Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 23 - 15 giugno 1899

RIVISTA POPOLAREDI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI V. Kimiaird Rose : I dannidellaguerra. Le perdite sul campo di battaglia sono qu~si insignificanti in paragone di quelle che son dovute alle epidemie che colpiscono le truppe. La campagna di Crimea costò sul campo all'arma·a ingles~ 7775 morti e 16 17 feriti, ma le malattie uccisero 390 uffic1~h e 20.707 soldati. Nella guerra di Egitto del 1882 l'armata inglese ebbe 14.392 soldati all'ospedale e .55 I morti. Durant~ la_guerra turcorussa in un sol o-1orno v1 furono 302 morti d1 febbre, e la media er.i di 200. bQuesti resultati son dovuti principalmen·e all'insufficienza e cattiva organizzazione degli ospedali militari e delle ambulanze come al cattivo nutrimento ed equipaggiamento delle truppe. (Forum, M1ggio). Ada Conc: La donnaanglo-sassonee il commerciofrancese. Il commercio franctse riposa in gran parte sugli acquisti ~elle donne inglesi ed americane. Ne1lo scorso anno l'esportazione per tessuti è stata di 711 milioni di cui l'Inghilterra ne ha acquistati 281 e l'An!ericu r~3. S~i 270 milioni. di seta l'Inghilterra ne Jia presi 120, 1 America 75. I nastr.1 hmno raggiunto i 30 milioni di cui l'Ino-hilterra e l'America hanno assorbito i 415· fase 'assorbono {' 2(3 delle pa~same~terie, gli 8119 dei merletti di seta, e l'Inghilterra la quasi totalità del(e sete rozze. Sui ricami e merletti di cotone di cui l'esportaz1?ne è 128 milioni, l'Inghilterra e l'America ne hanno consumati 126. Dei guanti se ne sono esportati 49 mi!ioni di ~ui 29 per l' Inghilterra e 18 per l'America. Il lutto d1 tre settimane 1mpos!o all'Inghilterra per la morte del duca di Albany è costa_to più di 1 5 milioni all'esportazione francese. La Francia subisce la sorte degli artisti creatori. Non produ~e per 1~ mass~ e. non .. può perciò contare che s~ di ~n. pubbhc~ spec1a_le.e hm1t:1to. Ciò è forse una causa dei suoi insuccessi colomalt. ( Co11temporary, M1ggioJ. REOEN'SIONI Giuseppe Cimbali : L'agonia del secolo. Roma, Casa Ed. Italiana, 1899, pag. 214, L. 3· « Dalle mie ricerche piene di febbrile spasimo, quest'unico convincimento ho io ricavato : che Tu, o moribondo mio secolo, non sei stato migliore nè peggiore di quelli che Ti hanno preceduto, e che gli altri che Ti seguiranno non saranno migliori nè peggiori di Te. Ebbene, se quest'atto di giustizia era, per Te, necessari0, prendilo: se questo mio ritorno di figliuol prodigo a Te Ti può consolare gli ,estremi aneliti, gradiscilo: se questa mia, pur tardiva, confessione può esserti buon passaporto per l'eternità, non la disdegnare. Tutto ciò, è vero, non sonerà, per Te, elogio funebre; ma Ti risparmierà, forse, de' postumi processi : e questa sicurezza Ti faccia morire, se non contento, tranquillo 1 « Ei:co, ecco 1 il moribondo mio secolo schiude gli stanchi e semispenti occhi, mi ascolta, fa atto di assentire, mi perdona ; e, così, mi pare di essere - se non contento - tranquillo anch' io. Quale conforto! « E sarà dopo di me quello che era prima di me I JJ Così termina il capitolo 57° ed ultimo del libro novissimo di quel forte umorista e di quell'amabile filosofo che scrisse le Confessioni d'un disilluso. Ricordi, o Giuseppe Cimbali ? Le nostre anime, infiammate di verità e di giustizia, s'intesc:ro da quel giorno che io lessi il tuo giovanile rnpolavoro e, ammirato, ne scrissi come il cuore de:tava. Molti, dopo quello, e diversissimi libri uscirono dalla tua penna sicitianamente feconda di colto artista e di filosofo galantuomo; ed io ti seguii, con rispetto, nel mirabile culto di che proseguisti la s1cra memoril del tuo fratello Enrico; ti seguii, con amore, nel tuo forvente apostolato, cui N1ccc,lò Spedalieri deve in gran parte se è ora più vivo di quando ancora non l'aveva spento il veleno de' RR. Padri. Di questo libro novissimo come potrei io dir<!, pertanto, srnza legittimo sospetto di parzialità cieca fraterna? Ma niuno mi potrà togliere eh' io dica d'aver ritrovato nell'opera tua geniale il tuo cuore sempre giovane, e il tuo sp:rito sempre arguto. e quella sempre serena e fine osservazione delle cose e degli uomini lhe a quanto scrivi dà il suggello visibile della tua persona nobile e s111:1. Al figlio « Romolo Antonino, uomo del secolo xx » hai Yoluto dedicare il tuo simpatico volume. Al caldo augurio paterno gradisci eh' io :iggiunga, e per il figlio e per il volume, l'augurio