RIVISTA 'POPOLARE Dl POLITICA LETTERE É SCIENZE SOClALl 453 Un altro fatto degno di nota è che il carattere di esclusivismo della teoria si è acce.1tu1to in ragione diretta della potenza degli Stati Uniti. Essa è una pura e semplice affermazione di un diritto, che nessun trattato internazionale sancisce, ma che tutte le potenze fin'oggi hanno rispettato. Un diritto che riguarda il continente americano, e che non è limitato da doveri di questo verso gli altri continenti all'infuori del non intervento nelle cos~ d' EuroP.a, Si è detto che la teoria, ,orne Monroe la espresse, è difensiva e non aggressiva; che è già morta non avendo mai il Congresso passato alcun voto su di essa e non essendo stata applicata in molte occasioni propizie; che, se pure la si voglia richiamare in vigore, essa non dà diritto agli Stati Uniti di proclamare un quasi-protettorato sulle altre repubbliche americane; e che, infine, la politica di espansione al di là del continente proprio fa cessare ogni diritto di rievocarla. Le condizioni politiche dell'epoca, in cui Monroe scrisse il messaggio in discussione, spiegano il perchè della mitezza del linguaggio da lui us. to. Nè può inferirsi che la teoria sia morta dal fatto che il Congresso non passò alcun voto su di essa, o dal perchè Monroe non accennò ai mezzi con cui resistere alle pretese della santa alleanza. Il perchè dell'aver evitato il voto, lo disse Polk; il perchè poi Monroe non accennò alla condotta che gli Stati Uniti avrebbero dovuto seguire nel caso d'intervento delle potenze alleate, sta nel fatto che tale decisione spettava al Congresso e non al Presidente; e l'una e l'altro non vollero agire prematuramente. Nè è seria la considerazione che, non essendo stata applicata in molte cccasior i, in cui pure avrebbe potuto esserlo, la teoria non debba ritenersi valida nei casi in cui se ne fa appello. Le vedute politiche dei partiti, i quali fin oggi si sono succeduti nell'amministrazione degli Stati Uniti, non sono identiche e la rinunzia volontaria della teoria da parte di un gabinetto in qualche peculiare circostanza non può quindi formare un precedente contro di essa in tutti i tempi. Che anzi è a considerarsi come atto di savia politica il non averne fatta una legge lasciandone l'applicazione al patriottismo e all'opportunismo di chi governa: così, nel mentre il Congresso non si è mai pronunziato su di essa, il potere esecutivo l'ha sempre invocata con su;:cesso. Negare che l'atteggiamento degli Stati Uniti è quello di un tacito protettorato sulle altre repubbliche americane, equivarrebbe a negare tutto 11 movimento nazionale della Contederazione, movimento che è stato ben denominato americanismo. Che il principio fondamentale della teoria di Monroe sia la self-defence, non può mettersi in dubbio; data però la vastità del problema nazionale, il concetto della propria difesa è di necessità esteso a tutto il territorio verso cui le aspirazioni sono rivolte. La teoria è legata intimamente al problema nazionale e la sua applicazione fu e sarà uno dei fattori più potenti per giungere alla soluzione di quello. Finchè durano le espirazioni pan-americane, essa vivrà. Il 182 3 la teoria fu nient'altro che un sentimento popolare espresso da un Presidente popolare; d'allora in poiJ ogni altra volta essa fu rievccata il popolo è stato sempre alle spalle del Presidente. L'illustrazione più convincente ne fu data durante la vertenza anglo-venezuelana. Essa è nello spirito del popoloJ e la volontà del popolo è legge: tacita o aperta, ma legge. Nè l'annessione ·delle Filippine, se questa avverrà, è un argomento che vale a negare la validità della teoria. In quelle isole le potenze europee non hanno diritto d'intervento, nè vi è segno che gli Stati Uniti interverranno nelle questioni d'Oriente al di là di quanto è necessario per la tutela dei propr1 interessi commerciali. Se gli Stati Uniti succedono di diritto alla sovranità spagnuola, tralasciando ogni