:o devono passare tutti i disegni di legge, or<1.mainon funzionano più che per le piccole cose, e che per le granJi non abbiamo che Co.nmissioni nominate dal presidente o su proposta del p:esidente del Consiglio. Mi c' è qualche cosa di più alto e di più grave che non sia la questione di mandare agli Uffici, o ad una Commissione. Trattasi di sapere se la C-1mera deve tollerare questo nuovo procedimento in forma di sfida o di guerra. Trattasi di sapere se la Camera dei deputati deve essere ridotta alle proporzioni di un Consiglio di Stato, a cui si chiedono dei pareri e non delle decisioni (Benissimo! - Approvazioni) e che il Parlamento chiamato a cus:odire i più importanti diritti dei cittadini, si può mettere da parte, secondo che pare al Governo. . Onorevole Pelloux, sono mo~to dolente di vedere Lei imbarcato in questo mare tempestoso ed ignoto. È già abbastanza che si veJe l'Italia umiliata aU'estero co.1 l'arresto e Ja co:idanna di un generale del cos:ro esercito ('}(umori - Commenti) di fro;1te alla quale il Governo non ha detto e non dice una parola; e che i nostri milioni sieno gettati nel Mar Giallo, senza che il Ministero assuma la responsabilità di queste navi che vanno e che non ritornano, senza che si sappia per~hè vanno, e perchè non ritornano. E però superiore ad oini tolleranza il vedere calpestataall' intemo quella libertà, per la quale non ùidarno si trovano ù, questo Parlamento le tavole plebiscitarie, che sono il contrattochelega la Dinastia di Savoja alla Nazione italiana (Bravo !). Ella, 0110reuole Pelloux, col suo decretolegge ha fatto infrangere quelpatto costituzionale c!Jeuoi abbiamo giurato, e come soldato, e come sena/ore, e come presidente del Consiglio, senza considerareche un simile fatto dà diritto alla nazio11edi rompere queivincoli chedall'altra parte 11ou s0110 osservati. (Rumori vivissimi a destra e al centro - Applausi a sinistra). Discorso Colombo Colombo. (Segni d'alteni_ione). Io foò una breve dichiarazione. Vinti alcuni dubbi che io ebbi, quando cominciò e si svolse l'ultima crisi ministeriale, io ho finito per accogliere con viva simpatia l'avvenimento del secondo Ministero dell'onorevole Pelloux e, d'allora in poi, non gli ho mai negato il mio voto. Ma io non posso trovar corretto il metodo che il Governo ha creduto di adottare in queni giorni. Non è la prima volta che io mi oppongo al sistema di legiferare con decreti-legge; io mi sono sempre dichiarato contrario a questo si;tema ogni qual volta ne fu questione in questa Camer.i; salvo il caso di decreti di catenaccio doganale o di decreti per gli stati d'assedio, perchè in quei casi io riconosceva, come riconoscono tutti, l'urgenza, la necessità assoluta di quei provvedimenti. Io quindi ho combattuto il decretolegge dell'onorevole Giolitti, quando egli credette di servirsene per l'ordinamento delle penstoni, per quanto io debba riconoscere che si trattava di un decreto il quale, se non f JSse stato convalidato dalla C'l.mera, avrebbe lasciato le cose come erano

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