Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 24 - 30 giugno 1899

RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Il ALIA: anno lire 5 j semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nuD1.ero separato s Oent. ~O AnnoIV. - N. 24 Abbonamento postale Roma 30 Giugno 1899. Sommario Contro lo Statuto. Giudizi non sequestrati della stampa monarchica sul catenaccio politico. La difesa dello Statuto alla Camera ('Dal resocontoufficiale stenogrn.fico - Seduta del 28 giugno). LA RrvrsTA: Epilogo. L'ultima vergogna. (Jt processo.Acciarito). On. Dr. NAPOLEONCEoLAJANNI:A proposito di una storia della Finanza italiana. CARLODE ANGELtS: Per la Sardegna calunniata. Dr. P. BRIGANTI:Americanismo o imperial;smo? 'l(ivista delle Riviste. 'l(ecensioni. Ed eccoci giunti, con questo numero al quinto anno di vita della Rivista Popolare. Se guardiamo al cammino percorso, se ricordiamo le lotte, i sacrifici, il lavoro che abbiamo dovuto affrontare, tenaci e sereni, per questa nostra pubblicazione, lo dichiariamo francamente: noi siamo soddisfatti, perchè ormai la vita della Rivista è assicurata. Per quanto ce l'ha permesso lo scarsissimo utile verificatosi ogni anno, noi abbiamo introdotte tutte quelle migliorìe che ci erano possibili e che ci sembravano più urgenti ; ma non basta : noi attendiamo dagli amici che ci hanno sorretti sin qui ancora un aiuto rer agevolarci la strada che vogliamo ancora percorrere. La Rh>ista che coi premi che dà è ormai diventata semigratuita ; La 1-Uvista che quest'anno da per premio un libro di grande attualità, atteso c0n tanta impazienza nel mondo politico e letterario, }'ATTRAVERSOALLA SVIZZERA del Prof. Ettore Ciccotti: una pubblicazione che sarà anche splendidamente illustrata, con la copertina a colori e con numerosissime incisioni nel testo, eseguite appositamente a Milano; La ldvista che, pur mantenendc,si ferma ai suoi principi, non si chiude nelle strettoie delle sagrestie politiche od eco• nomiche; che tratta largamente le più importanti questioni del giorno; che nella rubrica della 'l(ivista delle 'l(iviste cerca riassumere, in poche parole con molte idee, tutto ciò che di migliore si pubblica nelle altre riviste sì italiane che estere; che ha una redazione effettiva come poche altre in Italia La Rivista non dovrebbe esser difficile per gli abbonati di raccomandarla nel cerchio delle loro amicizie e relazioni. Noi contiamo sui nostri amici lettori per questa pruova positiva di incoraggiamento e di solidarietà. I vecchi e nuovi abbonati che desiderano ottenere il libro Attraverso la Svizzera del prof. Ettore Cieco/ti devono unire centesimi sessa11ta l prezzo annuo ài abbonamento. Gli abbonati semestrali de,·ovo pagare lire una. Coloro che vogliono contemporaneamente la seconda ediz. del Socialismo dell'on. Colajanni e l'Attraverso alla Svizzera del Ciccotti devono aggiungere L. I ,5 o. La IUvista c~i due premi riesce assolutamentgeratuita. Preghiamo caldamente i vecchi e nuovi abbonati a mettersi in regola coli'ammi11istraz.io11reic, ordando loro che, come di regola generale,gli abbonammtia tutte le riviste si pagano anticipatamente. Coloro, tra i lettori che non hanno completa la collezione della " Rivista ,, e desiderano i numeri arretrati sono pregati di rivolgersi non più tardi del mese di agosto, all'Amministrazione, che, ove possa sod• disfare le domande, spedirà subito i numtri richiesti. CONTRO LO STATUTO A noi non regge l'animo di scrivere intorno agli ultimi avvenimenti. Se dovessimo esprimere la centesima parte di ciò che sentiamo procureremmo non uno ma cento sequestri, non seguiti come d'ordinario, da alcun processo. Preferiamo rimettercene al giudizio degli altri : al giudizio dei monarchici che non hanno perduto la testa, che hanno ancora un resto di culto per la legge, pel patto fondamentale dell'unità, che sentono tuttavia la dignità di un'assemblea e che credono nella utilità del regime rappresentativo calpestato dalla incosciente impulsività di un ,eccbio arnese da caserma, che crede poter sostituire l'audacia inconsapevole dell'ignorante, e la brutale durezza soldatesca alla sapienza politica e all'autorità che fanno l'uomo di stato. Perciò oggi pubblichiamo : r · alcuni articoli, non sequestrati, di giornali monarchici ; 2 • alcuni brani dei discorsi pronunziati dagli on. Zanardelli, Bonacci, Nocito, Colombo e Branca il giorno ventotto giugno. A prop0sito di ques:i disco: si noi che spt sso slamo stati severi, ma giusti estimatori della condotta della sinistra storica, sentiamo il dovere di dichiarare che in questa solenne occasione, in cui furono poste in giuoco le istituzioni vigenti e la stessi ragione di essere dello Stato ltaliano, essa ha fatto il proprio dovere. In nome del paese gliene rendiamo grazie ; e ne rendiamo grazie particolari a Giuseppe Zanardelli che colla fiera lettera di dimissione da Presidente della Camera prima, e col nobile dis:orso del 28 Giugno dopo, ha mostrato di volere ritornare, un atleta del Parlamento. Del ventre della Camera non occorre occuparsi ; esso si è mostrato d.:gno del suo ignobile passato: incapace di s1anci generosi, incapace di sentire l'alta missione dei rappresentanti del popolo. Là non siedono deputati, ma sta la folla - come la chiamò Crispi - la cui azione si riduce agli urli, ai borborigmi ed ai voti servilmente accordati a qualunque ministro, che imperi a Palazzo Brascbi e distribuisca lavori ed onori. Che dire della destra ? 11 contegno dei suoi maggiori uomini fu semplicemente indegno. L' on. Colombo, cui non lesinammo mai le lodi dovute ad avversario leale ed elevato, pronunziò un discorso veramente ammirevole - che in gran parte riportiamo -: la cri-

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI tica dell'atto insano compiuto dal generale Pt:lloux fu efficace, spietata e matematica nella sua precisione, ma contro la logica, contro il buon senso, contro il proprio decoro ed il proprio passato l'on. Colombo votò in favore del ministero, il cui capo, non aveva pur esitato a confessare, con una sfacciataggine naus!ante, di avere commesso un atto illegale - non eccezionale, come fu f aisato poi nel resoconto - colla pubblicazione del famoso Decreto-legge a scadenza fissa. In quanto all'on. Di Rudinì preferiamo tacere : egli fu semplicemente compassionevole. Il grande dibattito ridusse alle proporzioni di una interpetrazione del regolamento, con una casistica gesuitica che disgustò tutti. In fondo egli subordinò tutto ai criteri della succrnsione nella crisi eventuale, che avrebbe prodotto il voto contrario al ministero. Per la paura di vedere cadere il potere nelle mani dell'on. Sonnino egli si chiarì adatto ad essere g.wernato dallo staffile dell'on. Prinetti: il capo audace della Vandea lombarda! Il giorno 28 se Lanza, Minghetti, Sella, Spaventa fossero tornati a Montecitorio avrebbero cacciati dagli scanni quei deputati, che disonora vano la destra antica - nelle cui file segnaliamo come nobilissime · eccezioni gli on. Gìusso; Lucca, De Martino, Ambrosoli, Ama boldi, e Pozzi. i.'astensione di Giuseppe Biancheri, salutata con un lunghissimo e nutrito applauso di gran parte della Carnera, fu la condanna più umiliante per la destraI Gli onori della me mora bile giornata del 28 Giugno rimasero all'estrema sinistra. Essa