Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 24 - 30 giugno 1899

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 473 foro è questo: 1a Sardegna è barb.ira; i sardi sono malvagi. E come prova palmare del suo asserto, tira in ballo la storiella dei crani e delle razze! È naturale: Qui veut noyer son chien l'accuse de la rage. Io non mi preoccuperò di rispondere a quest'argomento; prima, perchè lo ha già fatto il Colajanni in modo esauriente-, con bella copia di ragionamenti serrati e con logica irresistibile ( 1) ; poi, perchè è un affar serio discutere coi signori della nuova scuola sul valore del1' indice cetalico, del quale essi mutano il significato colla stessa facilità e volubilità onde si muta il figurino di Parigi. Un po' dichiarano che la brachicefalia esagerata è spiccato carattere degenerativo; un po' sostengono il contrario, affermando che il minor numero dei reati di sangue è dato dagli ultrabrachicefali; un altro po' annunziano, a suon di tromba, che carattere spiccato nei criminali è la dolicocefalia; e così di sfguito adattando sempre ciò che dovrebbe essere regola fondamentale ed im1?1-utabile, alle esigenze e ai bisogni del momento. E proprio question di moda - come giustamente os• serva Colajanni. Facciamoci, piuttosto, a dimostrare al nostro autore, con l'autorità di nomi la cui competenza in materia è universalmente riconosciuta, che i sardi non sono quegli antropofagi da lui descritti; e che nessuno, fra i cinquanta delitti di prim'ordine e giornalieri, che un suo compagno di scuola e di viaggio fantasticamente scoprì nel Nuorese, eguaglia in mostruosità quello da lui com• messo col suo. studio - per modo di dire - sulla Sar• degna. Ecco che cosa scriveva, a proposito di certi giudizi, uno storico coscenzioso della Sardegna: il Mimaut. (Uno straniero - badi ! ) « Un malheur - egli dice - en entraine un autre « qui l'aggrave; le découragement et la démoralisation (< tn sont la suite necessaire et l' opinion qui ne juge (< que sur ce qu' elle voit sans remonter aux causes, et ,< pour qui chez les malheureux tout devient ou un tort « ou un crimr, !es flétrit irrevocablement de ses dédains « ou de son oubli. » Sembra scritto per lui ! E posto che abbiamo cominciato, senta il signor Niceforo che che cosa dice il Valery, il dotto bibliotecario di Versailles: ,< Les sardes, loin d'avoir cette humeur « sauvage que des étrangers qui n'en connaissent que le « nom, sont disposés à leur prcter, sont très avides de « divertissements publics et de fetes ». Prenda ancora il Mimaut e legga: << Les eccrivains ~< étrangers qui ont parlé de la Sardaigne, ont exagéré (< la barbarie de ses paysans et de ses montagnards, en « la portant jusqu'à la ferocité ». (Noti, il signor Niceforo, quanta delicatezza in questi scrittori nel non supporre neppur lontanamente, che un italiano potesse dire ciò ch'egli disse !) Non è ancora persuaso? . Prenda il Bresciani, ch'egli cita, e legga: « Nè con questo io intendo di francare alcuni villaggi di Sardegna dalla fama in che sono presso gli stessi naturali loro di rustici, benchè la cattiveria in essi, non viene (attento bene signor Niceforo) per lo più da indole malvagia, ma dalle circostanzedei luoghi, degli accidenti della povertà, della rimozione del consorzio dei più culti paesani ». Non è ancora soddisfatto, esimio sociologo ? Vada da uno de' suoi maestri - il Lombroso - e dopo essersi fatta raccontare la biografia del Tolu, si faccia ripetere ciò che scrisse sulla efferatezza dei banditi sardi ; e il maestro le dirà : « I banditi sardi vinti « dall'estro si lasciano trasportare e raccontano i loro < patimenti, i dolori, il