cordia1e del vecchio amico. CESARIO TESTA Alfio Belluso : Cerere. Versi. Coi tipi di N. Giannotta di Catania Alfio Belluso ha pubblicato un nuovo volume di versi, che fanno degno riscontro agli altri di « Sicilia » e di « Uomo » già non poco lodati da giornali e riviste nostrane e forestiere. Li ha intitolati << Cerere » quasi a magnificare quei sentimenti di pacifica laboriosità, di eguaglianza e di fratellanza che dcvrt bbero unire tutti gli umani sedenti dalle feconde fatiche campestri liberate da qualsiasi tirannide politica ed economie~. Ed i? « Cerere >'. come in « Uomo » è tutto Alfio Belluso, pieno, vibrante degli affetti per la famiglia per i bimbi e per le clas~i diseredate. Affetti per cui s'è sottoposto a sacrifizi non lievi rinunziando anche ai dolci palpiti d'un amore sinceramente corrisposto. E tutta la piena del suo dolore, dei suoi rimpianti esprime stupendamente in « Vegliando », poesia davvero riuscita : nella notte una madre veglia ninnandolo, un suo bambino, e la ninna-nanna ricorda al poeta la madre morta: questo ricordo gli fa rimpiangere la sua gioventù passatagelida e sola e chiede alla fotografia dell'amata: « Perchè non guardi o nero o·cchio languente, « Perchè leggiadre forme « Lungamente sorrise dalla muta « Fotografia destate « Dolci voglie ... A me stendi, o mia perduta « Ancor le braccia amate >.'. Accanto alle note dolcemente patetiche vibra sonora la nota sociale : d'inverno, mentre i signori ebbero abbondante il pasto e nel caffè sghignazza tra tazze e sigari una giuliva comitiva; fuori i bimbi scalzi, lividi, offrono cerini ed una vecchia cenciosa è accovacciata sui gradini della chiesa. A tale spettacolo il poeta indignato esclama « O giustizia consenti il reo contrasto I Troppo andrei per le lunghe, se volessi citare tutti 1 veri gioielli poetici che contiene quest'ultimo canzoniere del Belluso; ma non posso fare a meno dal trascrivere i quattro versi, con cui il volume si chiude nella bella poesia. « Le case dei poveri ». « Amore amore, spargi 'l tuo fecondo « Seme agli oppressi arridi e agl'infelici ,, Cangia le sorti, amor, fa buono il mondo « Amore, unisci, amore, benedici » Cosi Belluso ha mostrato che si può fare della poesia ammirevole ispirandosi alle più nobili e generose idee; e dando all'arte una vera missione civile; e questo per me è il migliore elogio pel poeta catanese. Francescode Luca. Joaquin Costa abogado: Colectivismoagrario en Espaiia (Partes I y II, doctrinas y hechos). I. voi. Madrid, 1898, ro pesetas. I lettori della Rivista conoscono già J. Costa, per l'articolo suo da me tradotto e pubblicato nel N. 10 di quest'anno. Costa è uno degli uomini più studiosi e più colti della Spagna_. È autore di molte opere giuridiche, storiche, sociologiche. E oratore meravio-lioso, di uno stile chiarissimo, affascinante. Attualmente rappres~nta e incarna il partito della Regenera~ion necional a base di lavoro e di moralità. OJia a morte i politici e vuo1e un partito nazionale nuovo, che realizzi il suo programma. Ma di questo parlerò più a lungo quanto prima in questa stessa Rivista. Dirò solamente che l'Italia deve seguire colla più grande attenzione il lavoro di propaganda che fa attualmente il Costa. L'opera che vogliamo rapidamente esaminare studia il collettivismo agrario in Ispagna, nelle dottrine e nei fatti. Costa attribuisce la vera paternità delle teorie di H. George all'Economista spagnolo Albaso Hesez Es:rada, autore di un opuscolo, quasi sconosciuto, dal titolo: La Cuestion social, origen, latitud y efe,tos del rlerechode propiedad, io cui l'autore si dimostra molto propenso alle teorie ddla 11atio11aliz.atiof1l1and. Quest l è una vera scoperta del Costa, il quale studiando ancora la sociologia nei tempi passni della Spagna, trova che già nel s. XVl esisteva chi si occupava profondamente di <e cuanto se refiere al origen, fondamento y objeto de la s~- ci,dad humana, a su relacion con la Naturalera util, que es dec1r a su cimiento fisico d la solilaridad, nei:esaria 6 voluntaria, entre los asociados, ;i la direcci6n y gobierno de su actividad, ,i I_a conexi6n del organismo socia! con su; 6rganos y de los fims sociales entre sì )) Stud,a ancora le doctrinas i11spiradasm el colectivismopema110 (Polo d~ 0.1de 6 ardo, 1561; A costa, I 590; Murcia de la Llana, 1624) di Pedro de Valencia ( 1600) che si può considerare quasi come precursore di Spencer e di Toll

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