che colla energia e col suo valore, isolata e scarsa di numero, per venti giorni seppe tener testa alla maggioranza servile votatasi altà causa della reazione, assicurandosi la riconocenza del paese e l'ammirazione degli stessi avversari, in quel giorno col silenzio religioso, colla calma e colla sere• nità che vengono dalla coscienza piena della propria forza parea che dicesse ai partiti costituzionali : de re vestra agilur. Ad essi lasciò la parola con una abnegazione e con una genercsità pari s~ltanto al tatto politico rivelato. L'Estrema sinistra riconfermò ciò ch'era conosciuto: essa sta a Montecitorio non per dare la caccia ai portafogli, per annaspare ed arraffare gli avanzi imputriaili del potere, ma per difendere la causa santa della libertà - la gran madre del benessere e della ci dltà. Il silenzio, la calma, la serenità dell'Estrema il giorno ventotto tolsero ogni pretesto all'obbiezione di quei disgraziati i quali giustificarono sempre i voti dati ad un governo indegno di un popolo civile, colle frasi solite, stupide quanto menzognere : abbiamo votato pel rninistero come ' re.izione contro le intemperanze della Montagna I Questa massa di deputati, che non ha nemmeno il coraggio della propria abiezione, che tenta sempre coonestare con pretesti a base di bugie, è stata smascherata il giorno 28 Giugno e messa alla gogna dal silenzio dell'Estrema. E sia onore e plauso a quest'ultima, che ha ben meritato dal paese in nome del quale ha tenuto alta la bandiera del diritto e della libertà. GIUDIZI NON SEQUESTRATI della stampa monarchica sul Catonaccio Politico Dall'Italie di Roma (Num. del 24 Giugno) : L'atto compiuto ieri dal ministero di Sua Maestà Re, segnerà una data memorabile nella storia costituzionale parlamentare del nostro paese. La Religione dello Statuto, che fu per cinquant'anni il culto sacro degl' italiani, è stata violata. Dei ministri incapaci di tener testa ari una situazione difficile creata da loro stessi, hanno avuto l'audacia d' inaugurare un periodo politico che non ha niente di comune con cinquant'anni di storia, di cui l'origine risale ai grandi e legittimi trionfi del Re Galantuomo. Si ha un bel dire che l'ostruzione dell'Estrema Sinistra rendeva indispensabile la misura che si è presa. Non è vero. L' impossibilità di andare avanti nella discussione dei progetti politici, non è nata dall'ostruzionismo, ma dalla indiffe renza della Maggior:inza, irritata, disgustata, scandalizzata dalla disinvoltura ministeriale e specialmente del presidente del Consigtio, pronto a passare dal polo Nord al polo Sud, da Fi~ nocchiaro-Aprile a Bonasi, da Fortis a .Visconti-Venosta, dal suo proprio progetto a quello della Commissione, da quello della Commissione ad .un altro progetto tutto differente, da quest'ultimo a un quarto che non è però nè il primo, nè il secondo, nè il terz0. Si è inaugurato un si sterna che tocca alla nostra Costituzione sacra, precisamente quando l'ostruzione stava per finire. L'articolo 1° della !erge era stato votato; senza la disgraziata idea di complicare la situazione con un progetto di modificazione del Regolamento, il secondo sarebbe stato anche approvato. Il più grande sforzo o il più gran sacrificio che si sarebbe potuto domardare al Ministero ed alla M2ggioranza sarebbe stato quello di temre sedute fino al 1 5 o al 20 luglio, data che non è niente di eccezionale per la Camera italiana. Tutt'al più, dopo il voto sui dodicesimi provvisori si rarebbe potuto consacrare anche la seduta antimeridiana ai progetti politici. Il presidente del Consiglio aveva mille mezzi di lottare con l' Estrema Sinistra: i suoi colleghi deputati Baccelli, Boselli, Carmine, Salandra, Lacava, che, durante tutta la lotta, non hanno dato segni di vita, potevano, dovevano anzi fare intendere la loro voce, intervenire nella discussione, Esortare la Maggioranza a compire il suo dovere. Si poteva fare ciò che fece Crispi nel 1894, autorizza odo alcuni suoi amici a negr ziare una tregua con Cavallotti (I). Si poteva convocare, come avevamo detto noi, gli uomini notevoli della Camera, gli f x-presidenti del Consiglio, e mettersi d'accordo per por termine allo scandalo. Ma no ! Non si è tentato niente, niente pensato, niente proposto, perché si aveva gia l' intenzione occulta di ricorrere alla violenza. Si direbbe che il generale Pelle ux e i suoi colleghi vedessero con piacere l'ostruzionismo, perchè era la loro unica ancora di salvezza, l'espediente più sicuro per conservare nelle loro mani i portafogli, conquistati in un quarto d'ora di torbidi, e senza :ilcuna indicazione della Camera ..... Si dice, con e pn.testo, che bisogna ad ogni costo non darla vinta all'Estrema, ma non è che una sciocchezza I Che i deputati. si mettmo in guaràia I Giammai si è servito così bene l'Estrema Sinistra come i ministri l'hanno servita ieri. Non è con degli atti come quello compito ieri dal Ministero che Daniele Manio si sarebbe nel 1859 accordato colla Monarchia dichiarando che al di fuori d'essa non vi sarebbe stata salvezza; non è colle violenze di cui i ministri hanno dato ieri spettacolo che uomini come Garibaldi, Bixio, Cosenz, Medici, Cairoli, Fabrizi, Crispi, Pallavicino, Tecchio avrebbero fatto risuonare da un punto all'altro della Penisola il grido fatidico d' Jlalia e Vittorio Emanuele ; non è con degli atti simili che uomini come Azeglio, Cavour, Scoplis, Alfieri, Bixio, Farini, Ricasoli. La Marmora, Fanti, Rattazzi, Depretis, Spaventa, Poerio, Torre-Arsa, avrebbero accompagnato e seguito il Re Galantuomo da Novara ai Campidoglio. Che i deputati vi riflettano : ch'essi evochino nel loro spirito i grandi ricordi della nostra storia gloriosa, e che si domandino, avanti di dare il loro consenso ad un primo tentativo di strappare lo Statuto, ove si potrebbe giungere un giorno o l'altro e quali ne sarebbero le conseguenze per l'edificio eretto dal Re Vittorio Emanuele, il padre della Patria. Dal Tempo di Milano : .....Oltre diciannovemila elettori, a Milano, in questo grande centro di masse operaie, cr,ntro le quali si esperimentarono i più spietati metodi repressivi, hanno compiuto una grande rivendicazione politica, senza che la vittoria fosse turbata dal più lieve disordine. Ove sono, dunque, le ragioni di una politica reazionaria, la quale - per quanto sia apparsa in ogni tempo e in ogni paese assolutamente inefficace - potrebbe essere spiegata, non diciamo giustificata, dalla suprema necessità della difesa sociale ? Dall'Economista, la nota e moderata rivista di Firenze, nell'articolo « Senza Parlamento»: « Siamo molto lontani dal giudicare benevolmente la condotta della estrema sinistra in questa occasione, ma d'altra parte siamo anche troppo attaccati alla libertà per non esprimere il vivo rammarico che ci procura qualunque forma di arbitrio. Non abbiamo dimenticate le lezioni di diritto costituzionale, nelle quali è spiegata la completa e piena sovranità della Camera, alla quale unicamente spetta il giudizio sopra sè stessa, per ammettere corretto che il governo, emanazione di un partito, possa erigersi a giudice del come la Camera compia l'opera (1) L'on. Colajanni in un breve articolo pubblicato nel 'Don Chisciotte ha ricordato che per due volte ha fatto fare tentativi di questo genere presso il Ministero. - N. d. 'Jl.

RIVISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOL\ALl propria. Comprendiamo perfettamente che la situazione era _grave, difficile, forse insostenibile, ma d'altra parte i governi debbono governare col Parlamento e non hanno alcun diritto di esimersi dagli inconvenienti che porta con sè il sistema parlamentare ». . ' . . . « Nè il governo deve illudersi per le approvazioni che la sua tendenza può oggi incontrare presso molti ; - quando l'eccitazione attuale sarà calmata, il ricordo dell'ostruzionismo e delle violenze sarà sbiadito, ma quello dell'arbitrio, col quale si voles~e scemare o quasi l'opera buona o cattiva del Parlamento, rimarrà come esempio e costituirà un pericoloso incitamento. » Dalla Sentinella delle .Alpi, il giornale monarchico piemontese diretto dall'ex-sottosegretario di Stato Galimberti: Si può deplorare fin che si vuole il sistema di lotta che l'estrema sinistra - alla quale d'altronde non rimane larga scelta di sistemi - ha adottato ; ma non si può dis:onoscere che essa estrema lotta disperatamente per un'alta idealità, per la tutela di quei didtti di' libertà che la legge fondamentale dello stato concede ai citt:idini; mentre d'altra parte, da quella dei ministeriali, non si lotta che per darla vinta ad un ministro assolutamente privo di carattere e di principii, che del governo d'un grande paese dimostra non aver neppure una lontana idea, e che dopo essersi rimangiato tutto quanto era st.ito da lui proposto in fatto di leggi e di provvedimenti d'ogni grnere, cocciutamente si ostina a pretendere l'approvazione di quelli di cui non solo si sente meno il bisogno, e sul testo dei quali non è d'accordo colla commissione parlamentare, nè colla maggioranza, nè cogli stessi colleghi del gabinetto, ma che destano maggiore ripugnanza, e che sempre p:ù irritano gli animi, suscitano nuovi rancori, fanno fermentare il lievito di nuovi e più implacabili odii, ed allargano il sos?etto \'erso quelle htituzioni che Vittorio Emanuele diceva essere dal popolo apprezzate in ragione del bene ch'esse procurano. Ciò che succede alla Camera, e che rende inevitabili altre maggiori violenze, altri maggiori guai, profondamente rattrista chiunque in una ben ordinata libertà, quale appunto possono darci - e già ci diedero - le cinquantenarie nostre istituzioni costituzionali, vede il più sicuro mezzo per mantenere salda e per fortificare quella unità patria che tanti sacrifici costò ai padri nosrri. Tuttavia non ci riesce di dar torto, in questo accanito dibatt;to, alla parte estrema della Camera la quale, come già abbiamo rilevato, agisce in nome di un altissimo principio, che nell.t storia dei popoli indusse a ben altre e più fiere lotte di queste che a Montecitorio ora si combattono. Piuttosto è a deplorare - oh quanto I - che, e libertà dei cittadini, e dignità del parlamento, ed incalzanti veri inte• re,si del paese, siano posti ai più duri cim~nti, ai più fieri pericoli, all'unico scopo di conservare alla testa del g,werno d'Italia un uomo il qual<-', da quasi un anno, va in ogni modo industriandosi per dimostrare che, di testa appunto, egli è assolutamente sprovvisto l Dal Cajjaro, giornale monarchico di Genova: Una volta, era fèrma e tranquilla convinzione generale che la legge fosse non soltanto immutabile e precisa, ma che dovesse essere osservata così dagli umili come da coloro i quali la fortuna, o la combinazione aveva portato in alto della scala sociale. Più o meno barbara nella direzione, tuttavia la legislazione italiana, fu ammesso fino a poco tempo fa, provvedeva a tutti quanti i reati possibili ed immaginabili, compresi i politici, comminando ed applicando le pene dovute. Ad esempio, il codice penale, accanto alla enumerazione delle differenti qualità di furti, di bancarotte, di falsi ed altri crimini consimili, registrava e registra una lunga serie di imputazioni riferibili alle grida sovversive, agli atti diretti a turbare l'ordine pubblico, a mutare la forma di governo, a menomare, offendere e calpes'.are le prerogative dei poteri irresponsabili e finanche al regicidio. Orbene, sapendo tutto ciò, era generale credenza che og11i cattiva azione futura avrebbe avuta nella fredda ed insospettabile legge comune il giudice naturale ed il naturalissimo castigo. Invece <lacchè fummo costretti ad assistere ai moti di Sicilia, di Toscana e della Lunigiana e più tardi, a quelli più dolo~osi di Milano, s' è trovata la ipocrisia d'una legge eccezionale per sottrarre al giudice comunale il delinquente CO• mune, e, nella militarizzazione del diritto e della giustizia, si è tentato ottenere il rimedio oppo:tuno a cancellare ogni om• bra di avvers:one all'attuale stato di cose, e, nello stesso tempo, il rimedio atto ad accrescere il num~ro .e la vigoria nell'elemento sinceramente devoto alla patria ed alle istituzioni costituzionali. E, come tutto ciò non bastasse, come non fosse sufficientemente dolorosa la sospensione momentanea ed occasionale della legge comune in dati momenti ed in ispecialissime circostanze, s'è concretata tutta intera la formola per legalizzare l'arbitrio dimostrando come la vita d' un popolo possa avere dei periodi co.;ì strani, dei momenti psicologici così tipici, che una legislazione accezionale diventi necess.1ria e... naturale. Dalla Ganetta del Popolo di Torino : « Dopo il catenaccio sugli zuccheri, sul caffè, sul grano, abbiamo avuto quello sulle « pensioni »; oggi ci si annunzia quello sulle riunioni, sulla stampa, sugli scioperi. cc Che cosa rimane adunque a'.lcora da incatenare ? cc Se è vero, come pur troppo temiamo, che i provvedimenti politici, per quanto diluiti ed emendati, saranno in ultima ana• lisi applicati per decreto reale, le garanzie della liberta riceveranno una profonda ferita e i partiti estremi avranno una buona piattaforma per le loro agit,>,zioni sovversive. « Ci pensi cui tocca; per conto nostro, quand'anche la Camera, come è probabile, desse al ministero un bill d indennità, riteniamo che gli avvenimenti odierni lasciera1111su0lle istituzioni rappresentative un'impronta, che non sarà così presto cancellata. >> (Dal resocontoufficiale stenografico- Seduta def 28 giugno) Discorso Bonacci Bonacci. Oi1orevoli colleghi I L'onorevole presidente del