rimpianto delle speranze perdute, « la famiglia che non possono godere ». (1) Per la razza maledetta. - Osservazioni di Napoleone Colajanni. - Bi\:>liotecaç.ella Rivista 'Popolare. Eh? che po' po' di belve! Tal' e quale come il D'Avanzo che faceva versi a Luciano La Gala, mangiando i polpacci arrostiti di un uomo - come ci racconta sempre il Lombroso. Non le basta .ancora, illustre signor Niceforo? Ebbene, per non andare troppo in lungo - supponendo ch'ella sappia ciò che della Sardegna pensarono il Maltzan, il Mantegazza, il Cavallotti, e molte altre elette intelligenze, prenda il La Marmora: l'avrà sentito nominare almeno - speriamolo - e legga : « Le « caractère de ces montagnards, et meme des bandits, « n'est pas cependant aussi féroce qu'on pourrait le sup- « poser: car indépendamment de l'hospitalité qui est ,< chez eux, une vertu naturelle (e il signor Niceforo « dovrebbe saperlo) et qu'ils exercent meme envers leur « plus cruels ennemis, on leur trouve sou vent une espèce « de délicatesse généreuse qui les porte à ne pas abuser « de la supériorité du nombre et de l'avantage de la ,< position ». Ha capito il signor Niceforo? Ora egli è troppo modesto per esigere che io oscilli un solo minuto fra l'autorità sua e quella di scrittori che non usurparono ma conquistarono la loro fama con opere egregie e ponderose. E quand'anche al giudizio del signor Niceforo, io non avessi potuto opporre che quello di uno solo degli scrittori citati - del La Marmora - io avrei tenuto ancora per quest'ultimo; per la ragione semplicissima che il La Marmora rimase circa 40 anni in Sardegna; e spese di suo 80 mila lire per studi, escursioni, ricerche ecc. ecc. mentre il signor Nict:foro ci rimase un mese, e probabilmente non spese nulla! Ora io domando: onde ha preso l'autorità e il diritto di trinciar giudi21 come i suoi, con una coltura cosi screpolata, così piena di errori e di lacune? Egli mi obbietterà che non era obbligato a conoscere tutti gli autori che scrissero della Sardegna : e va benissimo. Ma, Dio buono! allora non si discorre con quella sicumera di cose sarde, e non s'ingrossa la voce proprio dove meno se ne sa I Tutto ciò dovrebbe mostrare ai maestri che è pericoloso vezzeggiar troppo gli scolari. Ne è prova luminosa lo stesso Niceforo, il quale, comprrndendo il nobile coraggio della franchezza, come i sedicenti veristi d'una volta comprendevano il verismo, per voler essere troppo coraggioso fu troppo ... (come ho da dire per usar sempre vocaboli parlamentari e gentili?) dirò che fu troppo tenero di quella parola che si ritiene come la piu diame• tralmente opposta alla verità. E il maestro, presentandolo al pubblico, ha la disinvoltura di assicurare tutti che il suo discepolo ha detto pane al pane? Ah ! no maestro! il discepolo ha detto pane alle cipolle, cipolle alle patate, patate alle barba bietole! Ma affrettiamoci a uscir dall'orto del signor Niceforo. Esitare, dunque, innanzi alll parola aspra, quando essa è giusta e necessaria, no: ma abusarne per sguazzare nelle espressioni più crude, oltraggiose e ingiuste, nemmeno. Perchè se lo figga bene in mente il signor Nictforo : la potenza non consiste nel colpire forte e spesso, ma nel colpire giusto. (Continua). CARLO DE ANGELIS. Biblioteca della Rivista Popolare EMILIO V ANDERVELDE LE CITTÀ"PIOVRE,, Questo importantissimo studio del deputato socialista belga, già pubblicato in vari numeri della Rivista Popolare, e ora raccolto in opuscolo, è posto in vendita al prezzo di centesimi trenta. Si spedisce gratis agli abbonati che pagheranno anticipatamente l'abbonamento.

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