Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 23 - 15 giugno 1899

RJVJSTA POPOLARE 'DI POLI11CA LE1 TERE E SCIEN2E SOCJALI La rivoluzione politica ed economica del secolo scorso non fq senza conseguenze per la nostra arte, la quale attraversò un periodo assai difficile per la sua esistenza e vitalità. Quei tessuti di seta che cm,tituivano un monopolio della sola classe ricca, a poco a poco invasero anche le case del medio borghese il quale, arricchitosi nelle industrie nascenti, s'assimilava gradatamente, trasformandoli, i costumi e le abitudini della classe aristocratica. Il lusso, quindi, tosto si democratizzò, cioè attenuò la sua grandiosità, la sua sfarzosità per presentarsi, in una società uscita da una rivoluzione borghese, più dimesso ma più geniale, apportando ovunque comodità prima sconosciute. Per conseguenza anche i prodotti dovevano acquistare un nuovo carattere più conforme allo spirito dei tempi, un carattere più universale che, rendendoli meno costosi, fossero alla portata di tutti. E quest'innovazione s'affermò, in modo particolare, nei tessuti serici perchè più costosi e fino allora di uso esclu• sivo di dame aristocratiche e di raffinati cavalieri. Produrre su larga scala e a buon mercato, ecco il principio della nuova produzione, subito intuito dalle fabbriche di Lione, Crefeld e Zurigo, le quali, per lo stato dell'economia nazionale, si trov3rono prima delle altre nella condizione di applicare le nuove scoperte meccaniche ai prodotti della manifattura serica. La lavorazione delle sete, che fino allora s'era fatta col telaio a mano, non poteva più continuarsi economicamente, era necessario sostituirvi un processo più rapido e mrno costoso, quindi applicare alla mano intelligel!te ddl'uomo la forza del vapore e, in seguito, quella dell'elettticita. In tutti gli stabilimenti della Francia, della Germania,•· della Svizzera s' iniziò subito con grande coraggio questa trasformazione, e lentamente la manifattura casalinga scomparve per cedere il posto a quella della fabbrica, al grande opificio meccanico che gettò sui mercati un prodotto abbondantissimo e molto diminuito di prezzo. L'industria italiana che aveva una volta tenuto il primato nelle seterie, non resistette all'urto formidabile delle nuove rivali straniere, e decadde totalmente in quasi tutti quei centri ove l'iniziativa degli industriali non fu all'altezza del rinnovato movimento ecoòomico. « Verso il I 860, scrive il Pincht tti (I), cioè dopo il nostro politico risorgimento, le condizioni delle manifatture seriche in Italia erano tristissime. Venezia, che nel medio evo tt nne il monopolio delle sete tessute, del suo antico splendore più non conservava fuorchè la memoria. Altrettanto può dirsi di Palermo, Lucca, Siena, Firenze, Bologna le quali città, dopo di avere esportati ricchi drappi e splendidi broccati in tutta l'Europa, nel 1860 non possedevano che pochissimi telai insufficienti a provvedere ai bisogni del consumo locale. Anche a Milano, Genova, Torino, le manifatture seriche furono rinomatissime per i ricchi lampassi ed i mirabili velluti cesellati, i quali avevano largo smercio specialmente in Francia, ma di quelle fabbriche l'attività e l'importanza erano allora di lunga mano scemate "· In mezzo a tanta decadenza, Como soltanto sopravvisse çloriosamente perchè cominciò con sacrifici grandissimi a trasformare il suo antico sistema di produzione. Cosi nel 1869 mentre non battevano in Italia che 50 telai meccanici, oggi rag&iungono la cifra di 5500 circa di cui 1500 battono per 1 fabbricanti di Como. Gli industriali di Como dettero alla produzione serica un impulso straordinario, sostenendo nel corso di pochi anni una concorrenza formidabile sui pfù lontani mercati. E queste vittorie essa ottenne non già con un irrzzionale protezionismo, bensi con una completa, assoluta libertà economica, anzi, bisogna confessarlo, i setaiuoli comaschi avversarono sempre la protezione, come nemica del progresso industriale, anche quando gli operai in (r) Pietro :Pichetti. .