'JUJTIST.4 'POPOLARE DI POL11 ICA LETTERE E SCIENZE SOCJALl 457 il concertoeuropeo che si é costituito fonèandosi sul diritto di intervento dtlle nazioni negli dfari generali d'Europa. Di questo diritto si trova una giustificazione nell' Exameri de conscience sur les devoirs de la royaute di Féaé)on. Nel 1830 fu prevenuta una guerra europea regolando la questione dtlla separazione del Belgio e dell'Olanda, e obbligando, manu militari, il monarca olandese a sottomettersi alle decisioni della conferenza di Londra che il 20 dicembre r 8 30 giustificò così il Sl:O intervento: « Ciascuna nazione ha i suoi diritti parti- <•colati, ma l'Europa ha anche il suo diritto: è l'ordine se- '' ciale che glielo ha dato ». Da allora il concerto europeo è intervenuto div ~rse volte : ha riveduto il trattato di S.mto ~ tefano; ha messo fine alla guerra turco-greca, e ha regolato l'affare di Candia. Bisognerebbe però che l'esercizio di questo diritto europeo cessasse d'essere monopolizzato dalle 5randi potenze, e che anche gli Stati secondari vi fossero ammessi proporzionando la loro partecipazion'! alla loro importanza. (Journal des Economistes. I 5 Maggio). Ch. Benoit: L'associazionneellademocrazia. Tra tutti gli spettacoli che la Francia si prepara ad offrire all'Universo non ve n'è certo uno più raro di una repubblica in cui il diritto di associazione non tsiste. L'art. 291 e seguente del Codice penale riguardante le associazioni di più di ...o persone, dorme e non dorme, secondo il buono o cattivo volere del governo che l' applica se lo vuole, quando lo vuole, a chi lo vuole. Così non è nelle costituzioni belga, americana, prussiana, spagnuola etc: per l'Inghilterra e Stati Uniti non c'è nemmeno bisogno di dirlo. 11 male profondo della società francese, la causa dei suoi terremoti politici e delle sue mutabilità è che lo Stato non ha niente al di sotto, che non poggia su niente, chè è sospeso in aria. La Rivoluzione ha demolitn, non riedificato : ha distrutto la corporazione, e ha fatto bene, ma non ha costruito l' associazione libera, alla quale è di suprema e vitale importanza rendere il suo posto tanto nella vita economica che politica. È bene che vi siano associazioni professionali nume.rose, forti e sopratutto ricche, perchè più ricche saranno e più utile daranno all'organismo sociale. L'Inghilterra dà l'esempio. Alla fine del 1897 si contarono 1287 Unioni con 1.6 ro.ooo aderenti: cento di queste unioni ebbero in quell'anno un incasso annuo ordinario di 1.981.971 sterline (circa 50 milioni di franchi), una spesa di 1.896076 sterline (quasi 48 milioni di franchi) oltre una riserva di 2.~73.619 sterline ossia franchi 56.840.475. E che dire è elle gigantesche unioni americane? delle Socialist Trade and Labor Allia11ce con 25.000 membri? dei 200.oco K11ightsof Labor (cavali1ri del lavoro)? dei 650.000 sod ddl' ..A.mericanFederationof Labor? Non per questo l'Inghilterra e gli Stati Uniti come Stati sono deboli! - Anche in Francia, a vedere ciò che i i Sindacati hanno potuto fare in I 5 anni e con sì poche risorse, si è meravigliati delle varietà dei loro sforzi e delle loro attitudini. Grazie a queste vitalità e fedi a5sociate e moltiplicate si vede e5tendersi indefinitivamente innanzi a sè, s(mpre più ricco, il già ricco tessuto della vita sociale, sempre meno opprimente, sempre più umano. Perchè l'associazione sia riù utile ancora, renda ancora dei servizi, è necessario che non le si mercanteggi i mezzi, che non s'intralci, non si paralizzi, che non si prl knd.i che funzioni a vuoto, che s'alimenti d'aria, che funzioni senza combustile; e che si pt rmetta quindi ai sindacati e alle unioni di essi di acquistare, vendere, scambiare, transigere, prendere a prestito, ipoteca.re, stare in giudizio etc; insomma le si dià la personalità come ha fatto il Belgio recentemente. Anche la legislazione tedesca ed austriaca sono meno dure della nostra. Economicamente e politicamente non si può concepire come una democrazia possa organizzarsi e vivere senza le molteplici forme dell'associazione. L'asscciazione non dev'essere soltanto un ist1umento di difesa o di resistenza, non soltanto una potenz-a moderatrice, ma anche creatrice e ripartitrice della ricchezza sociale. Tanto mèno si può escludere dalla vita politica. Essa deve regolarizzàre e arricchire politicamente la vita dello Stato, e organizzare la Democrazia organizzando il suffragio universale più sincero, più equo, fondando un regime rappresenta tivo più integrale, in cui saranno rappresentati insieme agl'interessi individuali, le forze, le vite collettive, passando così da uno stato inorg.mico che non è che confusione, incertezza, agitazione, a uno stato organizzato che è armonia, sicurezza e vero progresso. Noi non intendiamo però che lo Stato sia disarmato di fronte alle associazioni ; se esse hanno dei diritti di fronte a lui, esso ne ha ancora verso di loro ; ma ci limitiamo a desiderare che questi diritti sieno repressivi non preventivi, ch'essì proibiscano l'abuso non l'uso, che la libertà sia la legge per le associazioni s:no a che, per