RlVIST A POPOLARE 7Jl 'POLITLCA LETTERE E SCJENLE SOL\ALl lo sviluppo intellettuale dell'umanità e lo sviluppo morale, tra i progressi scientifici e i progr, ssi etici: fatto derivant~ da c:ò appunto che il primo è solleciLto e f..trorico da tutti i fattori operanti nell'ambiente sociale, il c;econdo da essi rattenuto e ostacolata. Giacchè la lotta per la vita spinse fin da principio e spinge furiosamente tuttora l'umanità ad acu:re la forza della mente e la inca'z1 a raggiungere un grado sempre più alto di vigore e di acutezza inteìlettuale; ma quella stessa lotta per la vita, colla doppia sanzione del premio del successo e del castigo dell'insuccesso, spinge invece a reprimere e a soffocare gli impulsi morali che si agitano nell'animo umano al primo affacciarsi alla vita sociale, e a cui per una menzogna convenzionale si dà una consacrazione (sebbene tutta formale) c?gli insegnamenti e i precetti della prima educaz10ne. Tuttavia questa moralità, che deve venire a completare l'uomo, dà, come dicevamo, dei bagliori e lascia delle traccie nella coscienz.t di mo!ti. Non si tratta che di moltiplicare quei bagliori e allargare quelle traccie perchè essa diventi a poco a poco organica nella ~pecie come è organico il pensiero, perchè non vi sia più bisogno di far mostra di instillarla con ammaestramenti che restat\ poi lettera morta, perchè insomm1 l'uomo nasca morale come nasce pensante. Ma per giungere a questo risultato è necess1rio che l' u esperienza » della vita non sia più contraria allo sviluppo d'una moralità superiore, non compia più il misfatto di inaridirne i germi e prostrarne gli impulsi., ma ne favorisca anzi l'evoluzione progressiva, e faccia sbocciare quei germi, in un modo permanente e normale, nella coscienza umana. Quando la sparizione dell'anarchia capitalista e della lotta da antropofagi che essa trae seco, avrà - reso possibile lo sviluppo normale dei sentimenti morali, non vi sari più quello squilibrio profondo tra le prime aspirazioni dell'animo umano e la maniera con cui è necessario dirigere poscia il corso della vita, che è una delle più grandi cause di aridità spirituale, di scetticismo, di infelicità ; una delle cause che fauno più profondamente dub11are se 1, vita sia degna di essere vissuta. Allora u alla civiltà del giorno d'oggi (per usare le parole di Max Nordau) i cui caratteri distintivi sono il pessimismo, la menzogna., l'egoismo succè'derà una civiltà di verità, di amore del prossimo, di benessere. L'Umanità che oggi è un'idea astratta, sarà allora un fatto. Felici le generazioni future ! Nell'aria pura e nella luce dell'avvenire esse potranno vivere nel seno dell'unione fraterna, sincere, istruite, libere e buone !. » LAURETTA e GIUSEPPE RENSI. D.r NAPOLEONE COLAIANNI L'Italia nel 1898 (,...l'um.ulti e reazione) Per abbonarsi,alla Rivista, inviareVagliao C:irtolina-vagliaal Dr. Napoleone Colajanrii - Roma. RIVISTADELLERIVISTE Quay Cmdre: La superioritàdifensivadellemilizienazionali. Una necessità s'impom: alla Francia rerubblicana, quella cioè di trasformare il suo sistema di difesa nazionale in uno più adatto alla sua vita ed ai bisogni di u :ia grande democrazia, Per gli spiriti illuminati l' .i.rmata francese soprattutto è, per la sua costituzione e per le sue funzioni, una minaccia perpetua per le pubbliche libertà. Niente di più vero di ciò che scriveva De Lavelaye : ,, una democrazia che mantiene una cc grande armata non è mai sicura del!' avvenire. 