RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 455 dice la 5trofe alata di un sonetto del quale non ricordiamo l'autore): In ciascuno di noi c'era u11 Baiardo Un caval ere dall'idea gentile ' E ci splendea nel fuoco dell~ sguardo L'alto disdegno d'ogni co~a vile, passa presto, . ben presto, chez le trois quart des hommes, e, ohunè !, quante cose vili dopo non si disdegnano p:ù ! ' ' V~ è insomma uno squilibrio profondo tra la maniera con cui l'anima dell'uomo si affaccia a ~iudicare ~~ vita,. e quel_la co? cui egli ne dirige 11 corso pm tardi. La vita, più che sul viso, incide profondamente le sue rughe nello spirito. Ed è forse appunto questa lima sottile ma assidua dd1' « esperienza » che smU5sa e polverizza le idealità primitive, la r,1gione del diffondersi di quel• l'universale malcontento che fa dubitare se la vita sia degna di essere vissuta. Perchè, dunque, questa primitiva m ..niera di conside;a~e _la vita ~he preordina sopra una traccia di nob1lta impeccabile la condotta futura vien quasi sempre a fare naufragio ? . Si noti anzitu,tto. che questi primi propositi che s! formano nell ammo ancora vergine di « esperienza » sono quasi sempre, dal punto di vista della morale, i più buoni. Dimostrarlo sarebbe supet:fluo perchè sulla loro bontà vi è - in astratto - il consentimento universale. Tanto è vero che non si osa. ai fanciulli. instillare che quelli. Si insegna loro c10è che essi devono obbedire soltanto all'impulso dell~ coscienza, pregiare sopratutto l'integrit~ ~el car~ttere, non piegare mai a considerazioni d1 1_nter~SS(,sfidare la povertà pur di mantenersi retti e mdipendenti, tener fede all'amicizia in qualsiasi contmgenza avversa, dispezzare il danaro ;lttribuire somma importanza alla bontà dell'ani'mo, mmuna al successo esteriore; e cosi vìa. Ma a m~no _a mano _che il fanciullo diventa il giovane, e 11 g10vane viene abbandonato alla vita e all' azione dell' «esperienza)) quell'edificio di idealità che egli reca~a ne~l'animo suo a poc~ a poco si sgretola; e viene Il momento che 1 uomo considera quelle sue prische concezioni morali come «poesie>> oramai superate, e vi sorride sopra : l'uomo e so• pravvisuto, il « poeta >> è morto. Tutta infatti l'educazione posteriore che le cose o i ~onsigli ~egli u?mini_ <<pratici'> impartiscono al giovane, 1 educazione insomma dell' « esperienza», .Pa:e, ed è, fatta apposta per distruggere gli effetti d1 quell'educazione primitiva. In vero ques~'educazione posteriore insegna che il successo è d1 supr~ma importan~a, the. ie transazioni, piccole e grandi, colla propria coscienza, sono necessarie che la conquista del danaro è poco meno che tÌ porro unum della vit~ pratica ; essa insegna un solo dovère, come principale e assorbente tutti gli a!tri, il dover~ del lavoro, perchè è con questo che s1 afferra la ricchezza; e un solo disprezzo : il disprezzo. per l'ozio, ciò per la vita meditativa e contemp~at1va ,che p~re è una delle più alte e nobili prerog~uve duna vita veramente umana; essa insegna a ritenere come pazzi od eccentrici coloro che non accettino questi principii correnti ; ed insegna fi. nalmente, .cogli esempi di tutti i giorni, che quelli che non h accettano vanno a finire assai male e diventano nè più nè meno che il rifiuto della 'società. . Tutta dunque l'educazione dell' « esperienza » distrugge . quell' educazione primitiva che pure ognu~o riconosce la sola buona perchè è quella eh~ s1 dà _altuo~o guan,do ~i tr~tta. di foggiarne la psiche. V 1 e qmndt un antrnom1r1 1rreducibile, un conflitto incessante, tra quella prima morale teorica e questa posteriore morale pratica. E nel conflitto è sempre quèlla che perde. Perchè pe:de? _È facile in~end_erlo. L' « esperienza.» non è che 11misuratore, 11 dmanometro dei fatti dal cu~ seno essa sorg~. ?: essa è con_traria a quella educazione morale pnmmva, vuol dire che i fatti sono a questa contrarii. E siccome i fatti sono il necessario prodotto di un determinato ambiente sociale, vuol dire anche che è l'ambiente sociale il quale è contrario allo svilupparsi di quei primi germi di moralità ideale. Il ~onflitto adunque tra questa e l'educazione « pratica » non cesserà, se non quando sarà mutato l'ambiente ~ociale pe!mod~chè 1: u esperienza ,, che dal seno d1 questo 51 esprime sta conforme ai dettami di quei primi precetti morali e venga non già a contraddirli, ma a sanzionarli. Se noi pensiamo infatti al come si svolse sulla terra la elevazione sempre maggiore della vita organica, dall'ameba primitiva all'uomo noi vediamo che ciò avvenne sotto l'azione di fattori esterni che agirono nel senso di determinare questo progresso e ne furono la causa necessaria. Questo progresso raggiunse il suo grado più alto nell'uomo pensante. Ma se questa lunga evoluzione è riuscita così a formare come suo più completo prodotto l'essere pensante, non è ancora riuscito a formar~ qù~llo. che _sarà il suo prodotto perfetto, il più merav1gltoso risultato della forza eternamente operante sull~ materia etern,1, l'essere morale. Quando noi diciamo che l'evoluzione non ha ancora prodotto l'essere morale non intendiamo già com'è naturale, che essa non abbia prodotto qualch; essere completamente morale o non abbia messo un qualche lampo di moralità in tutti gli esseri Intend;:1mo che essa non ha ancora formato l'esser~ normalmente morale, come ha formato l'essere normalmente pensante. A noi sembra che, dal punto di vista morale l'umanità sia ora in quello stesso stadio, in cui si tr_ovava, dal punto. di vista intellettuale, prima di gmngere sulle soglie della storia. Dovevano allora sùbiti e incerti bagliori di pensiero vagamente ri~ splender 7 nella ~~e7:1te dell'uomo primitivo, e in alcu~o nlu~ere p1u mtensamente e più sta6ilmente che m altn ; poi a poco a poco, sotto l'azione lenta e C0'1tinua dei fattori sopratutto, ancora esteriori, dovetter? questi bagliori farsi più com~ni, e più frequenti; e finalmente da bagliori interrotti diventare. una luce diffusa, la luce del pensiero fissata stabilmente, come cor. quista definitiva nella mente dell'uomo normale. ' Così, ora, sono soltanto bagliori di moralità che l~mpeg~i:mo nell'a;1imo umano; bagliori, a fatica ridestau e trattenut1. Ma siamo ancora lontani da una. normalità n:l!a mo~ale paragonabile alla nor. n~alttà nel pensiero. Siamo ancora, dal punto di vista morale,. sulle soglie della storia ; e il periodo che attraversiamo è veramente un periodo preumano. Di quì il fatto del tanto latnentato squilibrio tra
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