Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 24 - 30 giugno 1899

472 '1{.IYIST.APOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI .signor Niceforo - di annerire cioè sempre piu il concetto che molti hanno della Sardegna - è questo : egli non ignora (sarebbe fargli troppo torto il supporlo solamente) che il Lombroso disse e sostenne sempre avere i fanciulli tutte le caratteristiche dei selvaggi. Non ignora il signor Niceforo - siciliano - che i bimbi in Sicilia giuocano ai ladri .•.. Ebbene malgrado ciò, in faccia ai ragazzi di Nuoro che giuocano ai banditi, il nostro autore, per impressionar meglio il suo pubblico, tinge di perdere l'equilibrio, stupisce, inorridisce e resta lì con tanto di bocca aperta come una grottesca statua della meraviglia. Chiuda pur la bocca., signor NiceforC", e non s' impunti a dar come prove incontestabili queste pantomime, perchè (dovrebbe saperlo anche lei) o la pantomima riesce, e fa ridere, o non riesce e fa sbadigliare. Due risultati poco lusinghieri per chi professa scienze. Un'altra osservazione curiosa che pretenderebbe fissare il grado di barbarie della Sardegna (e non può essere diversamente, perchè il Niceforo sembra non miri ad altro, e scriva a tema obbligato) è questa : « In alcuni paesi - egli dice - per manifestare la loro gioia, vi vengono incontro scaricando i fucili in aria - nè piu nè meno di come si fa nelle· tribu dell'Africa ». Davvero? Evidentemente il signor Niceforo si aspettava di essere ricevuto con girandole e fuochi d'artifizio ... Ebbene lasci fare; un'altra volta gli daremo anche questo contentino! 1 Intanto, se me lo permette, io gli osserverò che le costumanze africane degli spari che egli attribuisce solamente alla Sardegna, sono anche di molte parti della penisola, e sotto un certo aspetto, di tutte le città del mondo. Non è questione che di mezzi. Le città ricche spendono somme favolose in divertimenti che alla fin fine non sono che spari, e cioè: girandole, fuochi artificiali, bombe, mortaletti ecc. ecc. in Sardegna dove non ci son danari da buttar via, si contentano di scaricare il fucile in aria. E questo sempre nei villaggetti - badiamo. Ora chi non vede che i sillogismi del signor Niceforo sono errati nelle premesse ? Poichè, valersi di un fatto così comune, e sto per dire quasi universale - com' è quello degli spari - per dimostrare il grado di barbarie di una regione, è come valersi di una qualunque delle funzioni animali per mettere allo stesso livello tutte le razze : e allora il signor Niceforo arriverà a farci un sillogisma come questo, per esempio : Tutti gli uomini neri mangiano; i bianchi mangiano pure, dunque i bianchi sono neri ! E qui ecco di nuovo il nostro autore che fa il Nesci e fo1ge di dimenticare che in molti paesi della Sicilia (come in moltissime altre parti d'Italia e di fuori) il sabato santo si dà segno di grande gioia per la risurrezione di Cristo con un nutrito fuoco di fucileria. Queste cose il nostro autore le sa perfettamente ; se le ha taciute gli è perchè così esigeva il tema obbligato. Ora negli studi scientifici è lecito essere rude, franco fino alla brutalità., ma non è permesso fare il frate. Ometto per brevità e per non ripetermi, parecchie altre osservazioni di questo genere e dello stesso valore, non senza avvertire il signor Niceforo, per l'avvenire, che certi fatti prima di assurgere alla- dignità di prova, han da passare per quel rigoroso crogiuolo eh' è l'esame attento minuto e profondo ; esame che manca nel suo libro e della cui mancanza blandamente lo rimprovera il suo stesso maestro, il Ferri. Vediamo la coerenza del signor Niceforo. Egli da principio dice bianco, poi nero, poi di nuovo bianco, poi rosso, insomma ne dice di tutti i colori : un vero Rabagas. Io non mi prenderò la briga di contraddirlo perchè egli si contraddice splendidamente da sè ! Carte in tavola. Nella prefazione il Niceforo