Consiglio, se io ho bene in:ew, ha distinto due questioni. La prima riguarda la forma del procedimento che si dovrebbe adottare per l'esa'Ue e l'approvazione del disegno di legge, ch'egli ha prèsentato; l'altra riguarda il contenuto del decreto del 22 giugno 1 899, ed io aggiungo, i diritti e la dignità di questa assemblea. Nel giugno del 1898, facendo parte di un Ministero che ebbe breve v;ta, io presentai alla Camera alcuni disegni di legge relativi al diritto di associazione, alla stampa, allJ. tutela dei pubblici servizi. Non è questo il momento per spiegare quali erano gli intendimenti di quel!' Amministrazione, e a quali fini erano ordinati i provvedimenti politici da ess.1 proposti ed i provvedimenti economici che presentò insieme ai rrovvedimentì politici. RicorJo il fatto unicamente per dimostrare che io non parlo per odio contro i provvedimenti proposti dal Governo, poichè non son'J dell'opinione di coloro i ~uali a priori es:ludono la possibilità che un Parlamento, che il Parlamento italiano, si possa occupare di una legge cht disciplini il diritto di associazione, di una legge che riformi l' Editto Albertino sulla stampa, di una legge che meglio provveda alla tutela dei pubblici servizi. Nei giorni passati io ho partecipato lealmente a tutti i ten• tativi che sono stati fatti in quest'aula per vin:ere l'ostruzionismo, e mi disponeva a cooperare lealmente con la maggioranza nell'ultimo e più efficace sforzo diretto a questo fine, purchè fosse guidato dal senno e dalla prudenza, e non costituisse un rimedio pe11giore del male, purchè non ledesse diritti sacri ed inviolabili, purchè non offendesse i supremi interessi dd Paese. Io non posso dunque essere sospettato di tenerezza per l'ostruzionismo. Ma oggi non sono più io questione i provvedimenti politici; oggi non è più in questione, me lo perdoni l'onorevole presidente del Consiglio, neanche l'o,truzionismo: oggi ci troviamo innanzi ad un fattu nuovo ed assai più grave, che non siano i tentativi fatti con successo per molti giorni dalla minoranza per opprimere i diritti della maggior.inza. Oggi è minacciato il Parlamento tutto, senza distipzione di

RIVIST À POPOLARE DI 'POLITICÀ LETTERE E SCIENZE SOCIÀLI part1t1; e ggi sono offesi i diritti statutari e la dignità del Par• lamento (Bene! Bravo! a sinistra), perchè il contenuto del decreto 22 giugno noi lo conosciamo, e si può riassumere in questo:: è stata fatta al Parlamento una intimazione che nes• suno al mondo aveva il diritta di ,fare; (Benissimo). Pelloux, presidente del Consiglio. E stata fatta altre volte. Bonacci, sono stati prefissi al Parlam~nto termini perentori per fare quello eh<:!il Parlamento ha diritto di fari! o di non fare, se, come e quando mEglio gli piaccia; (Beuissimo ! Bravo!) una stolta dichiarazione è stata fatta, e cioè: che se in un determinato tempo il Parlamenta non faccia quello che il Governo gli impone di fare, un Decreto Reale eh-: approva provvedimenti legislativi di primo ordine, relativi a 1 diritto di associazione, al diritto della libera manifestazione del pensiero per mezzo dell.t stampa, alla tutela dei pubblici servizi, con importanti modificazioni del Codice penale, questo decreto si tr ..sformerà in legge sotto gli auspici e l'influsso della canicola .. Presidente. Permetta, semplicemente per una questione di ordine. (Rumori all'estrema si11istra). Lascino dire, perchè io parlo in tutela dei diritti di tutti i deputati. Bonacci. Ho sotto gli occhi il decreto, e l'ho letto attentamente .... Presidente. A me pare quest0, che la Camera deciderà che non essendo l'argomento posto all'ordine del giorno, volendo nel modo piu sollecito fare questa discussione, che io comprendo debba essere fatta, logicamente, stando alle forme regolamentari vi sia bisogno di presentare una mozione ... Gallo. È qui, e' è la mozione. Presidente. Ed è per questo che io quando ho dato facoltà di parlare :ii deputati che si erano inscritti ho detto che la davo non sul merito ma sulla proposta, si:com:! la Camera decide sempre immediatamente sulla proposta del modo come deve essere esaminato un disegn') di legge che viene pr€S!ntato. E ho detto: il presidente del Consiglio ha chie5to che ... Bonacci. Io ho domandato di parlare sulle comunicazioni del Governo. Presidente. Permetta, lasci parlare. Dunque. il presidente del Consiglio ha proposto che l'esame di questo decreto sia fatto dalla stessa Commissione che ha esaminato il disegno di legge ora ritirato. Col parlare di tutto il resto a me pare che oggi si vada ad invadere i diritti di coloro che volevano parlare. E siccome il regolamento dà modo di poter fare la discussione mediante una mozione, così ho creduto di fare questa avvertenza. Bonaccì. Ho ch:esto la facoltà di parlare e credo di averla ottenuta sulle dichiarazioni importanfr,sime fatte dal Governo. Presidente. Non sono all'ordine del giorno. ('](umori). Bonalci. E si tratta di una questione urgentissima, come sono tutte quelle che riguardano la dignità della Camera, perchè se vi fosse (e spero che non vi sia) una maggioranz1 in questa Camera, che accettasse le intimazioni, le prefissioni di krmini e le altre dichiarazioni che sono in questo decreto, io piangerei sulla sorte delle nostre istituzioni ('l(urnori vivissimi - Bravo ! Bene ! a sinistra), e non mi sentirei piu degno di sedere in questa assemblea. Questo io penso e dico francamente; se vi sono colleghi che in ciò dissentono da mt>, mi dispiace per loro. (Rumori). Ho detto ciò che contiene di offensivo per i diritti e per il decoro del Parlamento il decreto del 22 giugno 1899. E dopo ciò dovrò io dimostrare l'enormità di questo atto? La dimostrazione sarebbe superflua per coloro che conoscono i diritti e sentono la dignità di quest'assemblea popolare; la dimostrazione sarebbe inutile per coloro che questa conoscenza e questo sentimento non hanno. Dirò solo, che se -il Parlamento tollerassee sanzionasse cou la sua acquiesce11zasiffatta aggressione alle sue prerogative ed al suo decoro, sarebbe morto. (Vivissimi rumori a destra e al centro). Quale è la riparazione che possiamo esigere ? È inutile dissimularlo: il mio pensiero e il vostro vanno naturalmente all'articolo 47 dello Statuto, dove il sapiente legislatore ha