eccessi manifestati, non si sie no r~se indegne della libe1tà. Se qualcuno , 1.Lce che io ciò noi c'incontriamo coi socialbti, o almeno con dei socialisti, la risposta è facile. Se c'incontriamo coi socialisti, c'incontriamo anche colle mocarchie più conservatrici di Europa. Le idee sono indipendenti da quei che le sostengono e le propagano, e se nel Socialismo ve ne sono delle giuste il miglior modo di combatterlo è appunto quello di portargliele via. Facciamo una buona volta una politica più ardita, più intelligente, più abile, più comprensiva e più viva di questa cieca e sorda che abbiamo seguita sin qui. Abituiamoci meno a vedere con chi siamo, ma un poco più verso dove andiamo. Prrndiamo del Socialismo ciò che vi ha di positivo e di pratico e lasciamogli le chimere che il tempo tra~porterà nelle nuvole. 1<Se si amano le formule malgrado ciò che esse hanno « di rigido, e le predizioni, malgrado ciò che hanno di av- « venturoso, eccone una che voglio arrischiare, tanto i segni « sono evidenti : La democrazia francese si organizzerà per « l' associazione o non sarà più. » ('I{_evuedes 'Deux Mondes 1 giugno.) * • • La missioneMarchand. La sproporzione trn i mezzi di azione della missione e le difficoltà della meJesima vien fuori dalla semplice esposizione dei fatti. Gii uomini politici che a Parigi hanno deciso una tale impresa non possono che invocare una circostanza attenuante: essi non si rendevano un conto esatto di ciò che esigevano, e non sapevano bene ciò che fa. cevano. Questa scusa sarebbe una condanna se valesse il vecchio adagio che governare è prevedere. Non si sapeva nè della mancanza dei mezzi di trasporto sul Congo, oè dell'incredibile anarchia che in due anni aveva lasciato ammassare nei magazzini di Lo;.ogo gli approvvigionamenti che attendevano, morenti di fame, gli agenti francesi e le truppe dell'Alto Oubangui. Non si era preveduto nè lo scacco delle missioni abis• sine, nè l'isolamento del pugno di valorosi lanciati verso il Nilo in mezzo ai flutti mahdisti; e, ciò che è più inescusabile ancora, è che si era dimenticato di assicurare il ritorno della spedizione. Che ne sarebbe avvenuto, se fosse stata attaccata dalle truppe anglo egiziane così sproporzionatamente maggiori ? Eravamo noi preparati ad una guerra coll' Inghilterra? Avevamo alleanze? Eravamo pronti a farla da soli? Avevamo avviate serie trattative diplomatiche? - Bisogna avere il coraggio 'di dirlo : dal punto di vista politico, la concezione di questo stabilimento sul!' Alto Nilo, deti:1itivo o permanente, era radicalmente falsa. • La missione Mar.:haod non ha dato dunque alcun resultato utile per la Francia? Dal punto di vista politico essa ha facilitato la firma di un trattato che aggiunge alla nostra :ifera ct' influenza dei territori, di cui l'utilizzazione si farà lungamente attendere, ma ai quali l' Inghilterra sino ad oggi si era rifiutata di rinunziare ; dal punto di vista scientifico ci ha dato un contingente importante di nozioni geografiche; e, infine, questa epopea di arditezza, di corag~io, di fermezza, ha mostrato che nessuna missione ardua è al di sopra dei nostri ufficiali, condotta da un capo come quello che ha comandato la marcia dell'Atlantico al mar Rosso. L'abbandono di Fashoda fu l'inevitabile conseguenza d'una politica senza metodo, irreflessiva, azz.;rdosa. « 11 Parlamento « permetterà sempre il giuoco, che dei ministri fanno da troppo « tempo. di accettare cioè un idea seducente, concepita dai « coloniali, tanto per dare a questi una soddisfazicne, metten- « dosi io un'impresa senza stuJiare le vie e i mezzi, senza « prevedere le conseguenze ultime, coo•ando sulla grazia di « D·o, che f1 cad~re i ministri prima che per le consegueo:i:e « sopravvenute bisogni confessare e pagare l'errore? » ( Revue de Paris I Giugno.) Al Kensington Museum di Londra si può wdere io una vetrina un fascicolo della Quaterley 'I{_eview del I 819. Q,1el fascicolo che è una vera curiosità bibliografica, meritava di essere esposto al pubblico, perchè contiene il seguente appre21amento su di una fèrrovia progettata a quell'epoca da alcuni ingegneri: « Noi » - scriveva la Quarterley 'I{_e-dew nel 1819- 1<non siarr.o « per nulla partigiani dei progetti fantastici che si riferiscono « in qualche modo al'e istituzioni utili, e ridiamo, come di « un'idea impraticabile, di quella che consiste nel voler co- « struire una strada ferrat:> sulla quale dovrebbest viaggiare « grazie al vapore. Vi è torse qualche cosa di più as ;urdo e « di più ridicolo che un vagone trascinato a forza di vapore, « e che deve avere una velocità che sia la doppia di quella « delle nostre diligenze? Sarebbe assai meglio il considerare « come possibile il viaggio da Wolwich all'arsenale, mediante « un razzo alla Congreve ». - Ciò che oggi può sembrare utopia, può dunque divenire il pane quotidiano del domani. Lo ha detto già Cesare Correnti « L'utopia è il chicco di « frumc::n~o, che aspira alla spica e non prevede nè la mola « nè il forno ». (La vita intemaz.ionale, 6 Maggio)
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