scrisse: « I m1e1 am1c1 della Sardegna non si dorranno se ho mostrato qualche volta la loro forte e bella isola come attraverso à un_ prisma sanguigno. Essi sanno che le piaghe sociali si guariscono, non col silenzio pietoso, ma con la indagine rischiarata dalla luce del Vero: così i tisici arboscelli morenti nelle tenebre rifioriscono al bacio e al sorrisodel sole. » E il sole, si capisce, in questo caso è il signor Niceforo, il quale sembra generosamente dirci : Tranquillizzatevi, la malattia non è terribile quanto pareva a tutta.. prima; rimedio ce n'è ancora, e poi sono qua io l Nella prefazione - dunque - i mali sardi sono guaribili. Ma ecco che man mano che il libro procede, il suo autore si ricorda del tema obbligato, e allora scrive che in Sardegna e' è « una preziosa gemma criminale » ( quell'aggettivo prova di qual natura siano certe compiacenze del signor Niceforo) e lascia capir fra le righe, che la miglior cosa sarebbe sprofondar l'isola sott'acqua; tenerla così per due o tre giorni; poi rimandarla su bella, pulita, spopolata, e buttarvi sopra nuovi semi di piante,. d'uomini e di bestie. Ma subito dopo, temendo di aver mortificato i sardi.,. quasi ad attenuare la crudelta del proprio giudizio, soggiunge a pag. 29 e 30: « Non è da maravigliarsi dell'esistenza di una spe- « ciale zona criminosa in un dato paese. In tutte le re- « gioni d'Italia, e quasi in ogni provincia si additano « alcuni villaggi per aver somministrato una serie non « interrotta di speciali delinquenti: così le colonie Alba-- « nesi sono tristemente celebri per il brigantaggio: la « Liguria, Campofreddo e Massa sono proverbiali per gli « omicidi: Pozzolo per le grassazioni nel Lucchese, Ca~ « pannoni per gli assassini. Nell'Italia del Sud, Sora, « Melfi, S. Fede diedero sempre briganti fin dal 1660! » Questa è tutta roba scritta da Lei signor Niceforo. O come ha fatto, allora con un concerto di questa imponenza sotto gli occhi, a rimproverare i sardi di suonar troppo forte? E qual' è il criterio d'onde Lei mosse per appioppare a noi certe specialità ? Qui, il nostro autore, o che fosse pentito di aver troppo attenuato, o che prevedesse l'obiezione, cambia. di nuovo atteggiamento, e per voler stare sulle sue, fa. come gli ebrei in ghetto, i quali sprezzano l'oggetto che comperano e magnificano quello che vendono. Temendo di aver, con quella concessione imprudente,. troppo deprezzata la gemma da iui scoperta, tenta rialzarne il prezzo e il valore scrivendo a pag. 58: « che la razza sarda è inadattabile, che è impossibilitataa pro., gredire e ad evolversi; che è una popolazione cristallizzata, immersa in un passato che non ha ragione di esistere, e che pur avendo coscienza del presente non si mette a battere la strada nuova che le si apre da-- vanti ecc. ecc. Senonchè, di lì a poco, il signor Niceforo si ricorda ch'egli è il sole, che ci ha promesso i suoi baci e i suoi sorrisi, e parodiando, allora, il sorgi e cammina di Cristo a Lazzaro, scrive a pag. 205 : « E allora noi diremo al popolo di Sardegna: Non aspettate l'aiuto dal di fuori, ma muovetevi da voi medesimi !!... » Ah ! burlone d'un signor Niceforo ! E la promessa di guarirci ?... E scomodarsi a venire fino in Sardegna drappeggiato da Messia per dirci ... che ci guarissimo da noi ! Ma come vuole che ciò sia possibile, se un momento fa Lei stesso ci ha gridato, strombettandolo in tutti i toni, che siamo cristallizzati nella impossibilità di evolverci e di progredire ? Se Io dicevo io che il signor Niceforo non ha bisogno di contradditori ! E questa è sempre la conclusione cui approda chi manca di chiarezza nell'ideale, di precisione nello scopo, di sincerita nello scrivere. Ebbene, malgrado queste aperte contraddizioni, che uno scolaretto del Ginnasio rileverebbe sorridendo, la nota dominante, il ritornello eterno del libro del Nice-

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