posto l'antitodo per questi malanni. Ma ho sentito da più parti parlare di scuse e di circostanze attenuanti per i ministri. Si dice che essi non sapevano quello che facevano. Ed io non sono lontano dal crederlo per alcuni dei ministri (Si ride); ma mi meraviglio altamente di quell'anima pia e timorata dell'onorevole Bonasi, il quale non ha compreso che egli era il custode della legalità ed aveva il dovere di dare buoni e leali consigli per sè e per quelli dei suoi colleghi che non fossero competenti in questa materia. Perchè egli non si è opposto ? Come mai ha egli consentito a disonorare la sua canizie partecipando a questo atto ? (Lunghissimi e prolungati rumori e interruzioni a destra e al centroed approvazioni a sinistra). Onorevole Sonnino, è inutile che mi faccia il viso dell'armi; io veggo il Rubicone, ma Cesare no1i veggo. (Approvazioni). Sì : era suo dovere di arrest:ire i suoi colleghi al mal passo, di opporsi energicamente alla infrazione del p:ttto fondamentale fra il Re e il popolo icaliano, che non può essere commessa senza chiJmare sulla palria le piu gravi sciagure. Ma giacchè tra gli stessi oppositeri del Governo vi sono non pochi disposti ad accordare ai ministri le circostanze attenuanti, la piu mite riparazione che possa dar,i al Parlamento, atrocemente offeso, è la espulsioue dei ministri fredifraghi, per i quali non v' è pit'.1posto in quest'aula. (Benissimo I Bravo I - Applausi a sinistra - Comnunti a·de;tra e al centro). Io confido che un raggio di luce benefica rivdi a tutti gli amici delle istituzioni la situazione nella quale ci troviamo, e faccia veder loro l'abisso nel quale cadremmo, se esitassimo davanti a questo a/tentato contro la libertà e la maestà del Parlamento. Se, come spero, la C:1mera italiana saprà tutelare oggi i suoi diritti e la sua dignità, tutto sarà salvo. Ma se così non fosse, cias:uno di noi dovrebbe pensare alla propria dignità (Rumori - Interruzioni), ed io farei le più ampie riserve per il caso in cui aveS;i la coscienza di appartenere ad unl Assemblea esautorata e vilipesa. (Commenti animati). Come co;:iseguenza di queste mie considerazioni, mi onoro di presentare alla Camera la seguente risoluzione. « La Camera dichiara irrito e nullo il decreto reale del 22 giugno 1899, e censura i ministri autori del medesimo decreto. » (Applausi a silli,tra - Agitazioue e commenti generali). Discorso Branca Branca. Io ho chiesto di parlare per fare una dichiarazione. Dacchè si è presentato in questa Camera il senatore Pelloux col primo e col secondo Ministero, io ho votato sempre in favore del Ministero perchè essendo la situazione politica molto grave, e trov:indoci in momenti nei quali erano da temersi fatti di cui nc;suno potrebbe misurare le co::iseguenze, io ho creduto mio dovere di lasciar da banda qualsiasi dissenso, qualsiasi sfiducia verso questo o quel ministro, verso questo o quell'atto di Governo per salvare il principio stesso del Governo. Ma oggi mi trovo dinanzi ad una violazione costituzionale (che non discuto perchè la dis:uteremo a suo tempo) la quale non ba riscontro nella storia di nessun Parlamento, di nessun paese. Ora skcome la sola forza dell'unità e della monarchia, è lo Statuto ; perchè in quarant'anni di sacrifici noi non abbiamo saputo co11qtdstarneé la gloria, 11è la prosperità, (Commenti - Interruzioni) non abbiamo saputo nè conciliare il sentimento religioso con l'autorità dello Stato nè sostituirvi altri sentimenti : se la piramide elettiva che dagli umili villaggi sale sino al più alto culmine dello Stato, si illfran<,[el,a stessa unità vacilla. E se si lascia l'adito al concetto che, perchè tre, quattro o cinque deputati vengono ad impedire la libertà delle funzioni parlamentari, si debba so;,primere lo stesso diritto parlamentare, io dico, o signori, che non mi sento piu deputato. (Bene 1 'Bravo ! - Applausi a sinistra -- Rumori a destra e al centro - Interruzioni dell'onorevoleSonnino). Onorevole Sonnino, io ho detto, e lo ripeto a Lei e al1' onorevole Prinetti, e a tùtti coloro che vagheggiano questo sistema, che non ne è responsabile il solo Ministero, ma ne sono responsabili anche i capi della maggioranza, che lo hanno ispirato. Ho detto altresì che vi seguirei fino a mettere la ghigliottina nell'emiciclo (Si ride); si..., contro i violatori del diritto del Parlamento. (Bravo I Benissimo!) Signori, io mi sento deputato quanto l'onorevole Ferri ed i suoi amici, e non temo le loro teorie, la cui discussione non mi allarma, ma non posso permettere che sette o otto individui possano impedire la libera manifestazione della volontà della Rappresentanza nazionale. (Commenti). Io non ammetto la tirannia da qualunque parte essa venga (tanto valeva conserv~re l'antica) ma fra quella dell'onorevole Sonnino e quella dell'onorevole Ferri, temo assai più quella dell'onorevole Sonnino. (Ilaritd - Commenti). Così m1 pare di essere chiaro senza lunghe dichiarazioni. Concludo dicendo che non posso approvare che si mandi il Decreto alla Commissione ; e faccio formale proposta che si discuta l'atto del Governo, trattandosi di una altissima questione politica, tanto piu che i provvedimenti, come sono ri· dotti, sono una cosa inutile. In questi provvedimenti, la sola disposizione che abbia qualche efficacia è quella che fu già votata dalla Camera, inquantochè quella specialmente che riguarda gli scioperi è una vera