considerazione intorno alla costituzionalità e alli moralità di tale atto, la teoria di Monroe non ne viene affetta. Non si rinunzia al cliritto di casa propria solo perchè si succede ad una eredità lontana. Tanto meno poi la teoria sarà abbandonata, quanto più gli Stati Uniti potranno· farla rispettare con la forza. Ma nessuna potenza europea sembra avere interesse nella ostilità della repubblica nord-americana, la quale oramai ha tanto peso nel commercio del mondo, che l'Europa stessa non potrebbe farne senza. Che cosa sarebb'.! di quei paesi, che all'America sono tributari del pane, se coll'insorgere di una rottura i grani fossero dichiarati contrabbando di guerra? L'Inghilterra medesima, a giudizio di molti, sarebbe affamata in breve tempo, malgrado le sue colonie e malgrado il fatto che Londra è il mercato granario del mondo. Per gli Stati Uniti è protezione naturale la posizione geografica; il naviglio e le fortificazioni non sono che opere accessorie. Finchè essi non attacchino, è estreman:ente difficile che altri si partano per attaccarli. Tutto sommat<'J la validità della dottrina di Monroe non riposa sul consenso dell'Europa, ma sull'abilità della repubblica americana a saperle dare forza, e perciò l'andare in Asia non significa rinunziare ai diritti affermati in America. Oggi è un sentimento profondo nel popolo che solo una guerra perduta potrebbe fare perdere alla teoria il valore che ha e che avrà finchè quella guerra non sarà un fatto compiuto. II. Nel settembre del 1796 Giorgio vVashington, dopo tanti anni spesi per la pAtria, dava l'adJio ai scoi concittadini con un indirizzo, in cui la sua anima generosa di repubblicano era tutta trasfusa. La parola di quel grande fu sentita con religiosa attenzione e commosse alle lagrime quanti nel Congresso, taciti e compresi della solennità del momento, assistettero alla lettura del· l' ind rizzo. Era Washington che si divideva dal suo popolo, da cui aveva ricevuto un grande mandato nei momenti più difficili della reazione ed a cui affidava intatto il tesoro delle libertà conquistate. e •••• Sarebbe follia, egli disse, il cercare farnri disinteressati da altre nazioni; per qualunque cosa si possa accettare sotto quel carattere, bisogna pagare con parte della propria indipendenza ... >. « ... La gelosia di un popolo libero dev'essere costantemente all'erta, dacchè la storia e l'esperienza hanno provato che l'influenza straniera è fra le minacce più tenebro3e che incombono sui governi repubblicani ». « ..• La massima della nostra condotta in riguardo alle nazioni straniere dev'essere di estendere con loro le relazioni commerciali ed avere la più piccola connessione politica possibile » ( 1 ). La politica del non intervento fu inaugurata da vVashington con la proclamazione del 22 aprile 179 ;; nell'indirizzo di addio egli la raccomandò ai suoi successori, ammonendo in pari tempo la nazione intorno al pericolo delle alleanze. Un secolo di quella illuminata politica ha condotto il paese nella via del progresso e della grandezza. La potenza di cui gli Stati Uniti, fin dalla loro comparsa nel mondo, avevano maggiormente a temere, era l'antica madre patria, onde Jefferson avvisava di procurare di non interrompere con lei il corso della pace, perchè di quell'amicizia poteva venire ogni bene e da quella ostilità ogni male. L'Inghilterra intanto continuò per luogo volgere di anni a guardare gli Stati Uniti, con occhio di ran<ore ed a manifestare direttamente o indirettamente l'animosità di madre ripudiata verso un figlio ribelle : il popolo americano dalla sua parte non seppe dimenticare le ingiustizie ed i sistemi esosi di governo, i quali lo avevano condotto alla dichiarazione di indipendenza. L'atteggiamento ostile dell'Inghilterra verso l'America durante le guerre indiane al tempo della preside JZa di Washington, le provo.::azioni che condussero (r) vVas/Jinçton'sFarewell Addr~ss,
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