(.,'artedella seta a Como. Como, '99. pubblici comizi la ritenevano indispensabile per l'avvenire dell'industria. E la politica del libero scambio fu al:- braccia ta incondizionatamente dai grandi produttori, da quelli cioè che lavorano per l'esportazione, mentre i piccoli anelavano un serio protezionismo affine di proci.:- rarsi lo spaccio interno, e in ciò stendevano volentieri la mano alle classi operaie che non potevano allora comprendere la vera causa delle proprie miserie. Il libero scambio agevolò in modo particolare anzi stimolò grandi miglioramenti nell'industria serica, miglioramenti impo5ti dal nuovo carattere della produzione. « L'esportazione, scriveva La Manifattura serica il 26 aprìle 1882, a noi ha costato immensi sacrifici di attività e di danar0. Quando anni or sono si cominciò a capire che per servir Francia e Inghilterra o per stare in concorrenza sul mercato europeo, bisogna va fare stoffe perfette, fu una nobile gara tra fabbricanti ed operai a chi sapeva far meglio. I primi spesero ingenti capitali a riformare tutto il materiale tecnico, i secondi cooperarono con zelo ed attività a sec.ondare gli sforzi dei padroni ». 11111 Quindi, il segreto dell<:! vittorie comasche risiede nell'impianto dei telai meccanici e nella conseguente depressione della mano d'opera, nel confezionamento dei prodotti e nell'istituzione di quella Scuola di Tessitura che prepara abili tessitori e stimati capi-fabbrica. Nulla tralasciarono gli industriali per vincere la concorrenza d'oltralpe, tanto sui mercati interni quanto su quelli internazionali, e perfezionarono talmente la loro industria che perfino i bravi lionesi non arrossirono di scrivere diversi anni or sono che <e la force de l'industrie italienne est grande, il faut le reconnaitre. Elle ne dépend pas seulement du prix de la main-d'oeuvre, camme on affecte de penser. Ne reculons pas dans la rechuche de la vérité, efforçons-nous de la decouvrir : cette farce, elle est due à des progrès considérables réalisés dans l'ensemble des conditions du tra vail, et c'est nous qui avons été les initiateurs à ces progrès; elle est due aussi à l'emploi de pro-:edés particulius dont nos fileurs et nos mouliniers reconnaissent l'effìcacité, à une plus grande concentration dans la manifacture, t t, fait non moins c1pital à un ordre vigoureux » ( r ). Però, grandi furono i sacrifici delle classi lavoratrici per contribuire a queste vittorie. Allorchè battevano telai a mano un numero straord:- nario di tessitori erano impiegati nella manifattura serica, ma con l'impianto di grandi stabilimenti meccanici dovettero a poco a poco abbandonare il lavoro per cedere il posto ad una forza muscol.lfe più debole qual'è quella della donna, quindi più conveniente per i f.ibbricanti. 11 teh io meccanico attrasse legioni intere di fanciulle e di donne a danno immenso di quei labcriosi tessitori, i quali dovettero tralasciare quell'arte cui avevano dato tutte le loro energie ed il loro cuore. I tessitori di città quasi tutti furono costretti a ritirarsi dinanzi al dilagare impetuoso dei nuo\:i metodi di fabbricazione, e il telaio a mano !li ridusse timidamente nelle campagne in cui può ancora, per il basso prezzo della mano d'ofera, sostenere, per alcuni prcdotti speciali, la concorrenza di quello meccanico. cc Oggi è impossibile, mi diceva un industriale tessitore, non assimilarsi i nuovi metodi di fabbricazione perchè noi dobbiamo ottenere un prodotto a buon mercato onde debellare i nostri nemici. E questo prodotto non lo può dare che il telaio meccanico, il quale accapia anche una certa perfezione di lavoro )>. E per trovare questo basso prezzo di mano d'opera i fabbricanti impiantarono stabilimenti ù0n già in città bensi nelle campagne, dove la maestranza si può ottenere a vilissimo prezzo. Nei ridenti paesi che circondano Como la media dei salari oscilla fra r, 20 e r ,40 il giorno per le donne, e fra 80 e 90 centesimi per le ragazze, e posso- (1) Natalis Rondc,t - L'arte de la soie - Pnris 1885, Im • primerie Nationa\e, .

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