Rlf'ISTA POPOLARE 'DI POLITICA LET1 ERE E SCIENZE 50CJAL1 sciocchezza giuridica. (Commenti). È una sciocchezza giuridica perchè chi h1 letto il nostro Codice penale sa che l'arresto non è pena preventiva. Quindi che cosa succede ? La pubblica sicurezza arresta gli scio?eranti; li defor:sce al potere g'ud:- ziario, il quale ha l'obbligo di scarceradi, e se anche si proceda per citazione direttissima bisogna passare i tre gradi di g:urisdizione. Di più c'è una disposizione nel Co1ice stesso, la quale dice che, se si tratta di donne e di minorenni, il ma• gi5trato ha la f.1coltà di o:dinare che la pena sia scontata in cas1. Ora, siccome fra gli ufficiali ro;tali e telegrafici vi soJo fattorini minorenni e do:me, ne segue che essi potranno scioperare dopo i provvedimenti politici molto più allegramente di prima. Q]1indi voi fate una violazione costituzio 1ale per nulla; e questo mi p1re, co.ne è st1to dèt:o sottovoce da qual• cuno, non il tragico, ma il comico portato all'ultimo eccesso. Ebbene, di ques o comico io mi sgomer:ito, p~rcbè es;o im· porta la introduzione di un s· sterna che oggi si adotta a proposito di questa legge, domani si potrà apphcare a proposito di non so quale altra legge, di una legge di tass:i, di una legge per aumento di spese militari, e così via. E d'ora innanzi s:irà m:>lto facile f.ir sorgere due o tre ostruzionisti, per poi venir fuori con un decreto. Contro questJsistema cbe toglie al 'P arlame,ilo la f acollà di deliberare, preferisco la soppresilOne pura e semplice della Coslituziou~: quindi dichiaro che non approvo la proposta del Go'lerno, e vo:erò contro sulla quest:one di merito. ( Vive approvazioni a sinistra). Discorso Nocito Nocito. Io non voglio addentrarmi in quella parte delle dichiarazioni del Governo con. le quali lo stesso affermava che i provvedimenti politici erano disposizioni eccezionali, dettate da condizioni eccezionali. Tutto ciò non ha nulla che vedere col modo col quale queste disposizioni sono state dettate. Bene a ragione si è detto, che questo modo è stato la più manifesta violalione dello Statuto. Infatti nella relazione che precede il decreto del 22 ~iugno, si dice che con esso si v0gliono sancire le disposizioni del disegno di legge già adcttato d, ll 1 Commissione parlamentare, e che si trovava in discussione d.iVa'.ltialla Camera. Qui è evidente la violJzione ddb Statuto, il quale con l'articolo 7 dà al Re il diritto di sanzione dopo che i due rami del Parlamento hanno vot<1to una legge, mentre che il Decreto Reale attribuisce al R'! il diritto di s:mzione, quando il disegno di legge non è stato approv ..t J nemmeno da uno dei due rami del Parlamento. Un'altra violazione dello Statuto è stata commessa, perchè mentre que~to nell'articolo 28 dice: La stampl sarà libtra, ma una legge ne r.!primerà gli abusi, l'onorevole Pelloux viene a creare reati di stampa, ed a modificare l'Editto Albertino in ordine alla i t 1mpa con un altro editto; ma con questi differenza, che Carlo Alberto pubblicò l'Editto sulla stampa, qumfo era investito di potere assolu'o, e quindi ancora di potere leg'slativo, mentre ora il potere legislativo è esercitato dalle due Camere e dal Re, e nessuno di questi tre tattori se lo può esclusi vamente attribuire. Il decreto inoltre viola l'articolo 26 dello Statuto, il quale dice, che la libertà individualP. è g2rentita, e che niuno può essere arrestato e tradotto in giudizio se non rye i cc1siprevisti dalla legge, e nelle forme che essa prescrive. E perciò che la materia dei re1ti e delle pene è per sua natura materi1 di legg<', ed è perdò che nel smcire il nuovo Codice penale italiano, Umberto I, approvò l'articolo 1, il quale dice, che nessuoo può esser punito per un fatto che non sia es?ressarnente preveduto dalla legge come reato, nè con pene che non sieno da questa stabilite. Ora l'onorevole Pelloux col Decreto Reale del 22 giugno dà di frego a questi articoli dello Sotuto, e crea reati, e minaccia pene di arresti, come se bJstasse una sua parola a costituire la legge. Inoltre, mentre la Camera aveva già votato il primo articolo dd disegno, ess 1 se lo vede togliere dalle mani, e lo vede un bel giorno comparire nella Gazzetta Ufficiale, in forma di Decreto Reale, e senza eh~ ancora ci fosse stato un Decreto che avesse autorizzato il Ministero a ritirare il disegno di legge sui provvedimenti politici. Questo decreto l'onorevole Pelloux ce lo ha comunicato oggi, mentre egli avrebbe dovuto cominciare di là dove ha finito. Questo nuovo decreto è però una nuova violazione statutaria, perchè non è permesso a nessun Decreto Reale, mentre la Camera si trova investita della discussione di un disegno di legge, mentre ha già approvato uno degli articoli di questo stesso disegno di legge, venire a ri:irarlo. Si può dal Governo ritirare una proposta di legge quando la Camera non l' ha ancora discussa ; ma non si può, senza violare la sua competenza togliere ad essa un disegno di legge, per farne oggetto di Decreto Reale. E quistione di forma, dice il presidente del Consiglio distinguendo la questione di forma dalla questione di sostanza. Io rispondo che egli ha violato la sostanza e la forma. E qui si noti che q :1esto è uno di quei casi nel quale si deve dire forma dal esserei. La forma costi•uisce la sostanza ed è più che la sostanza medesima. Qurndo il potere esecutivo usurpa il potere legislativo, i cardini stessi ddla costituzione politica sono scossi, il potere diventa arbitrario ed a;soluto, e si costituisce quella tirannia il cui carattere sta precisamente in un potere che non ha limiti, cioè nell'usurpazione e nella confusione di tutti i poteri (Bravo I). N è si dica che il Governo si sia inchinato al potere legislativo col presentargli il decreto per convertirlo in legge. Se il Governo ricono;ce che la materia del suo decreto era materia di leg~e, perchè h1 fatto il decreto? e se Era materia di decreto, per.:hè viene davanti la Camera? Viene, si dice, a confessar3i dd suo peccato, ed a volerne f1re la peni:enza. Qu,s'.o sarebbe un sistema molto comodo per tutti i peccatori. Il vero è che il Governo ha voluto sovrapporsi a1la Camera, e vuole ora aprirle la bo;ca a forza per farle ingoiare la pillola. Infatti se 11 Camera non, avrà approvato di convertire in legge il decreto, il decreto rimme, ed andrà in vigore lo stesso come decreto col 20 luglio. se non potrà andare in vigore come legge. Altro che confèssione e penitenza ! Questa e una sfida ed una minaccia. Per colmo di deris:one il Governo chiede, che questo decreto, il quale non è nè decreto nè, legge sia esaminato da quella stessa Commissione parlamentare che aveva in mano il disegno di legge. E qui deve notarsi, che oramai ciò che era eccezione è divenuto regola, cioè che gli Uffici per la cui trafila secondo lo Statu:o devono passare tutti i disegni di legge, or<1.mainon funzionano più che per le piccole cose, e che per le granJi non abbiamo che Co.nmissioni nominate dal presidente o su proposta del p:esidente del Consiglio. Mi c' è qualche cosa di più alto e di più grave che non sia la questione di mandare agli