11 B;sogna non più vedere nelle milizie nazionali ddle semplici guardie nazionali. La storia dà splendide attestazioni che le armate improvvisate se pos5ono essere difettose per delle guerre di conquista, che la Democrazi.l deve sempre condannare, esse sono state quasi sempre vittoriose nella difèsa nazionale. Roma e la Grecia ebbero delle armate che si distinsero per la coesione e per la forza fiochè non furono pretoriane. Il sistema di difesa del feudalismo non era che un'armata permanente, i feudat.ri avevano il monopolio della guerra, eppure il feudalismo non seppe in Francia dilendere la Monarchia dall'invasione inglt se e ci volle Giovanna d'Arco, che, all1 testa dd Popolo, trascinasse l'armati permanente. Le truppe _agguerrite di Carlo il Temerario si spezzarono a Grandson e Morat contro la resistenza spontanea dei contadini svizzeri. L'armata permanente, meravigliosamente organizzata del ministro Louvois, uo uomo di genio, non evitò alla Francia le miserie e gli affronti della fine del regno di Luigi XIV : fu sotto il suo regno che un contadino, Jean Cavalier, tenne testa, così lungamer..te, al maresciallo De Villars che non trionfò di lui se non col1'inganno. La Vandea ha resistito a Klebèr e Marceau a capo di truppe organizzJte. I cittadini crnciosi ed i contadini scalzi del 1792 non erano militari. E la resistenzl della ,. Spagna a Napoleone 1°? E Grant che colle leve popolari costrinse Lee, con un'armata permanente lungamente organizzata, a capitolare? E Garibaldi ? L'armata permanente che l'Itghilterr:t consacra al suo impero coloniale è certo una delle meglio organizzate, eppure Gordon fu sconfitto dalle orde fanatiche di Osman Digma, e se nd 1898 il sìrdar Kitchener ha potuto ottenere la vittoria di Ondurmann ci sono voluti nientemeno che 15 anni di preparazione. La s1oguincsa resistenza delle binde delle Bandiere nere nel Tonchino e ai generali Doddo e Duchesne nel Dokomty e nel M,dagascar e gli ultimi rovesci dell'Italia e ddla Spagna dovrebbero illuminare anche i più prevenuti. (Revw So:i.dist~ - Maggio). G. 'De 9vColinari: La conferenzadellA' ja. I temi che sono sottomessi alle deliberazioni dei rappres~ntanti delle po·eoze si possono dividere in tre serie : 1 ° Mezzi di arrestare i progressi dei sovraccarichi militari, se non di diminuirli; 2° Mezzi di rendere la guerra meno distrutti"a e meno barbara; 3° Mezzi di prevenirli. Non ci arrestbmo alla prima serie perchè ci sembra impossibile che le potenze possano intendersi per limitare gli effèttivi delle armate di terra e di mare, e le cifre dei loro bilanci militari. Questa limitazione porterebbe con sè una sorveglianza mutua alla quale nessuna nazione potrebbe sottrarsi, e che resterebbe prob.1bilmente illusoria, anche perchè la classe dirigente, in seno alla quale si recluta principalmente il personale dd funzionari civili, la gerarchia militare, e l'alta finanza, non è troppo interessata al 1a pace, essendo per essa la guerra una sorgente di benefici, di poteri e di onori. - Per la seconda serie, ammesso che tutti i governi si coalizzassero contro i progressi dei m;;teriali da guerra - e l'unanimità sarebbe in questo caso indisi')ensabile, perchè un solo di~sidente renden bbe la coalizione possibile - questo arresto di progresso degli strumenti di distruzione s~rebbe conforme agl'inten,ssi generali della civiltà? Se la civiltà oggi è al coperto delle invasioni barbare non è grazie all'incontestabile superiorità della sua potenza distruttiva ? Non abbrevia forse essa la durata delle guerre? Quel che è impo~sibile, è diminuire i mali che la guerra produce, e dei progressi ne sono già stati fatti. La conferenza dell' Aja potrebbe rinnuovare le prescrizioni riassunte nel 1874 dal1' Jstitut de droit intematio11al, e, meglio ancora, estenderle alle guerre coloniali perchè i barbari non sono meno insensibili dd civilizzati alle ingiurie, e nutrisce no e trasmettono l'odio contro il vincitore. - Il mfzzo meno incivile e meno cos:oso sarebbe l'arbitrato, ma le potenze non hanno mai voluto legarsi le mani. V' ha però un h,Uuzione che s' è creata in Europa, sotto l'influenza del bisogno crescrnte delb pace, e che ha gii avuto in differenti circostanze una parte benefica, e che potrebbe, sviluppandosi, diventare uno strumento di pacificazione più efficace dell'arbitrato, e cioè
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