Uffici, o ad una Commissione. Trattasi di sapere se la C-1mera deve tollerare questo nuovo procedimento in forma di sfida o di guerra. Trattasi di sapere se la Camera dei deputati deve essere ridotta alle proporzioni di un Consiglio di Stato, a cui si chiedono dei pareri e non delle decisioni (Benissimo! - Approvazioni) e che il Parlamento chiamato a cus:odire i più importanti diritti dei cittadini, si può mettere da parte, secondo che pare al Governo. . Onorevole Pelloux, sono mo~to dolente di vedere Lei imbarcato in questo mare tempestoso ed ignoto. È già abbastanza che si veJe l'Italia umiliata aU'estero co.1 l'arresto e Ja co:idanna di un generale del cos:ro esercito ('}(umori - Commenti) di fro;1te alla quale il Governo non ha detto e non dice una parola; e che i nostri milioni sieno gettati nel Mar Giallo, senza che il Ministero assuma la responsabilità di queste navi che vanno e che non ritornano, senza che si sappia per~hè vanno, e perchè non ritornano. E però superiore ad oini tolleranza il vedere calpestataall' intemo quella libertà, per la quale non ùidarno si trovano ù, questo Parlamento le tavole plebiscitarie, che sono il contrattochelega la Dinastia di Savoja alla Nazione italiana (Bravo !). Ella, 0110reuole Pelloux, col suo decretolegge ha fatto infrangere quelpatto costituzionale c!Jeuoi abbiamo giurato, e come soldato, e come sena/ore, e come presidente del Consiglio, senza considerareche un simile fatto dà diritto alla nazio11edi rompere queivincoli chedall'altra parte 11ou s0110 osservati. (Rumori vivissimi a destra e al centro - Applausi a sinistra). Discorso Colombo Colombo. (Segni d'alteni_ione). Io foò una breve dichiarazione. Vinti alcuni dubbi che io ebbi, quando cominciò e si svolse l'ultima crisi ministeriale, io ho finito per accogliere con viva simpatia l'avvenimento del secondo Ministero dell'onorevole Pelloux e, d'allora in poi, non gli ho mai negato il mio voto. Ma io non posso trovar corretto il metodo che il Governo ha creduto di adottare in queni giorni. Non è la prima volta che io mi oppongo al sistema di legiferare con decreti-legge; io mi sono sempre dichiarato contrario a questo si;tema ogni qual volta ne fu questione in questa Camer.i; salvo il caso di decreti di catenaccio doganale o di decreti per gli stati d'assedio, perchè in quei casi io riconosceva, come riconoscono tutti, l'urgenza, la necessità assoluta di quei provvedimenti. Io quindi ho combattuto il decretolegge dell'onorevole Giolitti, quando egli credette di servirsene per l'ordinamento delle penstoni, per quanto io debba riconoscere che si trattava di un decreto il quale, se non f JSse stato convalidato dalla C'l.mera, avrebbe lasciato le cose come erano

'R..lVlSTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SClENZE SOCIALl prima, vale a dire non avrebbe recato alcun turbamento definitivo nella materia che doveva modificare. Sopra a tutto io mi sono energicamente opposto al decreto col quale l'onorevole Boselli, allora ministro del tesoro, impose un dazio sul cotone e una tassa sui fiammiferi, che fu riscossa per alci..ni mesi senza essere stata convalidata dal Parlamento, come lo Statuto esige. E mi rammento che allora dicevo all'onorevole Crispi da questi banchi : ma in qual modo intendete che ai reclamanti si renda giustizia, dal momento che i contribuenti lesi si sono rivolti ai tribunali e al Consiglio di Stato, e questi si sono dichiarati incompetenti? E l'onorevole Crispi non disconobbe la legittimità delle mie osservazioni e la assoluta mancanza di garanzie contro simili provvedimenti anormali del potere esecutivo. 9veaquesta volta non si tratta più di questioni finanziarie ,- si tratta di un p1-ovvedimmto a11corapiù grai·e, si tratta niente meno cbe di modificare il Codicepenale e la legge di pubblica sicurezza contro le precise disposizio11di ello Statuto fondamentale del Regno ,' ora mi sono domandato e vi domando: c'era urgenza, <.'era una necessità assoluta di adottare un provvedimento cosi grave ? Io non lo credo ; poichè fu presentato il Decreto di proroga, che precorse il decreto del 22 giugno, precisamente un giorno solo dopo quello in cui la Camera aveva iniziato la discussione della modificazione del suo regolamento. (Bene I - Vive approvazioni). 'Doveva!~lasciar tempo al tempo ,- le ostruzioni non si vincono da un giorno al/'altro,- in altri paesi del mondo, nei cui Parla• menti si è manifestato l'ostruzionismo, hanno avuto maggior pazienza (Bravo!). Dovete lasciare che si esplicasse la forza della maggioranza per vincere questi metodi irregolari. Tanto è vero questo che erano già pronte mozioni per prefiggere un termine .11la discussione del nuovo articolo regolamentare ; e se quelle mozioni fossero state accolte avrebbero certo avuto una efficace azione sopra i metodi ostruzionisti. Ma si dice : non è un vero decreto-legge questo, perchè è · decreto-legge quello che dovrebbe andar subito in vigore,_anche prima della conversione in legge, e questo invece andrà in azione soltanto a un determinato giorno, ove il Parlamento per quel giorno non fosse riuscito a convalidarlo. (Commenti). Ma in realtà mi pare che questo non sia neppure sostenibile; poichè, delle due cose l'una : o avevate la credenza che l'ostruzionismo non si potesse vincere, neppure, come diceva l'onorevole Di Rudinì, con la violenza della Camera su sè stessa, ed allora sapevate, avevate la coscienza che facevate un vero decreto-legge; oppure credevate che l'ostruzione si potesse dominare con mezzi legali e regolamentari, ed allora perchè avete fatto quel decreto ? (Approvazio11ivivissime). Di RudinìCarlo. Questo si chiama ragionare. ColomboGiuseppe. E questo non è ancora tutto, perchè si tratta non tanto di un decreto-legge, quanto di una vera costrizione esercitata sopra il Parlamento, perchè questo decreto equivale a dire : o voi, Senato e Camera, votertte questa legge entro un termine stabilito, o noi l'applicherc mo anche senza il vostro consenso. Pare dunque a me che non ci sarebbe stata la necessità di ricorrere ad una simile misura, la quale finisce per far credere che ad un11.violenza, che però si appoggiava a sistemi ed a disposizioni regolamentari, si volesse rispondere con un atto, per fare il quale bisognava uscire dal limite della legge. (Bravo I - Approvazioni a sinistra). Ora io dico : cosa è ciò che il vero conservatore deve te11dere innanzi tutto a conservare ? 'Deve tendere innanzi tutto a conservare quanto vi !,a di più prezioso per un paese libero, vale a dire lo Statuto. (Bravo I - .Approvazioni ed applausi prolungati) • Le garanzie statutarie si possono interpretare in modo d:- verso ; può anche essere che non siano state sempre applicate scrupolosamente, ma io dico : sta bene, torniamo allo Statuto, se si vuole, ma torniamovi per restarci, non per uscirne. (Bene I Bravo ! - Approvazioni). Quale è stato in sostanza l'effetto di una simile misura? Quello di dare una soddisfazione a quel gruppo che ha continuato a mettere ostacolo, con i suoi sistemi ostruzionisti ai lavori della Camera. Quel gruppo non domandava di meglio che di farvi uscire dalla legalità. Ora io domando al Governo : se quella minoranza ostruzionista, allettata da un simile risultato, continuasse in questo sistema, pensate voi di legiferare per mezzo di decreti-legge sempre? ('13ravo I -' .Approvazioni - Commenti animati). Con questo, o signori ministri, avete creato un precedente terribile : precedente il quale potrebbe essere invocato contro di noi, quando fossimo ì vinti e non avessimo altre armi in mano per combattere, che quelle dateci dalla legge. ( Commeuti). Avete assunto uaa gravissime responsabilità, ed è veramente mol\o difficile per un co~1servatore il condivid~rla, · Nondimeno io credo che una crisi ministeriale in questo momeoto sarebbe di una gravità estrema. ('N,o I 110 ! - Commenti a sinistra). Si, o signori: Una crisi ministeriale in questo momento sa• rebbe interpretata dal ·paese inesattamente, forse anche sioistramente. ('13ra:·o I - .Approvazioni a destra). Per queste ragioni io non mi rifiuterò, onorevole presidente del Consiglio, a darvi un bili di indennità, un voto di acquiescenza, se voi verrete a chiederlo. (Interruzioni a sinistra). Fortis. Che bella logica! ColombeGiuseppe. Non intendo di negarvi un voto dì acquiescenza, ma ho voluto premettere queste dichiarazioni, perchè il mio voto di acquiescenza non significhi aporovaziooe incondizionata di questa misura che costituisce un precedente troppo grave per la stabilità delle nostre istituzioni. ( Commenti e vive interruzioni a sinistra - Approvazioni e congratulazioni a destra - Conversazioni animate su tutti i banchi). Discorso Zanardelli . . . . . . . . . . Zanardelfi. Alcuni oratori che hanno preso parte alla presente discussione, hanno detto che desideravano di udire la voce di coloro che sedendo da molti anni in questo Parlamento sono quasi i custodi delle sue tradizioni, e questa circostao;a mi dà titolo a parlare. Sono prossimi a ccmpiersi i quarant'anni <lacchè ho l'onore di sedere in questo recinto, e non avrei mai_ cr_ed~:o di ess_ere :iser~ato. a vedere il tr~monto di quanto ebbi d1 p1u sacro m vita: 11 rispetto del diritto, perchè lo stesso presidente del Consiglio ha detto che qmsto decreto è illegale (Buvo l a sinistra); la religiosa osservanza dt:lle libere istituzioni; il mantenimento di quelle libertà pubbliche che sono ora manomesse, manomesse nel fine e manomesse nei mezzi (Bravo I a sinistra). Io credo poi che la violazione dello Statuto, come fu dimos1rato da parecchi oratori, non poteva essere fatta in modo più irrisorio per la Camera, per i rappresentanti della Na• zi_one. Al Pai:Iam~nto col decreto del 22 giugno si viene a dire che se s1 s~ngherà pres;o, nel te':'mine del 20 luglio, oppure nel termme prorogabile, come disse testè il presidente del Consiglio, tanto meglio ; altrime·nti si farà senza le due Camere, ed. il decreto andrà in esecuzione egualmente. È un tale d1spreg10 del~a S:~mer_a, e ~100 solo_ delle sue prerogative, ~a della sressa d1g01ta dei suoi membn, da non poter immagmare un'altra forma che più sia di umiliazione per un'a~- semblea. (Benissimo ! Bravo I a sinistra). Ora, una Camera rappresenta!iva verrebbe 1:1eno ad ogni suo dovere se non fosse sollecita delle propne prerogative r~s?luta a II_1an_tenerle~on inflessibile energia. Un corpo po~ litico che s1 piega e s1 prosterna con pusillanime abdicazione n_o1:ha alcuna. ragione di_ es~stere. (~enissimo l - ..Applausia stnis/1:a). Meglio spez_zars1, d1sperders1, _che rassegnarsi a questa vita umiliata ed imbelle. (Applausi a sinistra). Ma non è per questo che io avrei chiesto di parlare se non f~~se _che l'.argomento del pre_sidente del Consiglio si presta prn d1 ogn! altro a condan~ar~ 11decreto del 22 giugno. L'ono~ revole presidente del Cons1gho ha detto più volte ha scritto anche_ nella relazione che precede il decreto dd '22 giugno, ~he s1 dov:evano, ?-ella ~econda _lettura, mantenere i principi 11:f?:1:1-atondel _pnmo disegno d1 legg_e. Orbene, questi princ1p11mformaton nel decreto del 22 gmgno furono da lui com• pl7tamente violati. _Nel_disegno di legge su cui si discusse in pnma let!ura, l~ sc10ghme~to_ ~el!e associazioni era posto sotto la garanz(a ~e~l a_utontà gmd1z1ana .. Adesso questa garanzia, questo pnnc1p10 mformatore, tanto 1mp•)rtante che nella celeb:e discussione del I 878 la contro~er~i~ principale cadde precisamente su tale punto, questo _prmc1p10 informatore nel decreto del 22 giugno fu completamente abbandonato. Non basta : secondo un principio informatore del disegno di legge discusso in ~rin~a. lettura, l'Autorità di pubblica sicurezza aveva la facoltà d1 d1v1eto soltanto pu le riunioni a cielo aperto, en plein air, come dice la Costituzione belga. Ed ora, per converso, nel decreto del 22 giugno, per l'emendamento proposto da esso Pelloux, questo principio informatore è stato complttamente abbandonato ( Vive interruzioni e commenti al centro). Sì,_è_stato completament~ abbandonato, poichè la facoltà del d1vieto, che era la ecce21cne, è divenuta la regola. E cosi il diritto di riunione più non esiste, è assolutamente annienta!o, perch~ i diritti non sono che una vana parola quando ad essi non è merente la facoltà di esercitarli. (Bravo! a sinistra). . . . . . . . . Anch'io penso come l'onorevole amico Fortis, e Io dico a proposito della domanda fat~a dal :Presidente del Consiglio di

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